Vampate associate ad alterazioni della coagulazione
La presenza di frequenti vampate in menopausa si associa al rilievo di elevati livelli di proconvertina (fattore VIIc) e di antigeni dell’attivatore tissutale del plasminogeno (tPA-ag). Si ritiene pertanto che le vie dell’emostasi possano aiutare a comprendere meglio la fisiologia degli “hot flashes” e costituiscano un ponte tra questi ultimi e il rischio cardiovascolare. Lo sostengono Rebecca C. Thurston, dell’Università di Pittsburgh, e collaboratori, in uno studio longitudinale di coorte effettuato su 3.199 donne partecipanti allo Study of women’s health across the nation, di età compresa tra 42 e 52 anni al reclutamento. Obiettivo di questa ricerca: analizzare le associazioni tra vampate e/o sudori notturni, da un lato, e biomarker infiammatori e della coagulazione, dall’altro, tenendo in considerazione i fattori di rischio cardiovascolare e le concentrazioni sieriche di estradiolo. Ogni 12 mesi, per 8 anni, le donne sono state sottoposte a interviste dettagliate sulla sintomatologia (assenza di disturbi vasomotori, presenza di vampate variabile da 1 a 5 giorni oppure da 6 giorni in su nelle precedenti 2 settimane), rilevazioni fisiche (peso, altezza, pressione arteriosa) e prelievi ematici (sono stati dosati anche: proteina C-reattiva, inibitore-1 dell’attivatore del plasminogeno, fibrinogeno e glucosio). Rispetto a chi dichiarava assenza di vampate, coloro che lamentavano sintomi vasomotori sono risultate associate ai maggiori livelli sia di tPA-ag (variazione del 3,88% in caso di 1-5 giorni su 14 interessati da hot flashes, e di 4,11% nei casi di disturbi più frequenti) sia di fattore VIIc (2,13% con 6 o più giorni interessati in 2 settimane). Questi risultati non sono stati alterati dall’introduzione di correzioni per il dosaggio di estradiolo.
Menopause, 2011; 18(10):1044-51
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