Viti riassorbibili prima scelta nelle fratture del calcagno
Nella stabilizzazione delle fratture del calcagno, le viti riassorbibili presentano pari efficacia e minori effetti collaterali rispetto alle placche metalliche. È quanto emerge da uno studio condotto da Zhang Jingwei, del Sesto ospedale di Ningbo nello Zhejiang (Cina), e colleghi. Il trial clinico randomizzato ha valutato l’esito degli interventi di stabilizzazione in pazienti con fratture intra-articolari del calcagno operati tra il 2007 e il 2009. In 52 pazienti sono state impiegate placche metalliche, mentre nei rimanenti 47 viti riassorbibili. A un anno dall’intervento, la funzionalità dell’articolazione è risultata perfettamente sovrapponibile nei due gruppi. Misurata con l’American orthopaedic foot and ankle society ankle-hindfoot score, una scala che combina le valutazioni del paziente con l’esame obiettivo del chirurgo, ha dato 71,6 per i pazienti che avevano subito l’impianto della placca, 72,3 per quelli in cui erano state impiegate le viti riassorbibili. Analoghi risultati sono stati ottenuti dalle misurazioni con il Foot function index (21,4 per il primo gruppo, 22,7 per il secondo) e con il calcaneal fracture scoring system (73,5 vs 75.1). Differenze significative sono state riscontrate invece nell’incidenza di effetti avversi. Nel primo gruppo si sono registrati sei casi di difficoltà nella cicatrizzazione della ferita, un’infezione profonda e quattro tendiniti. Nel secondo, soltanto un’infezione superficiale della ferita. Dati, che fanno concludere agli autori che le viti riassorbibili siano da preferire nella stabilizzazione delle fratture sia per la minore incidenza di effetti avversi, sia perché non necessitano di rimozione chirurgica.
J Trauma, 2011 Oct 13. [Epub ahead of print]
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