Smi: riconoscere ai medici della Ca l’attività usurante
Riconoscere l’attività usurante anche ai medici della continuità assistenziale e dell’emergenza territoriale-118, con i connessi benefici previdenziali. Questa la richiesta che lo Smi ha indirizzato, attraverso una lettera, al ministro del Welfare, Elsa Foriero, chiedendo un incontro per affrontare il nodo. «I medici di continuità assistenziale» è la denuncia di Giuseppina Onotri, responsabile Smi della Continuità assistenziale «lavorano, almeno 96 notti l’anno e quelli di emergenza convenzionata almeno 84 notti. Tuttavia nonostante queste caratteristiche, questi professionisti non rientrano nelle categorie previste dai i lavori usuranti, in quanto non sono dipendenti». Si tratta invece di medici che «hanno caratteristiche equiparabili ai loro colleghi ospedalieri, perché prestano il loro servizio in strutture pubbliche e con un orario stabilito dalle Asl, lavorano di notte e in condizioni di stress evidenti, a contatto con le emergenze (talvolta anche straordinarie), e purtroppo, spesso anche in condizione di scarsa agibilità dal punto di vista delle strutture e di quello della sicurezza». Per di più, con un paradosso: «All’interno della stessa postazione di emergenza, operano fianco a fianco medici dipendenti che rientrano tra le categorie del lavoro notturno e usurante e altri, solo perché parasubordinati, che ne sono esclusi. Crediamo che questa sia una palese disparità di trattamento: nei fatti abbiamo medici di Serie A, portatori di diritti, e altri di Serie B senza tutele».
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