Serve abbassare il colesterolo nel grande anziano?
Un lavoro pubblicato a novembre da un gruppo di ricercatori olandesi sul Journal of American Geriatric Society ha evidenziato che livelli alti di colesterolo e di non-HDLc sono associati con un più basso rischio di mortalità non cardiovascolare e totale. Ciò vale soprattutto per i grandi anziani. Il lavoro riguardava 5.750 adulti di età tra 55 e 99 anni, studiati per una mediana di 13.9 anni. Dai risultati si è visto che per ogni mml/L (1 mml/L = 38.61 mg/dL) di aumento del colesterolo totale c’era un rischio di mortalità non cardiovascolare minore del 12% (p<0.001), e ciò valeva soprattutto nelle età più avanzate ed era da ascrivere a valori di non-HDLc elevati, mentre l’HDLc non era significativamente associato con la mortalità non cardiovascolare (p=0.26). (vedi Figura) Questo studio quindi si aggiunge al coro di quanti affermano che esista una relazione inversa, soprattutto nel grande anziano, tra colesterolo e mortalità totale. Il lavoro è accompagnato da un editoriale, secondo il quale è possibile che l’aumento della mortalità sia dovuto ad un abbassamento di peso, in genere presente quando si abbassa il colesterolo. Un’altra possibilità è che qualche componente del non-HDLc, come per esempio le grandi LDL, possa essere protettivo contro certe malattie e che le persone longeve possano essere ricche di questi elementi protettivi. In effetti le grandi LDL non sono aterogene e sono associate ad eccezionale longevità. Si debbono e/o si possono quindi usare le statine nei grandi anziani? Fino a quando non avremo dati su studi appositamente disegnati, l’orientamento è che nelle persone sopra gli 80 anni non vi sia una chiara evidenza che siano utili ed andrebbero quindi somministrate solo in presenza di alterazioni coronariche documentate angiograficamente. Inoltre si dovrebbero studiare le LDL di queste persone, e solo se si riscontra una preponderanza di LDL piccole e dense sarà consigliabile continuare con le statine. In pratica bisognerebbe valutare caso per caso.
Newson RS et al. J Am Geriatr Soc 2011; 59:1779-1785
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