Talidomide: una nuova (e forse efficace) proposta terapeutica per i sanguinamenti intestinali da angiodisplasie
I pazienti con sanguinamento gastrointestinale ricorrente da malformazioni vascolari quali le angiodisplasie e/o le ectasie vascolari dell’antro gastrico rappresentano sicuramente una condizione clinica con difficile soluzione terapeutica. Attualmente le terapie convenzionali, tra cui l’embolizzazione angiografica, la ablazione endoscopica, e la resezione chirurgica, sono spesso inefficaci nel prevenire la recidiva del sanguinamento, ed i trattamenti farmacologici quali l’utilizzo degli estrogeni e della somatostatina o dei suoi analoghi quali l’octreotide, non hanno dimostrato di avere una sicura efficacia. Per tale motivo alcuni colleghi gastroenterolgi di Shanghai hanno voluto verificare se l’utilizzo di un agente antiangiogenetico come la talidomide potesse avere un ruolo nella prevenzione dei sanguinamenti da malformazioni vascolari dell’intestino. Lo studio – open-label, randomizzato – ha interessato 55 pazienti consecutivamente ricoverati per sanguinamenti dipendenti da angiodisplasie intestinali, randomizzati a ricevere 25 mg di talidomide 4 volte al giorno o 100 mg di ferro, sempre 4 volte al giorno per 4 mesi e poi seguiti per 1 anno. L’end point primario era il tasso di risposta efficace, definita come la proporzione di pazienti nei quali gli episodi di sanguinamento erano diminuiti di oltre il 50% nel periodo di follow-up (essendo il sanguinamento definito come un risultato positivo di un test di ricerca del sangue occulto fecale). Gli end points secondari includevano il tasso di cessazione del sanguinamento, il numero delle trasfusioni di sangue, l’ospedalizzazione generale e quella a causa di un sanguinamento intestinale. Sono stati ovviamente valutati anche gli effetti collaterali della talidomide (vedi tabella 1) che seppur comparsi in modo superiore rispetto al ferro non hanno comportato la cessazione della terapia. Questi i risultati
- le percentuali di risposta nei gruppi talidomide e controllo sono state rispettivamente del 71.4% e 3.7%, (p < 0.001) con significativa riduzione degli episodi di sanguinamento (così come emerge dalla Figura 1)
- la terapia con talidomide aveva anche efficacia significativamente superiore nei confronti di tutti gli end points secondari
- i livelli di fattore di crescita vascolare endoteliale (Figura 2) sono stati significativamente ridotti dalla talidomide (p <0.001), a dimostrazione del meccanismo d’azione del farmaco.
La talidomide, attraverso la sua documentata azione antiangiogenetica, potrebbe quindi rappresentare una valida e relativamente sicura opzione terapeutica per la prevenzione dei sanguinamenti intestinali da malformazioni vascolari. Rimane tuttavia da verificare se trattamenti di durata maggiore ai 4 mesi possano avere negativi impatti coagulativi con insorgenza di episodi di tromboembolismo venoso.
Ge ZZ et al. Efficacy of thalidomide for refractory gastrointestinal bleeding from vascular malformation. Gastroenterology 2011; 141(5):1629-37
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