Da rivedere i criteri di diagnosi precoce del tumore ovarico

12 Giu 2012 Oncologia

Secondo uno studio canadese, la percentuale di carcinomi sierosi ad alto grado che originano esternamente all’ovaio suggerisce che i programmi di diagnosi precoce dovrebbero cercare di identificare i tumori a basso volume piuttosto che quelli ai primi stadi e che gli approcci diagnostici dovrebbero essere modificati di conseguenza. Tra il 2008 e il 2011, Lucy Gilbert e collaboratori della McGill university di Montreal hanno incluso nello studio 1.455 donne di almeno cinquant’anni che presentavano i sintomi del tumore dell’ovaio e hanno proposto loro un controllo diagnostico dell’antigene carboidrato 125 (CA-125) e un’ecografia transvaginale (Tvus) presso lo University health centre di Montreal. Il 27,6% di loro avevano più di 65 anni e appartenevano dunque al gruppo di più alto rischio relativamente all’età e nel 16,4% dei casi si sono resi necessari approfondimenti diagnostici ulteriori. In totale sono stati identificati 22 tumori ginecologici tra cui 11 tumori invasivi dell’ovaio, compresi 9 carcinomi sierosi ad alto grado, che statisticamente comportano il maggior numero di decessi. Quindi, la prevalenza dei tumori ovarici invasivi è stata dello 0,76%: dieci volte superiore di quella riportata in studi relativi a screening generalizzati. Dei carcinomi sierosi ad alto grado, sette (il 78%) hanno avuto origine all’esterno dell’ovaio e cinque si sono associati ad aumenti leggeri nelle concentrazioni di CA-125 e a minime o nessuna anomalia rilevabili attraverso la Tvus. Anche se lo screening delle donne sintomatiche ha dimostrato di portare a una diagnosi precoce, gli autori ritengono prematuro estendere questo approccio su larga scala.

Lancet Oncol, 2012; 13(3):285-91

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