Il cancro non rallenta: i trend 2008-2030

16 Nov 2012 Oncologia

Incrociare i dati di morbilità e mortalità oncologica con gli indicatori di benessere delle nazioni: l’obiettivo di uno studio pubblicato su The Lancet Oncology è tanto originale quanto interessante. Sono stati utilizzati quattro livelli (basso, medio, elevato, molto elevato) di un indicatore che considera attesa di vita, scolarizzazione e prodotto interno lordo pro capite, lo Human Development Index (HDI) e sono stati evidenziati i modelli di andamento delle patologie oncologiche nel 2008 e tra il 1988 e il 2002.

Nelle nazioni a più elevato HDI nel 2008 i tumori della mammella, del polmone, del colon-retto e della prostata erano responsabili della metà dei casi di cancro. Nei Paesi a HDI medio, cancro dello stomaco, dell’esofago e del fegato erano ugualmente frequenti dei precedenti, e a loro sommati valevano il 62% della patologia tumorale. Nelle regioni a basso HDI, il cancro della cervice uterina era più frequentemente diagnosticato sia di quello alla mammella sia di quello epatico. Quanto ai trend, considerati i Paesi mediani, a una riduzione del cancro dell’utero e di quello dello stomaco corrisponde purtroppo un aumento dell’incidenza del cancro del seno, della prostata e del colon-retto. La notizia peggiore è nella crescita complessiva dei nuovi casi dai 12.700.000 del 2008 alla stima, per il 2030, di 22.200.000.

Questo studio si inserisce in una serie di ricerche che confrontano i dati del “Primo mondo” con il cosiddetto “Sud del Pianeta”: nonostante la permanenza di inaccettabili condizioni di indigenza e sottosviluppo, i miglioramenti igienici e una più capillare assistenza sanitaria contribuiscono ad una progressiva riduzione delle patologie oncologica di origine infettiva. Queste “buone notizie” sono purtroppo compensate dall’evidenza di un importante aumento dei tumori originati da cause diverse: riproduttive, ormonali o da cattive abitudini alimentari. Se le strategie vaccinali possono giocare un ruolo essenziale, ci si chiede quanto questa marea montante di neoplasie possa essere fronteggiata con terapie a costo sempre più elevato, probabilmente inaccessibili dalle popolazioni dei paesi economicamente più svantaggiati.

“Sembra che il cancro sia un prodotto inevitabilmente associato ai Paesi più ricchi e con la popolazione più longeva”, ha dichiarato alla CBC uno dei ricercatori autori della ricerca, Freddie Bray, della International Agency for Research on Cancer; sottolineando, però, che i trend di crescita di nazioni come la Cina (allarmanti i dati sul tumore al polmone) e l’Uganda (dove convivono patologie “da povertà” e patologie “da nuova ricchezza”) sono fonte di particolare preoccupazione.

▼ Bray F et al. Global cancer transiting according to the Human Development Index (2008-2030) A population-based study. Lancet Oncology 2012; DOI: 10.1016/S1470-2045(12)70211-5

ONCO-1044934-0000-UNV-W-06/2014 

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