Ictus, meglio prevenirlo fin dall’infanzia

È l’infanzia l’età in cui matura la predisposizione a sviluppare ictus nella vita adulta. Lo afferma uno studio condotto sui residenti della “stroke belt” letteralmente la “cintura degli ictus”, una zona degli Stati Uniti sud-orientali dove frequenza e mortalità degli eventi cerebrovascolari sono più elevate rispetto al resto del paese

È l’infanzia l’età in cui matura la predisposizione a sviluppare ictus nella vita adulta. Lo afferma uno studio condotto sui residenti della “stroke belt” letteralmente la “cintura degli ictus”, una zona degli Stati Uniti sud-orientali dove frequenza e mortalità degli eventi cerebrovascolari sono più elevate rispetto al resto del paese. «Nonostante le numerose ipotesi proposte, l’unica a essere stata finora dimostrata è quella secondo cui solo in parte il fenomeno può spiegarsi con una maggiore incidenza dei tradizionali fattori di rischio, come diabete e ipertensione» spiega Virginia Howard, ricercatrice della scuola di sanità pubblica dell’Università dell’Alabama a Birmingham e prima autrice dell’articolo pubblicato su Neurology. «I contorni topografici della “stroke belt” sono stati definiti usando la residenza al momento della morte, ma pochi studi hanno considerato l’influenza della ridistribuzione della popolazione sulle disparità geografiche rilevate nell’incidenza e nella mortalità per ictus». Secondo alcune ricerche, il luogo di nascita è legato alla mortalità cardiovascolare, con tassi più alti nel sudest rispetto ad altre zone degli Stati Uniti. Per l’ictus in particolare, uno studio nazionale ha mostrato un’aumentata incidenza tra le persone vissute nella “stroke belt” durante l’infanzia, ma non è noto se tra gli abitanti della regione vi sia un “periodo sensibile”, vale a dire una fascia d’età nella quale la residenza nella “stroke belt” aumenti le probabilità di eventi cerebrovascolari, o se queste aumentino ogni anno vissuto lì. Così Howard e colleghi hanno studiato il rischio di ictus in 24.544 individui partecipanti al Regard (Reasons for geographic and racial differences in stroke), uno studio di coorte condotto tra il 2003 e il 2007 con l’obiettivo di determinare le cause delle differenze geografiche e etniche nella frequenza e mortalità per ictus. I dati raccolti dimostrano che la probabilità di ictus futuri dipende dal periodo passato nella “stroke belt”, con punte massime per chi vi ha risieduto durante l’adolescenza, tra i 13 e i 18 anni. «Questi risultati indicano come la prevenzione precoce sia di fondamentale importanza per la salute pubblica, soprattutto per ictus e malattie cardiache, che sono le principali cause di morbilità e mortalità negli Stati Uniti» osserva in un editoriale di commento Luis Castilla-Guerra, medico del dipartimento di medicina interna dell’Hospital de la Merced, Università di Siviglia, Spagna.

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