Marker prognostici della terapia di resincronizzazione cardiaca
Messo a punto da cardiologi italiani un nomogramma basato su elementi clinici, ampiezza del Qrs al basale e grado della sua riduzione in risposta alla terapia di resincronizzazione cardiaca (Crt), capace di stimare la probabilità individuale di piena risposta alla Crt stessa. L’algoritmo è frutto di un lavoro coordinato da Riccardo Cappato, direttore del centro di Elettrofisiologia e aritmologia clinica del Policlinico San Donato (vicino a Milano), condotto insieme a un team degli Ospedali Riuniti dell’università di Trieste guidato da Laura Vitali Serdoz. Nello studio prospettico di follow-up sono stati coinvolti 75 pazienti (età media: 64 anni, 87% uomini) con scompenso cardiaco avanzato (frazione di eiezione ventricolare, Lvef: 24% in media), sottoposti a impianto di dispositivo per Crt e seguiti per un periodo medio di 17 mesi. Mediante analisi di regressione univariata e multivariata si sono identificati i predittori di piena risposta alla Crt (intesa come raggiungimento di una Lvef =/>50% e di una classe Nyha I dopo 1 anno dall’impianto) e si è sviluppato un nomogramma per l’identificazione individuale di tale risposta. In tutto, 13 pazienti hanno ottenuto un recupero della Lvef (56% in media) contro 62 che non hanno raggiunto valori adeguati (31%). Gli elementi predittivi di piena risposta sono risultati la presenza di una cardiopatia non ischemica, un’ampiezza del Qrs al basale =/<150 ms e una riduzione del Qrs =/>40 ms in risposta alla Crt; i soggetti con questi parametri, rispetto agli altri, avevano una probabilità >75% di conseguire il ripristino di una Lvef normale.
Am J Cardiol, 2011; 108(1):75-80
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