Metanalisi olandese boccia marker di infarto miocardico
Contrariamente a quanto prospettato in varie ricerche, la misurazione dei livelli circolanti di proteina cardiaca legante gli acidi grassi (H-Fabp) – utilizzata come test autonomo – non soddisfa i requisiti richiesti per una sicura diagnosi precoce dell’infarto miocardico acuto. L’impiego combinato di H-Fabp con altri test diagnostici potrebbe comunque rivelarsi utile, ma su questo punto occorrono ulteriori studi. ? l’esito di una revisione sistematica con metanalisi effettuata da un team di ricercatori olandesi guidati da Madeleine H. Bruins Slot, del Centro medico universitario di Utrecht, i quali hanno preso in considerazione 16 studi, per un totale di 3.709 pazienti di et? mediana compresa tra 64-76 anni. Dall’analisi dei dati sono risultati complessivamente valori sia di sensibilit? sia di specificit? corrispondenti a 84%, e peraltro molto variabili nei diversi studi: la sensibilit?, infatti, spaziava entro un range compreso tra il 45% e il 100%, la specificit? tra il 50% e il 98%. Tale eterogeneit? pare legata, almeno in parte, al metodo di riferimento utilizzato in ogni studio per la detezione dell’infarto; la sensibilit? di H-Fabp, infatti, ? risultata significativamente inferiore in caso di confronto con la troponina rispetto a quello con la creatin chinasi o la banda miocardica della creatin chinasi. In ogni caso, secondo quanto emerso dall’analisi dei dati, il ricorso a H-Fabp provocherebbe il rilievo di un 16% di falsi positivi e di un 16% di falsi negativi; quest’ultima percentuale, in particolare, riferita a pazienti con lesione non identificata, ? considerata dagli autori della metanalisi inaccettabilmente alta per una condizione potenzialmente fatale come l’infarto miocardico acuto.?
Heart, 2010; 96(24):1957-63
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