Fa post-infarto: rischio a breve termine da antiaritmici
Arriva una nuova conferma, questa volta proveniente dallo studio Valiant (Valsartan in acute myocardial infarction), sul fatto che esiste una popolazione di pazienti con fibrillazione atriale (Fa) in cui l’uso di farmaci antiaritmici pu? aumentare il rischio di morte. Si tratta dei soggetti con aritmia successiva a un infarto miocardico (Mi), nei quali l’adozione di una strategia di controllo del ritmo basata sugli antiaritmici risulta associata a una maggiore mortalit? a 45 giorni rispetto a una strategia di controllo della frequenza. Il trattamento antiaritmico, peraltro, non risulta correlato a un aumento della mortalit? al di fuori dell’immediato periodo perinfartuale. Sono queste le evidenze tratte dall’analisi effettuata da Kent R. Nilsson e collaboratori del Duke university Medical center di Durham (Stati uniti) sui dati di 1.131 pazienti con Af dopo Mi, classificati secondo il tipo di trattamento ricevuto in due categorie: controllo del ritmo (n=371) e controllo della frequenza (n=760). Usando modelli di Cox, i ricercatori hanno confrontato i due gruppi in relazione al decesso e all’ictus (gli outcome principali) durante due differenti e predeterminati periodi di tempo dopo la randomizzazione: 0-45 giorni e 45-1.096 giorni. Dopo correzioni per fattori confondenti, si ? verificato che la strategia di controllo del ritmo era associata a un aumento della mortalit? precoce (0-45 giorni, Hr 1,9) ma non di quella tardiva (45-1.096, Hr 1,1), mentre non si sono osservate differenze nell’incidenza di ictus nei due periodi di tempo (Hr 1,2 e 0,6, rispettivamente).
Heart, 2010; 96(11):838-42
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