Hcv: trattamento prolungato con genotipo 6

Nei pazienti con infezione da Hcv di genotipo 6, il trattamento antivirale della durata di 48 settimane consente di ottenere un maggior tasso di risposta virologica prolungata rispetto a quello di 24 settimane. Questo genotipo ? comune in Cina e nelle zone dell’Asia sudorientale, ma finora non vi sono stati studi sul trattamento e sulla relativa risposta di questi pazienti. Sono necessarie ulteriori indagini per confermare la durata ottimale della terapia, ma alla luce di questi dati i pazienti candidati al trattamento dovrebbero ricevere un ciclo antivirale completo della durata di 48 settimane, cosa di cui si attende conferma da un nuovo studio attualmente in corso. (Am J Gastroenterol 2008; 103: 1131-5)

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Ca pancreas: trattamento ancora lontano

Bench? siano stati effettuati progressi nelle strategie terapeutiche per molti comuni tumori gastrointestinali, i progressi significativi nel trattamento dei tumori del pancreas rimangono una chimera. I tanto attesi risultati degli studi sui regimi terapeutici combinati sono stati deludenti. Nonostante il fatto che due studi recenti abbiano dimostrato che questa strategia porta ad un pur modesto beneficio in termini di sopravvivenza, il miglioramento ? forse troppo limitato per giustificare i rischi di tossicit? o i costi. La malattia ? molto resistente alla terapia, ed i trattamenti sistemici producono solo benefici modesti: solo il 10-15 percento dei casi consente la resezione chirurgica, ma anche allora il rischio di recidiva ? elevato. E’ comunque possibile che la terapia adiuvante migliori gli esiti a carico di questa popolazione di pazienti man mano che verranno sviluppate nuove terapie. (Ann Oncol. 2008; 19: 1224-30)

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CA epatico: la combinata raddoppia sopravvivenza

L’aggiunta della terapia fotodinamica agli stent pu? migliorare la sopravvivenza dei pazienti con colangiocarcinoma non resecabile: si passa infatti da una sopravvivenza di appena sette mesi ad una di pi? di 16 mesi. Considerata sperimentale negli USA, questa terapia ? gi? in uso in Europa. Il colangiocarcinoma ? la seconda pi? frequente neoplasia del fegato. La maggior parte dei pazienti che ne sono affetti risulta non resecabile gi? all’atto della presentazione, e la sopravvivenza ? di circa tre mesi senza terapia e da quattro a sei mesi con la decompressione biliare. La terapia fotodinamica ? un trattamento ablativo: viene somministrato un farmaco fotosensibilizzante, seguito da onde di luce, il che promuove l’attivazione intracellulare del farmaco stesso e danno cellulare. La trombosi dei vasi e la risposta immune possono portare alla distruzione del tumore. Si tratta di una terapia ripetibile, ben tollerata e molto efficace. (Clin Gastroenterol Hepatol. 2008; 6: 266-7 e 290-7)

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Diversa la percezione del reflusso

Un’elevata estensione prossimale del reflussato ed altri fattori contribuiscono alla percezione del reflusso esofageo da parte del paziente, nonostante il trattamento con inibitori della pompa protonica. Il presente studio dimostra per la prima volta che il reflusso prossimale ? associato a sintomi nei pazienti sotto questo tipo di terapia, come era stato precedentemente dimostrato nei pazienti non trattati, ed in questi pazienti l’ammontare del reflusso si trova spesso nel range fisiologico. E’ accattivante speculare che, nei pazienti con reflusso refrattario, la terapia di seconda linea debba mirare non soltanto alla riduzione del numero di episodi di reflusso, ma anche alla limitazione della loro estensione prossimale all’interno dell’esofago: ci? teoricamente si potrebbe ottenere con la chirurgia, oppure con mezzi farmacologici. (Gut 2008; 57: 156-60)

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Con i polipi occhio al glucosio

I pazienti con livelli elevati di insulina o glucosio al momento della rimozione di un adenoma presentano un aumento del rischio di recidive: una glicemia elevata ? associata ad un rischio particolarmente elevato di sviluppare recidive di polipi avanzati, il tipo con elevate probabilit? di progressione verso il tumore invasivo. I livelli di glucosio che incrementano il rischio non sono elevati: solo 99 mg/dl, appena alla soglia della ridotta tolleranza al glucosio a digiuno. Nei soggetti con uno o pi? adenomi, dunque, sarebbe opportuno prendere un considerazione una gestione pi? aggressiva dell’iperglicemia. Apparentemente dunque insulinoresistenza, iperglicemia ed iperinsulinemia promuovono lo sviluppo di neoplasie colorettali. (Gastroenterol 2007; 133: 1423-9)

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Rilevamento precoce epatopatie

I nuovi limiti superiori di normalit? dell’ALT consentono una maggiore sensibilit? per il rilevamento delle epatopatie in fase precoce negli adolescenti. Poco ? noto su salute e comportamento di questi soggetti in relazione anche alle anomalie della biochimica epatica ed all’infezione da Hcv, Il presente studio ha fornito una gran quantit? di dati clinici e correlati alla salute rilevanti per gli adolescenti: la nuova definizione dei livelli normali di ALT (Alanine Aminotransferase) in questa popolazione consente una maggiore sensibilit? nella diagnosi delle epatopatie precoci. Identificando quelle correlate ad Hbv, Hcv ed obesit?, ? possibile implementare interventi mirati a minimizzare la morbidit? futura. (Hepatology. 2007; 46: 1750-8)

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Cirrosi avanzata: inutile sorveglianza oncologica

La sorveglianza per la diagnosi precoce di carcinoma epatocellulare nei pazienti cirrotici ? utile solo in caso di malattia allo stadio precoce, ma diviene insensata nel momento in cui si giunge in stadio avanzato e la candidatura al trapianto non sussiste. Nei pazienti con cirrosi avanzata, l’insufficienza epatica di solito rende troppo pericoloso il trattamento del tumore, e comunque gli esiti del trattamento sono scadenti; questi pazienti, inoltre, presentano un elevato tasso di mortalit? da cirrosi. La vera efficacia della sorveglianza, in ogni caso, si verifica solamente nei pazienti di classe C in attesa dell’intervento chirurgico. (Am J Gastroenterol 2007; 102: 2448-57)

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Diversa la percezione del reflusso

Un’elevata estensione prossimale del reflussato e altri fattori contribuiscono alla percezione del reflusso esofageo da parte del paziente, nonostante il trattamento con inibitori della pompa protonica. Il presente studio dimostra per la prima volta che il reflusso prossimale ? associato a sintomi nei pazienti sotto questo tipo di terapia, come era stato precedentemente dimostrato nei pazienti non trattati, e in questi pazienti l’ammontare del reflusso si trova spesso nel range fisiologico. E’ accattivante speculare che, nei pazienti con reflusso refrattario, la terapia di seconda linea debba mirare non soltanto alla riduzione del numero di episodi di reflusso, ma anche alla limitazione della loro estensione prossimale all’interno dell’esofago: ci? teoricamente si potrebbe ottenere con la chirurgia, oppure con mezzi farmacologici.
(Gut 2008; 57: 156-60)

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CA epatici: profilo proteomico utile nella diagnosi

Il profilo proteomico ottenuto tramite spettrometria laser SELDI-TOF-MS pu? identificare accuratamente i tumori epatici. Questo tipo di esame ? in grado di rilevare i carcinomi epatocellulari di piccole dimensioni ed in fase precoce pi? efficacemente degli altri test ematici di routine, il che potrebbe potenzialmente portare ad un miglioramento degli esiti clinici. Esso ha una sensibilit? del 79 percento ed una specificit? dell’88 percento, ed ? predittivo di carcinomi epatocellulari indipendentemente dai biomarcatori tradizionali. I risultati del presente studio sono in linea con quelli di altre ricerche, ma devono essere riprodotti su campioni di pazienti pi? ampi e poi verificati in indagini prospettiche di screening. (Clin Cancer Res online 2008, pubblicato l’1/2)

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Morbo celiaco, diagnosi sempre pi? precoce

Con l’avvento dei moderni test di screening e l’incremento della consapevolezza del morbo celiaco, il profilo clinico dei pazienti pediatrici che ricevono diagnosi ? cambiato: la maggior parte dei pazienti ? in et? scolare e asintomatica, essendo stata sottoposta a screening sulla base dell’elevato livello di rischio. I medici di base dovrebbero implementare i programmi di screening in tutte le popolazioni ad alto rischio, fra cui quelli con anamnesi familiare di morbo celiaco o quelli con sindrome di Down, sindrome di Turner, diabete di tipo 1, tiroidite e morbo di Addison. La presenza di altre patologie autoimmuni dovrebbe alimentare un elevato livello di sospetto di morbo celiaco, anche in assenza di sintomi gastrointestinali. (Arch Pediatr Adolesc Med 2008; 162: 164-8)

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