Antipsicotici negli anziani, mortalità dose-correlata
La somministrazione di farmaci antipsicotici è rischiosa nei pazienti anziani ai quali non dovrebbero essere prescritti se non in caso di effettiva necessità. Il concetto trova nuova linfa dai risultati di uno studio condotto su un’ampia popolazione da Krista F. Huybrechts, del Brigham and women’s hospital di Boston (Usa), e colleghi. I ricercatori hanno reclutato – in case di riposo statunitensi – 75.445 soggetti di età pari o superiore ai 65 anni, tutti nuovi utilizzatori di farmaci antipsicotici (aloperidolo, aripiprazolo, olanzapina, quetiapina, risperidone, ziprasidone). Di questi soggetti, esclusi i decessi per cancro, 6.598 sono morti durante i 180 giorni di follow-up dello studio. Rispetto a chi aveva utilizzato risperidone, i pazienti che avevano assunto aloperidolo hanno fatto registrare un rischio di morte doppio, mentre quelli trattati con quetiapina hanno mostrato un rischio inferiore. Non si sono invece osservate differenze significative negli altri farmaci. Il 49% dei decessi è stato attribuito a disturbi circolatori, il 10% a disturbi cerebrovascolari e il 15% a disturbi respiratori. Gli autori ritengono che l’utilizzo di questi farmaci sia comunque destinato a continuare per la necessità di qualche tipo di intervento nella sempre più diffusa popolazione affetta da demenza. Ma avvertono: «pur non provando una causalità di rapporto, i risultati suggeriscono che il rischio di decesso aumenti con dosaggi più elevati di antipsicotici, e che sia superiore per l’aloperidolo e inferiore per la quetiapina».
BMJ 2012;344:e977
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