Patch di alendronato in sviluppo preclinico

12 Ott 2010 Ginecologia

Dall’universit? di Kyoto arrivano le prime notizie di un nuovo sistema a rilascio transdermico di alendronato per il trattamento dell’osteoporosi postmenopausale ed eventualmente di altre malattie dell’osso per le quali la molecola ? indicata (Paget, ipercalcemia da patologia maligna). Lo scopo ? quello di offrire un metodo che migliori la compliance e la qualit? di vita dei pazienti. Lo studio preclinico svolto da Kosuke Kusamori e collaboratori riguarda gli aspetti biofisici del patch. I flussi massimi di permeazione dell’alendronato attraverso la cute di topo e umana dopo l’applicazione del cerotto sono risultati pari a 1,9 e 0,3 mcg/cm2/h, rispettivamente. La biodisponibilit? del farmaco nei topi ? risultata di 8,3% circa dopo l’applicazione del patch e di circa 1,7% dopo somministrazione orale. Questi risultati, secondo gli autori, indicano che la permeazione transdermica di alendronato, usando questo tipo di patch, ? sufficiente per il trattamento delle patologie ossee. Il livello di calcio nel plasma ? apparso effettivamente ridotto dopo l’applicazione del patch in modelli murini di ipercalcemia indotta da 1-alfa-idrossivitamina D3. L’alendronato, inoltre, ha ridotto efficacemente la perdita di massa ossea in modelli murini di osteoporosi. Si ? osservato sulla pelle dell’animale un modesto eritema indotto dal bisfosfonato, ma tale effetto collaterale ? stato completamente eliminato con l’incorporazione di butilidrossitoluene nel patch, mentre venivano conservati la permeazione transdermica e gli effetti farmacologici dell’alendronato.

J Bone Miner Res, 2010 Jun 7. [Epub ahead of print]

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Meno endometriosi se menarca tarda

23 Set 2010 Ginecologia

Il rischio di endometriosi risulta ridotto nelle donne con un’et? tardiva al menarca e, all’opposto, aumentato nelle pazienti che riportano una storia precoce di dismenorrea. La segnalazione giunge da uno studio caso-controllo australiano effettuato su 682 donne affette da endometriosi moderata/severa confermata chirurgicamente poste a confronto con 244 donne non affette dalla patologia. Gli autori dell’indagine, guidati da Susan Treloar, della university of Queensland a Brisbane, hanno analizzato le caratteristiche mestruali precoci delle pazienti prima dell’esordio dei sintomi dell’endometriosi. Lo studio ha cos? potuto evidenziare come il menarca a un’et? successiva ai 14 anni presenti una forte associazione inversa con la patologia (odds ratio 0,3), mentre una storia di dismenorrea aumenti il rischio di successivo sviluppo di endometriosi (odds ratio 2,6). Gli autori aggiungono che, pur in presenza di un trend suggestivo, un ciclo mestruale pi? breve non si associa a endometriosi. Nessuna associazione con la malattia, infine, si ? riscontrata per la durata della mestruazione naturale e l’intensit? del flusso cos? come per il tipo di protezione sanitaria riportata dalle pazienti e per la storia di rapporti sessuali durante il periodo mestruale.

Am J Obstet Gynecol, 2010; 202: 534.e1-6

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Isterectomia: ? ora di una svolta

18 Ago 2010 Ginecologia

I tempi sono maturi per ridurre l’impiego dell’isterectomia addominale in favore delle procedure mini-invasive. Training e supervisione sono essenziali prima di praticare l’isterectomia totale laparoscopica (al fine di minimizzare le complicazioni) o l’isterectomia per via vaginale (per una salpingo-ooforectomia bilaterale pianificata). Altrettanto importante, soprattutto per l’isterectomia laparoscopica totale, la condivisione delle tecniche utilizzate dai diversi chirurghi, dei risultati e delle complicazioni. A queste conclusioni giungono Massimo Candiani e Stefano Izzo, rispettivamente dell’ospedale San Raffaele e dell’ospedale San Paolo di Milano, al termine di una review sugli approcci laparascopico e vaginale in caso di isterectomia per patologie benigne. Recenti ricerche – scrivono i due clinici – hanno stabilito che l’isterectomia vaginale sembra essere il gold standard per la terapia delle patologie benigne e, quando possibile, dovrebbe essere preferita all’approccio addominale. Se il ricorso all’isterectomia vaginale non ? tecnicamente possibile, l’intervento laparoscopico ? pure preferibile a quello addominale. L’isterectomia laparoscopica non comporta vantaggi rispetto alla vaginale, perch? gravata da un pi? alto tasso di complicazioni (specialmente lesioni a carico della vescica e dell’uretere). Altri autori, per?, riferiscono che l’isterectomia laparoscopica comporta alcuni vantaggi: permette di praticare una salpingo-ooforectomia bilaterale in sicurezza, consente il trattamento di altre patologie durante la sessione chirurgica, determina una riduzione del sanguinamento intra-operatorio, del dolore pelvico dopo l’intervento e del tempo di permanenza in ospedale rispetto all’isterectomia vaginale. Inoltre, l’approccio laparoscopico, praticato da mani esperte, non risulta associato a un aumento del tasso di complicazioni maggiori.

Curr Opin Obstet Gynecol, 2010 Jun 10. [Epub ahead of print]

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Estrogeni equini in post-menopausa, pro e contro

12 Ago 2010 Ginecologia

Gli estrogeni coniugati equini (Cee) riducono i sintomi vasomotori e la secchezza vaginale rispetto ai valori basali riscontrati nelle donne in post-menopausa, ma peggiorano la riduzione del tono mammario. La probabilit? di sviluppare sintomi risulta significativamente pi? alta nelle donne che sospendono il trattamento con Cee rispetto al placebo, a prescindere dalla sintomatologia accusata al basale. I potenziali effetti della somministrazione di Cee, quindi, devono essere considerati prima di instaurare il trattamento per ridurre i sintomi della menopausa. Le indicazioni provengono dallo studio randomizzato, placebo-controllato Women’s health initiative che ha sottoposto ad analisi intention-to-treat 10.739 donne prima e un anno dopo la randomizzazione a Cee o placebo. ? stata effettuata anche un’analisi di coorte su 3.496 donne che hanno continuato ad assumere Cee fino alla chiusura del trial e che si sono sottoposte all’esame dei sintomi subito prima e dopo l’interruzione del trattamento. Circa un terzo delle pazienti ha riportato al basale almeno un sintomo moderato o severo. I sintomi riportati tendevano a ridursi all’aumentare dell’et? (ad eccezione di dolore e rigidit? articolare). Dopo un anno si ? notato, nelle pazienti in terapia ormonale, una riduzione di vampate, sudorazioni notturne e secchezza vaginale ma anche una riduzione del tono delle mammelle: quest’ultimo effetto si ? mantenuto significativamente pi? alto nel gruppo Cee fino alla conclusione dello studio. Dopo la cessazione del trattamento, i sintomi vasomotori sono stati riferiti in modo significativamente maggiore dalle donne che accusavano sintomi al basale, rispetto a quelle che non li avevano segnalati, e dalle donne assegnate al gruppo Cee rispetto al placebo (9,8% vs 3,2%). Fra le donne che non avevano registrato sintomi moderati o gravi al basale, le vampate erano cinque volte pi? frequenti dopo l’interruzione della terapia ormonale rispetto al gruppo placebo (7,2% vs 1,5%). Allo studio, che porta la prima firma di Robert Brunner dell’university of Nevada school of Medicine di Reno (Stati uniti), hanno collaborato una quarantina di centri americani.

Menopause, 2010 Jun 2. [Epub ahead of print]?

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La pillola toglie densit? all’osso

L’uso di contraccettivi orali pu? condizionare la densit? minerale ossea (BMD, bone mineral density) nelle giovani donne che ne fanno uso per un lungo periodo. Lo sostiene uno studio condotto negli Stati Uniti su 606 donne, tra i 14 e i 30, di cui sono stati valutati l’uso della contraccezione orale, la sua durata, il dosaggio degli estrogeni contenuti nella pillola e la densit? ossea misurata nell’anca, nelle vertebre e nel resto del corpo. Nel campione sono state individuate 386 donne che assumevano la pillola, in media per nove mesi e, nel 38% dei casi, a basso dosaggio di estrogeni (etinilestradiolo <30mcg). Sovrapponendo i dati valutati, i ricercatori hanno notato che nella fascia di et? adolescenziale (14-18 anni) non erano rilevabili differenze di BMD rispetto alle ragazze che non assumevano la pillola, come invece accadeva nella fascia di et? pi? adulta. In particolare, nelle donne tra i 19 e i 30 anni, la densit? ossea, spinale e in tutto il corpo, si riduceva significativamente con il prolungamento dell'uso: il valore medio nei due siti di misurazioni, era pi? basso, rispettivamente del 5,9% e del 2,3%, quando la contraccezione orale superava i 24 mesi, rispetto alle coetanee che non la usavano. Infine, il valore pi? basso di BMD era associato anche alla contraccezione a baso dosaggi ormonale, che restava comunque pi? basso anche con etinilestradiolo 30-35 mcg. (S.Z.) Contraception. 2010 Jan;81(1):35-40

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Test tiroide in gravidanza solo in casi selezionati

11 Feb 2010 Ginecologia

Screening universali per identificare problemi alla tiroide non riducono l’incidenza di complicanze in donne in gravidanza, rispetto a indagini riservate a casi clinici particolari. Si tratta delle conclusioni di uno studio pubblicato su Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism e coordinato da Roberto Negro dell’Ospedale V. Fazzi di Lecce che ha voluto chiarire la controversia relativa alla necessit? di sottoporre tutte le donne incinte a valutazioni di disfunzioni tiroidee. L’indagine ha riguardato oltre 4.500 donne al primo trimestre di gravidanza che sono state randomizzate a diagnosi in casi specifici oppure a screening generale. I livelli di T4 libero, Tsh (thyroid-stimulating hormone) e anticorpi anti-perossidasi tiroidea sono stati misurati, immediatamente, per tutte le donne sottoposte ad approccio universale e per quelle a elevato rischio del metodo “case finding”. Per le gravide a basso rischio sottoposte a quest’ultima metodologia sono, invece, stati eseguiti esami immunologici dopo il parto. In breve, con i due tipi di approccio ? stata registrata la stessa incidenza di eventi ostetrici e neonatali avversi. Minori complicanze si sono verificate nelle donne a basso rischio sottoposte a screening generale rispetto alla stessa categoria del “case finding”. Infine, il trattamento con levotiroxina di casi di ipertiroidismo e ipotiroidismo, identificati tra le donne a basso rischio, ha determinato una diminuzione di outcome clinici avversi. (L.A.)

J Clin Endocrinol Metab. 2010 Feb 3. [Epub ahead of print]

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Cerchiaggio cervicale: inutile l’ecografia

L’ecografia cervicale per determinare la necessit? del cerchiaggio non migliora gli esiti al di l? di quanto lo facciano i cerchiaggi stabiliti con il solo ausilio dell’anamnesi. Era stato teorizzato che l’approccio tradizionale di ricorrere al cerchiaggio sulla base di un’anamnesi di parti prematuri potesse portare ad interventi non necessari, ed ? stato quindi effettuato un tentativo di applicare il cerchiaggio solo quando l’ecografia mostra dimensioni cervicali non superiori a 20 millimetri. La maggior parte degli studi ostetrici pi? ampi effettuati in materia hanno dimostrato che questa procedura non presenta alcuna efficacia e pu? essere anche dannosa, ma la maggior parte dei medici ? ancora convinta che essa funzioni. E’ stato dimostrato che la sostituzione dell’indicazione anamnestica con l’ecografia per questo intervento non porta ad alcun vantaggio, e quindi non si pu? presumere che le suture indicate con l’ecografia siano di beneficio. (Am J Obstet Gynecol 2009; 200: 623.e1-e6)

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Endometriomi ovarici: efficace scleroterapia guidata

27 Set 2009 Ginecologia

L’aspirazione con scleroterapia ecoguidata con etanolo al 95 percento ? efficace per il trattamento degli endometriomi ovarici ricorrenti. Uno studio precedente aveva gi? suggerito che l’instillazione di etanolo nella cavit? cistica dell’endometrioma per pi? di 10 minuti dopo l’aspirazione fosse la tecnica pi? efficace per la riduzione dei tassi di recidiva. Dopo l’irrigazione le massime dimensioni della cisti si hanno a circa sei mesi di distanza, mentre la riduzione della cisti stessa prosegue anche dopo 12 mesi dopo la ritenzione dell’etanolo. Questa tecnica presenta diversi vantaggi, fra cui la riduzione della durata del trattamento, la possibilit? di evitare l’anestesia generale e l’assenza di complicazioni gravi. (Fertil Steril 2009; 91: 2709-13)

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Lunghezza cervice predice infiammazione amniotica

27 Lug 2009 Ginecologia

Nel secondo trimestre di gravidanza, l’accorciamento della cervice pu? essere associato ad una significativa infiammazione intra-amniotica, anche se non sempre ? cos?. Ci? comunque potrebbe spiegare la variabilit? del successo del trattamento uniforme delle pazienti con questo problema in ambito clinico, qualsiasi sia la strategia adottata. In generale, una cervice di lunghezza massima pari a cinque millimetri ? associata ad un significativo incremento delle citochine infiammatorie nel fluido amniotico, anche in assenza di infezioni o travaglio. L’ulteriore analisi di questi dati, unitamente agli studi futuri, potr? auspicabilmente aiutare nella scelta della terapia pi? appropriata diretta alla causa di base dell’accorciamento della cervice, prevenendo cos? il parto pretermine. (Am J Obstet Gynecol 2009; 200: 374.e1-e5)

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Grasso addominale in gravidanza

Le donne con un’anamnesi di pre-eclampsia o di parto di bambini piccoli per l’et? gestazionale presentano un andamento di accumulo del grasso che ? associato ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Questo rischio potrebbe essere parzialmente dovuto all’accumulo di grasso nella regione addominale al di sopra dell’anca, anche nelle donne con un BMI nei limiti normali. In presenza delle complicazioni di cui sopra, queste pazienti dovrebbero essere avvertite del proprio rischio di malattie cardiovascolari e diabete, ed essere sottoposte a controlli ad intervalli regolari (ad esempio di cinque anni) che includano valutazioni di pressione e glicemia. Attualmente si stanno studiando le eventuali alterazioni endocrine associate all’obesit? addominale in queste donne, alterazioni che potrebbero essere alla base dell’associazione. (BJOG 2009; 116: 442-51)

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