Lombosciatalgia in gravidanza

Circa il 50% delle donne incinte soffrono di mal di schiena. Le modificazioni fisiologiche che si verificano nella gravidanza alterano la postura della gestante e la maggiore incidenza di dolore lombare di solitosi si verifica negli ultimi tre mesi.

Low back pain during gestation
Novaes FS, Shimo AK, Lopes MH. Rev Lat Am Enfermagem. 2006 Jul-Aug; 14(4):620-4

Questa ricerca qualitativamente analizza i contenuti delle pubblicazioni scientifiche nazionali ed internazionali, indicizzate nel periodo dal 1999 al 2005, sulla lombosciatalgia in gravidanza.
Circa il 50 % delle donne incinte lamentano questa patologia: le modificazioni fisiologiche che avvengono in gravidanza alterano la postura delle gestanti e la maggiore incidenza di lombosciatalgia di solito avviene negli ultimi tre mesi e le cause specifihe restano sconosciute. In ogni caso il trattamento prevede analgesici, antiflogistici, esercizi efisioterapia.

La lombosciatalgia in gravidanza ? un sintomo che causa grande disagio e, secondo il livello del dolore, pu? generare disabilit? motoria e ridurre l?attivit? quotidiana, causando inoltre problemi al bambino da affrontare dopo la nascita.

La lombosciatalgia pu? continuare fino a tre anni dal parto.
C?? un gran bisogno di ulteriori ricerche in questa specifica area, al fine di fornire alle donne in gravidanza una migliore qualit? di vita.

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L?impiego materno di contraccettivi orali nella prima parte della gravidanza non

Ricercatori dell?Aarhus University Hospital in Danimarca hanno valutato il rischio di ipospadia nei ragazzi nati da madri che avevano fatto uso di contraccettivi orali nella prima parte della gravidanza.

L?odds ratio ( rapporto tra i rischi ) aggiustato per l?impiego materno dei contraccettivi orali ? risultato pari a 1.21 quando sono stati confrontati i soggetti con ipospadia e quelli senza anomalie congenite.

Quando, invece, sono stati confrontati i soggetti con ipospadia e quelli con altre anomalie diverse dall?ipospadia, l?odds ratio aggiustato per l?impiego materno di contraccettivi orali ? stato di 0.83.

I dati dello studio hanno mostrato che l?impiego materno, autoriferito, di contraccettivi orali durante la gravidanza non era associato ad un aumento del rischio di ipospadia nella prole.

Wogelius P et al, Eur J Epidemiol 2006; Epub ahead of print

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Maggiore efficacia del Ferro saccarato e.v. rispetto al Ferro solfato per os nel

31 Dic 2006 Ginecologia
L?anemia postparto da deficienza di ferro ? comune nelle donne che hanno partorito, ed il trattamento consiste nella somministrazione di supplementazione per os di Ferro, oppure nelle trasfusioni di sangue.

Uno studio ha confrontato l?effetto dell?assunzione del Solfato ferroso per os o del Ferro saccarato per via endovenosa nel trattamento dell?anemia da deficienza post-parto di ferro.

Lo studio eseguito presso il John Radcliffe Hospital di Oxford, in Gran Bretagna, ha coinvolto 44 donne con valori di emoglobina inferiori a 9g/dl e di ferritina minori di 15microg/l a 24-48 ore post-parto.

Le donne sono state assegnate in modo casuale a ricevere Solfato ferroso 200mg 2 volte die per 6 settimane oppure Ferro saccarato 200mg per via endovenosa, 2 dosi somministrate ai giorni 2 e 4.
Al quinto giorno, i livelli di emoglobina nelle donne trattate con Ferro per via endovenosa sono aumentati in media da 7.3 a 9.9g/dl, mentre non ? stato osservato nessun cambiamento nelle donne trattate con Ferro per os.

Le donne trattate con Ferro per via endovenosa presentavano significativamente pi? alti livelli di emoglobina ai giorni 5 e 14 ( p < 0.1 ) rispetto alle donne trattate con Ferro per os.
Tuttavia, dal 4? giorno non sono state osservate differenze tra i 2 gruppi.

I livelli di ferritina sono aumentati pi? rapidamente nelle donne trattate con Ferro per via endovenosa e sono rimasti significativamente pi? alti rispetto ai livelli nelle donne trattate con Ferro per os ( p < 0.01 ). I dati dello studio hanno dimostrato che il Ferro saccarato per via endovenosa aumenta i livelli di emoglobina pi? rapidamente rispetto al Ferro solfato nelle donne con anemia sideropenica postparto.
Inoltre, il Ferro saccarato per via endovenosa ? sembrato riempire pi? velocemente i depositi di ferro.

Gli Autori, viste le piccole dimensioni dello studio, ritengono che i dati dovrebbero essere riconfermati.

Bhandal N, Russell R, BJOG 2006; 113: 1248-1252

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Gravidanza e CMV: osservato ispessimento della placenta

L’ispessimento della placenta ? maggiore nelle donne in gravidanza con infezione primaria da CMV rispetto alle altre, e soprattutto nelle donne che danno alla luce neonati con difetti congeniti; la condizione della placenta risponde al trattamento immunoglobulinico che crea uno stato iperimmune. L’ingrossamento della placenta appare dovuto alla deposizione della fibrina ed alla formazione di piccoli villi vascolarizzati in risposta all’ipossia. Le osservazioni effettuate nel presente studio portano a suggerire che molte delle manifestazioni delle malattie fetali e neonatali siano causate da insufficienza placentare. Questi dati sottolineano l’importanza di monitorare pi? aggressivamente l’infezione da CMV utilizzando metodi sierologici, e se necessario l’amniocentesi. La terapia iperimmunitaria pu? essere offerta alle donne con gravidanze pi? a rischio. (Clin Infec Dis 2006; 43: 994-1003)

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L?uso di multivitaminici nel periodo periconcezionale riduce il rischio di preec

L?obiettivo dello studio compiuto da Ricercatori dell?University of Pittsburgh, negli Stati Uniti, ? stato quello di valutare l?effetto del regolare impiego multivitaminico nel periodo periconcezionale sul rischio di preeclampsia.

Sono state intervistate donne in gravidanza ( n = 1835 ) arruolate nel Pregnancy Exposures and Preeclampsia Prevention Study ( 1997-2001 ) e con almeno 16 settimane di gestazione.
Ed ? stato loro richiesto se avevano fatto uso regolare di multivitaminici o avevano assunto vitamine nei 6 mesi precedenti.

La prevalenza di preeclampsia ? stata del 44% tra le donne che non hanno fatto uso di vitamine e 3.8% nelle utilizzatrici.

Dopo aggiustamento per alcuni fattori, tra cui razza/etnicit?, stato maritale, numero di parti, attivit? fisica pre-gravidanza, l?impiego regolare di multivitaminici ? risultato associato ad una riduzione del 45% del rischio di preeclampsia rispetto al non impiego ( odds ratio, OR = 0.55 ).

Il sovrappeso nel periodo pre-gravidanza ha modificato questo effetto.

E? stato osservato che le donne magre che hanno fatto uso di multivitaminici hanno presentato una riduzione del 71% del rischio di preeclampsia rispetto alle donne magre che non ne avevano fatto uso ( OR = 0.29 ).

Non ? stata, invece, evidenziata alcuna relazione tra assunzione di multivitaminici e preeclampsia tra le donne in sovrappeso ( OR = 1.08 ).

Lo studio ha indicato che l?uso regolare di un supplemento multivitaminico nel periodo periconcezionale pu? aiutare a prevenire la preeclampsia, soprattutto tra le donne magre.

I dati dello studio devono essere confermati da ulteriori studi prima di fare raccomandazioni.

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Limitata crescita fetale connessa a colon irritabile

La limitazione di crescita fetale ? un fattore di rischio per lo sviluppo della sindrome del colon irritabile. Si pensa che la nutrizione durante la vita fetale svolga un ruolo in un certo numero di malattie croniche, fra cui diabete, ipertensione e coronaropatie. I risultati del presente studio potrebbero suggerire una nuova classificazione dei pazienti in sottogruppi sulla base dell’et? alla comparsa dei sintomi, del sesso, della familiarit? del disturbo e del peso corporeo, onde migliorare la comprensione dei meccanismi fisiopatologici della sindrome del colon irritabile. Anche fra i gemelli, la sindrome ? molto pi? comune nelle coppie di peso inferiore.

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Belara, un contraccettivo a basso contenuto di Etinil-Estradiolo

15 Ott 2006 Ginecologia

Belara ? un contraccettivo con marcate propriet? androgeniche, costituito da 0.03mg di Etinil-Estradiolo e da 2mg di Clormadinone.

Uno studio di fase III in aperto, non controllato, ha valutato l?efficacia contraccettiva e la sicurezza nel lungo periodo di Belara.
Le donne coinvolte sono state 1655 per un totale di 22.337 cicli.
Dopo l?assunzione di Belara per 12 cicli, l?acne su faccia/collo ? migliorata nel 64.1% delle donne e nel 53.4% delle donne l?acne ? scomparsa completamente.
La seborrea ? migliorata dopo 12 cicli nel 67.9% delle donne, con effetti curativi completi nel 58% dei casi.
Durante lo studio sono stati rilevati 62 gravi effetti avversi che si sono presentati in 59 donne su 1655.
Si sono verificati 2 casi di trombosi venosa profonda, 1 caso di embolia polmonare e 2 casi di disturbi visivi. Secondo gli Autori solo i 2 casi di trombosi venosa profonda potrebbero essere correlati all?assunzione di Belara.
I pi? comuni effetti indesiderati con l?impiego di Belara sono stati: cefalea ( 37.4% ), nausea ( 23.1% ), tensione mammaria ( 21.7% ), perdite vaginali ( 19.4% ).
La frequenza degli eventi avversi si ? ridotta con il tempo.

Uno studio di sorveglianza post-marketing ha valutato la tollerabilit? di Belara nel lungo periodo.
La valutazione ? stata compiuta su 2620 donne per un periodo di 12 cicli.
Il 67.3% delle donne non ha sperimentato alcun disturbo emorragico.
Le pazienti con sanguinamento inter-mestruale o con amenorrea al momento dell?ingresso nello studio ha riportato completo sollievo nel 61.7% e nell?89.3%, rispettivamente.
Le donne che precedentemente avevano sofferto di problemi dermatologici hanno mostrato un significativo miglioramento ( 85.6% ).
In modo simile, la percentuale delle pazienti con capelli grassi si ? ridotta in modo marcato.

Fonte:

1) Zahradnik HP et al, Contraception 1998: 57: 103-109
2) Schramm G, Steffens D, Contraception 2003 ; 67 : 305-312

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Sindrome dell?ovaio policistico: l?adozione dei criteri Rotterdam 2003 ? prematu

16 Set 2006 Ginecologia

La policistosi ovarica ? stata definita secondo i criteri dei National Institutes of Health ( NIH ) nel 1990 sulla base dei seguenti disordini: 1) iperandrogenismo e/o iperandrogenemia, 2) oligo-ovulazione e 3) esclusione di disordini noti.
Alternativamente, in una conferenza di esperti tenuta a Rotterdam nel maggio 2003 la policistosi ovarica ? stata definita come la presenza di almeno 2 delle seguenti caratteristiche: 1) oligo-ovulazione o anovulazione, 2) segni clinici e/o biochimici di iperandrogenismo, 3) ovaie policistiche.

Sostanzialmente, la definizione del Rotterdam 2003 ? un?estensione di quella dei National Institutes of Health del 1990, individuando 2 nuovi fenotipi: 1) donne con ovulazione e con ovaio policistico ed iperandrogenismo e 2) donne oligo-anovulatorie con ovaio policistico, ma senza iperandrogenismo.

L?obiettivo dello studio, compiuto da Ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, ? stato quello di accertare la validit? nell?impiego dei criteri Rotterdam 2003 per la diagnosi di policistosi ovarica piuttosto di quelli dei National Institutes of Health ed, in modo particolare, la proposta di definire due nuovi fenotipi per identificare la patologia.

I dati disponibili hanno indicato che le donne con normale ovulazione iperandrogeniche con ovaio policistico tendono ad avere una lieve resistenza all?insulina e minima evidenza di disfunzione ovarica, seppur in modo significativamente inferiore rispetto alle donne con policistosi ovarica anovulatoria.

Tuttavia rimane da definire se queste donne sono ad aumentato rischio di infertilit? o di complicanze metaboliche, come il diabete di tipo 2.
Il rischio di resistenza all?insulina ed i rischi metabolici nel lungo periodo nelle donne oligo-ovulatorie con ovaio policistico ? ancor meno caratterizzato, e pu? essere inesistente.

A causa della carenza di dati riguardo ai due nuovi fenotipi e alle loro implicazioni nel lungo periodo, l?adozione dei criteri Rotterdam 2003 per definire la policistosi ovarica ? considerata prematura. ( Xagena_2006 )

Azziz R, J Clin Endocrinol Metab 2006; 91: 3781-3785

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Encefalopatia ipossico-ischemica neonatale: nuovo semplice modello predittivo

28 Ago 2006 Ginecologia
Un semplice strumento predittivo basato su tre variabili, utilizzato entro quattro ore dalla nascita, aiuta a stimare il rischio di esiti gravemente negativi nei neonati con encefalopatia ipossico-ischemica. Questo modello dovrebbe aiutare il medico nella scelta della terapia neuroprotettiva da usare per prevenire la perdita neuronale secondaria. I tre fattori predittivi inseriti nel modello sono somministrazione della compressione toracica per pi? di un minuto, comparsa del respiro dopo 30 minuti e deficit di base superiore a 16 in uno qualsiasi degli emogas. La certezza prognostica, comunque, spesso non pu? essere ottenuta.

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Ovaio policistico: statine riducono iperandrogenemia

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Le statine migliorano i parametri endocrini e metabolici nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS). E’ stato recentemente accertato che le statine inibiscono la proliferazione e la steroidogenesi delle cellule interstiziali della teca ovarica in coltura. Gli effetti individuati nelle donne con PCOS devono essere considerati positivi, soprattutto perch? elevati livelli di testosterone e l’aumento del rapporto LH/FSH sono gli elementi chiave della disfunzione ipotalamico-pituitario-ovarica che caratterizza la PCOS. L’uso di statine in queste pazienti dovrebbe offrire una significativa protezione dalla morbidit? cardiovascolare a lungo termine in queste pazienti, anche perch? la PCOS ? associata ad altri fattori di rischio. (Fertil Steril 2006; 85: 996-1001)

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