La sindrome sessuale femminile: dal Viagra rosa al cerotto a base di Testosteron

24 Lug 2006 Ginecologia
La sindrome sessuale femminile rappresenta un caso da manuale di malattia inventata dall?industria farmaceutica.

Nel 1998, l?FDA ( U.S. Food and Drug Administration ) ha approvato il Viagra ( Sildenafil ).

Pochi mesi dopo ha preso avvio una campagna per il Viagra rosa.

Il termine disfunzione sessuale femminile fu coniato nel 1997.
Uno dei medici maggiormente coinvolti nella disfunzione sessuale femminile ? stato Irwin Goldstein della Boston University, che, nel 2004, lanci? il Journal of Sexual Medicine.
Nel 2001, Jennifer Barman e la sorella Laura aprirono una clinica per affrontare i problemi della disfunzione sessuale femminile presso l?UCLA ( University of California Los Angeles ).
La clinica ? stata chiusa nel 2005.

Nel periodo 1997-2004, Pfizer, la societ? farmaceutica produttrice del Viagra, ? stata la principale promotrice della disfunzione sessuale femminile.
Pfizer chiese l?approvazione del Viagra anche nell?indicazionedisfunzione sessuale femminile.
Pfizer ha ritirato la domanda perch? i risultati clinici non avevano dato risposte soddisfacenti.

Anche Procter & Gamble ( P&G ) nel 2004 aveva avviato un intenso programma clinico per valutare l?effetto di un cerotto al Testosterone ( Intrisa ) nel trattamento del disordine del desiderio sessuale ipoattivo.
Il progetto di Procter & Gamble si ? infranto dopo il giudizio negativo di un Advisory Panel dell?FDA.
Nonostante ci?, si stima che un quinto di tutte le prescrizioni di prodotti a base di Testosterone approvati per gli uomini sia impiegato nelle donne.

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Maggior rischio di trombosi con il cerotto contraccettivo Ortho-Evra rispetto al

21 Mag 2006 Ginecologia
Nel novembre 2005, Ortho McNeil Pharmaceuticals, una societ? del gruppo Johnson & Johnson, in accordo con l?FDA ( Food and Drug Administration ), ha comunicato agli Health Care Professional che il cerotto contraccettivo Ortho-Evra espone le donne a pi? alti livelli di estrogeno ( +60% ) rispetto alla pillola anticoncezionale. L?aggiornamento della scheda tecnica di Ortho-Evra ? successiva ad un?indagine condotta da Associated Press ( AP ) che ha scoperto che il rischio di morte o di andare in contro a trombosi ? circa 3 volte maggiore nelle donne che utilizzano il cerotto Ortho-Evra che in quelle che assumono la pillola anticoncezionale. AP ha scoperto anche che Ortho McNeil e l?FDA erano a conoscenza di un aumentato rischio di trombosi associata al cerotto anche prima che fosse approvato. Secondo le segnalazioni pervenute all?FDA alcune donne sarebbero morte per eventi trombotici ritenuti associati all?impiego del cerotto Ortho-Evra. Inoltre, il cerotto Ortho-Evra ? risultato anche associato ad ictus non-fatali.

Fonte:
– Associated Press, 2005
– FDA, 2005

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Le vulviti in et? adolescenziale

20 Mag 2006 Ginecologia
I fattori che possono pi? frequentemente determinare una vulvite non infettiva sono le abitudini igieniche, l?abbigliamento e l?attivit? sessuale. L?impiego di saponi e/o bagnoschiuma, deodoranti, disinfettanti, detergenti per il bucato della biancheria intima possono essere responsabili di irritazioni di vulva, ed anche della vagina. Indossare biancheria intima occlusiva o di fibra sintetica pu? favorire lo svilupparsi di alcuni agenti patogeni che prediligono un ambiente vaginale umido, responsabile dell?alterazione dell?ecosistema vaginale. I sintomi della vulvite sono bruciore e prurito. La leucorrea pu? essere presente e priva di odore. All?ispezione, la vulva pu? presentarsi edematosa e arrossata, con escoriazioni e fissurazioni. Le condizioni cliniche maggiormente osservate sono:

Vulvite da contatto

Si tratta di una reazione cutanea di ipersensibilit? ritardata nei confronti di determinati allergeni. Si riscontra la presenza di eritema, microvescicole e papule eritemato-pruriginose, che, nelle forme pi? gravi, si associano ad edema e a vescicole pi? evidenti. Le lesioni cutanee possono persistere fino a 3 settimane. Nel lungo periodo, la cute pu? subire processi di ipercheratosi ed acantosi.

Vulvite irritativa

Si presenta immediatamente dopo il contatto con la sostanza irritante e si manifesta con bruciore, eritema ed edema, di norma senza vescicole. Le lesioni perdurano per minuti o ore, in funzione del tipo di sostanza e dalla durata dell?esposizione ad essa. La terapia consiste nell?eliminare la sostanza responsabile dell?infiammazione ed i sintomi possono essere attenuati grazie all?impiego di antistaminici e di steroidi topici. Qualora la lesione vulvare fosse soggetta ad infezione, ? possibile applicare creme antibiotiche. Gli steroidi sistemici vengono riservati al trattamento delle forme pi? gravi.

Vulvite da inclusione di smegma

Si tratta di un?affezione secondaria causata da una scarsa igiene locale e si presenta con accumuli di smegma, nelle pieghe del clitoride e nel solco tra le grandi labbra e le piccole labbra. Ne consegue arrossamento ed edema vulvare. La terapia consiste nella rimozione dello smegma e nell?impiego di soluzioni antisettiche per uso esterno.

Vulvite secondaria a scarsa aerazione perineale

La macerazione e l?infiammazione dei tessuti perineali sono caratteristiche di tale forma infiammatoria. Le cause vanno attribuite all?obesit?, alla presenza di adipe su cosce e glutei, all?uso di pantaloni molto stretti e a collant aderenti alla regione vulvoperineale, che impediscono l?aerazione del perineo. La macerazione della cute favorisce le infezioni. I sintomi avvertiti sono arrossamento vulvare, prurito, sensazione di fastidio, disuria. Esistono altre forme di vulvite.

Vulvite adesiva

E? un?affezione acquisita che si presenta, di norma, tra i 2 e i 6 anni di vita. L?agglutinazione delle piccole labbra ( anteriore, centrale, posteriore o completa ) pu? essere secondaria a processi infiammatori. L?adesione, spesso ma non necessariamente, si risolve con l?inizio della pubert?. Qualora l?adesione dovesse persistere in et? puberale, la causa va ricercata tra gli agenti irritanti, micotici, batterici o tra la scarsa igiene. In questo caso l?intervento chirurgico consente la separazione delle sinechie.

Vulvite batterica

La forma primitiva ? determinata da stafilococchi o da streptococchi, ma ? poco frequente. Pi? frequentemente una vulvite batterica ? secondaria a lesioni epidermiche causate da alterazioni vulvari di altra natura. Una terapia antibiotica pu? essere utile per allontanare la componente batterica, ma solo un intervento mirato sull?alterazione primitiva pu? evitare episodi di recidiva.

Ulcus vulvae acutum

E? una patologia che si presenta raramente e si manifesta con stati febbrili ad esordio brusco, brividi, malessere generale, cefalea ed ulcere dolorose dei genitali esterni. E? ancora sconosciuta la sua eziopatologia, anche se l?ipotesi infettiva sembra essere la pi? accreditata. Il quadro istologico ed i dati di laboratorio non sono specifici. La diagnosi differenziale deve includere ulcere infettive veneree ( sifilide, ulcera molle ) e non ( HSV, HZV, Tbc ) ed ulcere non infettive ( S. di Bechet, S. di Reiter, fistole ano-vaginali, malattie mieloproliferative ). La terapia ? basata prevalentemente sull?impiego di antibiotici sistemici, disinfettanti topici, antinfiammatori topici ( Ibuprofene isobutanolammonio; Edenil ).

De Sanctis V, Rivista Italiana di Medicina dell?Adolescenza 2005; 3: 25-31

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Sindrome dell?ovaio policistico: il Pioglitazone aumenta la secrezione dell?ormo

11 Mag 2006 Ginecologia
I bassi livelli di ormone della crescita, probabilmente dovuti a resistenza all?insulina, e l?aumento della massa grassa addominale sono ben descritti nella sindrome dell?ovaio policistico.

L?ormone della crescita ha un ruolo importante sulla funzionalit? ovarica e la carenza dell?ormone della crescita pu? rappresentare un addizionale fattore patogenetico nella sindrome dell?ovaio policistico.

Ricercatori danesi hanno esaminato l?effetto del Pioglitazone ( Actos ) sui livelli dell?ormone della crescita nelle donne affette da policistosi ovarica.

Hanno preso parte allo studio 30 pazienti con sindrome dell?ovaio policistico con resistenza all?insulina.
Queste pazienti sono state assegnate in modo casuale a ricevere per 16 settimane Pioglitazone ( 30mg/die ) o placebo.

Il trattamento con Pioglitazone ha aumentato in modo significativo i livelli di ormone della crescita stimolato da GHRH ( ormone rilasciante l?ormone della crescita ) e la secrezione dell?ormone della crescita pulsatile nelle 24 ore, probabilmente migliorando in modo diretto o indiretto la sensibilit? all?insulina.

Glintborg D et al, J Clin Endocrinol Metab 2005; 90: 5605-5612

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Sindrome dell?ovaio policistico: il Pioglitazone aumenta la secrezione dell?ormo

30 Apr 2006 Ginecologia
I bassi livelli di ormone della crescita, probabilmente dovuti a resistenza all?insulina, e l?aumento della massa grassa addominale sono ben descritti nella sindrome dell?ovaio policistico.

L?ormone della crescita ha un ruolo importante sulla funzionalit? ovarica e la carenza dell?ormone della crescita pu? rappresentare un addizionale fattore patogenetico nella sindrome dell?ovaio policistico.

Ricercatori danesi hanno esaminato l?effetto del Pioglitazone ( Actos ) sui livelli dell?ormone della crescita nelle donne affette da policistosi ovarica.

Hanno preso parte allo studio 30 pazienti con sindrome dell?ovaio policistico con resistenza all?insulina.
Queste pazienti sono state assegnate in modo casuale a ricevere per 16 settimane Pioglitazone ( 30mg/die ) o placebo.

Il trattamento con Pioglitazone ha aumentato in modo significativo i livelli di ormone della crescita stimolato da GHRH ( ormone rilasciante l?ormone della crescita ) e la secrezione dell?ormone della crescita pulsatile nelle 24 ore, probabilmente migliorando in modo diretto o indiretto la sensibilit? all?insulina.

Glintborg D et al, J Clin Endocrinol Metab 2005; 90: 5605-5612

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Intervento chirurgico per endometriosi profonda e rischio di recidive

28 Apr 2006 Ginecologia
Ricercatori dell?Ospedale Macedonio Melloni di Milano hanno valutato il rischio di recidive di endometriosi profonda dopo chirurgia conservativa.

L?analisi retrospettiva ha riguardato 115 pazienti sintomatici sottoposti ad intervento chirurgico dal 1996 al 2002.

Il periodo osservazionale post-chirurgico ? stato di 12 mesi.

Nel corso del follow-up, 28 pazienti hanno lamentato recidiva di dolore, mentre 15 pazienti hanno presentato recidive cliniche.
Dodici pazienti sono state rioperate per endometriosi profonda.

L?incidenza di recidive di dolore e recidive cliniche, durante 36 mesi, ? stata del 20.5% e del 9%, rispettivamente.

L?analisi multivariata ha mostrato che solo l?et? era un predittore significativo di recidiva di dolore ( odds ratio, OR = 0.9; p < 0.05 ), con un aumento del rischio per le pazienti pi? giovani. Le recidive di segni clinici di endometriosi profonda erano predette dall?occlusione della tasca di Douglas ( OR = 1.46; p < 0.05 ), mentre il reintervento era predetto solo dall?incompletezza del primo intervento ( OR = 21.9; p < 0.001 ). Lo studio ha indicato che l?et?, l?occlusione della tasca di Douglas e la completezza chirurgica possono avere un?influenza significativa sulle recidive della malattia. Vignali M et al, J Minim Invasive Gynecol 2005; 12: 508-513

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Paroxetina CR efficace nel trattamento del disturbo disforico premestruale

14 Apr 2006 Ginecologia

Uno studio clinico coordinato da Meier Steiner della McMaster University ad Hamilton in Canada ha valutato il dosaggio durante la fase luteale della Paroxetina a rilascio controllato ( CR ) ( 12.5mg e 25mg ) nel trattamento del disturbo disforico premestruale.

Un totale di 373 pazienti con disturbo disforico premestruale ? stato assegnato in modo random a tre bracci, di cui due con Paroxetina ed uno con placebo.

L?end point primario di efficacia era il cambiamento dal basale del punteggio VAS ( Visual Analogue Scale ) – Mood durante la fase luteale.

L?end point secondario comprendeva: valutazioni specifiche per il disturbo, valutazioni generali della gravit? di malattia e valutazione della compromissione funzionale.

Le pazienti trattate con entrambi i dosaggi di Paroxetina CR hanno mostrato un pi? sensibile miglioramento per quanto riguardava l?end-point primario e la maggioranza delle misure secondarie di efficacia, rispetto alle pazienti assegnate al placebo.

Secondo gli Autori il trattamento del disturbo disforico premestruale con Paroxetina CR ai dosaggi di 12.5mg e di 25mg ? risultato efficace e generalmente bel tollerato.

Steiner M et al, Am J Obstet Gynecol 2005; 193: 352-360

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La supplementazione di vitamina D durante la gravidanza potrebbe ridurre l?osteo

24 Mar 2006 Ginecologia

La supplementazione con vitamina D nelle donne in gravidanza potrebbe portare ad una riduzione di lunga durata delle fratture osteoporotiche nei loro bambini.

L?insufficienza di vitamina D ? comune nelle donne in et? di partorire un bambino.

Ricercatori del Southampton General Hospital ( UK ) hanno studiato 198 bambini nati nel periodo 1991-1992.

L?alimentazione e la supplementazione di vitamina D delle madri sono state misurate durante la gravidanza.
I bambini sono stati seguiti fino a 9 anni e le caratteristiche materne sono state correlate alle dimensioni corporee e alla massa ossea.

Le donne che hanno preso supplementi di vitamina D e le donne esposte a pi? alti livelli di sole in gravidanza avevano una minore probabilit? di andare incontro a carenza di vitamina D.

La somministrazione di vitamina D durante il periodo invernale nelle donne in gravidanza , quando i livelli di luce solare sono bassi, potrebbe indurre la formazione di ossa pi? forti nei bambini.

Secondo Cyrus Cooper dell?MRC Epidemiology Resource Center al Southampton General Hospital, queste scoperte forniscono evidenza circa il fatto che lo status materno di vitamina D durante la gravidanza influenza la crescita delle ossa nella prole ed il successivo rischio di osteoporosi.

Fonte: The Lancet, 2006

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CNR: nel biberon il latte equino che e’ piu’ simile a quello della mamma

25 Giu 2005 Ginecologia

Se proprio non si pu? avere il latte della mamma, nel biberon del beb? ? meglio mettere quello equino, pi? simile del latte di mucca a quello materno.
Ad affermarlo e’ un team di ricercatori del CNR della sezione di Torino dell’Istituto di scienza delle produzioni alimentari del CNR, che ha realizzato una ricerca e messo a confronto il latte materno con quello bovino ed equino.
Ottenendo risultati significativi.
“lo studio -spiega il CNR -si ? concentrato sulla componente proteica dei tre tipi di latte, dedicando un’attenzione particolare alla parte aminoacidica che si perde durante la lavorazione e la trasformazione del prodotto.
Prima di entrare nel ciclo produttivo il latte vaccino, ossia quello normalmente utilizzato per produrre il latte per la prima infanzia, viene sgrassato.
Insieme ai lipidi, che vengono poi sostituiti da analoghe sostanze di origine vegetale, viene persa per? anche la parte proteica associata alle membrane dei globuli di grasso, Una frazione proteica su cui finora si avevano pochi dati a causa delle oggettive difficolt? di analisi” dice Amedeo Conti, responsabile dell’ISPA-CNR di Torino.
“Nel laboratorio di Proteomica dell’Istituto – aggiunge Conti -sono stati messi a punto metodi originali di estrazione e solubilizzazione di tali proteine e tecniche di separazione e caratterizzazione, che hanno consentito di classificare, per il latte umano, 122 proteine, divisibili per funzioni biologiche in tre gruppi.
Tra le 122 proteine identificate, -prosegue il CNR -particolarmente interessante si ? rivelata la lattoaderina, una proteina coinvolta nello sviluppo del tessuto mammario durante l’allatta mento e in grado di prevenire alcune infezioni nei neonati allattati al seno”, Ma ancora pi? interessante ? stata l’altra scoperta dei ricercatori dell’ISPA-CNR.
Nel confronto tra i 3 tipi di latte, quello della mamma, il latte bovino e quello equino, – conclude Conti -? emerso che la lattoaderina equina ? assai pi? simile a quella umana, rispetto all’omologa proteina bovina”.

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Sicuro trattamento durante la gravidanza

12 Giu 2005 Ginecologia

Le donne con tubercolosi plurifarmacoresistente (MDR- TB) possono essere trattate in sicurezza durante la gravidanza.
La gravidanza non costituisce infatti una controindicazione per il trattamento di questa malattia, ma il fallimento della terapia durante la gravidanza pu? essere fonte di elevati gradi di morbidit? sia per la madre che per il bambino.
I neonati, comunque, andrebbero monitorati strettamente per tutto il periodo neonatale e tutta l’infanzia: il test della tubercolina andrebbe effettuato alla nascita e poi all’et? di sei mesi.
I bambini sotto i quattro anni sono quelli pi? a rischio di sviluppare tubercolosi miliare, e dovrebbero quindi essere seguiti a livello clinico almeno ogni sei mesi alla ricerca di segni e sintomi di tubercolosi.
Sono necessari ulteriori dati sulla sicurezza dei farmaci anti-tubercolosi di seconda linea durante la gravidanza.
Questo punto ? argomento di un importante dibattito programmatico a livello dei programmi di trattamento della MDR- TB in tutto il mondo: secondo gli autori, dal punto di vista dei diritti umani, le donne incinte con MDR- TB meritano non soltanto una consulenza appropriata su rischi e benefici, ma anche l’opzione di scegliere di continuare sia il trattamento che la gravidanza.
(Clin Infect Dis 2005; 40: 1689-92)

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