Diabete: disfunzioni cognitive correlate al cortisolo

Le disfunzioni cognitive che intervengono nei pazienti diabetici derivano dall’incremento dei livelli dello steroide surrenale cortisolo. E’ noto che il diabete abbia effetti negativi su molti sistemi d’organo, e nel caso del cervello questi effetti possono portare a danni cognitivi. Precedenti studi avevano indicato l’asse ipotalamico-pituitario-surrenale come un target del diabete, ma non era finora noto il modo esatto in cui questo sistema sia coinvolto nelle disfunzioni cognitive indotte dalla malattia. Da un punto di vista scientifico di base, sar? importante identificare i meccanismi specifici tramite i quali il cortisolo influenza negativamente apprendimento e memoria, e specificamente il modo in cui influenza la comunicazione fra cellule neurali e quello in cui ostacola la neurogenesi. Da un punto di vista clinico, invece, sar? importante accertare se i farmaci che bloccano la produzione o l’azione del cortisolo possano prevenire o invertire i deficit cognitivi nei pazienti diabetici. (Nat Neurosci online 2008, pubblicato il 19/2)

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La risonanza aiuta la diagnosi prenatale

Parola di Lucia Manganaro, radiologa del policlinico Umberto I di Roma, a margine dell’incontro multidisciplinare ‘Nuovi orizzonti nella diagnostica pre e post-natale’ in corso fino a oggi all’universit? La Sapienza di Roma. Un invito, quello dell’esperta, rivolto ai clinici presenti in aula. “Anticipare le diagnosi pre-natali – ha detto – ? possibile attraverso un confronto con tutte le figure professionali”. “La risonanza magnetica fetale ? uno step diagnostico importante – ha proseguito la Manganaro – perch? pu? riconoscere eventuali malformazioni nel feto”. Prima della 18esima settimana per? non si eseguono risonanze magnetiche, “ma per noi – ha ammesso la radiologa – anche anticipare di una settimana l’esame pu? essere utile”. Per abbreviare i tempi i radiologi sperano in una collaborazione sempre pi? stretta con le altre figure specialistiche, come i ginecologi. “Serve una correlazione clinica pi? forte tra diagnosi pre e post-natale” ha concluso l’esperta. E Alfredo Siani, presidente eletto della Societ? italiana di radiologia medica (Sirm), le fa eco. “Lo scambio interdisciplinare ? fondamentale – ha ribadito – perch? oggi la fase pre-natale ? affidata ai ginecologi, mentre quella post-natale ? di pertinenza dei radiologi”. E anche nel campo delle apparecchiature, in Italia, si stanno facendo passi in avanti. “Oggi riusciamo a fare esami molto sofisticati in 3D e 4D – ha aggiunto Siani – e rispetto agli anni ’90, quando iniziammo, c’? un abisso”. E su eventuali differenze nelle attrezzature, tra Nord e Sud Italia, il presidente eletto della Sirm ? certo: “non c’? alcun gap nelle apparecchiature – ha terminato – semmai nella cultura in materia, che dobbiamo rendere pi? omogenea”.

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Incontinenza, aiuta rinforzare i muscoli

Nelle donne che non ottengono risultati soddisfacenti con gli interventi comportamentali primari per stress urodinamico o incontinenza mista, la terapia del muscolo del pavimento pelvico pu? migliorare i parametri della funzionalit? del pavimento pelvico; questi miglioramenti, comunque, non si traducono necessariamente in miglioramenti significativi dei sintomi urinari.
E’ stato suggerito che la terapia del muscolo del pavimento pelvico e del cono vaginale possa migliorare l’incontinenza urinaria da stress, ma gli studi in merito presentavano vari vizi di forma.
In base al presente studio, le donne con questi tipi di incontinenza, anche dopo un trattamento primario iniziale, possono ancora trarre beneficio dalle terapie per il pavimento pelvico, ma la terapia del muscolo del pavimento pelvico non risulta significativamente migliore di quella del cono vaginale o del controllo consapevole del pavimento pelvico.
E’ probabile che i miglioramenti derivino dal tempo trascorso con il terapista e dal supporto e dalla motivazione che esso profonde.
L’importanza della relazione terapeutica che fornisce motivazione e supporto non deve essere sottovalutata nella provisione della terapia del muscolo del pavimento pelvico.

(BJU Intl 2006; 98: 1043-50)

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Genetica nella terapia iperbarica

Il trattamento con ossigeno iperbarico (HBO) riduce lo sviluppo di sequele neurologiche nei pazienti con avvelenamento acuto da CO non portatori dell’allele E4 dell’APOE, ma non in quelli che ne sono portatori. Dato per? che il genotipo APOE ? ignoto al momento dell’avvelenamento, i pazienti con avvelenamento acuto da CO dovrebbero sempre ricevere la terapia con HBO ove disponibile. Era stato precedentemente accertato che la terapia con HBO riduce l’incidenza dei danni cognitivi sei settimane dopo l’episodio acuto rispetto all’ossigeno normobarico, ed era gi? noto che l’allele APOE E4 predice esiti neurologici sfavorevoli a seguito di danni cerebrali ed ictus. (Am J Respir Crit Care Med 2007; 176: 1001-6)

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RM funzionale distingue stati d’animo

Un recente studio dimostra che fiducia, sfiducia ed incertezza sono distinguibili tramite l’uso della neuroradiologia funzionale: di fronte ad affermazioni reali, false o incerte si ha infatti l’attivazione di regioni distinte della corteccia prefrontale e parietale e dei gangli basali. Ci? potrebbe avere ovvie implicazioni per il rilevamento del dolo, per il controllo dell’effetto placebo durante la sperimentazione di nuovi farmaci e per lo studio di qualsiasi fenomeno legato alle aree cognitive superiori in cui le differenze fra fiducia, sfiducia ed incertezza potrebbero costituire una variabile rilevante. (Ann Neurol online 2007, pubblicato il 10/12)

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Mammografia: esperienza radiologo conta

I radiologi che trascorrono il 20 percento o pi? del loro tempo nel leggere mammogrammi hanno maggiori probabilit? di rilevare tumori mammari rispetto agli altri. E’ stata rilevata una considerevole variabilit? nella performance interpretativa della mammografia diagnostica fra i vari radiologi, ed essa non poteva essere spiegata dalle caratteristiche delle pazienti: questa variabilit? ? preoccupante ed interessa tutte le donne, a prescindere dalla presenza o meno di un tumore mammario. Il recente studio della mammografia ed una maggiore esperienza nell’effettuare esami delle biopsie mammarie risultano collegati ad una minore soglia per il richiamo della paziente per una biopsia mammaria, ed entrambi questi fattori risultano correlati ad un significativo aumento della sensibilit? e dei tassi di falsi positivi. (J Natl Cancer Inst 2007; 99: 1854-63)

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Test sangue occulto nelle feci riduce mortalit

L’uso biennale del test del sangue occulto nelle feci diminuisce i casi di ricovero d’emergenza per tumori colorettali, e riduce drammaticamente la mortalit? postoperatoria a 30 giorni. La chirurgia d’emergenza per questi tumori ? associata ad un elevato tasso di mortalit? perioperatoria. L’American College of Gastroenterology raccomanda la colonscopia primaria come indagine standard di prima linea per lo screening dei tumori colorettali, ma spesso la capacit? colonscopica ? limitata anche nelle regioni pi? sviluppate. E’ stato dimostrato che il test del sangue occulto nelle feci seguito da test invasivi ha un miglior rapporto costo/beneficio e risulta pi? accettabile alla popolazione generale rispetto alla colonscopia primaria o alla sigmoidoscopia. Dato che l’accettabilit? e la compliance sono legate indissolubilmente, il miglioramento dello screening ? pi? probabile con un protocollo basato sul test del sangue occulto nelle feci che con uno basato su una procedura invasiva primaria. (Gut online 2007, pubblicato il 30/11)

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Pericoloso scoagulare in chirurgia ortopedica?

La revisione di studi sulla profilassi anticoagulante a seguito di un’artroplastica di anca e ginocchio ha rivelato che non solo questi agenti non riescono a prevenire completamente l’embolia polmonare, ma il loro uso potrebbe di fatto aumentare la mortalit? complessiva. Il rischio risulta pi? pronunciato con i cosiddetti anticoagulanti potenti, mentre quelli ad azione lenta lo aumentano di meno. Le raccomandazioni ACCP spesso hanno come risultato che il medico si sente obbligato a prescrivere questi anticoagulanti per evitare contestazioni, ma l’aumento del rischio di emorragie ha spinto diversi chirurghi esperti che effettuano artroplastiche ad usare cautela nel loro uso. L’ACCP dovrebbe forse riconsiderare le proprie linee guida onde riflettere i dati di fatto rilevati. (Clin Orthop Relat Res 2008; 466: 714-21)

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Comportamentale per perdere peso

Nei pazienti obesi ed in sovrappeso a rischio di malattie cardiovascolari, un intervento comportamentale per la perdita di peso risulta efficace e consente al paziente di mantenere il peso raggiunto. Questi interventi spesso ottengono un successo a breve termine, ma i casi di nuovo aumento di peso sono comuni: eccesso di peso ed obesit? insieme sono la seconda causa di decessi prevenibili al mondo, principalmente per via dei loro effetti sui fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione, dislipidemia e diabete di tipo 2. In base al presente studio, il completamento di un programma comportamentale iniziale porta al mantenimento di un peso al di sotto di quello originale; un breve contatto personale mensile garantisce solo un modesto beneficio nel mantenimento del peso, mentre gli interventi interattivi tecnologici garantiscono benefici precoci ma transitori. Gli studi futuri dovrebbero focalizzarsi su interventi e monitoraggi pi? prolungati, comprensione dei fattori predittivi di mantenimento efficace del peso ed ulteriore rifinitura sia dei contatti personali che degli interventi tecnologici. (JAMA. 2008; 299: 1139-48)

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Rinosinusite: clinica non indica trattamento

I comuni segni e sintomi clinici potrebbero non identificare i pazienti con rinosinusite nei quali il trattamento ? giustificato: gli antibiotici dunque potrebbero non essere il miglior approccio anche se il paziente accusa sintomi da sette-dieci giorni. I medici di base continuano a prescrivere troppi antibiotici per la rinosinusite acuta perch? la distinzione fra patologia batterica e virale ? difficile. In base alla presente analisi, il 64 percento dei pazienti guarisce entro 14 giorni anche senza trattamento antibiotico. Bench? questi dati non si applichino ai bambini o ai pazienti immunodepressi, essi dovrebbero comunque confermare che il solo monitoraggio con terapia sintomatica dovrebbe essere la strategia di scelta in quasi tutti i pazienti adulti con rinosinusite. Questa patologia ? difficile da trattare perch? molti pazienti si aspettano la terapia antibiotica, ed allo stesso tempo che la terapia dia loro sollievo, ma nel complesso questa strategia garantisce benefici minimi. (Lancet. 2008; 371: 874-6 e 908-14)

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