La chemioterapia pu? essere seguita da reinduzione della sensibilit? endocrina nei tumori prostatici androgeno-indipendenti (AIPC). Divenire refrattari agli ormoni potrebbe non essere uno stato irreversibile, e la chemioterapia potrebbe dunque influenzare questa situazione. L’arresto della terapia endocrina durante la chemioterapia potrebbe dunque non essere dannoso, soprattutto nel sottogruppo dei pazienti che rispondono alla terapia endocrina in un secondo tempo. Gli autori suggeriscono un nuovo ciclo di ormoni in ogni paziente che progredisce sotto chemioterapia, e stanno attualmente studiando le cellule tumorali circolanti nei pazienti in cui ci? viene tentato per ricercarne un meccanismo funzionale. (Br J Cancer 2008; 98: 22-4)
La sindrome dell?ovaio policistico ? un disturbo endocrino comune che ? stato frequentemente osservato in associazione all?aumento della resistenza all?insulina indipendentemente dal peso corporeo.
L?utilizzo di composti insulino-sensibilizzanti, come la Metformina ( Glucophage ), permette un notevole miglioramento di questo disturbo metabolico, ripristinando la funzione ovarica e la sintesi degli steroidi gonadici, e riducendo la resistenza all?insulina.
Un gruppo di pazienti non-obese con policistosi ovarica affette da amenorrea, sono state esaminate, prima e dopo la somministrazione di Metformina per 6 mesi ( 500 mg per via orale 2 volte al giorno ). L?obiettivo dei Ricercatori dell?Universit? di Modena e di Reggio Emilia era quello di valutare le basi cliniche ed endocrinologiche della somministrazione di Metformina.
Hanno preso parte allo studio 42 pazienti, che sono state sottoposte a test orale di tolleranza al glucosio, alla misurazione dei livelli di insulina, glucosio e peptide-C e dei livelli plasmatici di ormone luteinizzante ( LH ), ormone follicolo-stimolante, prolattina, estradiolo, androstenedione, 17-idrossiprogesterone, insulina, cortisolo e testosterone in due occasioni: prima e al settimo giorno del primo ciclo mestruale dopo i 5 mesi di trattamento.
I livelli plasmatici di LH, estradiolo, insulina e peptide-C sono diminuiti significativamente in seguito al trattamento con Metformina nell?intero gruppo di pazienti con sindrome dell?ovaio policistico.
Nelle pazienti con iperinsulinemia ? stato osservato un maggior tasso di cambiamenti endocrini positivi, ed il tasso pi? alto ? stato osservato nelle donne iperinsulinemiche ed iperandrogeniche.
I cicli mestruali sono stati ripristinati in tutte le pazienti dopo il trattamento.
Questi dati mostrano che la Metformina modula la funzione ovarica ed influenza in maniera significativa la secrezione di LH attraverso la riduzione della condizione iperandrogenica. Il pi? alto tasso di cambiamenti endocrini ? stato osservato nelle pazienti non obese con policistosi ovarica iperinsulinemiche ed iperandrogeniche. Lo studio ha dimostrato che la somministrazione di Metformina ? pi? indicata nelle pazienti non obese con policistosi ovarica, iperinsulinemiche ed iperandrogeniche. Genazzani AD et al, Gynecol Endocrinol. 2007; 23: 146-152
Uno studio, condotto da Ricercatori dell?University of Toronto, in Canada, ha valutato l?efficacia e la tollerabilit? del Gabapentin ( Neurontin ), rispetto al placebo, nel trattamento delle vampate di calore in menopausa.
Le partecipanti allo studio erano 200 donne in menopausa naturale, di et? compresa tra i 45 ed i 65 anni, che presentavano almeno 14 episodi di vampate di calore alla settimana. Le donne sono state assegnate in modo random a ricevere Gabapentin 300 mg per os, oppure placebo 3 volte al giorno per 4 settimane.
Un totale di 193 donne hanno completato lo studio.
Dal basale alla quarta settimana, il numero degli episodi di vampate di calore ? diminuito del 51% nel gruppo Gabapentin, contro il 26% del gruppo placebo ( p<0.001 ).
Il punteggio vasomotorio alla scala MENQOL ( Menopause-Specific Quality-of-Life ) ? diminuito a 1,7 nel gruppo Gabapentin.
Nella prima settimana, le donne, trattate con Gabapentin, hanno presentato una pi? alta incidenza di capogiri ( 18% ), instabilit? ( 14% ) e sonnolenza ( 12% ) rispetto alle donne del gruppo placebo; questi sintomi, tuttavia, sono migliorati nella seconda settimana e sono tornati ai livelli basali alla quarta settimana.
In questo studio, il Gabapentin al dosaggio di 900 mg/die ? risultato efficace e ben tollerato nel trattamento delle vampate di calore. Fonte: Menopause, 2007
Venerd? 25 Gennaio 2008 – L?EMEA ( European Medicines Agency ) ha comunicato che due giovani donne sono morte improvvisamente dopo aver ricevuto il vaccino Gardasil.
Una delle morti ? avvenuta in Austria e l?altra in Germania. La causa dei decessi non ? stata identificata.
Gardasil ? un vaccino quadrivalente contro 4 sierotipi di papillomavirus umano 6, 11, 16, e 18.
Queste due morti fanno seguito alla morte di altre tre ragazze ( 12, 19 e 22 anni ), avvenuta negli Stati Uniti, alcuni giorni dopo la sommnistrazione del vaccino.
L?FDA ha ricevuto anche 28 segnalazioni di aborto dopo somministrazione del vaccino anti-HPV Gardasil, a donne in stato di gravidanza.
L?EMEA ha annunciato che continuer? a monitorare strettamente la sicurezza di Gardasil, ma al momento ritene che i benefici della vaccinazione siano superiori ai rischi. Fonte: EMEA, 2008
Studio di Fiorgen, basta test urine per diagnosi personalizzate
Pu? bastare un test delle urine per tracciare la carta di identit? metabolomica, ovvero relativa ai processi del metabolismo di un individuo: la scoperta, che permetter? di personalizzare diagnosi e terapie farmacologiche, arriva dalla Fondazione FiorGen.
Il team di studiosi, guidati dal professor Ivano Bertini, ha dimostrato che esiste un?identit? metabolica personale e che attraverso un esame di campioni di urina ? possibile distinguere un individuo da un altro: ciascuno di noi, di conseguenza, possiede una impronta digitale metabolomica unica e irripetibile.
Lo studio degli scienziati di FiorGen ? stato pubblicato sul numero odierno della rivista dell?Accademia Americana delle Scienze ?Pnas?. Analizzando 40 campioni di urina del mattino, raccolti nell?arco di tre mesi da un donatore sano, si pu? determinare l?impronta digitale metabolomica dell?individuo e identificarlo cos? rispetto agli altri donatori.
L?obiettivo dello studio, secondo i ricercatori, non ? per? semplicemente distinguere un individuo dall?altro, bens? ?capire, ad esempio, se l?alterazione di un determinato metabolita ? collegata all?insorgenza di malattie: disporre con facilit? dell?impronta metabolomica permette di procedere a screening di massa a basso costo?. Con questa scoperta ?si aprono inoltre prospettive di sviluppo inedite – hanno aggiunto – per lo sviluppo di farmaci ?intelligenti? calibrati sul metabolismo individuale, cos? da massimizzarne l?efficacia minimizzando il numero degli effetti collaterali?.
Gli scienziati di FiorGen hanno dimostrato che ? possibile distinguere la parte degli elementi variabili presenti nell?urina, collegati all?assunzione di cibo o medicinali, dagli elementi invariabili, che appunto costituiscono l?impronta digitale metabolomica: ?? come se guardando i rifiuti lasciati fuori dalle abitazioni – spiegano ancora i ricercatori – si mettessero a fuoco le abitudini di una famiglia. Mentre il genoma offre la fotografia delle potenzialit? di un individuo, il metaboloma d? un?istantanea della situazione reale di una persona: tiene conto, infatti, di fattori come l?et? e gli stili di vita che non risultano nel genoma. Il genoma dice ci? che un individuo pu? essere, il metaboloma mette a fuoco come realmente ?. Con l?esame di 40 campioni di urina si riesce a identificare un individuo con una sicurezza del 100%, esaminando 20 campioni c?? sempre un?ottima probabilit? di riuscita, mentre con l?osservazione di soli 10 campioni non si riesce pi? a distinguere un donatore dagli altri?.
Individuare l?impronta digitale metabolomica ? pi? complesso che fare l?analisi del Dna perch? il metabolismo ? un meccanismo dinamico e in continua trasformazione influenzato da molti fattori anche non genetici, come l?et?, le malattie e gli stili di vita. La ricerca ? stata condotta dai ricercatori di FiorGen presso i laboratori del Cerm di Firenze in collaborazione con i ricercatori tedeschi della Bruker, azienda specializzata nella realizzazione dei macchinari necessari per condurre questo tipo di studi. A donare i campioni di urina sono stati gli studenti del Centro. I ricercatori hanno studiato gli spettri ottenuti su campioni di urine di individui sani con la risonanza magnetica nucleare, e per la prima volta hanno individuato gli elementi invariabili caratteristici del metabolismo di ciascuno: il prossimo passo sar? identificare di quali molecole si componga la parte invariabile del metaboloma umano.
La neutrofilina 2 (NRP-2), un recettore non segnalante transmembrana che interagisce con il VEGF, potrebbe offrire un nuovo e promettente target terapeutico per i tumori colorettali. Sono gi? disponibili in commercio diversi farmaci antitumorali che colpiscono direttamente il VEGF, ed essi si sono dimostrati efficaci su alcuni tumori, ma le risposte sono state modeste e misurate solo in estensione della sopravvivenza al tumore: ci? solleva molti quesiti sul ruolo appropriato delle attuali terapie antiangiogeniche nel trattamento dei tumori. Il presente studio dimostra che l’espressione dell’NRP-2 favorisce sopravvivenza, migrazione ed invasione delle cellule e la crescita tumorale in vivo, e quindi potrebbe costituire un nuovo target per la terapia farmacologica. (J Natl Cancer Inst. 2008; 100: 109-20 e 81-3)
L’analisi dei registri genealogici collegati ai certificati di morte nello Utah in un periodo di 100 anni ha fornito le prove di una predisposizione ereditaria alla morte da influenza. In precedenza questa possibilit? non era mai stata analizzata o testata: la predisposizione individuata nel presente studio ? indipendente dal ceppo virale, dall’assenza o presenza di immunit? acquisita dall’esposizione naturale e dall’et? dell’ospite. Questi risultati forniscono un solido razionale per la mappatura dei geni associati ad infezioni gravi o a risposte altrimenti inappropriate al virus influenzale. Sar? anche importante identificare i geni associati alla capacit? di rispondere con un’immunit? protettiva dopo un contatto virale naturale o vaccinale. (J Infect Dis 2008; 197: 18-24)
Fumare sigarette danneggia la qualit? del sonno, probabilmente a causa dell’astinenza da nicotina. Il presente studio ? fra i primi ad isolare gli effetti del fumo sul sonno: nelle ricerche precedenti non era chiaro se i cambiamenti nei ritmi del sonno fossero dovuti al fumo in s? o alle patologie mediche che si accompagnano al fumo, come cardiopatie o pneumopatie. Di fatto, nonostante tutta la letteratura su fumo e patologie mediche, finora ? stata studiata poco la correlazione fra fumo ed attivit? elettroencefalografica. La comprensione dell’influenza del fumo sul sonno potrebbe aiutare ad adattare le terapie sostitutive della nicotinain modo da evitare i sintomi dell’astinenza. (Chest. 2008; 133: 427-32)
I risultati di una ricerca pubblicata di recente hanno confermato ci? che molti da tempo sospettano, ossia che la dieta occidentale, ricca di carne, granaglie raffinate e cibi fritti, incrementa il rischio di sviluppare la sindrome metabolica. Il consumo di latticini, d’altro canto, offre una qualche protezione nei confronti delle anomalie dei fattori di rischio cardiovascolari. Vi sono stai alcuni studi su diversi componenti della dieta ed i loro effetti sulla sindrome metabolica, ma il presente studio estende la prospettiva sull’intera dieta. Nessuno infatti assume un solo tipo di cibo: con la dieta occidentale nel suo complesso, caratterizzata anche da scarso apporto di frutta e verdura, pesce e granaglie integrali, ? stato possibile accertare un aumento del rischio di sindrome metabolica. (Circulation online 2008, pubblicato il 22/1)
Un vaccino anti-Ebv ha dimostrato una considerevole efficacia nella prevenzione della mononucleosi infettiva susseguente all’infezione da Ebv. La febbre ghiandolare ? un problema quotidiano per i medici, dato che molti pazienti si lamentano delle caratteristiche debilitanti della malattia in fase acuta e delle sue conseguenze come la debolezza prolungata e la sindrome da affaticamento cronico. L’Ebv ? inoltre associato a diversi tumori maligni, come i linfomi che colpiscono i bambini immunocompromessi. Bench? il vaccino anti-Ebv non sia finora stato considerato una priorit? da molti, il suo attuale sviluppo ha sollevato un interesse inatteso dalla comunit? medica e dal pubblico, la cui preoccupazione per la malattia era stata probabilmente sottostimata. (J Clin Infect Dis 2007; 196: 1749-53)