La malattia renale, i punteggi del rischio Framingham, gli eventi cardiaci e la

Le equazioni di Framingham sono state sviluppate per predire la malattia coronarica. Non ? nota l’influenza della malattia renale cronica sulla capacit? predittiva di queste equazioni.

Ricercatori del Tufts-New England Medical Center a Boston hanno studiato soggetti senza una preesistente malattia cardiovascolare, di et? compresa tra 45 e 74 anni, partecipanti a due studi: Atheriosclerosis Risk in Communities, e Cardiovascular Health Study.
Mediante l’uso di modelli di Cox ? stato valutato il rischio a 5 anni di coronaropatia e di mortalit? associata sia alla malattia renale cronica che al punteggio di rischio secondo Framingham, ed il rischio assoluto di eventi causati dalla malattia renale.

Il punteggio del rischio secondo Framingham ? stato in grado di predire gli eventi cardiaci e la mortalit? in tutti i sottogruppi, mentre la malattia renale prediceva gli eventi cardiaci e la malattia in tutti i sottogruppi ad eccezione degli eventi cardiaci nelle donne di razza bianca.

Dopo aggiustamento per i tradizionali fattori di rischio, l’aumento degli eventi cardiaci e della mortalit? per 1000 persone-anno, attribuibile alla malattia renale ? stato di 4.3 e 13.7 per gli uomini di razza bianca, 16.1 e 40.5 per gli uomini afro-americani, 1.2 e 5.8 per le donne bianche e 13.6 e 14.2 per le donne afro-americane, rispettivamente.

Considerando la popolazione degli Stati Uniti, questo ha rappresentato un addizionale di 17.000 e 12.000 eventi cardiaci, e 63.000 e 19.000 morti per anno tra le persone di razza bianca e di razza afro-americana, rispettivamente.

La percentuale di mortalit? attribuibile alla malattia renale, al diabete e al fumo, ? risultata comparabile.

Lo studio ha dimostrato che la malattia renale cronica rappresenta un importante predittore di eventi cardiaci e di mortalit? , particolarmente negli afro-americani, ma non migliora la capacit? delle equazioni di Framingham.di predire l’outcome.

Weiner DE et al, Am J Med 2007; 120: 552.e1-552.e8

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Terapia con Amiodarone ed alta incidenza di ipotiroidismo nei pazienti con fibri

I pazienti maschi trattati con Amiodarone ( Amiodar, Cordarone ) per fibrillazione atriale persistente, hanno una maggiore probabilit? di sviluppare ipotiroidismo rispetto ai pazienti che assumono placebo.

I ricercatori hanno compiuto un?analisi su 612 pazienti partecipanti allo studio SAFE-T ( Sotalol Amiodarone Atrial Fibrillation Efficacy Trial ) . Di questi, 247 sono stati trattati con l?antiaritmico Amiodarone e 365 con il Sotalolo ( Sotalex ) o con il placebo.

L?et? media dei pazienti era di 67,1 anni per quelli trattati con Amiodarone e di 66,9 per il gruppo controllo ( Sotalolo o placebo ).

Ipotiroidismo subclinico, definito con valori di TSH compresi tra 4,5 e 10 mU/l, si ? presentato nel 25,8% dei pazienti trattati con Amiodarone contro il 6,6% di quelli del gruppo controllo.

Inoltre, il 5% dei pazienti che hanno ricevuto Amiodarone presentava ipotiroidismo manifesto, definito come livelli di TSH superiori a 10 mU/l, rispetto allo 0,3% dei controlli.

Nel 93,8% dei casi, l?ipotiroidismo manifesto ? stato individuato nei primi 6 mesi di terapia.

Secondo gli Autori, data l?elevata incidenza di ipotiroidismo tra i pazienti che assumono Amiodarone, ? necessario eseguire il monitoraggio della funzione tiroidea al basale, a 3 mesi, e ogni 6 mesi nel corso della terapia.

Fonte: American Journal of Medicine, 2007

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Irsutismo: la causa pi? comune ? l?ovaio policistico

L?irsutismo ? la crescita di peli con caratteristiche maschili in una donna.

L?irsutismo ? un indice di un eccesso di androgeni, anche se molti pazienti non presentano valori aumentati di androgeni.

L?eccesso di androgeni pu? originare dalle ovaie o dai surreni.

La pi? comune causa ? rappresentata dalla sindrome dell?ovaio policistico.
Queste pazienti non ovulano e le ovaie contengono follicoli cistici multipli

L?irsutismo e le irregolarit? mestruali generalmente iniziano alla pubert?.
Le donne con sindrome dell?ovaio policistico sono resistenti all?insulina ed i conseguenti alti livelli di insulina possono avere un ruolo nello stimolare la produzione di androgeni da parte dell?ovaio.

La causa surrenale dell?irsutismo comprende: sindrome di Cushing, iperplasia surrenalica congenita e raramente carcinoma surrenalico.

Nelle gravi forme di eccesso di androgeni si pu? avere virilizzazione con calvizie nella zona frontale e temporale, allargamento della laringe, abbassamento della voce, aumento della massa muscolare, ingrandimento clitorideo e soppressione delle gonadotropine con conseguente amenorrea.

Il trattamento dell?irsutismo comprende:

– contraccettivi orali, che sopprimono la produzione di androgeni a livello delle ovaie, migliorando l?irsutismo.

– Metformina ( Glucophage ), che riduce la resistenza all?insulina con conseguente riduzione della produzione di androgeni e miglioramento delle alterazioni mestruali e della fertilit?.
Il farmaco dovrebbe essere iniziato al dosaggio di 500 mg qd ( una volta al girono ) ed il dosaggio aumentato gradualmente in un periodo di diverse settimane.
I pi? comuni effetti indesiderati sono: diarrea, nausea e crampi addominali.
L?acidosi lattica ? molto rara nei pazienti con creatinina sierica inferiore a 1,5 mg/die.

– Spironolattone ( Aldactone ), che pu? ridurre l?eccesso della crescita dei peli mediante antagonismo dell?aldosterone.
Il trattamento pu? comportare effetti indesiderati, quali: irregolarit? mestruali, nausea e dolorabilit? mammaria al tatto.
Lo Spironolattone non dovrebbe essere impiegato nei pazienti con disfunzione renale, perch? il farmaco pu? causare iperpotassiemia.
L?associazione con un contraccettivo orale pu? aumentare l?efficacia e permette mestruazioni normali

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Ipotiroidismo: la tiroidite di Hashimoto ? la pi? comune causa della forma prima

Nella maggioranza dei casi l?ipotiroidismo ? di tipo primario.

La tiroidite di Hashimoto, rappresenta la pi? comune causa di ipotiroidismo primario. La sua prevalenza ? maggiore nelle donne ed aumenta con l?et?.

L?ipotiroidismo iatrogeno dovuto a tiroidectomia o a terapia con iodio radioattivo ( RAI ) ? comune.
Mentre ? raro l?ipotiroidismo secondario dovuto a deficienza di TSH ( ormone tireostimolante ).

La maggior parte dei sintomi di ipotiroidismo sono non-specifici e si sviluppano gradualmente. Comprendono: intolleranza al freddo, senso di affaticamento, sonnolenza, riduzione della memoria, costipazione, menorragia, mialgia e raucedine.

I segni invece consistono: lento rilassamento del riflesso tendineo, bradicardia, edema facciale e periorbitale, secchezza della cute e mixedema.

I soggetti ipotiroidei tendono ad aumentare di peso.

La terapia dell?ipotiroidismo consiste nella somministrazione di Tiroxina ( T4 ) per os, a digiuno.

La maggior parte dei pazienti richiede dosi tra 75 e 150 microg qd ( una volta al giorno ).

I pazienti anziani richiedono di norma una dose ridotta di Tiroxina.

I pazienti affetti da cardiopatia dovrebbero iniziare con bassi dosaggi ( 25 microg qd ) ed essere attentamente monitorati per la possibile esacerbazione dei sintomi cardiologici.

L?obiettivo del trattamento nell?ipotiroidismo primario ? il mantenimento del TSH entro il normale range.

Il dosaggio di Tiroxina dovrebbe essere aggiustato con aumenti di 12-25 microg ad intervalli di 6-8 settimane fino a valori normali del TSH plasmatico.

Un trattamento eccessivo con Tiroxina ? evidenziato da valori plasmatici di TSH inferiori al normale range.
La Tiroxina data in eccesso aumenta il rischio di osteoporosi e di fibrillazione atriale.

Nell?ipotiroidismo secondario l?obiettivo della terapia ? quello di mantenere la tiroxina libera ( FT4 ) plasmatica vicina alla met? del range di riferimento.

Pu? essere necessario aumentare il dosaggio di Tiroxina in caso di malassorbimento a causa di malattia intestinale, oppure durante co-somministrazione di farmaci in gradi di interferire con l?assorbimento della Tiroxina ( es. Colestiramina, Sucralfato, Idrossido di Alluminio, Solfato Ferroso ), o che bloccano la conversione di T4 a T3 ( Amiodarone ).

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Detraibilit? dell?iva per l?auto del medico

Sussiste il diritto al rimborso dell?IVA secondo la Corte di Giustizia Europea.
Per il medico libero professionista l?IVA relativa all?acquisto dell?automobile ? indetraibile ai sensi dell?art. 19-bis-1 del DPR n. 633/1972.
Ma la sentenza della Corte di Giustizia Europea C2285 ha condannato l?Italia, riaprendo ai contribuenti il diritto ad esercitare la detrazione IVA relativa alle automobili.
Il governo per arginare la conseguente riduzione di gettito fiscale ha emanato il Decreto Legge n. 2586, convertito in legge l?8 novembre 2006, che prevede il divieto per il contribuente di ricalcolare autonomamente il diritto spettante e l?obbligo per lo stesso di presentare entro il 15 aprile 2007 istanza di rimborso.
La sentenza della Corte Europea ha una valenza autonoma assoluta e i vincoli comunitari assunti con trattati hanno un valore costituzionale che non pu? essere disatteso da mere esigenze di bilancio nazionale.
Va rilevato che il cittadino dovrebbe essere tutelato anche dallo Statuto del Contribuente approvato con la legge n. 2122000 ed esiste inoltre il diritto di Interpello con cui ? possibile chiedere all?Agenzia delle Entrate chiarimenti su questioni controverse (www.agenziaentrate.it).
In forza dei diritti riconosciuti dalla predetta sentenza, il Contribuente pu? presentare istanza di rimborso per richiedere l?IVA non detratta dal 1 gennaio 2003.

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Un anticorpo ?tiene lontano? il linfoma

MILANO – Si era gi? dimostrato efficace contro le recidive del linfoma non Hodgkin, ma ora lo Zevalin (ibritumomab tiuxetano), si afferma come valido strumento di cura anche contro una delle forme pi? aggressive di questa patologia, il linfoma di tipo follicolare, che colpisce soprattutto persone intorno ai 60 anni e che ? particolarmente subdolo, perch? progredisce velocemente senza mostrare sintomi per molto tempo. Lo Zevalin ? un anticorpo monoclonale arricchito di ittrio-90, un radioisotopo che guida il farmaco solo sulle cellule neoplastiche, risparmiando quelle sane. Si tratta, come dicevamo, di un medicinale gi? in uso dal 2004 per le ricadute di questa forma di tumore del sistema linfatico, che ora per? ha dato esiti notevoli come terapia di consolidamento, ovvero quella somministrata ai pazienti al termine delle cure tradizionali, con l?intento di aiutare a prolungarne nel tempo l?efficacia e potenziare rapidamente i risultati ottenuti.

Secondo i dati dello studio FIT (First-line Indolent Trial) presentati recentemente al meeting dell?American Society of Hematology ad Atlanta (Usa), infatti, la terapia a base di Zevalin fa regredire completamente la malattia in quasi 9 pazienti su 10.
Lo studio, condotto su pi? di 400 malati in 77 centri di dodici Paesi europei e in Canada, ha permesso di verificare l?efficacia e la sicurezza del trattamento in pazienti con linfoma follicolare non-Hodgkin in stadio avanzato, che avevano avuto una risposta positiva al trattamento standard: la chemioterapia a base di fluradabina e clorambucile, seguita da rituximab. Dopo aver seguito i pazienti per quasi tre anni, oggi i ricercatori non hanno dubbi: la radio-immuno-chemioterapia con Zevalin, dopo la chemio tradizionale, funziona.
Spiega Mario Petrini, direttore della clinica di ematologia dell?azienda ospedaliera universitaria di Pisa e coordinatore italiano dello studio: ?Si ? rivelata un?ottima terapia di consolidamento, pi? efficace del solo rituximab e pi? semplice dell?auto-trapianto che si eseguiva fino ad ora. In totale, l?87 per cento dei pazienti ha ottenuto una remissione completa del tumore. Abbiamo anche registrato un prolungamento del periodo libero da malattia, che ? passato da pochi mesi a circa due anni?. In particolare, il 77 per cento dei partecipanti che dopo la sola chemioterapia avevano avuto una remissione parziale, dopo il trattamento con Zevalin hanno raggiunto la remissione completa.
La tossicit? del farmaco, poi, ? risultata bassa e i risultati sono stati soddisfacenti anche in termini di qualit? di vita, perch? Zevalin viene somministrato via flebo in un?unica seduta, con buona tolleranza da parte dei pazienti.

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Ecografie, la qualit? dell’operatore fa la differenza

Un miglioramento della qualit? delle procedure ecografiche potrebbe portare a una diminuzione significativa del numero di interventi chirurgici inutili su donne con sospetto tumore ovarico. Lo sostiene uno studio apparso su The Lancet Oncology.

Numerosi studi hanno dimostrato che un?ecografia ginecologica effettuata da operatori esperti pu? distinguere tra masse annessiali benigne e maligne con un’accuratezza del 95 per cento. Ma le procedure di routine hanno performance decisamente peggiori per colpa dell?inesperienza degli operatori. I ricercatori del Guy?s and St. Thomas? Hospital di Londra coordinati da Joseph Yazbek hanno randomizzato 77 pazienti con sospetto tumore ovarico a ecografie effettuate da operatori esperti e 73 a operatori ?di routine?. Il numero di operazioni chirurgiche per sospetto tumore ovarico sono risultate pi? numerose del 15 per cento tra le pazienti sottoposte a ecografia ?di routine?. Una diagnosi confermata e definitiva sulla natura della massa annessiale ? avvenuta nel 99 per cento delle pazienti del primo gruppo, mentre ci si ? fermati al 52 per cento delle pazienti nel gruppo di routine.

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L?ecstasy non basta pi?

VALENTINA AVON
La droga non ? solo un problema sociale, ? un mercato fiorente, che non conosce crisi. Con le sue strategie di marketing. ?Il lancio di sostanze differenziate ? una costante. Come per ogni mercato a forte concorrenza, c?? la continua ricerca di prodotti nuovi?: Giovanni Serpelloni, che dirige il dipartimento dipendenze di Verona, non ? sorpreso dalle evoluzioni della chimica e del mercato degli stupefacenti. Sostanze da fumare, inalare, inghiottire, a volte iniettarsi, con nomi esotici e sigle misteriose: khat, ketamina, shaboo, crystal meth, ice, Ghb, Bzp, mCCP.

Alcune sono droghe cosiddette etniche, legate a tradizioni e costumi di Paesi lontani, altre sono frutto di sapienza chimica. Le une e le altre circolano sempre pi? anche nel mercato italiano, come segnala l?ultima relazione della Direzione centrale dei servizi antidroga del ministero dell?Interno, riferita all?anno appena concluso, sui sequestri da parte delle forze dell?ordine. Che registra un aumento del 500 per cento. E dove si specifica: ?Si ritiene peraltro che l?offerta di queste sostanze sia maggiore di quanto non dicano i sequestri?. Che avvengono soprattutto nel Nord Italia. Con un aumento stimato del 6 per cento di consumatori. Allucinazioni Allucinogeni da laboratorio, amfetamine e metamfetamine rappresentano la fetta pi? consistente. La ketamina, un anestetico veterinario (non a caso ? chiamata anche ?droga dei cavalli?) a bassi dosaggi scatena sensazioni di morte apparente e dissociazione dal proprio corpo, oltre che fenomeni di allucinazione. Bzp e mCCP condividono il composto originale, la piperazina, una metamfetamina.

Come la metamfetamina pi? famosa, l?mdma (l?ecstasy), sono smerciate in forma di pasticche. Sostanza completamente diversa dall?ecstasy nella composizione, ma chiamata comunemente ?ecstasy liquida? per gli effetti che provoca (? anche nota come ?droga dello stupro?), ? il Ghb, il gamma-idrossibutirato, liquido incolore, inodore, insapore. ? ricavato da due solventi industriali, il gamma-butirolactone (Gbl) e l?1,4 butanediol (Bd), che possono a loro volta essere usati come sostituti dello stesso Gbh. Particolarmente devastanti sono gli effetti dello shaboo, o chrystal meth, o ice, metamfetamina particolarmente pura che ha l?aspetto di frammenti di ghiaccio, che si fumano. ? una droga chimica e etnica, nasce a Manila ed ? diffusa nella comunit? filippina, anche se da qualche anno ha iniziato a passare anche per mani, e bocche, italiane. Non richiede sintesi chimica invece il khat, praticamente una verdura, si mastica per ottenere effetti simili a quelli dell?amfetamina, che viene dall?Africa, soprattutto dalla Somalia. E questi sono solo alcuni esempi, i pi? noti e diffusi, ora anche in Italia, di uno stupefacente panorama, pi? o meno chimico, estremamente mobile. E velenoso. Rave e discoteche Sono sostanze per lo pi? eccitanti, bene si adattano al divertimento, a rave, discoteche o feste private, usate soprattutto dai giovanissimi ma non solo, come per tutti gli stupefacenti il consumo ? sempre pi? trasversale a classi sociali e di et?. Raimondo Pavarin ? a capo dell?Osservatorio dipendenze di Bologna, capofila di uno studio nazionale su percezione, comportamenti, sostanze, promosso da diversi soggetti, pubblici e privati. Conclusa una prima fase di duemila interviste fatte in luoghi diversi, ancora in via di elaborazione, ha raccolto gli intervistatori in un focus group, da cui ? emerso che se oltre la met? degli intervistati fa uso di cannabinoidi, praticamente tutti fanno uso di alcol, e sempre frequente ? l?abitudine alla poliassunzione, soprattutto fra i cocainomani, quelli che Pavarin chiama ?sperimentatori? rappresentano una piccola percentuale. Ma ad alto rischio: ?Dovendo fare una classifica, il livello di pericolosit? di queste sostanze ? molto alto, superiore alla cocaina e di poco inferiore all?eroina. In merito alle motivazioni, si vede come se chi si fa le canne ha obiettivi di socializzazione, e chi usa eroina dice di farlo ?perch? ? buona?, chi assume queste sostanze chimiche e allucinogene lo fa per provare altri stati di coscienza. Va detto per? che la loro diffusione ? anche un effetto di mercato?.

Con obiettivi precisi: ?Il vero bene rifugio, quello che nella economia legale potrebbe essere il mattone, nel mercato degli stupefacenti ? l?eroina, il cui uso non a caso sta nuovamente aumentando?. Non ? certo la prima volta che Riccardo Gatti, che dirige il dipartimento dipendenze di Milano, lancia l?allarme: ?C?? attenzione per queste sostanze, etniche o chimiche, perch? sono relativamente nuove, ma bisogna fare attenzione a non farsi distrarre dalle vere emergenze, che restano eroina e cocaina?. Poco importa che non siano solo le grandi organizzazioni criminali a occuparsi dello smercio, spesso legato al ?fai da te? degli stessi consumatori. ?Sono cavalli di troia – rincara Serpelloni – droghe sperimentali di passaggio, con un ciclo di vita breve, ma con un importante ruolo di richiamo per poi dirottare i consumatori sui soliti stupefacenti, soprattutto l?eroina. Che ? anche il grande sedativo, in grado di compensare gli effetti di sovreccitazione dovuti al consumo di queste sostanze. Con le quali il problema non ? la dipendenza, ma la psicosi e i gravi danni neurologici che provocano in chi le assume?. Come in ogni mercato, legale o illegale che sia, l?arrivo delle novit? ha sempre il solito obiettivo: mantenere il trend. E i profitti.

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La notte ? insonne?

Insonnia da cellulare: ? la nuova sindrome, la prima del 2008. Non possiamo fare a meno di usarli, ma per loro il momento ? pessimo. Dopo le ricerche che aumentano i sospetti di un legame tra telefonini e tumori cerebrali e gli allarmi per le pericolose interferenze con gli strumenti di navigazione dei jet, adesso uno studio li mette sotto accusa per una serie di effetti a catena sulla salute, la psiche e l?umore, soprattutto nei bambini e negli adolescenti, il ?target? pi? appetitoso dei produttori.

Dice una ricerca del Karolinska Institute e dell?universit? di Uppsala, in Svezia, insieme con la Wayne State University in Michigan, Usa, che le radiazioni dalle querule scatolette di cui siamo schiavi ritardano e riducono il sonno profondo, causando emicranie e stress. Non soltanto: possono generare anche stati di confusione e di depressione, oltre ai tanti sintomi dell?ADHD, la malattia che continua a diffondersi tra le nuove generazioni e che comprende un mix di iperattivismo, incapacit? di concentrazione e mediocrissime prestazioni cognitive.

Lo studio – sembra incredibile – ? stato finanziato dal ?Mobile Manufacturers Forum?, l?associazione internazionale che raccoglie alcuni dei maggiori marchi di cellulari, che ora minimizza le clamorose scoperte. ?I risultati – ha fatto sapere dopo la pubblicazione sulla rivista del Mit di Boston ?Progress in Electromagnetics Research Symposium? – sono in realt? non conclusivi?. Gli scienziati, per?, la pensano diversamente. Per loro i dati sono chiari e le conclusioni nette.

?Ci sono prove pi? che sufficienti per mostrare che viene influenzato il sonno profondo?, ha dichiarato il team svedese-americano. Le ?cavie? sono stati 35 uomini e 36 donne, di et? tra i 18 e i 45 anni: alcuni sono stati esposti a radiazioni simili a quelle emanate da un telefonino e altri, invece, a ?false? emissioni. Second Bengt Arnetz, che ha coordinato le analisi, ?le evidenze raccolte in laboratorio sono realistiche: suggeriscono che hanno effetti misurabili sul cervello?.

In particolare – ha scritto – le radiazioni possono attivare (o iperattivare) i circuiti legati allo stress, ?rendendo le persone pi? nervose e sveglie, e quindi diminuendo la capacit? di rilassarsi e addormentarsi?.

E? anche significativo che met? degli individui coinvolti nei test si sia dichiarato ?elettrosensitivo?: quando usa il cellulare, si sente fisicamente male, con attacchi di mal di testa e livelli di attenzione in caduta. Le lamentele hanno bisogno di approfondimenti adeguati, ma ? probabile che anche l?elettrosensitivit? entrer? presto nella lista delle grandi sindromi del XXI secolo

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Il 30% dei pazienti con fibrillazione atriale persistente trattati con Amiodaron

Molti tra i pazienti che ricevono terapia antiaritmica a base di Amiodarone sono uomini.
Il rischio a lungo termine di disfunzione tiroidea indotta dall?Amiodarone non ? mai stato analizzato in maniera sistematica e prospettica in questi pazienti.

Lo scopo dello studio, coordinato da Ricercatori del West Los Angeles Veterans Affairs Medical Center a Los Angeles, era di determinare la diffusione delle disfunzioni tiroidee indotte dall?Amiodarone in un?ampia coorte di pazienti di sesso maschile.

Il sottostudio dello studio SAFE-T ha valutato l?Amiodarone ( Cordarone ), Sotalolo ( Sotalex ) e placebo per fibrillazione atriale persistente.
Per gli scopi di questo studio secondario, il gruppo Sotalolo e placebo sono stati riuniti in un gruppo controllo.
Sono stati eseguiti test seriali sulla funzionalit? tiroidea per 1-4.5 anni.
Allo studio hanno preso parte 612 pazienti sui 665 arruolati nello studio SAFE.

Ipotiroidismo subclinico, livello di ormone tireostimolante ( TSH ) compreso tra 4,5 e 10 mU/L, ? stato osservato nel 25,8% dei pazienti trattati con Amiodarone e solo nel 6,6% dei controlli ( P<0,0001 ). Ipotiroidismo conclamato con livelli di TSH maggiori di 10 mU/L, ? stato riscontrato solo nel 5,0% dei pazienti trattati con Amiodarone e solo nello 0,3% dei controlli ( P<0,001 ). Il 93,8% dei pazienti in terapia con Amiodarone che hanno mostrato innalzamento dei valori di TSH sopra 10 mU/L sono stati individuati entro i primi 6 mesi. Si ? verificato un trend verso una maggior proporzione di ipertiroidismo, definita come un livello di TSA inferiore a 0,35 mU/L nel gruppo Amiodarone rispetto al gruppo controllo ( 5,3% vs 2,4%, P=0,07 ). Lo studio ha mostrato l?insorgenza di ipotiroidismo nel 30,8% dei pazienti maschi anziani trattati con Amiodarone e solo nel 6,9% dei controlli.
L?ipotiroidismo si ? manifestato nelle fasi iniziali del trattamento.
Il 5,3% dei pazienti trattati con Amiodarone ha manifestato ipertiroidismo, ma si ? trattato di casi subclinici in tutti i pazienti ad eccezione di uno

Batcher EL et al, Am J Med 2007; 120: 880-885

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