Uno stato proinfiammatorio ? associato ad iperomocisteinemia nell?anziano

Il meccanismo mediante il quale alti livelli plasmatici di omocisteina rappresentino un fattore di rischio per l?aterotrombosi ? completamente sconosciuto.

Uno studio condotto presso l?Universit? di Firenze ha valutato se le alte concentrazioni dei marker infiammatori fossero associate ad iperomocisteinemia, indipendentemente dall?assunzione di vitamina con la dieta, dalle concentrazioni della vitamina, e dai fattori di rischio per la malattia cardiovascolare, in un ampio campione rappresentativo della popolazione generale.

Lo studio ha riguardato 586 uomini e 734 donne, selezionati in modo casuale tra gli abitanti di due piccole citt? vicino a Firenze.

Le concentrazioni di IL-1ra ( interleukin 1 receptor antagonist ) e di IL-6 ( interleukin-6 ) sono risultate significativamente associate alle concentrazioni plasmatiche dell?omocisteina nella popolazione pi? anziana ( > 65 anni ).

Rispetto ai partecipanti nel pi? basso terzile di IL-6, quelli nel pi? alto terzile presentavano un maggior rischio di avere pi? alte concentrazioni di omocisteina ( > 30 micromol/L; odds ratio: 2,6; p = 0,024 ) o nel range intermedio 15 ? 30 micromol/L ( odds ratio: 1,6; p = 0,0014 ).

La condizione sedentaria, l?assunzione di vitamina B-6 e di acido folico e le concentrazioni plasmatiche di folato, vitamina B-12, vitamina B-6 ed alfa-tocoferolo sono risultate correlate in modo indipendente all?omocisteina.

Gori AM et al, Am J Clin Nutr 2005; 82: 335-341

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Ipnosi nella terapia della psoriasi

Secondo P. Shenefelt, Ricercatore presso la divisione di Dermatologia della University of South Florida, l?utilizzo dell? ipnosi pu? favorire il miglioramento di numerose malattie dermatologiche se non addirittura promuoverne le risoluzione.

Tra le malattie della pelle in questione, oltre la psoriasi, nello studio vengono citate anche: acne, alopecia, dermatite atopica, herpes ed orticaria.
L?ipnoterapia inoltre potrebbe ridurre il dolore, il prurito e gli aspetti psicosomatici legati a questo tipo di malattie.

Il meccanismo tramite il quale l?ipnosi produce un miglioramento dei sintomi e delle lesioni cutanee ? compreso solo in parte; l?ipnosi sembra intervenire nella regolazione del flusso sanguigno e di altre funzioni del sistema nervoso autonomo che normalmente non sono sotto il nostro controllo conscio.
Inoltre sembra esserci un?importante implicazione del rilassamento, che accompagna l?ipnosi, nel produrre positive modificazioni nel funzionamento del sistema neuro-ormonale.

Un altro punto fondamentale ? che, in Dermatologia, questo tipo di tecnica pu? essere usato sia per controllare abitudini scomode e ulteriormente lesive come il trattamento che per procurare al paziente un?immediata analgesia di lunga durata.
Riducendo quindi l?entit? dei sintomi quali il dolore ed il prurito, l?ipnosi ridurrebbe anche il carico di ansia al quale il paziente si trova continuamente sottoposto.

Nonostante la casistica sia ancora notevolmente ristretta, lo studio mostra dei risultati positivi riguardanti l?utilizzo dell? ipnosi su pazienti psoriasici.

L?Autore ha riportato un caso di psoriasi che ha mostrato una regressione del 75% ed una totale restitutio ad integrum in un?altro caso , sempre di psoriasi , con durata della malattia di almeno 20 anni; i risultati sono stati ottenuti con l?utilizzo di due diverse tecniche ipnotiche.

Un precedente studio ( Tausk , Withmore , Psychother Psychosom 1999: 495: 1-9 ) aveva gi? dimostrato l?efficacia dell?ipnosi come terapia aggiuntiva nella psoriasi , anche se i miglioramenti pi? consistenti sono stati ottenuti solo in soggetti altamente ipnotizzabili ( secondo la Stanford Hypnotic Susceptibility Scale, Form C o SHSS-C )

L?Autore conclude asserendo che, pur non essendoci ancora dati certi per affermare che l?ipnosi possa diventare la terapia d?elezione in casi del genere, viene comunque dimostrata la sua efficacia come coadiuvante, soprattutto nei casi pi? resistenti e dove vi sia un significante fattore emozionale nello scatenamento della psoriasi stessa.

Affinch? l?ipnosi sia di reale beneficio, il paziente non deve essere n? psicotico, n? soggetto ad intossicazione da sostanze, ma anzi motivato, non resistente e, soprattutto, mediamente o altamente ipnotizzabile ( sempre secondo la SHSS-C ) ; questi sono, assieme all?alto costo, gli attuali svantaggi dell?ipnoterapia applicata alla Dermatologia.

Shenefelt PD , Dermatol Ther 2003 ; 16 : 114-122

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CA vescica, ininfluente ritardo cistectomia

Un ritardo nella cistectomia radicale non peggiora gli esiti dei tumori vescicali. La mancanza di associazione fra intervallo di tre mesi e sopravvivenza dopo la cistectomia suggerisce che l’uso della chemioterapia neoadiuvante in questi pazienti potrebbe non porre alcun rischio aggiuntivo significativo causato dal ritardo necessario nella cistectomia. E’ comunque necessario ricordare che il tasso di risposta alla chemioterapia neoadiuvante ? lontano dal 100 percento, ed alcuni pazienti che non rispondono andranno inevitabilmente incontro a progressione della malattia. I dati del presente studio non supportano in ogni caso ritardi non necessari nel trattamento di tumori vescicali invasivi ad alto rischio. (BJU Intl 2007; 100: 1015-20)

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Ecografia inaccurata, escluso il risarcimento del danno

Bench? la colpa professionale del medico ecografista sia dimostrata dalle risultanze della consulenza tecnica, essendo accertato che l’epoca gestazionale in cui era stata eseguita l’ecografia, posta tra la diciottesima e la ventiduesima settimana era quella in cui sussisteva la pi? elevata possibilit? di accertare eventuali anomalie morfologiche del feto del tipo di quella verificatasi nella specie (completa agenesia della mano sinistra), n? risultavano essersi verificate particolari difficolt? di indagine, quali per esempio l’obesit? della gestante, una ridotta quantit? di liquido amniotico, un’inserzione particolare della placenta, una riduzione dei movimenti fetali, e cos? via.

La domanda della gestante si presenta invece infondata sul piano della prova del danno lamentato: come in pi? di un’occasione evidenziato dalla Cassazione, la prova del danno sotto l’aspetto della impossibilit? di ricorrere alla interruzione della gravidanza ? legata alla dimostrazione della effettiva possibilit? per la madre di accedervi.?Come osservato in giurisprudenza non sono danni che derivano dall’inadempimento del medico quelli che il suo adempimento non avrebbe evitato: una nascita che la madre non avrebbe potuto scegliere di rifiutare; una nascita che non avrebbe in concreto rifiutato; la presenza nel figlio di menomazioni o malformazioni al cui consolidarsi non avrebbe potuto porsi riparo durante la gravidanza in modo che il figlio nascesse sano. (Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net)

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Potenziale rischio di perdita improvvisa dell?udito con gli inibitori della fosf

L?FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato cambiamenti nelle schede tecniche dei farmaci per la disfunzione erettile nella classe che comprende Cialis ( Tadalafil ), Levitra ( Vardenafil ) e Viagra ( Sildenafil ), riguardo al potenziale rischio di improvvisa perdita dell?udito.

Inoltre, l?FDA ha richiesto gli stessi cambiamenti alla scheda tecnica di Revatio ( Sildenafil ).
Revatio trova impiego nel trattamento dell?ipertensione polmonare.

L?FDA ? stata indotta ad intervenire dopo che un piccolo numero di pazienti che avevano assunto gli inibitori della fosfodiesterasi-5 ( PDE-5 ) hanno riportato improvvisa perdita dell?udito, talvolta accompagnata da suoni nell?orecchio e da capogiri.

I pazienti che assumono Cialis, Levitra o Viagra e che vanno incontro ad improvvisa perdita dell?udito dovrebbero interrompere immediatamente l?assunzione del farmaco.

I pazienti che stanno impiegando Revatio dovrebbero continuare a prendere il farmaco, ma dovrebbero consultare il proprio medico curante.
La non sospensione del farmaco ? giustificata dalla gravit? dell?ipertensione polmonare, una condizione minacciante la vita.

Nell?aprile 2007, ? stato riportato sul Journal of Laryngology & Otology il caso di un uomo che stava assumendo Viagra e che ha perso improvvisamente l?udito. Ad oggi sono 29 le segnalazioni postmarketing di improvvisa perdita dell?udito, con o senza suoni nelle orecchie, vertigini o capogiri.
Nella maggior parte di casi, la perdita dell?udito interessa un solo orecchio, ed ? parziale o completa.
In un terzo dei pazienti, l?evento ? temporaneo.

Sebbene nessuna relazione causale sia stata dimostrata, la forte associazione tra l?impiego degli inibitori PDE-5 e l?improvvisa perdita dell?udito, ha indotto l?FDA ad intervenire.

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La resistenza all?insulina ? associata a steatosi nei pazienti non diabetici con

Ricercatori dell?Universit? di Palermo hanno valutato i fattori associati alla steatosi epatica nell?epatite C cronica, genotipo 1, e l?impatto del grasso epatico sullo sviluppo di fibrosi e sulla risposta all?Interferone.

Un totale di 291 pazienti non diabetici con epatite C cronica, genotipo 1, sono stati sottoposti ad esame per la presenza di steatosi.
E? stata anche ricercata una correlazione con i dati clinici, virologici e biochimici, tra cui la resistenza all?insulina.

La resistenza all?insulina ? stata valutata mediante il punteggio HOMA ( homeostatis model assessment ).

La steatosi era classificata come, lieve ( 1-20% di epatociti coinvolti ), moderata ( 21-40% di epatociti coinvolti ) e grave ( > 40% di epatociti coinvolti ).

La steatosi ? risultata lieve nel 37.8% dei soggetti e moderata-grave nel 18.9%.

All?analisi di regressione logistica, la steatosi moderata-grave era indipendentemente associata al sesso femminile ( odds ratio, OR = 2.74 ), agli alti livelli di gamma-glutamiltransferasi ( gamma-GT; OR = 1.52 ) e punteggio HOMA ( OR = 1.076 ).

Sempre all?analisi di regressione logistica, la steatosi moderata-grave ( OR = 2.78 ) e la conta piastrinica ( OR = 0.97 ) erano predittori indipendenti di fibrosi in fase avanzata.

I pazienti con steatosi moderata-grave presentavano un odds ratio di 0.52 per la risposta virologica sostenuta rispetto ai pazienti con steatosi lieve/assente.

I dati dello studio hanno mostrato che nei pazienti europei non diabetici con epatite C, genotipo 1, a basso rischio per la sindrome metabolica, la prevalenza di steatosi era approssimativamente del 60%.

La resistenza all?insulina ? un fattore di rischio per la steatosi moderata-grave, specialmente negli uomini.

La steatosi moderata-grave ha rilevanza clinica essendo associata a fibrosi in fase avanzata e ad iporesponsivit? alla terapia antivirale.

Camma C et al, Hepatology 2006; 46: 64-71

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Alta incidenza di steatosi epatica nei pazienti con confezione HIV-HCV

E? stata valutata la prevalenza e la gravit? della steatosi e delle possibili interazioni tra steatosi, fattori dell?ospite, fattori virali e trattamento dell?infezione da virus HIV ( virus dell?immunodeficienza umana ) nei pazienti con co-infezione HIV-HCV ( virus dell?epatite C ).

La steatosi ? stata valutata tra 395 pazienti coinfettati HIV-HCV che sono stati arruolati nello studio ANRS HCO2-Ribavic e per i quali erano disponibili i dati istologici.

La steatosi ? stata classificata nel seguente modo: 0; 1 ( epatociti contenenti grasso: < 30% ); 2 ( epatociti contenenti grasso: 20-70% ); 3 ( Epatociti contenenti grasso: > 70% ).

La steatosi era presente nel 61% ( n = 241 ) dei pazienti, dei quali il 38% ( n = 149 ) con grado 1, il 16% ( n = 64 ) con grado 2, e il 7% ( n = 28 ) con grado 3.

All?analisi multivariata, 5 fattori di rischio indipendenti erano associati alla steatosi: genotipo 3 di HCV ( odds ratio, OR = 3.02; p < 0.0001 ), punteggio medio METAVIR per la fibrosi ( OR = 1.43; p = 0.0053 ), l?indice di massa corporea ( BMI ) ( OR = 1.13; p = 0.0013 ), carico virale HCV ( OR = 1.65; p = 0.0012 ) e ferritina ( OR = 1.13; p < 0.0003 ). Nei pazienti con genotipo 3 di HCV, i fattori indipendenti associati alla steatosi sono stati l?indice di massa corporea ed il carico virale di HCV, mentre nei pazienti con infezione da genotipo 1 di HCV erano: il punteggio medio di METAVIR per la fibrosi, l?indice di massa corporea e la ferritina. I dati dello studio hanno dimostrato che la steatosi ? particolarmente frequente nei pazienti co-infettati con HIV-HCV. Bani-Sadr F et al, AIDS 2006; 20: 525-531

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Tra gli uomini d?et? superiore ai 30 anni, 1 su 4 presenta bassi livelli di test

Uno studio ha mostrato che 1 uomo su 4, d?et? superiore ai 30 anni, presenta bassi livelli di testosterone, ma solo 1 su 20 manifesta sintomi clinici, associati a tale deficienza.

I bassi livelli di testosterone sono definiti come 300 ng/dl di testosterone totale e meno di 5 ng/dl di testosterone libero.

I bassi livelli di testosterone possono indicare una deficienza di androgeni qualora essi si associno ad un ridotto desiderio sessuale, alla disfunzione erettile,all?osteoporosi.
Inoltre la deficienza di androgeni ? associata a disturbi del sonno, umore depresso, letargia, e ridotta performance fisica.

Ricercatori del New England Research Institute hanno analizzato i dati di 15.000 uomini, arruolati nel Boston Area Community Health Survey.

Quasi il 24% degli uomini del campione esaminato presentava bassi livelli di testosterone totale, e l?11% aveva bassi livelli di testosterone libero.

Il 5,6% degli uomini in questo studio presentava una deficienza androgenica, con una maggiore incidenza per gli uomini pi? anziani ( oltre i 70 anni ).

Su questa base, i Ricercatori hanno stimato che nel 2025 negli Stati Uniti, 6.5 milioni di americani tra i 30 ed i 79 anni presenter? deficienza androgenica sintomatica, con un aumento del 38% rispetto al 2000.

Fonte: Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2007

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L?iperuricemia ? associata a sviluppo di ipertensione negli uomini senza sindrom

Ricercatori dell?University of Pittsburgh hanno studiato il rischio di sviluppare ipertensione durante un periodo osservazionale di 6 anni, negli uomini normotesi con iperuricemia ( acido urico plasmatico > 7mg/dl ), ma senza diabete/intolleranza al glucosio o sindrome metabolica.

Sono stati analizzati i dati riguardanti i soggetti di sesso maschile senza sindrome metabolica o ipertensione, al basale, dello studio Multiple Risk Factor Intervention Trial.

Queste persone ( n = 3073 ), di et? compresa tra 35 e 57 anni, sono state seguite, in media, per 6 anni.

Gli uomini normotesi con iperuricemia, al basale, hanno presentato un 80% di eccesso di rischio per l?ipertensione ( hazard ratio, HR = 1.81 ), rispetto ai soggetti con normali livelli di acido urico.

Ciascuna unit? di incremento dell?acido urico plasmatico era associata ad un aumento del 9% del rischio di ipertensione ( HR = 1.09 ).

Lo studio ha dimostrato esiste una relazione tra iperuricemia e rischio di ipertensione tra gli uomini normotesi di mezza et? senza diabete/intolleranza al glucosio o sindrome metabolica.

Krishnan E et al, Hypertension 2007; 49: 298-303

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Modesto effetto dell?assunzione di Magnesio con la dieta sullo sviluppo di ipert

Ricercatori del Brigham and Women?s Hospital e Harvard Medical School a Boston hanno verificato l?ipotesi che l?assunzione di Magnesio pu? essere di beneficio nella prevenzione primaria dell?ipertensione.

L?analisi ha riguardato 28.349 soggetti di sesso femminile, di et? uguale o superiore ai 45 anni, partecipanti allo studio WHS ( Women?s Health Study ), che inizialmente presentavano una normale pressione sanguigna ( pressione sistolica inferiore a 140mmHg, pressione diastolica inferiore a 90mmHg ), nessuna storia di ipertensione o di utilizzo di farmaci antipertensivi.

L?assunzione di Magnesio ? risultata inversamente associata al rischio di sviluppare ipertensione.
Infatti, le donne nel pi? alto quintile ( valore mediano: 434mg/die ) hanno presentato un ridotto rischio di ipertensione ( rischio relativo: 0.87; p per trend < 0.0001 ) rispetto alle donne nel pi? basso quintile ( valore mediano: 256mg/die ). Questa associazione inversa si ? attenuata, ma ? rimasta significativa dopo aggiustamento per fattori di rischio noti. I risultati dello studio hanno mostrato che l?assunzione del Magnesio con la dieta pu? avere un modesto effetto sullo sviluppo di ipertensione nelle donne. Song Y et al, Am J Cardiol 2006; 98: 116-1621

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