Studi clinici randomizzati di breve periodo hanno indicato che i supplementi dietetici di Acidi Grassi polinsaturi Omega-3 ( PFA ) abbassano la pressione sanguigna nelle persone con ipertensione, ma la dimensione dell?effetto nei soggetti non-ipertesi ? piccola e non significativa.
Lo studio INTERMAP ( International Study of Macro- and Micro-nutrients and Blood Pressure ) ha valutato l?effetto degli Acidi Grassi Omega-3 sulla pressione sanguigna nella popolazione generale.
Lo studio epidemiologico INTERMAP ha riguardato 4.680 soggetti di et? compresa tra 40 e 59 anni.
E? stata osservata una relazione inversa tra gli Acidi Grassi Omega-3 totali, assunti con la dieta, e la pressione sanguigna, comprendendo persone non-ipertese.
Secondo gli Autori, gli Acidi Grassi polinsaturi Omega-3 possono contribuire alla prevenzione e al controllo dei livelli pressori alterati.
I pazienti con morbo di Hodgkin allo stadio precoce vanno incontro ad esiti migliori quando la chemioterapia ? seguita da radioterapia del campo interessato piuttosto che dalla radioterapia nodale subtotale, il che si applica a pazienti con caratteristiche favorevoli e non. La chemioterapia inoltre dovrebbe essere limitata a quattro cicli per minimizzare gli effetti collaterali del trattamento. Ultimamente il regime chemioterapico ? anche stato variato per evitare il rischio a lungo termine di sviluppo di altri tumori, e con l’avvento di una tecnica d’immagine metabolica sensibile come la PET-FDG per seguire la risposta al trattamento, ad alcuni pazienti ? possibile anche risparmiare chemioterapie o radioterapie prolungate. (N Engl J Med 2007; 357: 1916-27 e 1968-71)
Radioterapia e chemioterapia per tumori testicolari sono connesse a un aumento del rischio di seconde neoplasie maligne e di malattie cardiovascolari nei sopravvissuti.? Nel presente studio ? stato osservato che il monitoraggio dei pazienti trattati con chemioterapia per questi tumori ? relativamente breve, con una media di 13 anni, ma gli effetti collaterali oncologici e cardiovascolari del trattamento potrebbero intervenire anche 25 anni dopo la diagnosi, e gli studi futuri dovrebbero tenerne conto.? Uno studio internazionale sarebbe preferibile per assicurare un numero sufficiente di pazienti e la variabilit? del trattamento, e sarebbe utile se tale studio potesse esaminare anche altri tipi di effetto collaterale.?
Il trattamento con PTH ricombinante ? associato a un aumento dell’escrezione urinaria del calcio, anche se tale cambiamento probabilmente non ? significativo.? I livelli di calcio nel siero aumentano transitoriamente dopo la somministrazione di questo farmaco, ma gli effetti sulla sua escrezione con le urine erano finora ignoti.? La prudenza consiglierebbe un attento monitoraggio dei livelli di calcio nelle urine per alcuni particolari pazienti, come quelli con un’anamnesi di urolitiasi, ma i risultati del presente studio suggeriscono che il monitoraggio del calcio nelle urine non ? necessario per tutti i pazienti che ricevono PTH ricombinante.?
Uno studio ha esaminato la relazione tra pressione pulsatoria e fibrillazione atriale.
Allo studio hanno preso parte 5.331 partecipanti del Framingham Heart Study, di 35 anni di et? o superiore ( et? media 57 anni; il 55% donne ), che al basale non soffrivano di fibrillazione atriale.
Durante un periodo di follow-up di 12 anni ( valore mediano ) la fibrillazione atriale si ? sviluppata nel 13.1% dei partecipanti ( n = 698 ).
L?incidenza di fibrillazione atriale a 20 anni ? stata del 5.6% per la pressione pulsatoria di 40mmHg o meno ( 25? percentile ) e del 23.3% per la pressione pulsatoria superiore a 61mmHg ( 75? percentile ).
Dopo aggiustamenti, la pressione pulsatoria ? risultata associata ad un aumento del rischio di fibrillazione atriale ( hazard ratio aggiustato, HR = 1.26 per 20mmHg di incremento; p < 0.001 ).
Al contrario, la pressione arteriosa media non era correlata alla fibrillazione atriale ( HR aggiustato = 0.96 per 10mmHg di incremento; p = 0.39 ).
La pressione sistolica era correlata alla fibrillazione atriale ( HR =1.14 per incrementi di 20mmHg; p = 0.006 ); l?aggiunta della pressione diastolica ha migliorato la capacit? predittiva del modello.
Lo studio ha mostrato che la pressione pulsatoria ? un importante fattore di rischio per la fibrillazione atriale in un campione basato sulla comunit?. Rimane da chiarire se gli interventi che riducono la pressione pulsatoria siano in grado di ridurre l?insorgenza della fibrillazione atriale.
L?Amiodarone ( Cordarone ) ? un farmaco antiaritmico di classe III, che trova impiego nelle aritmie ventricolari e nella tachicardia sopraventricolare parossistica ( TPSV ).
Il farmaco ? associato a numerosi gravi eventi avversi, tra questi: tossicit? polmonare, epatossicit?, aggravamento dell?aritmia, malattie della tiroide.
Ricercatori del National Taiwan University Hospital hanno segnalato il caso di una donna di 66 anni con pancreatite acuta. I sintomi e l?aumento degli enzimi pancreatici non hanno risposto al trattamento medico convenzionale, per 18 giorni, di pancreatite.
La donna non presentava nessun fattore di rischio per la pancreatite, calcolosi biliare, ipertrigliceridemia e consumo di alcol.
I medici hanno sostituito l?Amiodarone con il Propafenone ( Rytmonorm ).
E? stata osservata una riduzione dei sintomi e diminuzione dei livelli plasmatici delle lipasi.
Tre mesi dopo la dimissione ospedaliera, il dolore addominale ? scomparso.
La pancreatite ? un evento avverso molto raro associato all?impiego dell?Amiodarone; solo 4 casi di pancreatite indotta dall?Amiodarone sono stati riportati in letteratura.
Chen YY et al, World J Gastroenterol 2007; 13: 975-977
I bifosfonati sono inibitori dell?assorbimento osseo osteoclastico e trovano impiego nel trattamento dei disordini scheletrici come l?osteoporosi, la malattia di Paget, la malattia ossea metastatica, il mieloma multiplo e l?ipercalcemia nei pazienti con tumore metastatico.
I bifosfonati sono risultati associati ad osteonecrosi della mandibola.
Secondo i Ricercatori dell?Ospedale Universitario di Madrid, l?osteonecrosi della mandibola pu? essere attribuita al fatto che le ossa della mandibola presentano un turnover osseo pi? rapido ed inoltre sono a diretto contatto con l?ambiente settico. E? stato dimostrato che i prodotti batterici aumentano il riassorbimento osseo e riducono la formazione ossea.
L?osteonecrosi della mandibola pu? rimanere asintomatica per settimane o mesi ed essere riconosciuta solo per la presenza di osso esposto nella cavit? orale.
Prima che l?oncologo prescriva i bifosfonati, il paziente deve essere esaminato da un dentista. Qualora si ravvisi la necessit? di procedure dentali invasive ( es. rimozione di un dente, terapia canalare, ed intervento chirurgico al periodonto ), la terapia con bifosfonati deve essere ritardata di almeno un mese e deve essere instaurato un trattamento con antibiotici a base di Penicillina ( qualora il soggetto sia allergico alla Penicillina, dovrebbe essere impiegata la terapia di combinazione con chinoloni e Metrodinazolo, perch? la sola Clindamicina non debella Actinomycetes e Eikenella conodens, microrganismi che frequentemente colonizzano l?osso esposto.
Nei pazienti con osteonecrosi della mandibola accertata, pu? risultare di beneficio associare gli antibiotici all?intervento chirurgico di rimozione del tessuto devitalizzato. L?obiettivo del trattamento ? quello di prevenire un?infezione secondaria nei tessuti molli ed un?osteomielite. E? importante mantenere una buona igiene dentale, facendo anche uso di colluttori a base di Cloroexidina.
L?interruzione della terapia con bifosfonati al comparire dell?osteonecrosi della mandibola ? tema controverso.
Per la sua struttura molecolare ( analoga a quella dei pirofosfati ), i bifosfonati si accumulano nella matrice ossea, pertanto permangono nell?organismo per molto tempo. La sospensione della somministrazione dei bifosfonati potrebbe produrre conseguenze peggiori, ad esempio l?ipercalcemia associata ai tumori o complicanze scheletriche nel tumore metastatico.
Heras Rincon I et al, Med Oral Patol Oral Y Cir Bucal 2007; 12: E267-271
L’obesit? potrebbe distorcere i risultati del test per il tumore della prostata. E’ quanto emerge da uno studio, pubblicato su Jama, che ha coinvolto oltre 14000 pazienti. I pazienti obesi, infatti, spiegano i ricercatori, hanno pi? sangue, sicch? la concentrazione dell’antigene, marker della malattia oncologica, potrebbe risultare inferiore. Si spiegherebbe cos?, perch? i soggetti obesi sembrano avere tumori particolarmente aggressivi, visto che inizialmente la malattia potrebbe essere trascurata. Un’ulteriore conferma, spiegano i ricercatori, della non assoluta affidabilit? del test del PSA. Nei casi pi? estremi i soggetti pi? obesi arrivano ad avere una concentrazione di PSA fino al 21% inferiore rispetto agli uomini di peso normale.
Sono stati sviluppati diversi approcci per prevenire la nefropatia indotta dal mezzo di contrasto ( CIN ).
Uno studio ha valutato l?efficacia del Bicarbonato di sodio rispetto ad altri 2 regimi, comprendenti la combinazione di N-Acetilcisteina ( NAC ) e Cloruro di sodio, ed il solo Cloruro di sodio, nel prevenire la nefropatia da contrasto nei pazienti sottoposti a procedure cardiovascolari.
Sono stati arruolati 264 pazienti che al basale presentavano un livello di creatinina > 1,2 mg/dl. I pazienti sono stati assegnati ad 1 dei 3 regimi profilattici: infusione di Sodio bicarbonato, Cloruro di sodio, Cloruro di sodio ed Acetilcisteina ( 600 mg bid ).
La nefropatia da mezzi di contrasto ? stata definita come un aumento del livello plasmatico di creatinina superiore del 25% o di 0,5 mg/dl dopo 48 ore.
Non c?erano significative differenze tra i gruppi riguardo alle propriet? demografiche al basale e ai fattori di rischio per la nefropatia.
L?incidenza di nefropatia da mezzi di contrasto ? risultata significativamente minore nel gruppo Carbonato di sodio ( 4,5% ) rispetto al solo Cloruro di sodio ( 13,6%; P=0,0036 ), e tendeva ad essere pi? bassa nel gruppo di combinazione comprendente l?Acetilcisteina ( 12,5%; P=0,059 ).
I dati dello studio hanno mostrato che il Bicarbonato di sodio fornisce una migliore protezione nei confronti della nefropatia da contrasto rispetto al Cloruro di sodio.
La terapia di combinazione, Acetilcisteina e Cloruro di sodio, non offre benefici aggiuntivi rispetto all?idratazione con solo Cloruro di sodio.
Ricercatori inglesi hanno condotto uno studio per stabilire il ruolo di Gabapentin ( Neurontin ) e Nortriptilina ( Noritren ) nel trattamento dell?orchialgia cronica.
Un totale di 26 pazienti con orchialgia cronica sono stati sottoposti ad esame da un team multispecialistico in una clinica per il dolore cronico.
Prima di iniziare il trattamento con Gabapentin o Nortriptilina ? stato compilato un questionario sul dolore. I pazienti sono stati rivisti dopo 3 mesi ed ? stato compilato un altro questionario. ? stata considerata come un successo una riduzione del dolore pari al 50%.
I dati completi erano disponibili per 19 pazienti.
Il 61,5% dei pazienti cha aveva iniziato il trattamento con Gabapentin ed il 66,6% dei quelli che avevano iniziato il trattamento con Nortriptilina, hanno mostrato un miglioramento del dolore superiore al 50%.
Nessuno dei pazienti con dolore testicolare post-vasectomia ha presentato un miglioramento del dolore superiore al 50%.
Comunque, l?80% dei pazienti con orchialgia cronica idiopatica ha mostrato un miglioramento del dolore maggiore del 50%.
Nonostante le piccole dimensioni dello studio, sembra che Gabapentin e Nortriptilina siano efficaci nel trattamento del dolore prodotto dall?orchialgia cronica idiopatica, ma non in quello post-vasectomia.