La Desmopressina ha dimostrato, in studi di breve durata, di essere efficace nel trattamento della nocturia, enuresi notturna.
Lo studio ha valutato l?effetto della Desmopressina nel lungo periodo.
I pazienti sono stati trattati per 10-12 mesi con il dosaggio ottimale della Desmopressina ( 0,1, 0,2 o 0,4 mg ) per os al momento di andare a dormire. I pazienti sono poi stati seguiti per un ulteriore mese senza assumere farmaci.
Il numero medio di evacuazioni notturne si ? ridotto ( quasi dimezzato ) nei maschi e nelle femmine nel corso dello studio. Dopo la cessazione del trattamento il numero di evacuazioni ? aumentato.
Dal basale a 12 mesi, la durata media del primo periodo di sonno ? gradualmente aumentata sia nei maschi, passando da 157 a 288 minuti, che nelle femmine, da 142 a 310 minuti.
Durante il periodo di follow-up ( osservazione ) la durata media del primo periodo di sonno si ? ridotta.
La Desmopressina ? risultata ben tollerata con poche sospensioni del trattamento a causa delle reazioni avverse ( 14% maschi, 10% femmine ).
La maggior parte degli effetti indesiderati ? risultata lieve ( 44% ), o moderata ( 44% ).
Quattro pazienti maschi hanno sperimentato gravi reazioni avverse: capogiri in uno, scompenso cardiaco, cefalea e vomito in due, dolore toracico ed ipertensione in uno.
Una donna ha presentato 4 gravi reazioni avverse: iponatriemia, cefalea, nausea e vertigini.
Due pazienti hanno presentato iponatriemia clinicamente significativa.
Studi hanno dimostrato che la Finasteride ( Proscar ) riduce i livelli di PSA ( Prostate Specific Antigen ) di circa il 50% durante i primi 12 mesi di impiego.
Ricercatori della Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle hanno stimato gli effetti nel lungo periodo della Finasteride sui livelli di PSA negli uomini con e senza un tumore della prostata, al termine dello studio.
Sono stati analizzati i PSA seriali tra i partecipanti al Prostate Cancer Prevention Trial, sottoposti, al termine dello studio, a biopsia ( 928 con tumore e 8.620 con biopsia negativa ) o una diagnosi di tumore prostatico ( n = 671 ).
Nei soggetti senza tumore al termine dello studio, i livelli di PSA sono aumentati annualmente del 6% ( placebo ) e del 7% ( Finasteride ).
Tra coloro che hanno avuto una diagnosi di tumore della prostata, i livelli di PSA sono aumentati annualmente dell?11% ( placebo ) e del 15% ( Finasteride ) prima della diagnosi.
I soggetti con malattia tumorale ad alto grado ( Gleason 7 o superiore ) presentavano pi? alti aumenti di PSA rispetto ai soggetti con malattia a basso grado ( p < 0.001 ).
L?alfuzosina 10 mg somministrata per due anni si ? dimostrata efficace nel miglioramento del sintomo alle basse vie urinarie e della qualit? di vita; ? ben tollerata rispetto al rischio cardiovascolare, includendo anche gli anziani ed i soggetti che necessitano terapie antiipertensive. I disturbi eiaculatori sono poco comuni. L?alfuzosina pu? persino migliorare alcuni aspetti della funzione sessuale, quali la libido, l?erezione, l?eiaculazione e la soddisfazione della vita sessuale.
L?obiettivo era di dimostrare l?efficacia e sicurezza del trattamento per 2 anni con alfuzosina, un antagonista selettivo dell?adrenorecettore a1, nell?uomo con sintomatologia del basso tratto urinario (LUTS) indice di BPH, nella ?pratica quotidiana?. 839 soggetti maschi europei con LUTS (et? media 67.3 anni) sono stati arruolati da medici generici in uno studio aperto durato 2 anni e sono stati trattati con alfuzosina 10 mg in monosomministrazione giornaliera. E? stato chiesto loro di compilare il questionario internazionale di valutazione del sintomo prostatico (IPSS), con l?appendice di otto domande (senso di fastidio), ed in relazione alle cinque aree (libido, erezione, eiaculazione, libido, valutazione del problema, e soddisfazione complessiva) del Brief Male Sexual Function Inventory (BSFI). I risultati sono stati analizzati all? endpoint sulla popolazione intent-to-treat. All? endpoint l? IPSS totala migliorava di 7 punti (-38.5%) dal valore basale (P < 0.001) con 76.9% e 49.7% di uomini che avevano un miglioramento di = 3 punti e > 6 punti , rispettivamente. C?erano anche significativi miglioramenti nella nocturia (-0.9, -30%; P < 0.001) e altri punteggio di fastidio (-1.8, -43%; P < 0.001) rispetto al basale. La maggior parte dei pazienti (56%) percepiva un sollievo dei sintomi entro le prime due settimane di trattamento. Tutte le aree BSFI miglioravano in modo significativo rispetto al basale (P < 0.05; <0.001 per la soddisfazione complessiva) e questi miglioramenti erano pi? marcati negli uomini con LUTS gravi alla valutazione basale. Alfuzosina 10 mg era ben tollerata; l?evento avverso pi? commune correlato alla vasolidatazione era vertigine/vertigine posturale (3.1%). Disturbi eiaculatori erano poco frequenti (0.3%). Variazioni pressorie erano marginali, anche negli anziani e in coloro che facevano un trattamento antiipertensivo. In conclusione alfuzosina 10 mg somministrata per due anni si ? dimostrata efficace nel miglioramento del sintomo alle basse vie urinarie e della qualit? di vita; ? ben tollerata rispetto al rischio cardiovascolare, includendo anche gli anziani ed i soggetti che necessitano terapie antiipertensive. I disturbi eiaculatori sono poco comuni. L?alfuzosina pu? persino migliorare alcuni aspetti della funzione sessuale, quali la libido, l?erezione, l?eiaculazione e la soddisfazione della vita sessuale
Con l?aumento?dell?et? la prevalenza sia della disfunzione erettile (ED) che dei sintomi alle basse vie urinarie (LUTS), i medici potrebbero essere nella condizione di avere? un approccio comune per gestire simultaneamente queste due patologie altamente prevalenti e fastidiose.
Con l?aumento?dell?et? la prevalenza sia della disfunzione erettile (ED), che dei sintomi alle basse vie urinarie (LUTS), i medici potrebbero essere nella condizione di avere? un approccio comune per gestire simultaneamente queste due patologie altamente prevalenti e fastidiose. Inoltre, le terapie per le due patologie possono influenzarsi l?un l?altro e questo dovrebbe essere chiaramente preso in considerazione quando si deve scegliere il trattamento. La farmacoterapia per l?iperplasia prostatica benigna (BPH)/LUTS pu? causare effetti secondari che toccano la funzione sessuale. Ad esempio, gli inibitori della 5alfa-reduttasi come la finasteride e la dutasteride sono associati con un rischio maggiore di ED, disturbi eiaculatori (EjD) e ridotta libido rispetto al placebo. Tra i bloccanti della alfa1-adrenergici, la tamsulosina ? associata con un aumento del rischio di EjD. Comunque certi bloccanti alfa1-adrenergici possono anche avere un impatto positivo sull?erezione. Questo ? il caso dell?alfuzosina, che ha mostrato di aumentare la funzione erettile nei modelli sperimentali, probabilmente riducendo il tono simpatico e rilassando in tal modo le cellule della muscolatura liscia dei corpi cavernosi. Gli inibitori della fosfodiesterasi 5 (PDE-5) sono comunemente usati pre trattare la ED. C?? una crescente evidenza che questi farmaci potrebbero avere anche un impatto positivo sulla LUTS, probabilmente attraverso la via dell?ossido nitrico che ? un importante mediatore del rilassamento della muscolatura liscia della? vescica e uretrale, e potrebbero modulare il tono della muscolatura liscia prostatica. Quindi i bloccanti Alfa1-adrenergici e gli inibitori della PDE-5 possono avere un impatto positivo sia su ED che LUTS. Sebbene siano necessari studi controllati con placebo per confermare l?impatto di questi farmaci, da soli o in combinazione, sia su ED che LUTS, questi dati rafforzano il bisogno di un approccio comune per gestire queste due patologie molto frequenti e fastidiose.
In pazienti con pregressi di dolore biliare, l?osservazione di una ridotta motilit? della colecisti pu? essere usata per scegliere una strategia attendistica, mentre la persistenza di una sintomatologia biliare unita ad una forte motilit? della colecisti pu? suggerire la necessit? di ricorrere all?intervento chirurgico.
Secondo un report dell? American Journal of Gastroenterology di novembre una maggiore motilit? della colecisti ? un fattore di rischio di dolore biliare in pazienti con calcoli biliari. “Le decisioni sulla migliore strategia terapeutica nella patologia litiasica sono correlate non solo al quadro clinico (presenza di dolore biliare) ma anche alla valutazione della motilit? della colecisti? ha dichiarato Davide Festi della Universit? di Bologna. Festi e colleghi hanno investigato l?influenza della funzione motoria della colecisti sullo sviluppo o? ricorrenza della sintomatologia in 153 pazienti con malattia litiasica non complicata. Gli studi sulla motilit? comprendevano misurazioni seriali con ultrasuoni dei volumi della colecisti a digiuno e post prandiali. La percentuale di svuotamento della colecisti era significativamente maggiore in pazienti con episodi recenti di dolore biliare rispetto a pazienti asintomatici o pazienti con episodi remoti di dolore biliare ed i risultati mostrano che i volumi residui erano anche pi? piccoli in pazienti con dolore biliare recente. I ricercatori hanno rilevato che incrementi dello svuotamento della colecisti nel tempo erano associate allo sviluppo dei sintomi, mentre le riduzioni erano associate alla risoluzione o assenza continuata di sintomi. Nei pazienti sintomatici, una percentuale di svuotamento di circa il 70% era predittiva di ulteriori sintomi. In quelli asintomatici, una percentuale di svuotamento sotto il 55% prediceva una persistente assenza di sintomi. “In tutti i pazienti con calcoli biliari, la valutazione della motilit? della colecisti ? stata eseguita al momento della diagnosi,” ha detto Festi Nei soggetti asintomatici questa valutazione pu? essere eseguita annualmente durante il follow-up, ma in quelli sintomatici dovrebbe essere eseguita pi? spesso; in effetti?i pazienti con pregressi di dolore biliare, l?osservazione di una ridotta motilit? della colecisti pu? essere utilizzata per scegliere una strategia di attesa, mentre la persistenza di una sintomatologia biliare unita ad una forte motilit? della colecisti pu? suggerire la necessit? di ricorrere all?intervento chirurgico.
Il C-peptide migliora la funzionalit? dei nervi sensoriali nei pazienti con diabete di tipo 1 con neuropatia diabetica in fase precoce. Contrariamente all’opinione prevalente, il C-peptide ? infatti un peptide bioattivo che i suoi effetti possono risultare molto importanti nella preservazione della funzionalit? microvascolare: i pazienti con deficit di C-peptide, pertanto, come quelli con diabete di tipo 1, dovrebbero ricevere un’integrazione di C-peptide sin dall’esordio della malattia. Il C-peptide potrebbe essere di beneficio non soltanto per la funzionalit? neurale, ma anche per il trattamento e la prevenzione di altre complicazioni a lungo termine del diabete di tipo 1: dati clinici e preclinici indicano che questa molecola ? utile nel migliorare anomalie sia funzionali che strutturali della nefropatia diabetica in questi pazienti.
Era stato precedentemente osservato che i pazienti con carcinoma squamoso di testa e collo o con leucoplachia laringea presentano una significativa riduzione nei livelli plasmatici di folati. I dati raccolti nel presente studio supportano l’ipotesi secondo cui l’insufficienza di folati sia un fattore di rischio a lungo termine che aumenta nel corso degli anni il tasso di progressione cancerogenica susseguente all’esposizione a cancerogeni ambientali. L’integrazione di folati, da sola o in combinazione con altri agenti chemiopreventivi, pu? ridurre il rischio di progressione in una mucosa gi? geneticamente alterata, e soprattutto nei pazienti con ipofolatemia. Ci? ? importante, soprattutto in quanto la leucoplachia laringea ha la tendenza a recidivare, spesso con progressione istologica e persino trasformazione. (Cancer online 2006, pubblicato il 13/6)
La tossina botulinica pu? dare sollievo a soggetti con mal di schiena Si tratta proprio della stessa sostanza che le donne utilizzano da anni per nascondere i segni dell?invecchiamento iniettandola sulla fronte. Essa riduce le rughe paralizzando i muscoli facciali Nel caso del mal di schiena il razionale ? analogo: “riducendo lo spasmo muscolare nella schiena di un soggetto, i muscoli sono in grado di rilassarsi e si riduce il dolore ? ha detto il Dr. Tanenbaum. Il ricercatore usa un computer per localizzare il muscolo spastico ed inietta la tossina botulinica che impiega qualche giorno per funzionare arrestando la contrazione muscolare. L?uso di questa sostanza non ? ancora approvato dalla FDA nel mal di schiena e il costo ? ancora elevato per i pazienti. Inoltre gli effetti sono temporanei ed occorre ripetere le iniezioni ogni tre mesi
Un nuovo studio condotto da Waseem Amir Bashir, del dipartimento di radiologia ed imaging diagnostica all? University of Alberta Hospital, Canada suggerisce che rimanere in posizione eretta per ore ? lavorando per esempio al computer ? pu? portare a mal di schiena cronico, mentre invece la migliore posizione per la schiena ? sedere con un angolo di 135-gradi piuttosto? che 90 come sono concepite la maggior parte delle sedie da ufficio. Lo studio ? stato presentato all?annual meeting della Radiological Society of North America in Chicago. Utilizzando?l?imaging di risonanza magnetica posizionale (MRI) i ricercatori hanno studiato il modo di sedersi di 22 volontari sani senza precedenti di mal di schiena. L?apparecchio di MRI utilizzato consentiva di muoversi, sedersi e alzarsi durante la prova, mentre le apparecchiature convenzionali MRI costringono il paziente a mantenere una posizione? sdraiata che pu? mascherare certe cause di mal di schiena.?? I?ricercatori esaminavano le posizioni della spina dorsale mentre i partecipanti assumevano tre differenti posizioni sedute: sporgendosi in avanti, stando dritti con un angolo di 90 gradi ed una posizione di relax con la schiena piegata all?indietro di 135 gradi mantenendo i piedi sul pavimento. Quest?ultima posizione risulta la meno stressante per la schiena e pu? ridurre l?incidenza di mal di schiena, ed ? la posizione da raccomandare a chi passa molto tempo seduto utilizzando una sedia che consente di piegarsi all?indietro
I?pazienti trattati chirurgicamente per disco lombare erniato avevano risoluzione pi? completa del dolore alle gambe e maggiore funzionalit? e soddisfazione rispetto a quelli non trattati chirurgicamente nei 10 anni.
L?obiettivo del trial era di? valutare degli esiti, su un periodo di 10 anni, in pazienti con sciatica dovuta ad ernia al disco lombare trattata chirurgicamente o meno.
Si sa poco sul confronto tra esiti di terapia conservativa e chirurgica rispetto all?ernia al disco lombare in pratica clinica
I pazienti arruolati da chirurghi ortopedici, neurochirurghi ed esperti di medicina occupazionale in tutto il Maine hanno fornito i loro dati tramite questionari di follow up che venivano spediti con cadenza regolare per un periodo di dieci anni.
Si partiva da un database di parametri clinici iniziali forniti al medico: le analisi primarie si basavano sul trattamento iniziale ricevuto, chirurgico o meno; le analisi secondarie prendevano in esame gli effettivi trattamenti praticati nell?arco di dieci anni.
Gli esiti includevano sintomi riportati dal paziente di dolori alle gambe o alla schiena, stato funzionale, soddisfazione, attivit? e stadio di compensazione della disabilit?.
Risultati: tra i 507 pazienti arruolati inizialmente, 400 su 477 (84%) pazienti sopravvissuti hanno riportato esiti sul periodo 10 anni: 217 su? 255 (85%) trattati chirurgicamente, e 183 su 222 (82%) non trattati chirurgicamente. I pazienti trattati chirurgicamente avevano peggiori sintomi iniziali e peggior stato funzionale rispetto a quelli inizialmente non trattati chirurgicamente. Nei 10 anni, il 25% dei pazienti trattati chirurgicamente sono stati sottoposti almeno ad un altro intervento alla regione lombare, ed anche il 25% dei pazienti non trattati hanno subito un?operazione.
Al follow-up decennale, 69% dei pazienti inizialmente trattati chirurgicamente hanno riscontrato miglioramento nel sintomo prevalente (dolore di schiena o alla gamba) vs il 61% dei pazienti inizialmente non trattati chirurgicamente (P = 0.2).
Una pi? elevata percentuale di pazienti chirurgici hanno riportato un netto miglioramento del dolore alla schiena o alla gamba o addirittura la scomparsa (56% vs. 40%, P = 0.006) e della soddisfazione della loro forma (71% vs. 56%, P = 0.002).
La variazione alla ?modified Roland back-specific functional status scale? era favorevole al trattamento chirurgico, ed il beneficio relativo persisteva nel periodo di follow-up.
Nonostante queste differenze, lavoro e stato di disabilit? a 10 anni erano comparabili tra i trattati chirurgicamente o no .
In conclusione i pazienti trattati chirurgicamente per disco lombare erniato avevano risoluzione pi? completa del dolore alle gambe e maggiore funzionalit? e soddisfazione rispetto a quelli non trattati chirurgicamente nei 10 anni. Ci? nonostante, il miglioramento del sintomo predominante ed i risultati sull?attivit? lavorativa e sulla disabilit? erano similari indipendentemente dal trattamento ricevuto.
Nei pazienti in cui la discettomia elettiva?? un?opzione di trattamento, un piano individuale di trattamento richiede che i pazienti ed i loro medici integrino i dati clinici con le preferenze dei pazienti? in base ai sintomi ed agli obiettivi.