Fibrosi epatica: provata l?efficacia anti-infiammatoria del cardo mariano

17 Giu 2009 Nefrologia

Da una pianta selvatica nuove speranze per proteggere il fegato. Da anni si studiavano gli effetti terapeutici della silibina sulla malattia epatica ma solo oggi nella recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista Journal of Hepatology, sono state dimostrate le propriet? epatoprotettive ed anti-fibrotiche della principale componente della silimarina, estratta dal cardo mariano.
I risultati derivano da uno studio in vitro condotto dal prof. Massimo Pinzani dell?Universit? di Firenze, in collaborazione con i colleghi delle Universit? di Napoli e Torino. I ricercatori hanno utilizzato cellule epatiche umane che in risposta a stimoli diversi crescono, si moltiplicano e danno luogo alla fibrogenesi, processo di riparazione del tessuto epatico che porta, nelle malattie croniche del fegato, ad una progressiva alterazione della struttura e delle funzioni di questo organo.
Il danno epatico e la conseguente fibrosi sono generalmente causati da infezioni virali (epatite B o C, di cui oggi si celebra la giornata mondiale per aumentarne la consapevolezza), abuso cronico di alcool, malattie metaboliche o autoimmunitarie, deposito di ferro. Queste cellule epatiche attivate provocano un accumulo di matrice extracellulare, cio? del ?cemento? che tiene insieme le cellule, e di conseguenza promuovono, nel fegato, lo sviluppo di fibrosi e cirrosi, cio? di tessuto cicatriziale.
?Lo studio svolto nel nostro laboratorio – spiega il prof Pinzani – ? stato rivolto a chiarire i meccanismi cellulari e molecolari degli effetti della silibina in cellule isolate da fegato umano e mantenute in coltura. I risultati confermano che la silibina ? in grado di contrastare l?evoluzione della fibrosi e di svolgere un effetto antiossidante. Ma il risultato pi? importante e inatteso ? stata l?osservazione di un potente effetto anti-infiammatorio che apre nuove prospettive non solo per la cura delle malattie del fegato ma anche di altre affezioni infiammatorie dell?apparato digerente, come ad esempio il morbo di Crohn e la retto-colite ulcerosa?.

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Nefropatie: prognostica la pressione differenziale

28 Apr 2009 Nefrologia

Un’elevata pressione differenziale nel pazienti con nefropatie croniche potrebbe aiutare ad identificare un incremento del rischio di sviluppare complicazioni cardiache potenzialmente letali. Nelle fasi precoci delle nefropatie croniche possono essere rilevate calcificazioni coronariche, e la pressione differenziale predice la loro presenza nei pazienti in dialisi, ma ? stato ora riscontrato che essa pu? identificare anche i pazienti nefropatici cronici con calcificazioni subcliniche che necessitano di ulteriori indagini. L’accuratezza della pressione differenziale e della presenza di calcificazioni nell’aorta addominale nella previsione della comparsa di calcificazioni coronariche ? quasi alla pari: la presenza di un’elevata pressione differenziale indica alterazioni nella parete vascolare che possono portare ad esiti negativi. (Clin J Am Soc Nephrol online 2009, pubblicato il 28/1)

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Incontinenza femminile: utile l’esercizio

Gli esercizi per il rafforzamento del pavimento pelvico e la gestione del peso possono aiutare le donne a ridurre l’incidenza dell’incontinenza urinaria, e i medici possono aiutare a insegnare alle pazienti queste tecniche. L’impatto dell’incontinenza urinaria su salute e benessere delle donne ? ben documentato, soprattutto in relazione alla frequenza e all’entit? della perdita di urine: spesso le pazienti tentano di gestire da sole il problema con l’uso di pannoloni o alterando il proprio stile di vita, ma quando queste misure non bastano pi? la qualit? della vita e la salute fisica ne soffrono. Molte donne vanno incontro a questi problemi con l’et?, ma poche ricercano l’aiuto del medico per imbarazzo o perch? credono che la cosa faccia parte del normale processo di invecchiamento. E’ stato invece dimostrato che, anche con il supporto di personale infermieristico specializzato, il rafforzamento del pavimento pelvico ed il controllo del peso, evitando la costipazione, possono ridurre l’incidenza dell’incontinenza urinaria. (Urol Nurs. 2008; 28: 351-6

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Urgenza urinaria e cognizione nell’anziano

Nell’anziano non disabile, gravi cambiamenti nella materia bianca correlati all’invecchiamento sono associati alla comparsa di urgenza urinaria. I problemi della minzione, tanto frequenti nell’anziano, possono dunque almeno parzialmente dipendere da una disfunzione cerebrale derivante da malattie cerebrovascolari. Ci? ? dimostrato dal fatto che i pazienti con i pi? grandi cambiamenti cerebrali di origine vascolare sono a maggior rischio di sviluppare questi disturbi rispetto a quelli con cambiamenti soltanto minimi, una volta considerati anche altri fattori. Questi dati in futuro potrebbero avere implicazioni terapeutiche. (J Am Geriatr Soc 2008; 56: 1638-43)

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Insufficienza renale cronica e disfunzione sessuale

14 Mar 2009 Nefrologia

Recenti studi hanno mostrato che il testosterone ? coinvolto nella patogenesi delle malattie cardiovascolari.
Tuttavia, in studi osservazionali le concentrazioni plasmatiche del testosterone sono risultate pi? basse, non solo tra gli uomini con malattia cardiovascolare, ma anche negli uomini con uremia.

Ricercatori dell?Universit? di Messina hanno correlato il livello plasmatico di testosterone con il grado di disfunzione erettile ed insufficienza renale cronica.

E? stato selezionato un gruppo di pazienti con insufficienza renale cronica di stadio II-III, rispettivamente con una clearance della creatinina tra 59-30 e 29-15 ml/min.

La valutazione sessuale ? stata fatta, utilizzando un questionario a 15-item ( IIEF ).

Il punteggio medio dei pazienti con disfunzione erettile era significativamente pi? basso rispetto ai punteggi medi dei soggetti di controllo, per tutti e 15 gli item ( p<0.01 per tutti ). I risultati preliminari hanno mostrato 1) una diretta correlazione tra IIEF e velocit? di filtrazione glomerulare ( GFR ) ( R2=0.08 ); 2) una correlazione inversa tra testosterone e colesterolo ( R2= 0.045 ); 3) un pi? alto numero di pazienti diabetici con pi? bassi livelli di testosterone al livello 3 dell?insufficienza renale cronica; 4) bassi livelli di testosterone per i fumatori, specialmente nello stadio II ( GFR ) Questi dati hanno confermato la diretta correlazione tra disfunzione erettile ed insufficienza renale, ed il ruolo del diabete e del fumo nell?ipotestosteronemia, nei pazienti con diversi gradi di insufficienza renale. Bellinghieri G et al, J Nephrol 2008; Suppl 13: S113-117

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Calcoli renali: curarli e prevenirli

Che cosa si pu? fare oggi per eliminarli e che cosa si deve mangiare (o non mangiare) per evitarli
I calcoli renali sono la precipitazione nelle vie urinarie di cristalli di sostanze che di solito vengono eliminate in forma sciolta. Le cause sono essenzialmente un eccesso di ossalato di calcio o di acido urico associato a un disturbo della cristallizzazione . ?Si presentano di solito con la cosiddetta colica renale: un dolore violentissimo nella regione lombare che si irradia verso la zona inguinale? spiega in un’intervista video il professor Giuseppe D’Amico, presidente della Fondazione D?Amico per la Ricerca sulle Malattie Renali e primario emerito di nefrologia all’ospedale San Carlo, Milano.
?Se il calcolo ? piccolo si pu? aspettare che venga espulso? conclude l’esperto, ?Se ? grosso e minaccia di ostruire l?uretere si usano le onde d?urto?. E la dieta per prevenirli? ?Non ? vero che una dieta ricca di calcio sia controindicata. Anzi ? vero il contrario? puntualizza il professor D’Amico.

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Incontinenza femminile: utile l’esercizio

28 Feb 2009 Nefrologia

Gli esercizi per il rafforzamento del pavimento pelvico e la gestione del peso possono aiutare le donne a ridurre l’incidenza dell’incontinenza urinaria, e i medici possono aiutare a insegnare alle pazienti queste tecniche. L’impatto dell’incontinenza urinaria su salute e benessere delle donne ? ben documentato, soprattutto in relazione alla frequenza e all’entit? della perdita di urine: spesso le pazienti tentano di gestire da sole il problema con l’uso di pannoloni o alterando il proprio stile di vita, ma quando queste misure non bastano pi? la qualit? della vita e la salute fisica ne soffrono. Molte donne vanno incontro a questi problemi con l’et?, ma poche ricercano l’aiuto del medico per imbarazzo o perch? credono che la cosa faccia parte del normale processo di invecchiamento. E’ stato invece dimostrato che, anche con il supporto di personale infermieristico specializzato, il rafforzamento del pavimento pelvico ed il controllo del peso, evitando la costipazione, possono ridurre l’incidenza dell’incontinenza urinaria. (Urol Nurs. 2008; 28: 351-6)

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Vitamina D nelle nefropatie

13 Gen 2009 Nefrologia

Nei pazienti con nefropatie croniche, la somministrazione orale di un agonista del recettore per la vitamina D riduce sia l’infiammazione che l’albuminuria. Sono attualmente in corso studi per confermare se ci? potr? cambiare la gestione di questi pazienti. I benefici del farmaco non sono attribuibili a miglioramenti della pressione, cadute del tasso di filtrazione glomerulare o miglioramento dei livelli di PTH, il che indica un effetto indipendente del ligando. L’attivazione del recettore per la vitamina D ? associata ad un miglioramento della sopravvivenza nei pazienti con nefropatie croniche, ma il meccanismo alla base di questo beneficio non ? chiaro. Due diversi studi attualmente in corso dovrebbero gettare luce sulla protezione renale e cardiovascolare garantita da questa strategia. (Hypertension 2008; 52: 249-55)

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Nefropatia da IgA: promettente vitamina D

27 Dic 2008 Nefrologia

La somministrazione orale di calcitriolo risulta utile per il trattamento della proteinuria persistente nei pazienti con nefropatie da IgA che non rispondono ad altre misure. E’ stato recentemente dimostrato che il calcitriolo protegge dai danni glomerulari progressivi, una propriet? che potrebbe risultare utile in questi pazienti. I risultati ottenuti con la sua somministrazione sono incoraggianti: ? stata riscontrata una diminuzione del rapporto urinario proteina/creatinina, ed una diminuzione dei livelli di TGF-beta correlata alla percentuale della variazione della proteinuria, senza alcuna variazione nei livelli di angiotensina 2. E’ ora necessario effettuare altri studi per definire la posizione esatta della vitamina D nell’arsenale terapeutico delle nefropatie proteinuriche. (Am J Kidney Dis 2008; 51: 724-31)

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Statine per ripristinare la funzione erettile

26 Dic 2008 Nefrologia

La terapia statinica per gli uomini con iperlipidemia e disfunzione erettile porta ad una rapida riduzione dei livelli di colesterolo, ma la funzionalit? erettile potrebbe impiegare un anno a ripristinarsi, probabilmente come risultato del ripristino della funzionalit? endoteliale che si ha con la normalizzazione dei livelli di colesterolo. Bench? con il trattamento statinico le attivit? parasimpatiche tendano ad aumentare e quelle del simpatico a diminuire, queste variazioni non raggiungono la significativit? statistica. Rispetto ai miglioramenti alquanto rapidi nel profilo lipidico, che si hanno entro sei mesi dall’inizio del trattamento, il ripristino della funzionalit? erettile ? comunque tardivo, ed ? secondario al miglioramento del profilo lipidico. (Urology 2008; 71: 703-7)

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