Staminali neurali seguite in vivo

22 Mag 2008 Neurologia

E’ stato identificato il primo biomarcatore che consente di rilevare e seguire in modo non invasivo le cellule progenitrici e staminali neurali nel cervello umano in vivo, una scoperta che potrebbe portare a miglioramenti significativi in ambito di diagnosi, prognosi e trattamento dei tumori cerebrali e di un’ampia gamma di malattie neurologiche e psichiatriche. Il biomarcatore, presumibilmente una molecola lipidica, pu? essere individuato tramite spettroscopia RM dell’ippocampo. Finora non ? mai stato possibile identificare e rintracciare queste cellule in vivo per ottenere un quadro dinamico della neurogenesi. Bench? i test sulle applicazioni della scoperta siano appena all’inizio, ? chiaro che questo biomarcatore sia prometttente nell’identificazione della proliferazione cellulare cerebrale, che potrebbe essere un segno di tumore. In altri pazienti, essa potrebbe mostrare come la neurogenesi sia correlata al decorso di malattie quali depressione, disordine bipolare, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla e disordine da stress post-traumatico. (Science. 2007: 318: 980-5)

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L’Alzheimer?dei genitori mette a?rischio i figli

16 Mag 2008 Neurologia

I bambini di genitori affetti entrambi da morbo di Alzheimer presentano un aumento del rischio di sviluppare la malattia rispetto alla popolazione generale. Il ruolo dell’anamnesi familiare e i geni specifici coinvolti in questo fenomeno necessitano di una definizione migliore. Probabilmente si tratta di un’ereditariet? poligenica. Le famiglie con un’anamnesi significativa di morbo di Alzheimer, comunque, hanno maggiori probabilit? di essere indirizzati ad un centro di ricerca specializzato, e pertanto i pazienti esaminati potrebbero far parte di un gruppo particolarmente predisposto alla malattia. Seguire queste famiglie man mano che la prole invecchia fornir? dati ulteriormente informativi. (Arch Neurol. 2008; 65: 373-8)

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Trattamento multimodale nei Ca vescicali invasivi

21 Mar 2008 Neurologia

E’ possibile applicare un protocollo che risparmia la vescica in una popolazione selezionata di pazienti con tumori vescicali muscoloinvasivi che rifiutano la chirurgia radicale. Il trattamento multimodale risulta sicuro ed efficace, con una risposta completa e tassi di sopravvivenza con vescica intatta e complessivi simili a quelli segnalati in studi precedenti. Questa strategia tuttavia ? complessa, e richiede un’elevata compliance del paziente ed una stretta cooperazione fra diverse aree specialistiche: la preservazione della vescica dunque ? possibile, ma necessit? di un approccio estremamente cauto. (Cancer 2008; 112: 75-83)

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Sintomi urologici nella malattie neurodegenerative

10 Mar 2008 Neurologia

I sintomi a carico del tratto urinario inferiore differiscono fra i pazienti con demenza con corpi di Lewy (DLB), morbo di Parkinson e morbo di Alzheimer. Si pu? pensare all’iperattivit? del muscolo detrusore della vescica nei primi due casi, e quindi trattarla in modo appropriato con anticolinergici, ma questo disturbo ad esempio non ? caratteristico del morbo di Alzheimer. L’urgenza minzionale e l’incontinenza da urgenza sono frequenti nei casi di DLB o Parkinson da precoci a moderatamente avanzati, ma rare nel morbo di Alzheimer nelle stesse fasi, e suggeriscono la presenza di iperattivit? detrusoriale. (Neurology 2008; 70: 299-303)

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Sclerosi multipla: APOE E4 connessa a deficit cognitivi

Vi ? una significativa associazione fra l’allele APOE e-4 e la presenza di deficit cognitivi in campo di memoria ed apprendimento nei pazienti con sclerosi multipla. La presenza di questo allele in molti dei pazienti che presentano questi sintomi suggerisce che esso svolga un ruolo importante nella patogenesi dei deficit cognitivi nel contesto dell’infiammazione del sistema nervoso centrale. L’individuazione dei pazienti con sclerosi multipla a maggior rischio di danni cognitivi potrebbe avere importanti implicazioni riguardo molte questioni, fra cui l’impiego sul lavoro e le assicurazioni sanitarie. (Neurology 2008; 70: 164-5 e 185-90)

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Tremore essenziale: ridotte fibre di Purkinje

Un’analisi post-mortem ha rivelato che il numero di fibre di Purkinje risulta ridotto nel cervello dei pazienti con tremore essenziale senza traccia di corpi di Lewy. La densit? lineare delle fibre di Purkinje ? inversamente correlata all’et?, ed in base al presente studio sussiste un’associazione inversa anche con il numero di “torpedini”, ossia delle lesioni caratterizzate dal rigonfiamento assonale delle cellule di Purkinje. Ci? suggerisce che le torpedini e la perdita di cellule di Purkinje siano caratteristiche concomitanti della degenerazione cerebellare. La suddivisione dei casi di tremore essenziale sulla base della presenza relativa di corpi di Lewy e torpedini indica che il tremore essenziale sia una famiglia di patologie identificate dalla presenza di tremore attivo ma caratterizzata da eterogeneit? eziologica, clinica e patologica. Il presente studio comunque conferma la presenza di anomalie anatomiche e funzionali nei pazienti con tremore essenziale. (Arch Neurol 2008; 65: 101-7)

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Parkinson: bere te’ nero riduce rischio

Singapore, 24 gen. (Adnkronos Salute/Dpa) – Ventitr? tazze di t? nero al mese per ridurre del 71% il rischio di ammalarsi di Parkinson. E’ la ‘ricetta’ di un gruppo di scienziati di Singapore, che in uno studio su 63 mila uomini e donne cinesi, di et? compresa fra i 45 e i 74 anni e residenti nella citt?-stato, hanno evidenziato un effetto ‘scudo’ della bevanda pi? amata dagli anglosassoni contro la malattia neurodegenerativa oggi incurabile.

La ricerca, riportata sul quotidiano locale ‘The Straits Times’, porta la firma di un’equipe della Loo Lin School of Medicine e del National Neuroscience Institute di Singapore. Gli studiosi escludono che l’azione anti-Parkinson del t? nero possa essere legata all’alto contenuto di caffeina.

Il merito, ritengono, va invece agli enzimi racchiusi nella bevanda, che aiutano a proteggere i neuroni colpiti dalla grave patologia. Il sogno nel cassetto degli esperti ? ambizioso: “Nei prossimi anni – spiega Koh Woon-Puay, uno degli autori – speriamo di poter disporre di un farmaco sviluppato a partire dagli estratti di t? nero”. Pillole di t?, dunque, per battere sul tempo il Parkinson.

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Sindrome tunnel carpale, sonografia per la diagnosi

La sonografia si avvicina in accuratezza all’elettromiografia (EMG) per la diagnosi della sindrome del tunnel carpale, anche se il valore del monitoraggio sonografico dopo la chirurgia richiede un’analisi prospettica. La sonografia ? probabilmente preferibile all’EMG in quanto ? meno dolorosa, ? economica, facile da applicare, prontamente accessibile e prediletta dal paziente. L’accuratezza della diagnosi che si ottiene mediante la sonografia non aumenta in modo significativo aggiungendo i risultati dell’EMG. L’esame presenta una sensibilit? del 78 percento ed una specificit? del 91 percento. (J Neurol Neurosurg Psychiatry 2008; 79: 63-7)

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Reclutamento coorte in studi critici

Il consenso informato per la partecipazione ad uno studio sulla chirurgia decompressiva per infarto emisferico occupante spazio ? praticabile ed accettabile per la famiglia del paziente. Lo studio HAMLET ? un’indagine tuttora in corso sugli effetti di questi interventi sugli esiti funzionali di pazienti con infarto dell’arteria cerebrale medi e formazione di edemi potenzialmente letali: ottenere il consenso informato ? possibile anche in uno studio come HAMLET, e la deroga al consenso ? inappropriata e non necessaria nella maggior parte delle situazioni. A posteriori, la maggior parte dei partecipanti allo studio si consideravano in grado di decidere sulla partecipazione all’indagine, e solo una ristretta minoranza avrebbe preferito che fosse il medico a prendere la decisione. (J Neurol Neurosurg Psychiatry 2007; 78: 1124-8 e 1040)

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Parkinson: gotta diminuisce il rischio

25 Dic 2007 Neurologia

Vi ? un’associazione fra la gotta e la diminuzione del rischio di morbo di Parkinson, il che supporta la possibilit? di una correlazione fra morbo di Parkinson ed acido urico. Diversi studi precedenti hanno riportato una correlazione inversa fra acido urico nel siero e morbo di Parkinson, ma nessuno di questi aveva valutato la potenziale associazione fra la gotta, una condizione caratterizzata da iperuricemia, ed il rischio di morbo di Parkinson. L’acido urico ha dimostrato effetti benefici in modelli animali di patologie neurologiche, fra cui sclerosi multipla e danni della spina dorsale: la protezione osservata sembra mediata dall’inibizione della neurotossicit? da perossinitrito, meccanismo coinvolto anche nella patogenesi del morbo di Parkinson. Analogamente, ? stato dimostrato che l’acido urico riduce il danno ossidativo da radicali liberi nelle molecole di DNA. (Neurology 2007; 69: 1696-1700)

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