Sistema transdermico a base di Rotigotina nel trattamento della malattia di Park

18 Ott 2007 Neurologia

La Rotigotina ? un agonista selettivo D2/D3.

Lo studio ha valutato l?efficacia e la sicurezza di un cerotto transdermico a base di Rotigotina nei pazienti con malattia di Parkinson che non stavano assumendo farmaci dopaminergici.

Sono stati arruolati 242 pazienti con malattia di Parkinson in fase precoce.
I pazienti sono stati assegnati in modo random a cerotti transdermici , contenenti 4,5 , 9,0 , 13,5 , o 18 mg di Rotigotina o placebo, per 11 settimane.

E? stato osservato un significativo miglioramento dose-correlato nelle attivit? motorie e nelle attivit? giornaliere alla scala Unified Parkinson?s Disease Rating Scale ( UPDRS ) tra i pazienti del gruppo Rotigotina 13,5 e 18 mg rispetto al placebo.

Effetti indesiderati si sono presentati maggiormente tra i pazienti trattati con Rotigotina, e sono stati : nausea, reazioni al sito di applicazione , vertigini, insonnia, sonnolenza, vomito e stanchezza.

Secondo questo studio il sistema transdermico alla Rotigotina ? risultato sicuro ed ha prodotto miglioramenti nei segni parkinsoniani dei pazienti con malattia di Parkinson in fase precoce.

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Malattia di Parkinson ad insorgenza precoce, miglioramento della funzione motori

17 Ott 2007 Neurologia

La Safinamide ? una molecola con diversi meccanismi d?azione, che trova indicazione nel trattamento della malattia di Parkinson.

La Safinamide blocca il canale del sodio, modula il canale del calcio ed il rilascio del glutammato.

E? un potente inibitore selettivo, reversibile, della monoamino-ossidasi di tipo B ( MAOBi ).
E? privo di effetto sulla monoamino-ossidasi di tipo A e sull?inibizione del riassorbimento della dopamina.

Uno studio clinico ha dimostrato che un dosaggio medio di Safinamide di 70 mg/die ( range: 40-90 mg/die ) ? in grado di aumentare la percentuale dei pazienti parkinsoniani con miglioramento della funzione motoria del 30% o pi? nell?arco di 3 mesi.

In un sottogruppo di 101 pazienti in trattamento con un singolo agonista della dopamina, l?aggiunta della Safinamide ha migliorato la risposta ( 47,1% di responder, riduzione media del punteggio della funzione motoria di 4,7 punti ).

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Approvato negli USA Neupro, sistema transdermico alla Rotigotina per la malattia

16 Ott 2007 Neurologia

L?FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato Neupro ( il sistema transdermico a base di Rotigotina ), un cerotto per il trattamento dei sintomi precoci della malattia di Parkinson.

Neupro ? il primo sistema transdermico approvato nel trattamento dei sintomi della malattia di Parkinson.

La malattia di Parkinson insorge a causa della perdita delle cellule cerebrali producenti la dopamina.

La Rotigotina appartiene alla classe degli agonisti dopaminergici non ergolinici, ed agisce sui recettori della dopamina, mimando l?effetto del neurotrasmettitore.

Il sistema transdermico Neupro deve essere sostituito ogni 24 ore.

L?efficacia di Neupro ? stata dimostrata in 3 studi clinici, che hanno coinvolto 1154 pazienti con malattia di Parkinson precoce, che stavano assumendo farmaci per il Parkinson.

I pi? comuni effetti indesiderati osservati con Neupro sono: reazioni cutanee al sito dell?applicazione del cerotto, vertigini, nausea, vomito, stato di sonnolenza ed insonnia.

Altri potenziali problemi di sicurezza comprendono: improvvisa insorgenza di sonno mentre il paziente ? impegnato in attivit? di routine, come guidare un autoveicolo o macchinari; allucinazioni, riduzioni della pressione sanguigna stando in piedi ( ipotensione posturale ).

Negli Stati Uniti sono 1 milione i malati di malattia di Parkinson, ed ogni anno sono diagnosticati 60.000 nuovi casi.

I principali 4 sintomi della malattia di Parkinson sono:

– tremore alle mani, alla faccia, alle gambe, alla mandibola, alla faccia;

– rigidit? articolare e del tronco;

– bradicinesia ( lentezza dei movimenti );

– instabilit? posturale ( alterazione dell?equilibrio e della coordinazione ).

Fonte: FDA, 2007

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Malattia di Parkinson ad insorgenza precoce, miglioramento della funzione motoria con Safinamide

10 Ott 2007 Neurologia

La Safinamide ? una molecola con diversi meccanismi d’azione, che trova indicazione nel trattamento della malattia di Parkinson.

La Safinamide blocca il canale del sodio, modula il canale del calcio ed il rilascio del glutammato.

E’ un potente inibitore selettivo, reversibile, della monoamino-ossidasi di tipo B ( MAOBi ).
E’ privo di effetto sulla monoamino-ossidasi di tipo A e sull’inibizione del riassorbimento della dopamina.

Uno studio clinico ha dimostrato che un dosaggio medio di Safinamide di 70 mg/die ( range: 40-90 mg/die ) ? in grado di aumentare la percentuale dei pazienti parkinsoniani con miglioramento della funzione motoria del 30% o pi? nell’arco di 3 mesi.

In un sottogruppo di 101 pazienti in trattamento con un singolo agonista della dopamina, l’aggiunta della Safinamide ha migliorato la risposta ( 47,1% di responder, riduzione media del punteggio della funzione motoria di 4,7 punti ).

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L?Ibuprofene sembra ritardare o prevenire la malattia di Parkinson

10 Ott 2007 Neurologia

Uno studio, coordinato da Alberto Ascherio dell?Harvard School of Public Health, ha valutato se l?impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei ( FANS ) fosse associato ad un pi? basso rischio di malattia di Parkinson in un?ampia coorte di uomini e donne negli Stati Uniti.

Lo studio ha interessato 146.948 persone arruolate nel Cancer Prevention Study II Nutritional Cohort.

I Ricercatori hanno osservato che i soggetti che avevano fatto uso regolare di Ibuprofene ( Brufen ) presentavano un rischio ridotto del 35% di sviluppare la malattia di Parkinson rispetto ai non utilizzatori.

Rispetto ai non utilizzatori, il rischio relativo ( RR ) era 0.73 per coloro che assumevano meno di 2 compresse a settimana di Ibuprofene, 0.72 per 2-6.9 compresse a settimana e 0.62 per 1 o pi? compresse al giorno ( p per trend = 0.03 ).

Nessuna associazione ? stata trovata tra l?assunzione di Aspirina, altri farmaci antinfiammatori non steroidei o Acetaminofene ( Paracetamolo ) ed il rischio di malattia di Parkinson.

I risultati indicano che l?Ibuprofene pu? ritardare o prevenire l?insorgenza di malattia di Parkinson.

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Incoraggianti risultati per la Creatina e la Minociclina nella malattia di Parkinson in fase precoce

10 Ott 2007 Neurologia

Uno studio compiuto dai NINDS NET-PD Investigators ha valutato se la Creatina e l?antibiotico Minociclina fossero in grado di alterare il decorso della malattia di Parkinson in fase precoce.

Ai partecipanti era stata diagnosticata la malattia di Parkinson da meno di 5 anni e non necessitavano di trattamenti per i sintomi.

L?end point primario era rappresentato da cambiamenti alla scala UPDRS ( Unified Parkinson?s Disease Rating Scale ) dal basale al momento in cui ? stata riscontrata sufficiente disabilit? da instaurare una terapia sintomatica per la malattia di Parkinson, oppure a 12 mesi.

Un totale di 200 pazienti sono stati assegnati in modo casuale, in rapporto 1:1:1, a ricevere Creatina 10g/die, Minociclina 200mg/die o placebo.

La soglia di futilit? ? stata definita come riduzione del 30% nella progressione alla scala UPDRS rispetto al braccio placebo/Tocoferolo nello studio DATATOP ( Deprenyl And Tocopherol Antioxidative Therapy of Parkinsonism ).

Un valore di p inferiore o uguale a 0.1 era indice di futilit?.

E? stato osservato che n? la Creatina n? la Minociclina possono essere considerati come terapia futile sulla base della soglia di futilit? DATATOP.

La tollerabilit? ? stata del 91% nel gruppo Creatina e del 77% nel gruppo Minociclina.

I pi? comuni effetti indesiderati sono stati: sintomi respiratori ( 26% ), dolore articolare ( 19% ), nausea ( 17% ).

Secondo gli Autori, sia la Creatina che la Minociclina dovrebbero essere valutati in studi clinici di fase III per determinare se sono in grado di modificare la progressione nel lungo periodo della malattia di Parkinson.

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Fattori associati allo sviluppo di fluttuazioni motorie e discinesia nella malattia di Parkinson

10 Ott 2007 Neurologia

Le fluttuazioni motorie e la discinesia possono causare disabilit? e ridurre la qualit? della vita nei pazienti con malattia di Parkinson.

Ricercatori del Parkinson Study Group hanno valutato i fattori associati allo sviluppo di fluttuazioni motorie e discinesia.
Inoltre, hanno esaminato la sequenza di presentazione nei singoli pazienti.

E? stata eseguita un?analisi retrospettiva dei dati di uno studio clinico che ha confrontato il Pramipexolo ( Mirapexin ) e la Levodopa come trattamento iniziale della malattia di Parkinson.

I pazienti sono stati seguiti per 48-58 mesi e valutati ad intervalli di 3 mesi per la presenza di fluttuazioni motorie e discinesia.

Il 62.8% dei pazienti ha sviluppato complicanze motorie. Di questi, il 37.6% ha sviluppato fluttuazioni motorie ma non discinesia, il 12,2% discinesia ma non fluttuazioni motorie, il 25.4% fluttuazioni prima della discinesia, il 17.5% discinesia prima della fluttuazione ed il 7.4% ha sviluppato entrambi nel medesimo tempo.

I fattori associati al precoce presentarsi della discinesia sono risultati essere stadio 2 o pi? alla scala Hoehn-Yahr, dosaggio cumulativo di Levodopa, dosaggio equivalente di Levodopa ( Levodopa + Pramipexolo ), e presentazione di fluttuazioni motorie.

Il trattamento con Pramipexolo era associato al presentarsi in tempi successivi di discinesia.

Fattori associati alla precoce presentazione di fluttuazioni motorie sono stati: dosaggio cumulativo di Levodopa, dosaggio cumulativo equivalente di Levodopa, e presentazione di discinesia.

I fattori associati al tardivo presentarsi delle fluttuazioni motorie sono stati: l?et? d?insorgenza di 65 anni o pi?, ed il trattamento con Pramipexolo.

I dati dello studio hanno evidenziato che i pi? alti dosaggi equivalenti cumulativi di Levodopa ( Levodopa + Pramipexolo ) erano associati al precoce presentarsi delle complicanze motorie.
La fluttuazione motoria e la discinesia sembrano essere intercorrelate, poich? la presenza dell?una ? associata al precoce sviluppo dell?altra.

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Fattori associati allo sviluppo di fluttuazioni motorie e discinesia nella malat

21 Set 2007 Neurologia

Le fluttuazioni motorie e la discinesia possono causare disabilit? e ridurre la qualit? della vita nei pazienti con malattia di Parkinson.

Ricercatori del Parkinson Study Group hanno valutato i fattori associati allo sviluppo di fluttuazioni motorie e discinesia.
Inoltre, hanno esaminato la sequenza di presentazione nei singoli pazienti.

E? stata eseguita un?analisi retrospettiva dei dati di uno studio clinico che ha confrontato il Pramipexolo ( Mirapexin ) e la Levodopa come trattamento iniziale della malattia di Parkinson.

I pazienti sono stati seguiti per 48-58 mesi e valutati ad intervalli di 3 mesi per la presenza di fluttuazioni motorie e discinesia.

Il 62.8% dei pazienti ha sviluppato complicanze motorie. Di questi, il 37.6% ha sviluppato fluttuazioni motorie ma non discinesia, il 12,2% discinesia ma non fluttuazioni motorie, il 25.4% fluttuazioni prima della discinesia, il 17.5% discinesia prima della fluttuazione ed il 7.4% ha sviluppato entrambi nel medesimo tempo.

I fattori associati al precoce presentarsi della discinesia sono risultati essere stadio 2 o pi? alla scala Hoehn-Yahr, dosaggio cumulativo di Levodopa, dosaggio equivalente di Levodopa ( Levodopa + Pramipexolo ), e presentazione di fluttuazioni motorie.

Il trattamento con Pramipexolo era associato al presentarsi in tempi successivi di discinesia.

Fattori associati alla precoce presentazione di fluttuazioni motorie sono stati: dosaggio cumulativo di Levodopa, dosaggio cumulativo equivalente di Levodopa, e presentazione di discinesia.

I fattori associati al tardivo presentarsi delle fluttuazioni motorie sono stati: l?et? d?insorgenza di 65 anni o pi?, ed il trattamento con Pramipexolo.

I dati dello studio hanno evidenziato che i pi? alti dosaggi equivalenti cumulativi di Levodopa ( Levodopa + Pramipexolo ) erano associati al precoce presentarsi delle complicanze motorie.
La fluttuazione motoria e la discinesia sembrano essere intercorrelate, poich? la presenza dell?una ? associata al precoce sviluppo dell?altra

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Morbo di Parkinson: elevati livelli di urati nel plasma riducono il rischio

Elevati livelli plasmatici di urati sono fortemente associati ad una riduzione del rischio di morbo di Parkinson, il che in ultima analisi ha delle implicazioni per il rallentamento della progressione della malattia. Se questo dato verr? confermato, gli urati potrebbero divenire il primo biomarcatore per il morbo di Parkinson, e l’aumento del livello di urati nei soggetti gi? portatori della malattia potrebbe avere un impatto terapeutico. Potrebbe trattarsi del primo vero e proprio trattamento per questa malattia: i dati di uno studio collegato al presente sembrano infatti dimostrare che l’aumento del livello di urati porti al rallentamento della sua progressione. (Am J Epidemiol online 2007, pubblicato il 20/6)

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Difficolt? ad identificare odori prelude lieve danno cognitivo

16 Ago 2007 Neurologia

Fra i soggetti anziani, la difficolt? a riconoscere odori familiari predice il susseguente sviluppo di un lieve danno cognitivo, e pertanto potrebbe preludere anche al successivo sviluppo di morbo di Alzheimer. Questo segno potrebbe essere utilizzato anche prima dello sviluppo dei terribili problemi della memoria e della sfera cognitiva che caratterizzano le prime fasi dello sviluppo dell’Alzheimer. La difficolt? ad identificare odori ? collegata anche ad altre malattie neurologiche, e soprattutto al morbo di Parkinson. Sono ora necessarie ulteriori ricerche clinicopatologiche e clinicoradiologiche sulle disfunzioni olfattive da invecchiamento. (Arch Gen Psychiatry. 2007; 64: 802-8)

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