Gravi rimodellamenti materia bianca segnalano declino motorio e cognitivo immine
522 total views
522 total views
La sensibilit? al gusto viene alterata dalla variazione dei livelli di serotonina e noradrenalina, e probabilmente anche dallo stato umorale. In precedenza, si pensava che le soglie del gusto fossero su base genetica e stabili nel tempo, ma alcuni studi hanno connesso la variazione della sensibilit? ai sapori con la depressione grave e gli stati d’ansia: una spiegazione del fenomeno potrebbe trovarsi nella teoria monoamminica della depressione, secondo cui la diminuzione dei livelli circolanti di monoammine porta alla riduzione della neurotrasmissione di noradrenalina, dopamina e serotonina. I risultati del presente studio supportano il ruolo basilare di serotonina e noradrenalina nella funzionalit? gustativa, e potrebbero spiegare il motivo per cui i soggetti ansiosi e depressi presentino una diminuzione dell’appetito. (J Neurosci 2006; 26: 12664-71)
599 total views
Sussiste un’associazione fra un elevato BMI e l’aumento del rischio di morbo di Parkinson nei soggetti di mezza et?. Negli ultimi anni, due studi prospettici hanno valutato l’associazione fra obesit? e rischio di morbo di Parkinson, ma i risultati non sono stati coerenti. I meccanismi alla base dell’associazione non sono chiari: ? stato riportato che la dopamina svolge un ruolo nella regolazione dell’assunzione di cibo. Un recente studio ha dimostrato che i soggetti obesi abbiano un minor livello di disponibilit? di recettori dopaminici D2 nello striato, il che potrebbe portare a disordini alimentari ed obesit?. Tale situazione potrebbe rappresentare una reazione di compenso all’aumento della dopamina, il che potrebbe indurre stress ossidativo e morte dei neuroni dopaminergici. (Neurology 2006; 67: 1955-9)
478 total views
Elevati livelli circolanti di vitamina D sono stati connessi ad una significativa diminuzione del rischio di sviluppare sclerosi multipla. Il presente studio fornisce risultati molto confortanti in questo senso: per la prima volta, si intravede la possibilit? di prevenire questa malattia. Prima di poter raccomandare l’integrazione della vitamina D, comunque, ? necessario condurre studi clinici su vasta scala per confermare l’effetto protettivo della vitamina, e per determinare se l’integrazione sia o meno il miglior modo di incrementarne i livelli. Lo studio comunque rinforza l’importanza di evitare i deficit di vitamina D: ci? potrebbe causare oppure scatenare la sclerosi multipla. (JAMA. 2006; 296: 2832-8)
476 total views
E’ stato dimostrato che il declino nelle abilit? cognitive porta ad un aumento del rischio nelle difficolt? incontrate nello svolgimento delle attivit? strumentali quotidiane, ma non era finora chiaro se interventi volti a mantenere o favorire le abilit? cognitive negli anziani possano prevenire o ritardare queste difficolt? funzionali. Precedenti studi sugli anziani si erano concentrati su pazienti con deficit cognitivi o disabilit? funzionali, e pi? sui rimedi che sulla prevenzione. In base al presente studio, il training del ragionamento determina un minor declino funzionale nelle attivit? quotidiane. Dato il ritardo della correlazione fra declino cognitivo e deficit funzionali, la piena portata degli effetti di questo intervento sulla funzionalit? quotidiana impiega pi? di cinque anni per risultare osservabile in una popolazione altamente funzionale all’atto dell’arruolamento. La popolazione sta invecchiando, ed affrontare la limitazione delle opzioni per il mantenimento della funzionalit? cognitiva rappresenta una sfida: un approccio possibile potrebbe prevedere una combinazione di interventi farmacologici e sullo stile di vita onde andare incontro alle esigenze cognitive, funzionali ed affettive di soggetti con diverse comorbidit?. Tale approccio rifletterebbe la variazione degli stadi di rischio di declino dello status funzionale e cognitivo, e pertanto la variazione dei livelli di rischio di perdita dell’indipendenza, l’esito che determina i maggiori costi per individui, famiglie e societ?. (JAMA. 2006; 1296: 2805-14 e 2852-4)
926 total views
Omocisteina e folati hanno effetti differenti su diversi aspetti della funzionalit? cognitiva. Le correlazioni fra elevati livelli di omocisteina, folati e vitamina B12 e performance cognitiva negli anziani non dementi non era stata finora ben accertata. In base al presente studio, la vitamina B12 non risulta significativamente correlata ai risultati di alcun test cognitivo, mentre elevati livelli di omocisteina risultano associati alla capacit? di costruzione ed alla velocit? di processazione, ed i folati risultano connessi ai parametri correlati a memoria episodica e linguaggio, presentando pertanto associazioni indipendenti con aree specifiche della performance cognitiva. (Am J Clin Nutr 2006; 84: 1506-12)
503 total views
Anche in assenza di ipotensione ortostatica, i pazienti con morbo di Parkinson possono presentare un danno quantificabile nel controllo autonomico cardiaco e vascolare. Un pronto rilevamento di anomalie del simpatico potrebbe determinare interventi terapeutici pi? precoci, riduzione dell’intolleranza ortostatica e miglioramento della qualit? della vita. Nei pazienti esaminati nel presente studio il difetto principale consisteva nell’assenza dell’incremento previsto della variabilit? a bassa frequenza della pressione, un indicatore della modulazione del tono vascolare da parte del simpatico, in risposta agli stimoli. Questi risultati forniscono ulteriori prove a supporto della teoria in base alla quale il morbo di Parkinson, oltre alla degenerazione centrale dei neuroni dopaminergici, sia caratterizzato anche da degenerazione periferica dei nervi autonomici coinvolti nella regolazione cardiovascolare. E’ possibile ipotizzare che anche in assenza di ipotensione ortostatica conclamata i dati del presente studio possano aiutare medici e pazienti ad identificare sintomi e segni precoci di intolleranza ortostatica, ed ad iniziare precocemente una terapia con farmaci, sali ed acqua. Ci? potrebbe ridurre l’intensit? dei sintomi di intolleranza ortostatica, riducendo pertanto anche il numero delle cadute, migliorando l’autosufficienza e la qualit? della vita dei pazienti. (Hypertension 2007; 49: 21-2 e 120-6)
621 total views
Nei pazienti con emiplegia post-ictus, l’immobilizzazione con ferula del polso per quattro settimane non riduce lo sviluppo di contratture del polso. Il presente studio comunque non intendeva investigare i risultati di questo intervento negli adulti non sottoposti a riabilitazione, e non ? noto se i suoi risultati siano generalizzabili a questa popolazione di pazienti. I suoi dati comunque presentano nuove sfide per medici e terapisti che devono effettuare delle scelte sulla strategia di gestione delle contratture sui pazienti andati incontro ad ictus, e portano a suggerire l’abbandono dell’immobilizzazione del polso dopo l’ictus. (Stroke 2007; 38: 111-6)
783 total views
Il C-peptide migliora la funzionalit? dei nervi sensoriali nei pazienti con diabete di tipo 1 con neuropatia diabetica in fase precoce. Contrariamente all’opinione prevalente, il C-peptide ? infatti un peptide bioattivo che i suoi effetti possono risultare molto importanti nella preservazione della funzionalit? microvascolare: i pazienti con deficit di C-peptide, pertanto, come quelli con diabete di tipo 1, dovrebbero ricevere un’integrazione di C-peptide sin dall’esordio della malattia. Il C-peptide potrebbe essere di beneficio non soltanto per la funzionalit? neurale, ma anche per il trattamento e la prevenzione di altre complicazioni a lungo termine del diabete di tipo 1: dati clinici e preclinici indicano che questa molecola ? utile nel migliorare anomalie sia funzionali che strutturali della nefropatia diabetica in questi pazienti. (Diabetes Care 2007; 30: 71-6)
522 total views
546 total views