Nei pazienti con schwannoma vestibolare correlato a neurofibromatosi di tipo 2 (NF2), la radiochirurgia con bisturi gamma consente di ottenere un buon controllo del tumore in circa due terzi dei casi e la preservazione dell’udito in un terzo. La radiochirurgia ? emersa come trattamento di prima linea nelle forme sporadiche di questi tumori, ma solo poche casistiche hanno descritto finora questo trattamento nei pazienti con NF2, nei quali lo schwannoma ? patognomonico: in particolare era poco chiaro l’impatto di questo trattamento su controllo tumorale e preservazione dell’udito, due esiti spesso in contrasto fra loro. Con l’uso di basse dosi, i danni derivanti dalla procedura a carico di nervi facciali e cranici sono minimi, e non vi ? rischio di sviluppo di neoplasie secondarie. La radiochirurgia dunque dovrebbe essere inclusa nelle opzioni terapeutiche per i pazienti con NF2 quale modalit? terapeutica meno invasiva. (Cancer 2009; 115: 390-8)
La diagnosi ed il trattamento del tumore mammario risultano spesso ritardati quando esso si sviluppa durante la gravidanza: ne deriva che la sopravvivenza potrebbe venirne compromessa. Gli effetti della gravidanza sulla mammella potrebbero mascherare i sintomi del tumore mammario, rendendolo pi? difficile da identificare. La principale raccomandazione per migliorarne la diagnosi precoce consiste nel ricordare la distribuzione bimodale di questi tumori: la maggior parte dei medici sono consapevoli dell’aumento del rischio con l’avanzare dell’et?, ma non sono a conoscenza del picco che si osserva fra i 30 ed i 40 anni, e quindi anche se il tumore mammario ? la pi? frequente neoplasia associata alla gravidanza, esso non si trova fra le pi? frequenti diagnosi differenziali. Le forme associate alla gravidanza comunque non differiscono dalle altre per quanto riguarda recidive locoregionali a 10 anni, metastasi a distanza e sopravvivenza complessiva: ci? probabilmente si deve dall’ampio uso della terapia neoadiuvante nel campione considerato dopo il primo trimestre di gravidanza. Tale pratica rappresenta dunque lo standard per le pazienti con tumore mammario in gravidanza: essa ? sicura ed efficace se somministrata dopo il termine del primo trimestre onde consentire il completamento dell’organogenesi fetale. Oltre al trattamento tempestivo, si raccomanda anche una valutazione diagnostica pi? aggressiva dei sintomi mammari durante la gravidanza, tramite l’ecografia o, con le adeguate protezioni del caso, la mammografia. (Cancer online 2009, pubblicato il 9/2)
L’integrazione di vitamina C, E o beta-carotene non aiuta nella prevenzione primaria dell’incidenza totale dei tumori o della mortalit? oncologica. Gli studi osservazionali suggeriscono che una dieta ad elevato contenuto in frutta e verdura, entrambe ricche di antiossidanti, potrebbe prevenire lo sviluppo di tumori, ma i risultati degli studi randomizzati sull’associazione fra assunzione di antiossidanti e rischio tumorale sono stati prevalentemente negativi. Vi sono tuttavia alcuni siti specifici nei quali la somministrazione di vitamine sembra avere una certa efficacia, come ad esempio nel caso della vitamina E per i tumori colorettali, ed altri ancora in cui la somministrazione di determinate vitamine sembra essere anche deleteria, come nel caso dei presunti effetti negativi della vitamina C nei tumori polmonari e pancreatici, il che peraltro pone degli interrogativi sul potenziale chemiopreventivo dell’acido ascorbico. Tutte queste osservazioni contribuiranno comunque ad una migliore comprensione dell’eziologia dei tumori, delle strategie da perseguire per la prevenzione e del ruolo pi? appropriato per questi integratori di micronutrienti. J Natl Cancer Inst 2009; 101: 2-4 e 14-23
Il concetto ? stato pi? volte ribadito, bastano pochi cambiamenti nella dieta di tutti i giorni per ottenere benefici sostanziali. E tra le raccomandazioni pi? comuni c?? l?invito a mangiare cinque porzioni al giorno di frutta e verdura, lanciata circa 20 anni fa dal National Cancer Institute. Una formula mai del tutto messa in pratica dalla gran parte della popolazione, in pi? a peggiorare le cose ci si ? messa la crisi finanziaria che ha reso questi prodotti beni da gioielleria e quindi ancora pi? inaccessibili. Per ovviare a queste carenze, perci?, i ricercatori si devono ingegnare, ed ? quello che ha fatto il gruppo britannico del John Innes Centre di Norwich, in collaborazione con altri centri di ricerca europei, tra i quali l?Istituto europeo di oncologia di Milano, in un progetto ribattezzato Flora. La ricerca ha condotto a una nuova frontiera dei cibi-farmaco anticancro, pomodori geneticamente modificati ricchi di antocianine, antiossidanti del gruppo dei flavonoidi, in grado di esercitare un effetto protettivo su topi mutanti suscettibili ai tumori. Uno dei casi in cui parlare di prodotti OGM non deve spaventare, anzi.
Antocianine terapeutiche
La buona fama degli antiossidanti, d?altro canto, dura da un po? e i flavonoidi in particolare sono ormai largamente considerati una valida arma di prevenzione nei confronti di patologie come le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. Per ottenere una particolare ricchezza in antocianine nei pomodori, cosa che ha conferito loro un colore viola caratteristico, i ricercatori hanno fatto ricorso a due geni presenti nella comune pianta bocca di leone. ?i due geni che abbiamo isolato ? ha spiegato Eugenio Butelli che lavora presso il centro britannico ed ? primo autore della ricerca ? sono responsabili dei colori dei fiori e, se introdotti in altre piante, sono la combinazione vincente per produrre antocianine, gli stessi fitochimici presenti nei mirtilli. Da un?analisi chimica dettagliata risulta che il nostro pomodoro ha un?attivit? antiossidante molto elevata, quasi triplicata rispetto al frutto naturale, e quindi estremamente vantaggiosa per studiare gli effetti delle antocianine?. I topi su cui ? stato condotto l?esperimento sono stati privati della proteina p53, determinante nel processo di tumori genesi. Mancando la proteina, cio?, si sviluppano precocemente diversi tipi di tumore, soprattutto linfomi. Nello studio gli animali sono stati divisi in tre gruppi: al primo ? toccato cibo comune per roditori, al secondo ? stato aggiunto un 10% di estratto di pomodoro rosso normale, mentre il terzo ha ricevuto mangime comune addizionato con una polvere ottenuta dai pomodori viola. “Tra i primi due gruppi non sono state riscontrate differenze – spiega Marco Giorgio, dell’Istituto Europeo di Oncologia, che ha condotto la sperimentazione sui topi – Ma l’ultimo gruppo, che ha ricevuto i pomodori viola, ha mostrato un allungamento della vita significativo rispetto agli altri due”. Centoottantadue giorni di sopravvivenza contro i 142 dei topi a dieta comune.
Meglio essere cauti
Anche se i risultati sono molto promettenti, i ricercatori invitano alla cautela. “In realt? – dice ancora Marco Giorgio – si tratta di un esperimento esplorativo, che ha validato l’ ipotesi che attraverso la somministrazione di cibi opportunamente modificati si possano contrastare delle malattie. E’ vero, la vita dei topi si allunga in maniera significativa quando assumono i pomodori viola, ma non sappiamo ancora con precisione i processi coinvolti. ? probabile che siano coinvolti altri meccanismi oltre quelli antiossidanti. E dobbiamo tenere presente che lo studio non ha preso in considerazione eventuali effetti tossici. Il prossimo passo da fare sar? studiare l’effetto del pomodoro viola su altri modelli di tumore e caratterizzare il meccanismo d’azione”. E? presto perci?, per trarre conclusioni, ma l?intervento sulla dieta come conferma Cathie Martin, coordinatrice del progetto Flora, ? sempre possibile: ?Lo studio conferma che si possono ottenere effetti significativi attraverso semplici cambiamenti nella dieta di tutti i giorni. Qui non parliamo di pillole o supplementi di varia natura, ma di alimenti?.
La displasia prostatica benigna tende a peggiorare nel tempo. Si tratta di una malattia che interessa fra la met? ed i due terzi degli uomini nella settima decade di vita, e la sua natura progressiva ? stata confermata. Data per? l’ampia gamma di probabilit?, ? difficile stimare la misura in cui ci si possa basare su quanto riscontrato per informare un singolo paziente sulle sue future probabilit? di progressione. Nel complesso, il monitoraggio dovrebbe durare tutta la vita, ed andrebbero presi in considerazione interventi precoci che possano modificare favorevolmente la storia naturale della malattia. (BJU Int 2008; 102: 981-6)
Rispetto agli altri trattamenti standard, come il monitoraggio e la terapia ormonale, la chirurgia potrebbe offrire una migliore speranza di sopravvivenza a lungo termine ai pazienti con tumori prostatici localizzati: rispetto ai pazienti prostatectomizzati, infatti, quelli trattati con radioterapia o semplicemente monitorati presentano un rischio raddoppiato di mortalit? connessa al tumore alla prostata nei 10 anni successivi. In genere i pazienti solo monitorati hanno tumori in stadio pi? precoce e meglio differenziati rispetto agli altri, mentre quelli trattati con terapia ormonale hanno pi? spesso tumori allo stadio III. La prostatectomia ? associata alla migliore prognosi a lungo termine, in particolare per i giovani o i soggetti con tumori meno differenziati. La sopravvivenza comunque ? solo uno dei fattori da tenere in conto nella scelta del trattamento per questi pazienti: gli altri comprendono qualit? della vita, preferenze del paziente e speranza di vita. Sul miglior trattamento per? c’? ancora molto disaccordo, e nella pratica clinica quotidiana persistono diverse disparit?. (Arch Intern Med. 2007; 167: 1944-50)
Quando si ha una recidiva tumorale in una mammella gi? precedentemente trattata con terapia conservativa, l’uso della nodulectomia piuttosto che della mastectomia ? associato ad una diminuzione della sopravvivenza. Questa opzione viene scelta circa in un quarto dei casi di recidiva: ? probabile che siano le pazienti stesse a richiedere questo tipo di intervento, e che i medici semplicemente le accontentino, ma qualsiasi ne siano le motivazioni, questa decisione pu? abbreviare la vita della paziente. Man mano che le terapie per il tumore mammario divengono pi? mirate ed i ricercatori si avvicinano all’identificazione dei fattori che rendono alcuni tumori pi? aggressivi di altri, l’opzione di raccomandare seconde o terze nodulectomie potrebbe rendersi disponibile in futuro, almeno in casi selezionati, ma fino ad allora la mastectomia rimane la migliore opzione per le donne che vanno incontro a tumori mammari recidivanti. (Am J Surg 2008; 196: 495-9)
Negli uomini, il rischio di sviluppare tumori mammari ? incrementato dall’avere un parente di primo grado con tumore mammario, dall’essere obesi e fisicamente inattivi e, sorprendentemente, dall’aver riportato una frattura ossea dai 45 anni in poi. I fattori di rischio noti per il tumore mammario maschile sono stati largamente desunti da studi retrospettivi, ma quelli recentemente individuati mostrano alcuni elementi in comune con quelli dei tumori femminili, indicando l’importanza dei meccanismi ormonali. Le differenze individuate invece potrebbero riflettere meccanismi unici associati agli androgeni ed al loro rapporto in relazione agli estrogeni biodisponibili. (J Natl Cancer Inst online 2008, pubblicato il 9/10)
Uno studio con un periodo di monitoraggio medio di 11 anni ha dimostrato che le pazienti con tumore mammario allo stadio 2 che ricevono un intervento psicologico vanno incontro ad un rischio significativamente ridotto di recidive e decesso rispetto alle altre. Questo risultato assolutamente sorprendente potrebbe sottendere il fatto che l’intervento in questione, consistente in metodi supportato empiricamente per migliorare umore, atteggiamenti e comportamenti relativi alla salute, possa essere usato con efficacia nei pazienti con qualsiasi tipo di tumore. Un intervento psicologico che riduce lo stress potrebbe verosimilmente interrompere il processo infiammatorio in atto, limitando quindi indirettamente la progressione della malattia.
Roma, 23 ott. (Adnkronos Salute) – Nelle tazza di t? verde un’arma in grado di bloccare il tumore alla prostata prima che si manifesti. “Ormai, dopo i primi studi effettuati nel 2005, abbiamo confermato il potere dell’estratto di t? verde”, spiega all’ADNKRONOS SALUTE Saverio Bettuzzi del Dipartimento di medicina sperimentale dell’Universit? di Parma, a margine del convegno in corso a Roma organizzato dall’Istituto nazionale biostrutture e biosistemi al Cnr. “In uno studio clinico su 60 volontari con lesioni preneolpastiche – dice – abbiamo dimostrato che l’estratto ha un’efficacia del 90% nel bloccare l’evoluzione tumorale. Insomma, gli ultimi dati suggeriscono che proprio dal t? verde pu? arrivare una terapia precoce per le lesioni precancerose, che oggi non vengono trattate affatto”.
Si tratta, per di pi?, di un risultato “definitivo – assicura il ricercatore – Infatti l’evoluzione della lesione in tumore si blocca davvero, e non viene semplicemente rallentata”. Non solo, l’effetto dell’estratto della bevanda tanto amata in Oriente ? significativo anche sull’ipertrofia prostatica benigna. “Ma attenzione, se gli uomini orientali ne sperimentano da secoli i benefici, occorre ricordare anche che ne consumano litri al giorno. In occidente ? difficile pensare di fare lo stesso, noi nello studio abbiamo usato capsule concentrate, oltretutto prive di caffeina”.
Il segreto delle virt? dell’estratto sta nelle catechine, “capaci di alterare alcuni geni oncosoppressivi come Clusterin. In pratica, con l’estratto i suoi livelli salgono notevolmente”. Convinto delle virt? del t? verde, Bettuzzi confessa di consumarne in gran quantit?. “Ancora meglio ? il t? bianco, ricchissimo di catechine. Queste preziose sostanze – ricorda – sono presenti anche in diversi vegetali, tra cui i broccoli. Ma il t? verde e bianco ne sono davvero ricchissimi, inoltre la particolare preparazione fa in modo che non si deteriorino n? si riducano”.
Il ricercatore ritiene che l’estratto di t? verde sia una speranza importante non solo contro il tumore della prostata. Studi eseguiti in Oriente evidenziano risultati interessanti anche contro il tumore al seno e quello al colon: “Le ricerche vanno avanti”, conclude.