Nanoparticelle fagiche vettori contro il cancro

29 Giu 2008 Oncologia

Alcune nanoparticelle batteriofagiche orientate specificamente possono essere utilizzate per il trasporto di farmaci alle cellule tumorali. Vi ? molto spazio per l’applicazione di terapie mirate per il trattamento delle malattie umane, non solo in oncologia ma anche in condizioni quali autoimmunit?, infiammazione, malattie neurodegenerative ed altre ancora. I sistemi di somministrazione microscopica mirata dei farmaci saranno probabilmente le soluzioni del prossimo decennio. Sono stati generati con l’ingegneria genetica fagi atti all’applicazione di nanomedicine alle cellule tumorali tramite internalizzazione mediata dal bersaglio seguita da rilascio intracellulare del farmaco. Probabilmente la modifica chimica della copertura fagica, come si effettua durante la coniugazione farmacologica, dovrebbe modulare farmacocinetica, biodistribuzione ed immunogenicit? rispetto ai fagi di base. (BMC Biotechnology 2008; 8: 37)

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Tumore prostatico di basso grado: convalidato modello predittivo

24 Giu 2008 Oncologia

Un modello predittivo concepito per l’uso su uomini con tumore prostatico di piccolo volume e basso grado ? stato convalidato con successo.
I protocolli di rilevamento precoce possono portare a sovradiagnosi e sovratrattamento dei tumori di volume inferiore a 0,5 cc, assenza di grado quattro-cinque secondo Gleason e con patologia non diffusa.
Il modello proposto, che prevede una lunghezza del tumore inferiore a due millimetri, un grado di Gleason non superiore a quattro ed un volume prostatico non superiore a 50 cc, pu? essere utilizzato nella pratica clinica come strumento per la selezione di candidati alla sorveglianza attiva se viene intrapresa una strategia bioptica e soltanto un nucleo risulta positivo per il tumore.

(J Urol 2007; 177: 907-10)

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Telefono cellulare connesso a tumori parotidei benigni

21 Giu 2008 Oncologia

L’uso frequente a lungo termine di telefoni cellulari potrebbe aumentare il rischio di tumori benigni a carico della ghiandola parotide, in base ad uno studio condotto in Israele, dove l’uso dei cellulari ? particolarmente intenso. Nonostante i timori sui potenziali effetti cancerogeni delle radiofrequenze elettromagnetiche emesse dai telefoni cellulari, pochi studi sono stati in grado di dimostrare questa associazione. In ogni caso, la maggior parte della ricerca ? stata confinata ai tumori cerebrali, ed i dati a lungo termine scarseggiano. La prossimit? delle parotidi ai campi elettromagnetici emessi durante l’uso dei cellulari le rende un bersaglio pi? suscettibile. Questi campi elettromagnetici sono troppo deboli per rompere legami chimici o danneggiare il DNA, e pertanto agiscono pi? probabilmente sulla promozione che sull’iniziazione tumorale. L’elevato livello di uso del cellulare nella popolazione israeliana potrebbe spiegare come mai sia stata rilevata un’associazione fra quest’ultimo e tumori parotidei ipsilaterali nonostante il periodo di latenza relativamente breve. I dati rilevati, tuttavia, sono insufficienti per stabilire con certezza rapporti di causalit?. (Am J Epidemiol 2008; 167: 457-67)

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CA prostatico, spiegata aggressivit? nei neri

12 Giu 2008 Oncologia

Le differenze razziali nei tassi di incidenza e mortalit? del tumore prostatico sono determinati da assetti espressivi genetici distinti nel microambiente tumorale. I profili di espressione genica dei tumori prostatici indicano prominenti differenze nell’immunobiologia tumorale fra soggetti afroamericani ed europeo-americani. Le differenze osservate nei profili espressivi inoltre non sono probabilmente limitate ai soli tumori prostatici: si stanno infatti riscontrando differenze simili anche per i tumori mammari. Bench? i dati del presente studio siano preliminari e necessitino di monitoraggio, ? opportuno essere preparati al fatto che la risposta ad alcune terapie possa essere differente fra i vari gruppi etnici. (Cancer Res 2008; 68: 927-36)

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Negli oncologici pi? frequente l’uso degli integratori

8 Giu 2008 Oncologia

L’uso di vitamine e minerali ? largamente diffuso nei pazienti oncologici e nei sopravvissuti a lungo termine a tumori, ed ? di frequente maggiore che nella popolazione generale. Sono comunque pochi i pazienti che discutono l’uso di integratori alimentari con il proprio medico, ed i medici spesso non indagano questo argomento. Sfortunatamente, questi integratori potrebbero avere effetti negativi sui tumori stessi o sui farmaci usati per trattarli. Alcune vitamine, come l’acido folico, potrebbero essere coinvolte nella progressione tumorale, mentre altre potrebbero interferire con la chemioterapia. E’ comunque necessario capire se questi integratori siano utili o facciano pi? male che bene, ma una semplice spiegazione dello stato di fatto delle cose da parte del medico potrebbe gi? aiutare il paziente a fare delle scelte consapevoli. (J Clin Oncol. 2008; 26: 665

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Qualit? trattamento ca prostatico precoce

26 Mag 2008 Oncologia

Sulla base dei problemi preesistenti di funzionalit? urinaria, intestinale o sessuale, pi? di un terzo degli uomini con tumore prostatico potrebbero non ricevere il trattamento pi? appropriato, rischiando esiti peggiori. Nella terapia di questi tumori vi sono modalit? fra le quali non ? stata dimostrata alcuna differenza di efficacia, ma solo differenze negli effetti collaterali gli specialisti sono a conoscenza di queste disfunzioni e del modo in cui interagiscono con il trattamento. La terapia standard delle forme precoci prevede radioterapia esterna, brachiterapia e prostatectomia radicale. Esempi di trattamento errato sono pazienti con disfunzioni intestinali trattati con radioterapia esterna, in quanti l’inevitabile irradiazione del retto potrebbe causare problemi intestinali acuti ed a lungo termine, ed i pazienti con sintomi irritativo o ostruttivi delle vie urinarie se trattati con brachiterapia, in quanto l’elevata dose di radiazioni cos? somministrata alla prostata aumenta la probabilit? di dolorose ostruzioni urinarie complete. (Cancer online 2007, pubblicato il 26/11)

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Ambiguo PSA nell’obesit

24 Mag 2008 Oncologia

L’obesit? potrebbe distorcere i risultati del test per il tumore della prostata. E’ quanto emerge da uno studio, pubblicato su Jama, che ha coinvolto oltre 14000 pazienti. I pazienti obesi, infatti, spiegano i ricercatori, hanno pi? sangue, sicch? la concentrazione dell’antigene, marker della malattia oncologica, potrebbe risultare inferiore. Si spiegherebbe cos?, perch? i soggetti obesi sembrano avere tumori particolarmente aggressivi, visto che inizialmente la malattia potrebbe essere trascurata. Un’ulteriore conferma, spiegano i ricercatori, della non assoluta affidabilit? del test del PSA. Nei casi pi? estremi i soggetti pi? obesi arrivano ad avere una concentrazione di PSA fino al 21% inferiore rispetto agli uomini di peso normale.

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Lo stato nutrizionale pesa sul ca esofageo

23 Mag 2008 Oncologia

Nei pazienti con tumori esofagei localmente avanzati, un cattivo stato nutrizionale di base ? associato alla mancata risposta alla chemioradioterapia definitiva ed a una minore sopravvivenza, indipendentemente dalle caratteristiche cliniche e del tumore. Questo nuovo dato sottolinea il ruolo chiave dei parametri nutrizionali per gli esiti di questi pazienti. La malnutrizione ? uno status molto comune nei pazienti con tumore esofageo, ed ? un ben noto fattore predittivo di morbidit? dopo la chirurgia. Il presente studio fornisce le basi concettuali per un’indagine interventistica nutrizionale prospettica in questi stessi pazienti. (Am J Gastroenterol 2007; 102: 2557-63)

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Ca polmonare e diagnosi autoanticorpale

19 Mag 2008 Oncologia

Lo screening dei tumori polmonari tramite un pannello di antigeni associati al tumore potrebbe un giorno consentire un rilevamento pi? precoce di tali tumori. Bench? quasi tutti gli esami autoanticorpali testati hanno rilevato risposte significative nel plasma di tutti i pazienti con tumori, la sensibilit? individuale di ciascun esame nel pannello ? variabile. La misurazione di p53, c-myc e HER2 non aggiunge nulla di significativo agli esami testati, ma la sostituzione di altri antigeni specifici dei tumori polmonari in luogo di quelli generici potrebbe aumentare il potenziale di questi esami. La disponibilit? di un test diagnostico per i tumori polmonari sarebbe di particolare importanza dato lo stadio tardivo a cui i pazienti attualmente ricevono diagnosi, nonch? il fatto che questa malattia causer? un carico sociale per almeno 20 anni anche se tutti i fumatori smettessero oggi stesso.
(Thorax 2008; 63: 228-33)

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Ca tiroide e rischio secondo tumore primario

18 Mag 2008 Oncologia

Dopo il trattamento per un tumore tiroideo differenziato, i pazienti affrontano un rischio leggermente aumentato di sviluppate un secondo tumore primario. Bench? sia stato dimostrato che la probabilit? di tumori secondari dopo una diagnosi di tumore tiroideo differenziato sia statisticamente elevata, l’impatto clinico di questi tumori ? relativamente limitato a soli 6,5 ulteriori tumori diagnosticati ogni 10.000 persone all’anno. Va quindi sottolineato che l’uso dei radioisotopi costituisce una terapia sicura ed efficace i cui meriti surclassano la piccola probabilit? di sviluppare un tumore secondario. In generale, le donne di et? compresa fra 25 e 49 anni all’atto della diagnosi presentano un rischio significativamente elevato di sviluppare tumori mammari, e pertanto ogni donna al di sotto dei 40 anni alla diagnosi dovrebbe effettuare mensilmente l’autopalpazione del seno, farsi visitare dal medico annualmente e iniziare lo screening mammografico annuale a un massimo di tre anni dalla diagnosi di tumore tiroideo. Si raccomanda inoltre che tutti i pazienti al di sotto dei 40 anni all’atto della diagnosi effettui esami del sangue annuali per ricercare indefinitamente anomalie ematologiche. Il rischio addizionale di tumore prostatico ? limitato agli uomini sopra i 50 anni all’atto della diagnosi, e pertanto si tratta di pazienti che gi? rientrerebbero nei criteri standard per lo screening gi? implementati nella popolazione generale.
(J Clin Endocrinol Metab 2008; 93: 504-15)

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