Dalla saliva nuova diagnosi per il tumore al seno

27 Gen 2008 Oncologia

Identificare precocemente la presenza di un tumore al seno attraverso la diagnosi di un campione di saliva: potrebbe essere possibile tra qualche anno, grazie a un nuovo metodo diagnostico messo a punto da ricercatori dell’Health Science Center e del Dental Branch dell’Universit? di Houston.
In un articolo pubblicato sulla rivista Cancer Investigation, gli autori sostengono infatti che la saliva ? una miscela molto complessa di proteine, la cui composizione riflette i processi fisiologici in corso nell’organismo, patologie comprese. Da qui l’idea di provare a identificare un profilo proteico specifico del tumore al seno. Per riuscirci, i ricercatori hanno analizzato oltre 200 proteine contenute in campioni salivari di 30 donne: alcune sane, altre con noduli maligni e altre ancora con tumori maligni. Scoprendo 49 proteine che sono effettivamente espresse in modo diverso nei tre gruppi.
Una volta verificato con campioni pi? consistenti e ottimizzato dal punto di vista della tecnologia, il nuovo metodo potrebbe sostituire quelli utilizzati oggi (mammografia ed esami del sangue), pi? invasivi e fastidiosi. In un primo tempo, per?, ? probabile che i vari metodi verranno usati in contemporanea, per ridurre al minimo i rischi di falsi negativi o falsi positivi.

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L?Aspirina, ma non altri FANS, ? associata ad una minore incidenza di tumore e di mortalit? per cancro

21 Gen 2008 Oncologia

La chemioprevenzione antitumorale dell?Aspirina e di altri farmaci antinfiammatori non steroidei ( FANS ) non sono stati definiti in maniera completa e potrebbero variare in relazione al fumo.

Ricercatori della Mayo Clinic a Rochester negli Stati Uniti, hanno valutato l?associazione tra l?impiego di Aspirina e FANS, e l?incidenza di cancro e la mortalit?, in base alla storia di abitudine al fumo tra le partecipanti al Iowa Women’s Health Study, uno studio prospettico su una coorte di donne in postmenopausa.

Le donne arruolate nello studio hanno indicato mediante un questionario compilato nel 1992, il loro personale utilizzo di Aspirina e FANS.
Dati sull?incidenza di cancro sono stati ottenuti consultando il Iowa Surveillance, Epidemiology, and End Results Cancer Registry, ed i dati sulla mortalit? dai certificati di morte.

Durante un periodo medio di follow-up di 10 anni, sono stati osservati 3.487 casi di cancro e 3.581 decessi nella coorte di 22.507 donne.

L?impiego di Aspirina, confrontato con il non utilizzo, ? risultato inversamente associato all?incidenza totale di cancro ( rischio relativo, RR aggiustato= 0.84 ), con un tasso di incidenza corretto per et? di 147 e 170 per 10.000 persone-anno.

La correlazione inversa era pi? forte, anche se non statisticamente significativa ( P = 0.28 ) nelle ex fumatrici e nelle persone che non avevano mai fumato rispetto alle fumatrici correnti.

L?uso di Aspirina ? risultato anche correlato in maniera inversa alla mortalit? per malattie coronariche ( RR aggiustato = 0.75 ), con un tasso di incidenza corretto per et? di 23 e 30 per 10.000 persone-anno per le fumatrici e per le donne che non avevano mai fumato, rispettivamente e alla mortalit? in genere ( non legata ad una causa specifica ) ( RR aggiustato = 0.82 ), con un tasso di incidenza corretto per et? di 126 e 155 per 10.000 persone-anno.

L?impiego di altri farmaci antinfiammatori non steroidei non ? risultato associato all?incidenza di tumore o alla mortalit? correlata, alla mortalit? per malattie coronariche o alla mortalit? generale.

Lo studio ha mostrato che l?utilizzo di Aspirina, ma non quello di altri farmaci antinfiammatori non steroidei, ? risultato associato ad un minor rischio di incidenza di tumore e di mortalit? per cancro. Questo effetto protettivo ? pi? pronunciato nelle ex fumatrici e nelle donne che non hanno mai fumato, rispetto alle fumatrici.

Bardia A et al, J Natl Cancer Inst 2007; 99: 881-889

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Diagnostica per immagini nel Ca prostatico

11 Gen 2008 Oncologia

Il metodo di interazione tessuto-risonanza (TRIM) per l’analisi dell’anisotropia elettromagnetica pu? essere utilizzato per rilevare in modo non invasivo i tumori prostatici. Questa tecnologia non andrebbe usata come alternativa a PSA, DRE e biopsie prostatiche, ma principalmente in associazione con esse per consentire una diagnosi o esclusione pi? precisa, meno invasiva e meno costosa di questi tumori. Non ? ancora il caso di evitare la biopsia nei pazienti con PSA elevato ma TRIM negativo, ma ? invece il caso di evitare una seconda serie di biopsie prostatiche in questi pazienti. Onde incrementare la specificit? ed il valore predittivo positivo di questa nuova tecnologia, senza ovviamente diminuirne la sensibilit?, sono in corso di studio nuovi parametri per definire la positivit? o negativit? dell’esame. (BJU Intl 2007; 100: 1055-9)

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Fluidi caldi per la resezione prostatica

1 Gen 2008 Oncologia

L’uso di fluidi endovenosi e d’irrigazione caldi durante la resezione transuretrale della prostata (TURP) previene l’ipotermia perioperatoria.
La TURP con fluidi d’irrigazione a temperatura ambiente porta infatti a questa complicazione, che potrebbe aumentare il rischio di eventi cardiovascolari.
L’uso di fluidi isotermici riduce ma non elimina il rischio, e l’uso di routine di fluidi endovenosi riscaldati insieme all’irrigazione isotermica non era finora stato documentato.
?Il presente studio raccomanda che entrambi i fluidi siano isotermici, onde ridurre gli eventi cardiaci che incrementano morbidit? e mortalit?.
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(BMC Urology online 2007, pubblicato il 10/10)

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Radioterapia dopo prostatectomia?

31 Dic 2007 Oncologia

La radioterapia post-prostatectomia immediata ? utile solo nei pazienti con tumore prostatico con margini chirurgici positivi. Bench? due grandi studi abbiano dimostrato un effetto molto favorevole della radioterapia adiuvante dopo la prostatectomia per i tumori prostatici avanzati, i risultati del presente studio relegano tale effetto solo al 35% dei pazienti.
Dato il potenziale impatto dei margini chirurgici positivi sulle scelte terapeutiche, sarebbe necessaria in questi casi la consulenza di patologi specializzati nell’apparato urogenitale.
La revisione dei casi con margini positivi ? conveniente se porta ad una riduzione dei pazienti trattati.

(J Clin Oncol 2007; 25: 4178-86)

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Prostata, nuovo test anticancro pi? affidabile

19 Dic 2007 Oncologia

Aldo Franco De Rose
Il nuovo marker in grado di svelare in anticipo il tumore della prostata si chiama EPCA-2. Quasi sicuramente, fra uno-due anni, mander? in pensione il discusso PSA. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Urology a firma dei ricercatori del Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, dal titolo molto esplicativo: “EPCA-2: A Highly Specific Serum Marker for Prostate Cancer”.
Si tratta di una proteina strutturale del nucleo delle cellule tumorali della prostata, la Early Prostate Cancer Antigen-2 (EPCA-2), molto stabile e persistente in circolo. Ma EPCA2 non rappresenta una novit? scientifica per la sola diagnosi. Infatti secondo Robert Getzenberg, responsabile del gruppo di ricercatori, “il nuovo test, fra qualche anno, oltre ad essere utilizzato per riconoscere gli uomini con tumore della prostata e distinguerli da quelli che soffrono semplicemente di ingrossamenti della prostata, costituir? l’elemento principale per differenziare i pazienti che avranno bisogno di cure aggressive da quelli che necessiteranno invece di una vigile attesa”.
Insomma un importante aiuto in tema di terapia di tumore della prostata, il cui obiettivo potr? essere quello di riuscire ad adottare, in ogni singolo paziente, la miglior scelta terapeutica “su misura”, evitando comportamenti troppo standardizzati.
I ricercatori americani hanno esaminato 385 pazienti, nei quali il test EPCA-2 ha distinto i casi di semplice iperplasia prostatica benigna (IPB) e prostatite da quelli di tumore. Pi? precisamente il 77% dei pazienti con IPB e PSA elevato, e quindi con sospetto cancro prostatico, aveva invece livelli di EPCA-2 pi? bassi dei valori limite (30ng/ml). Tale aspetto ? stato considerato di enorme importanza e molto incoraggiante in quanto l’IPB ? spesso associata ad elevati livelli di PSA, ponendo problemi di diagnosi differenziale e costringendo i pazienti a ripetute biopsie. Al contrario, i valori di EPCA-2 sono stati trovati alti nel 90% dei soggetti con cancro confinato alla prostata e nel 98% con cancro avanzato (extracapsulare), individuando complessivamente il 94% di tumori. Inoltre, l’EPCA 2 ? risultato altamente sensibile e specifico in quanto ? riuscito ad identificare il 78% degli uomini con cancro prostatico anche nel gruppo di soggetti con PSA al di sotto di 2.5 ng/mL e quindi, apparentemente, senza malattia. Infine, un altro vantaggio sarebbe costituito dal fatto che il test consentirebbe di abbatterebbe drasticamente il numero di biopsie della prostata, oggi, sicuramente molto elevato.
Le biopsie prostatiche in Italia fino a qualche anno fa erano stimate attorno a 100.000 l’anno, per un costo di circa 20.000.000 milioni di euro solo per la procedura diagnostica. Ma oggi il numero ? sicuramente aumentato, vista la maggiore diffusione del dosaggio del PSA e i numerosi programmi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di diagnosi precoce delle malattie prostatiche.
La stragrande maggioranza delle biopsie viene fatta “at random”, cio? senza un bersaglio preciso, dato che spesso (nel 60-70% dei casi) ? solo il PSA a suggerire l’esecuzione della biopsia in assenza di altri segni clinici, ecografici e radiologici.
D’altra parte la biopsia prostatica ? un momento di grande dramma psicologico per la popolazione maschile: per alcuni arriver? la diagnosi di neoplasia per altri, nonostante la negativit?, ? probabile che la si debba ripetere (se il PSA si manterr? anomalo). La nuove diagnosi invece sarebbero 30.000 all’anno per una neoplasia che si colloca al secondo posto per incidenza fra quelle che colpiscono gli uomini nei paesi sviluppati, al primo posto dopo gli 80 anni.

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Ca pancreatico: flavonoli riducono il rischio

15 Dic 2007 Oncologia

I flavonoli potrebbero avere un effetto protettivo contro lo sviluppo di tumori pancreatici.
I flavonoli sono una classe di flavonoidi, i polifenoli, che sono ubiquitari nei cibi di origine vegetale e possono esercitare effetti oncoprotettivi, ma i dati in merito dagli studi sulla popolazione umana sono scarsi e sono stati inficiati primariamente da una mancanza di copertura dei flavonoli, e dei flavonoidi in generale, nei database sulla composizione dei cibi.
Il fumo aumenta lo stress ossidativo, ed espone ad una grande quantit? di elementi cancerogeni: l’azione dei flavonoli quali antiossidanti o modulatori dell’espressione degli enzimi basati sul citocromo P-450 coinvolti nell’attivazione dei cancerogeni potrebbe spiegare la maggiore riduzione del rischio osservata nei fumatori.

(Am J Epidemiol 2007; 166: 924-31)

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Ca prostata a piccole cellule hanno esiti negativi

15 Dic 2007 Oncologia

Gli esiti prognostici sono scarsi nei pazienti con carcinoma prostatico a piccole cellule. I livelli di LDH ed albumina al momento della diagnosi potrebbero risultare predittivi degli esiti correlati alla malattia. I carcinomi a piccole cellule del tratto urinario sono un’entit? clinica rara, con informazioni frammentarie in letteratura sul loro comportamento clinico e sul trattamento ottimale. I pazienti con bassi livelli di albumina ed elevati livelli di LDH al momento della diagnosi iniziale hanno una prognosi sfavorevole, e pertanto ? necessario offrire loro terapie alternative prima possibile dopo aver ottenuto il controllo dei sintomi con la terapia chemio ormonale convenzionale. (Cancer 2007; 110: 1729-37)

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La proteina che segnala il Ca polmonare

30 Nov 2007 Oncologia

Gli autoanticorpi possono spesso aiutare il medico a diagnosticare il tumore polmonare a stadi pi? precoci e trattabili: in base al presente studio, un test ematico su una proteina del sistema immunitario potrebbe agire come sistema d’allarme precoce per i tumori polmonari. Questo sistema ? gi? stato usato nei tumori mammari, ed era stato ipotizzato che la tecnologia fosse trasferibile. Era gi? stato dimostrato che gli autoanticorpi sono presenti prima della malattia sintomatica in un certo numero di soggetti: il presente studio dimostra riproducibilit? ed un elevato livello di sensibilit? e specificit? non precedentemente descritti, ma necessari perch? un test diagnostico possa trovare un’applicazione clinica. (Thorax online 2007, pubblicato l’11/10)

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Ca prostatico: sito bioptico influenza diagnosi

26 Nov 2007 Oncologia

Per il rilevamento del tumore prostatico, il numero di agobiopsie ? meno importante del punto in cui vengono effettuate. In particolare, le biopsie effettuate nella zona periferica laterale e mediana sono le pi? utili per la diagnosi. Questa combinazione raggiunge una sensibilit? dell’80 percento nei casi clinicamente significativi e del 33 percento in quelli non significativi, e l’aggiunta di dati dalla zona centrale non migliora questi parametri. In base al presente studio, uno schema basato su 12 biopsie risulta ottimale nel rilevamento della maggior parte dei tumori prostatici clinicamente significativi. (J Natl Cancer Inst 2007; 99: 1484-9)

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