La perdita di peso ? di beneficio nel trattamento del linfedema correlato al tumore mammario. Il linfedema in queste pazienti consegue al trattamento, e pu? comparire subito dopo oppure 30 giorni pi? tardi. Molti studi hanno suggerito che l’obesit? o l’eccesso di peso possono predisporre le donne allo sviluppo del linfedema dopo il trattamento del tumore mammario. Il presente studio dimostra che nelle pazienti a dieta si presenta una lieve ma significativa diminuzione del volume delle braccia, ma anche la presenza di una correlazione fra perdita di peso e riduzione del volume delle braccia. Dunque la manipolazione della dieta nelle pazienti con linfedema susseguente al trattamento di un tumore mammario assiste nella riduzione del volume dell’arto linfedematoso se il peso corporeo viene ridotto. (Cancer 2007; 109: 1949-56)
Un nuovo normogramma predice la progressione del tumore prostatico a seguito della radioterapia d’emergenza a seguito di prostatectomia radicale meglio di altri modelli precedentemente pubblicati. In passato, la radioterapia d’emergenza ? stata relativamente sottoutilizzata in quanto vi era una diffusa percezione secondo cui la maggior parte dei pazienti con un incremento del PSA dopo la chirurgia avessero gi? un coinvolgimento sistemico occulto, e la radioterapia non fosse probabilmente di beneficio se la malattia si fosse diffusa al di fuori della regione pelvica: grazie a questo ed ad altri studi, questa percezione ? cambiata. (J Clin Oncol 2007; 25: 2035-41)
Nonostante recenti indicazioni secondo cui la rimozione di tre linfonodi sentinella nelle donne con tumore mammario sia abbastanza per una biopsia, sarebbe necessario rimuovere tutti i linfonodi sentinella per ridurre il rischio dei risultati falsi negativi. La rimozione di pi? linfonodi, se presenti, aumenta di poco la morbidit?, ed aumenta la possibilit? di riscontrare tumori. Probabilmente un numero ideale di linfonodi da rimuovere non esiste: ? necessario evitare di non riscontrare la malattia se presente, minimizzando al contempo la morbidit?. Sono attualmente allo studio nuovi traccianti radioattivi che potrebbero consentire la rimozione di meno linfonodi. (Arch Surg 2007; 142: 456-60)
Gli uomini con una velocit? del PSA superiore a 2 ng/ml/anno presentano un rischio di mortalit? tumore prostatico-specifica significativamente superiore rispetto a coloro con qualsiasi altro singolo fattore di alto rischio. Per quanto riguarda i tassi di mortalit? tumorale nei pazienti con un singolo fattore di rischio, il rischio di morire di tumore prostatico nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale o terapia radiante ad impulsi esterni risulta sei-nove volte maggiore in presenza di una velocit? superiore a due: ci? surclassa qualsiasi altro fattore di rischio, compresa la scala di Gleason. Era stato gi? dimostrato che la velocit? del PSA prima della diagnosi di tumore prostatico predice stadio e grado del tumore ed anche l’intervallo di tempo prima della recidiva. Nei pazienti pi? a rischio sarebbe opportuno applicare pi? di un singolo trattamento per ottenere il miglior tasso di cura: le combinazioni possibili comprendono radioterapia e terapia ormonale o chirurgia e terapia neoadiuvante. Un elevato livello di PSA o un alto stadio clinico sulla base degli esami, comunque, non escludono la possibilit? di un esito positivo. (Cancer online 2007, pubblicato il 25/5)
Frotte di studenti in medicina si sono formati nella convinzione che il tumore ovarico sia asintomatico. Ma questo ? un falso insegnamento. A dispetto della nozione, un tempo comune, che questo tipo di tumore fosse un killer silenzioso, nuove evidenze dimostrano che si possono rintracciare dei sintomi; in particolare molte donne a cui ? stato diagnosticato questo tipo di tumore lamentavano, nei tre o quattro mesi precedenti, seri problemi all?apparato gastrointestinale o urinario. Il ritardo nella diagnosi ? spesso fatale. Per questo motivo le associazioni dei pazienti sparse nel mondo hanno ingaggiato delle dure battaglie per incentivare o promuovere l?uso di screening che possano permettere la diagnosi precoce.
Ancora una volta una battaglia per la salute, in questo caso delle donne, partita dal basso ha dato i suoi frutti: la settimana scorsa alcune organizzazioni importanti negli Stati Uniti, tra cui la Gynecologic Cancer Foundation, la Society of Gynecologic Oncologists e la American Cancer Society, hanno stilato un documento congiunto in cui si consiglia vivamente a tutti i medici di porre particolare attenzione alle pazienti che riferiscono sintomi persistenti quali sanguinamento, dolore pelvico o addominale, inappetenza, stimolo urinario frequente.
Ma quanto questo documento pu? davvero essere utile ai medici nella salvaguardia della vita delle proprie pazienti? Un editoriale apparso sull?ultimo numero della rivista The Lancet affronta il tema; molti i dubbi e soprattutto pochi i dati epidemiologici che possano confermare quali potrebbero essere gli esami da usare come strumento di screening. I due migliori candidati, ad oggi, pare siano il dosaggio dell?antigene CA 125 e l?uso degli ultrasuoni transvaginali, per i quali in Inghilterra ? stato fatto uno studio preliminare pubblicato proprio sul Lancet nel 1999 in cui si dimostrava un?ottima capacit? predittiva dei due esami. Questo studio ? stato allargato e i risultati completi si attendono per il 2012.
Fonte: An experiment in earlier detection of ovarian cancer. The Lancet 2007; 369:2051.
E’ stata rilevata un’associazione fra assunzione di calcio e rischio di tumore prostatico. Era stato gi? suggerito che l’incremento dell’assunzione di calcio e latticini potesse aumentare il rischio di tumore prostatico, con possibili meccanismi biologico fra cui la propensione dell’elevata assunzione di calcio a diminuire i livelli sierici di vitamina D, ed il potenziale dei latticini di incrementare i livelli sierici di IGF-1. La suggestiva relazione positiva fra grassi dei latticini e tumore prostatico rilevata nel presente studio non risulta indipendente dal calcio. Dato che in Finlandia, dove lo studio ? stato condotto, lo screening del PSA non ? stato ancora adottato su vasta scala, la gran parte dei casi esaminati nello studio sono stati rilevati sulla base dei sintomi clinici, e ci? limita la possibilit? che i risultati dello studio siano influenzati da errori diagnostici. (Int J Cancer 2007; 120: 2466-73)
L’esposizione a radiazioni ultraviolette dal tempo trascorso al sole aumenta il rischio di linfomi non-Hodgkin nelle donne. Era gi? stato suggerito che l’aumento dell’esposizione a raggi ultravioletti potesse essere almeno in parte responsabile dell’incremento osservato nell’incidenza dei linfomi di questo tipo. Le donne con la maggiore esposizione al sole fra le nove del mattino e le tre del pomeriggio presentano un aumento del rischio del 70 percento rispetto a quelle meno esposte. L’incremento del rischio, comunque, sembra variare sulla base del sottotipo di linfoma considerato. Sono ora necessari ulteriori studi per accertare se la suscettibilit? genetica possa o meno modificare la correlazione fra esposizione al sole e rischio di linfoma non-Hodgkin. (Am J Epidemiol 2007; 165: 1255-64)
Nei bambini sottoposti a chemioterapia basata sul platino, ? possibile rilevare cambiamenti precoci nella funzionalit? uditiva tramite audiometria estesa ad alta frequenza (EHF) ed emissioni otoacustiche DPOAE. La chemioterapia al platino ? associata al rischio di perdita d’udito sensorineurale permanente nei bambini, ma il monitoraggio standard manca di sensibilit? nel rilevamento dell’ototossicit?. Il test EHF ? praticabile ed affidabile nei bambini dai cinque anni in su, mentre i DPOAE sono particolarmente utili nei bambini molto piccoli che non possono garantire risposte soglia ai toni puri orecchio specifiche affidabili e complete in modo costante. Queste tecniche potrebbero risultare utili per rifinire il trattamento o usare un agente protettivo per evitare una perdita d’udito comunicativamente significativa. (J Clin Oncol 2007; 25: 1190-5)
La colonografia tomografica computerizzata (CTC) senza segnalazione delle lesioni diminutive, che hanno un basso tasso di malignit?, risulta pi? conveniente della colonscopia ottica per lo screening dei tumori del colon. I precedenti modelli di analisi dei rapporti costo/beneficio che hanno esaminato lo screening CTC hanno presunto che i pazienti con lesioni diminutive vengano indirizzati alla colonscopia ottica per la polipectomia, ma le attuali linee guida non lo raccomandano per le lesioni al di sotto dei 6 mm. In base al presente studio, la rimozione di lesioni diminutive comporta un carico di costi e complicazioni non giustificato rispetto ai guadagni minimi in termini di efficacia clinica. (Cancer online 2007, pubblicato il 23/4)
E’ stato osservato un calo nell’incidenza dei tumori mammari che rispecchia perfettamente il declino nell’uso dell’HRT. Quest’ultimo ? avvenuto alla fine del 2002, quando un importante studio ? stato interrotto e la sicurezza di questi farmaci ? stata messa in discussione. La combinazione fra estrogeni e progestina infatti aumenta significativamente il rischio di tumori mammari invasivi. Bench? gli ultimi studi non possano stabilire un rapporto causa-effetto chiaro, ? stato rivelato nel 2003 un calo del 6,7 percento nell’incidenza dei tumori mammari, un declino mai osservato prima in un singolo anno. E’ ora noto che i tumori estrogeno-positivi tendono ad aumentare con l’uso dell’HRT; non ? possibile escludere che anche altri fattori possano contribuire a questa tendenza, ed ? attualmente in corso uno studio che esamina le implicazioni cliniche di questo nuovo scenario. (N Engl J Med 2007; 356: 1670-4)