L’attivit? dei trasportatori specifici della colin-chinasi risulta aumentata di due-cinque volte nelle cellule dei tumori mammari rispetto a quelle non cancerose, il che potrebbe portare allo sviluppo di un nuovo esame diagnostico. La colin-chinasi svolge un ruolo importante nella trasformazione maligna dei tessuti mammari, e pertanto la stimolazione di specifici trasportatori di questa molecola potrebbe fungere da biomarcatore di trasformazione maligna di questi tessuti. I trasportatori la cui attivit? risulta aumentata sono il trasportatore organico di cationi 2, il trasportatore di colina ad elevata affinit? 1 e la colin-chinasi alfa. (Int J Cancer 2007; 120: 1721-30)
L’espressione della proteina p16 ? migliore sia dell’Hpv-DNA che dell’espressione dell’EGFR nella previsione della prognosi dei tumori orofaringei a cellule squamose. Tutti e tre questi indicatori prognostici sono stati descritti in letteratura, ma nessuno di essi si ? aperto la strada fino alla pratica clinica. Il presente studio ? il primo a combinare l’espressione dei tre marcatori pi? promettenti in un’ampia serie di pazienti con tumori orofaringei, e con ulteriori ricerche essi potrebbero non soltanto essere significativi a livello prognostico, ma anche divenire le basi delle scelte terapeutiche nel prossimo futuro. (Int J Cancer 2007; 120: 1731-8)
La vaccinazione contro l’Hpv16 pu? costituire una valida strategia a livello di sanit? pubblica se somministrata agli adolescenti prima dei loro primi rapporti sessuali: questo approccio potrebbe probabilmente arrestare la diffusione del virus e prevenire i tumori cervicali. Gli studi di fase III hanno dimostrato che i vaccini contro i tipi 16 e 18 prevengono l’infezione incidente e persistente, nonch? le lesioni precancerose ad esse associate, con un’efficacia del 90-100 percento, ma finora permanevano interrogativi sul miglior modo di usare questi vaccini. La costruzione di un modello sulle dinamiche dell’infezione da Hpv e sull’impatto della vaccinazione sulla base di dati empirici consente di prevedere l’andamento dell’infezione e della malattia in associazione ad una variet? di strategie. In base al presente studio, se il vaccino viene somministrato a tutti i quindicenni con un richiamo nel sesso femminile, l’86 percento dei tumori cervicali associati all’Hpv16 potranno essere prevenuti annualmente entro il 2055. Se il target viene abbassato ai dodicenni, la proporzione di casi annuali prevenuti salirebbe al 90 percento, bench? senza richiamo l’impatto dell’intervento richiederebbe pi? tempo. (Br J Cancer 2007; 96: 514-8)
La completa mancanza di espressione dello PTEN potrebbe essere un marcatore precoce del rischio di metastasi da tumore prostatico. Di sicuro sono comunque necessari ulteriori studi su vasta scala prima di poter raccomandare lo screening di routine dello PTEn all’atto della diagnosi di tumore prostatico. Il presente studio suggerisce che sia la perdita dell’espressione dello PTEn, piuttosto che la stimolazione dell’espressione dei recettori per EGF/IGF1, la responsabile dell’incremento dell’espressione di p-Akt nelle cellule prostatiche neoplastiche. L’approccio proposto dagli autori ? effettuare un’analisi dell’espressione dello PTEN alla diagnosi di tumore prostatico nei soggetti sotto i 65 anni con un basso indice di Gleason ed un basso livello di PSA: fra questi pazienti i PTEN-negativi sarebbero considerati candidati allo sviluppo di metastasi e l’approccio attendista sarebbe sostituito da uno pi? aggressivo. (Int J Cancer 2007; 120: 1284-92)
Bench? la sopravvivenza a seguito di una diagnosi di tumore testicolare sia elevata, i pazienti colpiti da questi tumori prima dei 35 anni presentano un aumento del rischio di morte da altre cause, quali infezioni, malattie cardiovascolari e polmonari, a dispetto dei trattamenti multimodali che riescono ad arginare anche i tumori diffusi. Sono necessari ovviamente ulteriori studi in materia, ma pazienti ed operatori sanitari dovrebbero essere consapevoli di questo incremento del rischio e tentare di ridurlo tramite variazioni dello stile di vita e regolari visite di controllo in ambulatorio. (J Natl Cancer Inst 2007; 99: 534-44)
Gli isoflavoni assunti con la dieta riducono il rischio di sviluppare tumori prostatici localizzati, ma sembrano associati a patologia avanzata nel momento in cui il tumore interviene. Gli isoflavoni sono presente particolarmente nei cibi tradizionali giapponesi, ma non ? possibile raccomandarne l’assunzione tramite integratori a soggetti che non ne consumano regolarmente, in quanto essi potrebbero incrementare il rischio di forme avanzate della malattia. Non ? comunque noto quando o come gli isoflavoni influenzino i tumori prostatici latenti o localizzati, e se essi possano essere usati nel trattamento o nella prevenzione di questi tumori. Sono ora necessari ulteriori studi nel periodo in cui il consumo di soia eserciti un effetto sui tumori prostatici e su quali tipologie di questi tumori esso possa prevenire. (Cancer Epidemiol Biomarkers Prev 2007; 16: 538-45)
L’aggiunta della SPECT/TAC alla linfoscintigrafia migliora l’identificazione del linfonodo sentinella nelle pazienti con tumore mammario in sovrappeso. Tale tecnica, minimamente invasiva ? un utile strumento per una corretta stadiazione, e di conseguenza anche per una pianificazione terapeutica appropriata. Gli autori hanno utilizzato l’immagine fusa SPECT/TAC per l’identificazione del linfonodo sentinella quale procedura di routine dopo l’acquisizione planare: ? stato rilevato che l’apporto di queste immagini ? fondamentale per l’identificazione di un maggior numero di linfonodi in un maggior numero di pazienti, di un maggior numero di vie di drenaggio, per l’esatta localizzazione anatomica dei linfonodi e per evitare falsi positivi. (J Nucl Med 2007; 48: 201-6)
I linfonodi ascellari raccolgono il 97 percento del drenaggio linfatico della mammella. In un tumore alla mammella, dopo un’adeguata dissezione dei linfonodi ascellari, la recidiva ? relativamente rara, variando dall’uno al tre percento, nel periodo che va dai 19 ai 27 mesi dopo il trattamento. Scopo di questo studio ? valutare le strategie di gestione nell’outcome della recidiva linfonodale ascellare.
Metodi
Lo studio ? stato effettuato su una popolazione generale, utilizzando i dati di un database sul tumore alla mammella. Sono state prese in considerazione 220 donne con un tumore alla mammella di stadio 0 fino allo stadio III, che avevano ricevuto la diagnosi tra il 1989 e il 2003 e hanno avuto una recidiva isolata ascellare. Per misuratori d’esito, sono stati considerati il tasso di sopravvivenza totale e il tasso di sopravvivenza libero da malattia, in base alle strategie di trattamento della recidiva ascellare.
Un trattamento combinato assicura una migliore sopravvivenza
Di 19.789 donne che hanno avuto una diagnosi di tumore alla mammella (dallo stadio 0 fino allo stadio III) durante lo studio, 220 hanno presentato una recidiva isolata ascellare (Kaplan-Meier, tasso di recidiva ascellare isolata a cinque anni 1,0 percento). L’intervallo medio tra la diagnosi di tumore alla mammella e la recidiva ascellare ? stato di 2,2 anni (con un range variabile da 1,8 mesi a 11,9 anni). Il follow-up medio dopo la recidiva ascellare ? stato di 5,4 anni. Il trattamento per la recidiva ascellare ha incluso la biopsia linfonodale (47,3 percento), una dissezione ascellare completa (25,9 percento), le radiazioni (65,0 percento), la chemioterapia (24,1), e la terapia ormonale (68,2 percento). Il tasso di sopravvivenza globale a cinque anni Kaplan-Meier stimato dopo una recidiva ascellare ? stato del 49,3 percento. La sopravvivenza media di 4,9 anni (variando da 2 mesi fino a 15,1 anni). Il tempo di sopravvivenza globale (P < 0,001) e libero da malattia (P = 0,006) ? stato pi? alto nelle pazienti trattate con una combinazione di chirurgia e radiazioni. Altri fattori associati con un miglioramento del tasso di sopravvivenza globale, sono stati: un intervallo dalla diagnosi alla recidiva maggiore di due anni e mezzo (P = 0,003), il non aver avuto come trattamento iniziale le radiazioni (P < 0,001), la comparsa della recidiva senza sintomatologia (P = 0,05), e un trattamento sistemico (P = 0,02).
Conclusioni
Il tasso di una recidiva ascellare isolata a cinque anni nelle donne trattate per un tumore alla mammella ? stato dell’1,0 percento. Una gestione multimodale al momento della recidiva che include la chirurgia ascellare, le radiazioni e la terapia sistemica ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da malattia.
Rispetto all’approccio attendista conservativo, spesso raccomandato per gli uomini con tumore prostatico di grado elevato per via delle difficolt? del trattamento, la terapia radiante o la prostatectomia possono portare ad un significativo aumento della sopravvivenza. I pazienti con i tumori prostatici non metastatici pi? aggressivi (Gleason 8-10), se trattati aggressivamente, possono sopravvivere anche pi? di 14 anni, mentre in media quelli trattati in modo conservativo sopravvivono circa sette anni. Anche i tumori di grado elevato sono dunque potenzialmente curabili. Retrospettivamente, infatti, la differenza negli esiti a lungo termine fra i pazienti sottoposti a trattamento conservativo e quelli trattati con radioterapia e prostatectomia radicale ? considerevole. (J Urol 2007; 177: 911-5)
Le statistiche sulla sopravvivenza ai tumori vengono di solito calcolate dal momento della diagnosi, ma per i pazienti che sono gi? sopravvissuti per un po’ di tempo, il parametro della sopravvivenza condizionale (CS), meno utilizzato, dipinge una pi? chiara immagine della prognosi. Tale calcolo ? stato effettuato per la prima volta per i pazienti con tumori di testa e collo, ed i dati derivanti spesso portano buone notizie per il paziente, in quanto la prognosi della maggior parte dei pazienti tende a migliorare dopo che sono sopravvissuti per un lungo periodo dalla prima volta che hanno ricevuto diagnosi e sono stati trattati. I dati di questo calcolo possono essere utilizzati come base per la stratificazione dei pazienti nel tempo, permettendo anche al paziente di comprendere che il proprio rischio di mortalit? cambia con il passare del tempo. Il medico inoltre pu? sfruttare questi dati per l’ottimizzazione della sorveglianza post-terapeutica. (Cancer. 2007; 109: 1331-43)