Anche in Italia viene praticata l?infusione di microsfere per distruggere le met

27 Apr 2006 Oncologia
Il suo nome ? SIRT, ovvero Selective Internal Radiotherapy ed ? una delle pi? importanti innovazioni degli ultimi anni nel trattamento dei carcinomi epatici ed in particolare nella lotta alle metastasi del colon-retto. La tecnica, elaborata negli USA e basata sull?infusione di microsfere, arriva anche in Italia, in otto centri distribuiti sul territorio nazionale: il Regina Elena di Roma, il Pascale di Napoli, il Policlinico Universitario di Udine, il Sant?Orsola Malpighi di Bologna, l?Istituto Europeo di Oncologia di Milano, l?Ospedale S. Maria Goretti di Latina, il Santa Corona Unita di Pietra Ligure e le Molinette di Torino. Sfere microscopiche dal diametro ben tre volte pi? piccolo di un capello sono in grado di trasportare direttamente nel fegato, attraverso l?arteria epatica, alcune particelle radioattive, distruggendo il tumore. Cinque degli otto centri italiani in cui viene praticata la SIRT – Roma, Napoli, Udine, Bologna e Massa Carrara ? stanno inoltre conducendo il primo studio nazionale a conferma della validit? del metodo: lo studio ? coordinato dall?ospedale Regina Elena di Roma ed ? condotto su quarantotto pazienti. I risultati della ricerca italiana sono finora molto promettenti, come ha confermato anche Maurizio Cosimelli, chirurgo oncologo dell?ospedale capofila e coordinatore dell?intero studio: ?Siamo riusciti ad ottenere una stabilizzazione delle metastasi, garantendo inoltre un?ottima qualit? di vita per ogni paziente?. Il tumore al colon-retto ? oggi la quarta neoplasia pi? diffusa al mondo con oltre un milione di nuovi casi ogni anno: nella sola Italia si registrano pi? di trentasettemila nuovi casi ogni anno. Secondo lo statunitense Andrew Scott Kennedy, radio-oncologo del Wake Oncology Services di Raleigh (North Carolina), ?poche persone sanno che le metastasi epatiche rappresentano il naturale epilogo di numerosi tumori solidi nonch? una delle principali cause di morte negli USA e nella maggior parte dei Paesi sviluppati: la SIRT offre una concreta chance di sopravvivenza, alla luce del fatto che ? riuscita a prolungare in modo rilevante la vita di oltre 2.500 pazienti sin dal 2002, anno in cui tale tecnica ? stata approvata dalla Food And Drug Administratrion?.

MFL Comunicazione – 13/12/2005

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Tumore mammario: affaticamento persiste nelle sopravvissute a lungo termine

26 Apr 2006 Oncologia
Circa un terzo delle donne trattate per tumore mammario va incontro ad affaticamento durante i primi cinque anni dopo la terapia, e per circa i due terzi di esse questo fenomeno persiste. In generale, lo stato di salute di queste pazienti tende ad essere buono, ma in caso di affaticamento persistente potrebbe esserci qualche sindrome biologica di base. In particolare, queste donne tendono a presentare anomalie nelle citochine proinfiammatorie e bassi livelli di cortisolo, e sembrano quindi avere una qualche condizione infiammatoria predisponente di base che fa s? che, quando si sviluppa il tumore, l’affaticamento ne risulti scatenato o esacerbato. In generale, cos? come nel caso di qualsiasi sintomo soggettivo, quando la paziente lamenta affaticamento il medico dovrebbe darle credito, e ricercare condizioni cliniche che potrebbero essere passibili di interventi, quali l’anemia o le patologie tiroidee. Se la paziente assume farmaci antipertensivi, ? opportuno cambiare la terapia in modo che assuma farmaci che non contribuiscano all’affaticamento. Sono inoltre chiaramente molto importanti la valutazione di eventuali stati depressivi e la gestione di quelli dolorosi, in quanto con il controllo di questi elementi le energie della paziente potrebbero migliorare.
(Cancer online 2006, pubblicato il 9/1)

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Neoplasia endocrina multipla: indicata tiroidectomia totale preventiva

25 Apr 2006 Oncologia

I portatori giovani ed asintomatici della mutazione RET caratteristica della neoplasia endocrina multipla di tipo 2? (MEN-2A) rimangono liberi dalla malattia anche per 10 anni dopo una tiroidectomia totale preventiva. Il carcinoma tiroideo midollare ? la pi? comune causa di morte nei pazienti con questa malattia, e nel presente studio si intendeva determinare se la tiroidectomia totale potesse prevenire o curare questo tipo di tumore, specificando se l’esito della chirurgia sia o meno correlato alla specifica mutazione del codone RET, dal livello stimolato di calcitonina prima dell’intervento, dall’et? del paziente al momento dell’intervento, dallo status istologico della ghiandola resecata, dalla presenza o meno di metastasi linfonodali cervicali o da un complesso di questi fattori. Nonostante i risultati positivi dello studio, sar? necessario un periodo di monitoraggio pi? prolungato per confermare che i pazienti tiroidectomizzati siano davvero guariti. Si tratta comunque di un intervento complesso, con molte ramificazioni: la chirurgia endocrina pediatrica complessa dovrebbe essere effettuata in centri specializzati con personale multidisciplinare esperto in grado di garantire anche consulenza genetica; l’intervento dovrebbe essere effettuato all’et? pi? precoce in cui il chirurgo lo ritenga sicuro, probabilmente ad un’et? massima di tre anni. Strategie chirurgiche alternative dovrebbero aiutare ad eliminare o ritardare i rischi associati alla chirurgia. Lo sviluppo di metodiche d’immagine per i tumori potrebbero ritardare l’intervento per alcuni pazienti: i farmaci atti ad inibire lo sviluppo o la crescita di questi tumori, che potrebbero essere i tirosin-chinasi inibitori, sono molto promettenti per il futuro. Finch? non verranno sviluppati approcci non chirurgici, il miglior trattamento per i bambini portatori di questa mutazione appare proprio la tiroidectomia totale preventiva. (N Engl J Med. 2005; 353: 1105-13 e 1162-4)

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Elevato turnover osseo con bisfosfonati connesso ad esiti peggiori metastasi oss

19 Apr 2006 Oncologia
Elevati livelli del marcatore N-telopeptide (Ntx) in pazienti con tumori metastatici sotto bisfosfonati sono predittivi di un aumento del rischio di eventi avversi correlati allo scheletro e di progressione della malattia. A prescindere dal tumore primario, il livello di riassorbimento osseo ? strettamente correlato alla patologia maligna dell’osso, e le implicazioni prognostiche del dosaggio dell’Ntx potrebbero essere ampiamente applicabili in ambito oncologico. I livelli elevati di marcatori di turnover osseo sembrano identificare un gruppo di pazienti che non rispondono all’attuale terapia, e potrebbero necessitare di ulteriori terapie anti-riassorbimento o di variazioni nella propria terapia, oppure potrebbero essere candidati per studi su agenti innovativi. Su queste basi, i medici dovrebbero misurare con regolarit? i livelli di Ntx nei pazienti con metastasi ossee come supporto per la guida del trattamento.
(J Clin Oncol 2005; 23: 4821-2 e 4925-35)

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La chemioprevenzione del tumore colon-retto con alto dosaggio di Aspirina ha eff

18 Apr 2006 Oncologia

Studi clinici di breve periodo che hanno impiegato l?Aspirina per la prevenzione dell?adenoma colorettale ricorrente hanno fornito una prova convincente di una relazione causale tra Aspirina e neoplasia colorettale.

Tuttavia i dati nel lungo periodo riguardo al rischio di tumore del colon e del retto con l?impiego dell?Aspirina e di altri farmaci antinfiammatori non steroidei ( FANS ) sono limitati.

L?obiettivo dei Ricercatori del Massachusetts General Hospital e dell?Harvard Medical School a Boston ? stato quello di esaminare l?influenza dell?Aspirina e dei FANS nella prevenzione del tumore colorettale.

Lo studio di tipo prospettico ? stato eseguito su 82.911 donne arruolate nel Nurses? Health Study.

Nell?arco di 20 anni, sono stati documentati 962 casi di carcinoma colorettale.

Tra le donne che regolarmente facevano uso dell?Aspirina ( 2 o pi? compresse da 325mg alla settimana ) il rischio relativo ( RR ) per il tumore del colon-retto ? stato 0.77 rispetto all?uso non regolare.

Tuttavia, una significativa riduzione del rischio ? stata osservata solo dopo pi? di 10 anni di impiego del farmaco.

Il beneficio ? apparso associato alla dose: rispetto alle donne che non hanno riferito alcun uso, il rischio relativo di tumore ? stato di 1.10 per le donne che hanno assunto 0.5-1.5 compresse di Aspirina standard a settimana, 0.89 per 2-5 compresse a settimana, 0.78 per 6-14 compresse a settimana e 0.68 per pi? di 14 compresse.

Le donne che hanno fatto uso di pi? di 14 compresse di Aspirina per pi? di 10 anni presentavano un rischio relativo di 0.47.

Una simile relazione dose-risposta ? stata trovata anche per gli altri farmaci antinfiammatori.

L?incidenza di gravi sanguinamenti gastrointestinali per 1000 persone-anno ? risultata dose-correlata: 0.77 per le donne che non hanno assunto l?Aspirina, 1.07 per 0.5-1.5 compresse di Aspirina a settimana, 1.07 per 2-5 compresse, 1.40 per 6-14 compresse e 1.57 per pi? di 14 compresse.

Questo studio ha dimostrato che il regolare impiego di Aspirina per un lungo periodo ? in grado di ridurre il rischio di tumore del colon e del retto.
Gli altri FANS appaiono avere lo stesso effetto.
Tuttavia, il beneficio prodotto dall?Aspirina non ? evidente prima dei 10 anni e l?effetto massimo si ottiene assumendo pi? di 14 compresse da 325mg di Aspirina a settimana.

I dati di questo studio hanno indicato che la chemioprevenzione del carcinoma del colon e del retto con l?impiego dell?Aspirina richiede lunghi periodi di trattamento e dosaggi pi? alti di quelli impiegati nella prevenzione della malattia cardiovascolare.
Il rischio dose-correlato di sanguinamento gastrointestinale deve essere tenuto presente.

Chan AT et al, JAMA 2005; 294: 914-923

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La carne rossa e la carne rossa cotta ad alte temperature sono associate ad un a

17 Apr 2006 Oncologia

La cottura ad alte temperature della carne rossa produce amine eterocicliche ( HCA ) ed idrocarburi aromatici policiclici ( PAH ).
La carne processata contiene N-nitroso composti.

L?assunzione di carne pu? aumentare il rischio di tumore poich? le amine eterocicliche, gli idrocarburi aromatici policiclici ed i nitroso-composti sono cancerogeni nei modelli animali.

Uno studio coordinato da Ricercatori del National Cancer Institute ha valutato la relazione tra carne, carne processata , HAC ed il benzopirene, un PAH, ed il rischio di adenoma del colon-retto in 3.696 casi di adenoma del lato sinistro ( colon discendente, colon sigmoide [ sigma ], retto ) e 34.917 controlli risultati negativi all?endoscopia.

L?assunzione con la dieta ? stata valutata utilizzando un questionario.

L?assunzione di carne rossa ? risultata associata ad un aumentato rischio di adenoma del colon discendente e del sigma ( odds ratio, OR = 1.26 ), ma non dell?adenoma del retto.

E? stata trovata un?associazione tra maggiore assunzione di pancetta affumicata ( bacon ) e di salsiccia ed il rischio di adenoma colorettale ( OR = 1.14 ).

Questo studio ha mostrato che la carne rossa e la carne rossa cotta ad alte temperature sono associate ad un aumentato rischio di adenoma del colon-retto.

Sinha R et al, Cancer Res 2005; 65: 8034-8041

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Tremore essenziale connesso a declino cognitivo nell’anziano

13 Apr 2006 Oncologia

I pazienti anziani con tremore essenziale ottengono risultati peggiori ai test neuropsicologici formali rispetto alle loro controparti che non ne sono affette. Era stato precedentemente osservato che cambiamenti di tipo non motorio, come i danni cognitivi, possono accompagnare il tremore essenziale. Le basi anatomiche di questi dati non sono chiare, ma essi, insieme ai risultati di studi precedenti, consentono di concludere che il tremore essenziale ? associato ad una pi? scarsa performance nei test della memoria e della funzionalit? esecutiva frontale. I pazienti che ne sono affetti presentano inoltre una maggiore frequenza di problemi di memoria. (Neurology 2006; 66: 69-74)

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Gli Acidi Grassi Omega-3 non ridurrebbero l?incidenza di tumori

8 Apr 2006 Oncologia

Ricercatori statunitensi hanno revisionato 38 studi, pubblicati tra il 1966 ed il 2005 che hanno riguardato gli Acidi Grassi Omega-3.
Da questa analisi non ? emerso alcun effetto degli Acidi Grassi Omega-3 sull?incidenza dei tumori.

Gli Acidi Grassi Omega-3 presenterebbero, invece, effetti benefici a livello dell?apparato cardiovascolare.

Gli Acidi Grassi Omega-3 si presentano in tre forme: EPA ( acido eicosapentanoico ), DHA ( acido docosaesaenoico ) e ALA ( acido alfa-linoleico ).

Precedenti studi avevano indicato che EPA pu? influenzare la produzione di citochine e di TNF ( fattore di necrosi tumorale ).
Studi su modelli animali hanno mostrato che gli Acidi Grassi Omega-3 rallentano la velocit? di crescita e la proliferazione dei tumori alla mammella, della prostata, del colon e del pancreas.

Fonte: Journal of American Medical Association, 2006

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La Finasteride pu? ridurre la mortalit? per tumore della prostata

6 Apr 2006 Oncologia

Un?analisi del Prostate Cancer Prevention Trial ( PCPT ) ha indicato che la Finasteride 5 mg/die ( Proscar ) pu? ridurre la mortalit? prevenendo il tumore alla prostata.

I risultati hanno indicato che l?incidenza di carcinoma prostatico ? stata ridotto del 24,8% dalla Finasteride.

Tuttavia, ? stato osservato un aumento nella percentuale dei tumori ad alto grado ( punteggio Gleason 8-10 ) tra gli uomini a cui era stato diagnosticato un tumore ( 11,9% nel gruppo Finasteride versus placebo 5% nel gruppo placebo ).

La proiezione di questi risultati ha permesso di ipotizzare che il trattamento con Finasteride nell?arco di 5 anni possa salvare 262.567 persone-anno ( uomini di et? superiore ai 55 anni ) solo negli Stati Uniti.

Fonte: Cancer, 2005

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Leucemia infantile: possibile ripristinare fertilit? maschile

31 Ago 2005 Oncologia

E’ stata sviluppata una tecnica in grado di individuare e separare accuratamente le cellule germinali spermatogoniche sane da quelle leucemiche: il trapianto di queste cellule, prelevate e preservate, in soggetti con infertilit? indotta dalla chemioterapia, secondo un modello animale, potrebbe ripristinare la fertilit? senza indurre leucemia. Mentre i pazienti oncologici adulti possono conservare il proprio seme prima di sottoporsi a trattamento antitumorale, i ragazzi in et? prepuberale non hanno sperma nei propri testicoli, e non beneficiano dalla criopreservazione del seme e dalle tecniche di riproduzione assistita. Il prelievo di cellule germinali con successivo reimpianto ? una tecnica promettente in questo senso, ma il rischio di contaminazione delle cellule prelevato con cellule leucemiche porrebbe un serio rischio di recidiva. La tecnica testata nel presente studio, chiamata FACS, conserva la possibilit? dell’autotrapianto in questi pazienti, ma ancora diverse questioni devono essere risolte, come Il prelievo di abbastanza cellule da consentire il trapianto. E’ necessario sviluppare metodi sensibili per rilevare la contaminazione con una singola cellula leucemica prima dell’applicazione clinica del metodo sull’uomo.

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