Tumore endometriale: linfadenectomia selettiva migliora gli esiti

27 Ago 2005 Oncologia

La linfadenectomia pelvica migliora gli esiti nelle donne con tumore endometriale apparentemente in stadio precoce: la pratica di routine di questo intervento potrebbe dunque avere un valore anche nei tumori allo stadio I. Nel presente studio, invece, solo in poche pazienti si ? giunti alla diagnosi di metastasi nodali aortiche a seguito dello staging, il che potrebbe significare la mancanza della potenza necessaria a rilevare un effetto terapeutico da parte della linfadenectomia aortica, se un effetto del genere sussiste. Il potenziale beneficio della linfadenectomia aortica selettiva dovrebbe comunque essere soppesato in raffronto ai fattori prognostici noti ed al livello di forma clinica nel determinare l’idoneit? delle singole pazienti per questa procedura. E’ attualmente in corso uno studio su pazienti con tumori allo stadio IIIC, allo scopo di determinare se l’estensione della linfadenectomia sia associata a sopravvivenza o recidiva.

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Tumore prostatico: ritardare il trattamento non influenza esiti

26 Ago 2005 Oncologia

Ritardare il trattamento del tumore prostatico non ne influenza gli esiti. I medici coinvolti nell’assistenza degli uomini con diagnosi di carcinoma prostatico devono valutare l’urgenza del trattamento: negli uomini che scelgono la radioterapia ad impulsi esterni (EBRT), il ritardo dal momento della biopsia a quello del trattamento potrebbe risultare stressante. Sono attualmente disponibili scarsi dati sulle conseguenze del ritardo della terapia radiante. Nei limiti del presente studio, i dati dimostrano per? che anche nei pazienti ad alto rischio il ritardo del trattamento ha scarsi effetti sugli esiti clinici e biochimici. Pazienti e medici possono usare questa informazione per alleviare le preoccupazioni e l’ansia riguardanti il ritardi del trattamento allo scopo di effettuare una scelta di trattamento ben informata. I risultati dello studio, comunque, potrebbero non applicarsi a modalit? di trattamento quali la radioterapia a modulazione d’intensit? o la brachiterapia, nelle quali il fall-off della dose di radiazioni dalla prostata ? molto pi? rapido. Qualsiasi estensione microscopica della malattia dovuta al ritardo del trattamento in questo ambito ha il potenziale di influenzare negativamente gli esiti, e dovrebbe essere investigata ulteriormente.

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Tumore colorettale: ruolo preventivo vitamina B6

13 Ago 2005 Oncologia

La vitamina B6 nella dieta protegge dal tumore colorettale, soprattutto nelle donne che bevono alcool. La vitamina B6 ha un ruolo cruciale nel metabolismo dell’l-carbonio, che coinvolge sintesi e metilazione del DNA. Aberrazioni in questi processi sono state implicate nella cancerogenesi colorettale. Un’interazione fra assunzione di vitamina B6 e consumo di alcool ? biologica mente plausibile. Questi dati potrebbero avere importanti implicazioni per la prevenzione dei tumori colorettali, in quanto molti soggetti consumano alcool e lo status della popolazione riguardante la vitamina B6 pu? essere migliorato in modo relativamente facile tramite modifiche della dieta, integrazioni vitaminiche e fortificazione. Sono pertanto necessarie ulteriori ricerche sulle interrelazioni fra vitamina B6 e consumo di alcool, e sul polimorfismo dei geni che codificano per gli enzimi coinvolti nel metabolismo dell’ 1-carbonio in relazione al rischio di tumore colorettale.

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RM aiuta a seguire la terapia

4 Lug 2005 Oncologia

L’uso della RM al gadolinio e la valutazione del CA-125 sierico sono efficaci nel monitoraggio degli esiti della terapia del tumore ovarico.
L’associazione di Questi due metodi consente anche di rilevare eventuali recidive: oggi nel monitoraggio di routine di Queste pazienti la rivalutazione chirurgica mediante laparotomia viene praticata solo raramente.
Questa tecnica ? divenuta parte integrante della gestione delle pazienti con tumore ovarico nelle strutture in cui il presente studio ? stato svolto, e la metodica applicata risulta praticabile con Qualsiasi apparecchiatura RM a campo elevato.
(Radiology 2005; 235: 918-26)

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Integrazione iodio modifica il rischio da radiazioni

1 Lug 2005 Oncologia

Nuove ricerche confermano che l’esposizione allo iodio radioattivo 131 nell’infanzia aumenta il rischio di tumore tiroideo, e suggeriscono che sia il deficit che l’integrazione dello iodio potrebbero risultare importanti ed indipendenti fattori modificanti per questo rischio.
Una costante integrazione dello iodio in una popolazione con deficit di iodio pu? ridurre sostanzialmente il rischio di tumore tiroideo corre Iato a iodio radioattivo in caso di esposizione a questo elemento nell’infanzia, che pu? avvenire a seguito di incidenti radioattivi o durante procedure mediche diagnostiche e terapeutiche.
Il presente studio fornisce informazioni nuove e provocatorie sul rischio di tumore tiroideo da radiazioni e sul ruolo modificante delle diete deficitarie in iodio stabile, nonch? sulla somministrazione di integratori di iodio anche mesi dopo che l’esposizione ? avvenuta.
(l NatI Cancer Inst 2005; 97: 703-5 e 724-32)

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Spesso presente depressione nelle minoranze femminili

30 Giu 2005 Oncologia

Un numero importante di donne a basso reddito facenti parte di minoranze etniche con tumori mammari o ginecologici presentano depressione non trattata.
La speranza ? che il presente studio incoraggi lo screening di routine della depressione, onde rilevare donne a basso reddito e depresse che altrimenti non verrebbero identificate.
Naturalmente, in questo gruppo di pazienti i tassi di trattamento sono estremamente bassi: solo il 12 percento di queste pazienti infatti riceve un trattamento antidepressivo, e solo il cinque percento ? in contatto con assistenti sociali o partecipa a terapie di gruppo di supporto.
Dato che si tratta di una popolazione a basso reddito, si suppone che la depressione possa essere associata a potenziali barriere economiche e informative relative ai tumori, e nel presente studio ci? ha trovato una schiacciante conferma.
(J C/in Onco/2005; 23: 3052-60)

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Androgeni connessi al rischio nelle donne giovani

29 Giu 2005 Oncologia

Elevati livelli sierici di androgeni sono associati all’aumento del rischio di tumore mammario nelle donne in et? premenopausale.
I dati provenienti da studi su donne in et? postmenopausale hanno gi? posto in connessione elevati livelli di androgeni con il tumore mammario, ma non era finora chiaro se ci? fosse valido anche prima della menopausa: il presente studio, invece, apporta forti prove che connettono il rischio di tumore mammario a livelli elevati di testosterone ed androstenedione anche prima della menopausa.
Sono comunque necessari ulteriori studi per determinare se questi ormoni siano di origine surrenale od ovarica, e per valutare se variazioni dello stile di vita o altri tipi di intervento possano abbattere questi livelli ormonali e ridurre il rischio tumorale.
(J NatI Cancer Inst 2005; 97: 755-63)

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Sorveglianza attiva sostituisce il trattamento in alcuni uomini

28 Giu 2005 Oncologia

Una strategia basata sulla sorveglianza attiva costituisce un approccio praticabile per la gestione dei tumori prostatici precoci a basso rischio.
La sorveglianza attiva differisce dal cosiddetto “monitoraggio vigile” nel fatto che essa applica il trattamento radicale per la progressione biochimica, piuttosto che un trattamento palliativo per la progressione sintomatica.
Il tumore prostatico ? la sola neoplasia umana che ? curabile ma che di solito non necessita di essere curata: la sfida per la sua gestione nelle forme precoci consiste nel distinguere i pazienti con tumori clinicamente rilevanti da quelli la cui malattia ? destinata ad essere un mero fenomeno istologico incidentale.
Il periodo di raddoppiamento tipico del PSA ? pari a 12 anni, il che suggerisce un decorso indolente della malattia nella maggior parte dei pazienti.
Bench? la mortalit? da tumore prostatico a lungo termine associata alla sorveglianza attiva in uomini giovani e sani con tumore prostatico a basso rischio sia fondamentalmente sconosciuta, nel peggiore dei casi essa sarebbe dello stesso livello di quella associata al monitoraggio vigile negli stessi pazienti.
(BlU lnt 2005; 95: 956-60)

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Test sierici e dell’H.pylori connessi al rischio

27 Giu 2005 Oncologia

La concentrazione sierica di pepsinogeno e di anticorpi anti-Helicobacter pylori costituisce un buon marcatore predittivo per lo sviluppo di tumore gastrico.
Essi infatti consentono di comunicare al paziente il proprio rischio di tumore gastrico tramite un semplice test sierologico.
E’ stato inoltre rilevato che et? e sesso sono fattori di rischio indipendenti per questa malattia: gli uomini sopra i 60 anni con pepsinogeno atrofico e negativi per gli anticorpi anti-Helicobacter presentano la maggior incidenza annua di tumori gastrici.
Attualmente vi ? una tendenza all’aumento della gastrocancerogenesi, con progressione dell’infezione da H.pylori: il presente studio fornisce dati di base definitivi per gli studi futuri sulla prevenzione dei tumori gastrici.
(Gut 2005; 54: 764-8)

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Elevata espressione di HER2

16 Giu 2005 Oncologia

Nei pazienti con tumore vescica le primario e con malattia metastatica si osserva
un’elevata espressione di HER2, il che suggerisce che una terapia mirata
all’HER2 potrebbe costituire un approccio utile per questi tumori. Il presente
studio, basato su un protocollo avanzato, dimostra che l’espressione di HER2 ?
elevata in entrambi i casi, e che l’ulteriore sviluppo di terapie mirate che si
basino su questo recettore appare praticabile. Il recettore risulta presenta in
quasi tutti i linfonodi sentinella, nel 72 percento delle metastasi regionali e nel
47 percento di quelle a distanza. L’espressione di HER2 nel tumore primario,
infine, ? predittiva della sua espressione anche nella malattia metastatica. (BlU
lnt 2005; 95: 982-6)

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