Efficacia clinica del Dronedarone nella fibrillazione atriale: valutazione ACD 2

Appraisal Committee del NICE ha revisionato i dati disponibili sull?efficacia clinica del Dronedarone.
Gli studi clinici randomizzati e controllati ( ATHENA, EURIDIS, ADONIS e DIONYSOS ) hanno dimostrato che il Dronedarone era pi? efficace del placebo nel ridurre le recidive di fibrillazione atriale, ma meno efficace dell?Amiodarone ( Cordarone ).

E? stato valutato l?effetto del Dronedarone sulla frequenza ventricolare.
Gli studi EURIDIS e ADONIS hanno valutato questo parametro: ? emerso che il Dronedarone abbassa la frequenza ventricolare in misura maggiore rispetto al placebo.
Tuttavia, il Committee ritiene che l?evidenza a sostegno della riduzione della frequenza ventricolare con il Dronedarone nella fibrillazione atriale non-permanente sia insufficiente per trarre una conclusione.

Riguardo all?effetto del Dronedarone sulla mortalit?, il Committee ha preso in considerazione i risultati dello studio ATHENA, che ha riportato pi? bassa mortalit? cardiovascolare nel gruppo Dronedarone rispetto al placebo, ma nessuna differenza statisticamente significativa riguardo alla mortalit? generale.
L?analisi post-hoc di sottogruppi dello studio ATHENA ha riportato un pi? basso rischio di mortalit? per qualsiasi causa nel gruppo Dronedarone rispetto al gruppo placebo per i pazienti con punteggio CHADS2 di 4 o superiore.
Secondo gli Esperti, il punteggio CHADS2 ? un utile metodo per valutare il rischio di ictus nelle persone con fibrillazione atriale in modo da determinare la necessit? di trattamento anticoagulativo, ma non trova impiego nel predire la mortalit?.
Pertanto, il Committee ritiene che non ci sia evidenza a sostegno dell?uso del punteggio CHADS2 come predittore di mortalit? per qualsiasi causa nelle persone affette da fibrillazione atriale.

Riguardo allo studio DIONYSOS, che aveva mostrato una minore incidenza di mortalit? nel gruppo Dronedarone rispetto all?Amiodarone, il Committee ritiene che nessuna conclusione pu? essere tratta.
Nello studio, infatti, il numero delle persone morte ? piccolo, e il periodo osservazionale ? breve.

Per quanto riguarda l?affermazione che il Dronedarone ? associato a pi? bassa mortalit? generale rispetto al placebo, il Committee ha concluso che esiste una considerevole incertezza sull?effetto del Dronedarone sulla mortalit? per qualsiasi causa.
L?Evidence Review Group ( ERG ) ha criticato la metodologia impiegata nello studio ATHENA.

L?analisi post-hoc dello studio ATHENA ha messo in evidenza che l?osservazione di una ridotta incidenza di ictus tra i pazienti riceventi Dronedarone non pu? essere considerata conclusiva.
Il Committee ritiene che la riduzione del rischio di ictus con Dronedarone rispetto ad altri farmaci antiaritmici non ? stato dimostrato.

Nello studio ANDROMEDA, il Dronedarone ? risultato associato ad un aumentato rischio di mortalit? tra le persone con grave insufficienza cardiaca congestizia e ha notato che questo studio non aveva incluso pazienti con fibrillazione atriale.
La scheda tecnica di Multaq sottolinea che il Dronedarone ? controindicato nelle persone con insufficienza cardiaca di classe NYHA III instabile e IV, e che non ? raccomandato nelle persone con insufficienza cardiaca NYHA III stabile, recente, e nelle persone con frazione d?eiezione ventricolare sinistra inferiore del 35%.

Il Committee ha osservato che i pi? comuni eventi avversi emersi nel corso degli studi clinici con Dronedarone sono di tipo gastrointestinale.

Il Committee ha indagato su possibili gravi eventi avversi, come fibrosi polmonare, malattia tiroidea, e torsione di punta, trovando che la loro incidenza era molto bassa nel corso degli studi. Tuttavia gli studi clinici randomizzati e controllati erano tutti relativamente di breve durata.
Dallo studio DIONYSOS ? emerso che le persone nel gruppo Dronedarone presentavano un numero minore di eventi avversi rispetto al gruppo Amiodarone.
Il Committee ha concluso che il profilo di eventi avversi del Dronedarone ? probabilmente pi? favorevole rispetto a quello dell?Amiodarone.

Fonte: NICE, 2010

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Aritmologia ALERT !

La Commissione sulla Trasparenza della Sanit? francese, come riportato da Le Tribune,?ritiene che Multaq ( Dronedarone ) non rappresenti?un progresso rispetto agli altri farmaci antiaritmici.
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Per l’inglese NICE (?National Institute for Clinical Excellence?), nella valutazione ACD 2, Multaq ha impieghi limitati nella fibrillazione atriale. E’ meno efficace dell’Amiodarone, ache se ha un migliore profilo di sicurezza e tollerabilit?. Tuttavia il Dronedarone ? controindicato nella grave forma di scompenso cardiaco, e da usarsi con cautela nelle forme meno gravi; ci??rende il farmaco non paragonabile all’Amiodarone.
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Nello studio ANDROMEDA il Dronedarone ? risultato associato ad un aumento della mortalit? tra i pazienti con grave insufficienza cardiaca congestizia.
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Inoltre, Multaq?non ? stato valutato nei confronti degli antiaritmici Flecainide ( Almarytm )?e Propafenone ( Rytmonorm ), che rappresentano gli standard nelle forme lievi-moderate di fibrillazione atriale

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Miopatia con la terapia di combinazione statina e fibrato

Molti pazienti che ricevono terapia con statine per l?iperlipidemia, come i pazienti affetti da diabete mellito e sindrome metabolica, presentano rischio cardiovascolare residuo.
Questi pazienti spesso presentano dislipidemia, tra cui bassi livelli di colesterolo HDL ed elevati livelli di trigliceridi e di LDL small-dense ( sdLDL ).
Per questi pazienti, la combinazione di statine e fibrati rappresenta una strategia potenzialmente utile per migliorare i profili lipidici e delle lipoproteine e di ridurre il rischio cardiovascolare.

Tuttavia il regime terapeutico a base di statine e di un fibrato pu? essere associato ad effetti indesiderati a livello del muscolo scheletrico, tra cui la miopatia.

Ad oggi nessun ampio studio controllato, randomizzato, prospettico, su ampia scala, ha valutato la sicurezza e l?efficacia della combinazione di statine e fibrato.

Sulla base degli attuali dati disponibili, il Fenofibrato, o l?Acido Fenofibrico, ? il fibrato di scelta, quando impiegato in combinazione con una statina, poich? sembra associato a un pi? basso rischio di miopatia, rispetto al Gemfibrozil ( Lopid ).

Jacobson TA, Nat Rev Endocrinol 2009; 5: 507-518

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La terapia con statine associata a possibile sviluppo di diabete mellito

E? stata compiuta una meta-analisi con l?obiettivo di valutare il rischio di sviluppo di diabete mellito tra i pazienti che assumono le statine, farmaci che abbassano il colesterolo.

L?analisi ha riguardato solo studi con pi? di 1.000 pazienti, con identico follow-up, e con durata maggiore di 1 anno.
Sono stati esclusi studi clinici di pazienti con trapianto d?organo o che necessitavano di emodialisi.
Sono stati identificati 13 studi per un totale di 91.140 partecipanti, dei quali 4.278 ( 2.222 assegnati alle statine e 2.052 assegnati al trattamento di controllo ) che hanno sviluppato diabete nel corso di 4 anni ( valore medio ).

La terapia con statine era associata ad un aumento del 9% di diabete incidente ( odds ratio, OR=1.09 ), con una piccola eterogeneit? ( I2=11% ) tra gli studi.

La meta-regressione ha mostrato che il rischio di sviluppare diabete con le statine era pi? alto negli studi clinici con partecipanti pi? anziani, ma n? l?indice di massa corporea ( BMI ) al basale n? le concentrazioni di colesterolo LDL sono risultate responsabili della variazione residua del rischio.

Il trattamento di 255 pazienti con statine per 4 anni ha prodotto 1 caso in pi? di diabete.

Secondo gli Autori, la terapia con statine ? associata ad un lieve incremento del rischio di sviluppare diabete, ma il rischio ? basso sia in termini assoluti sia quando confrontato con la riduzione degli eventi coronarici.
Pertanto, la pratica clinica nei pazienti a rischio cardiovascolare moderato o alto, oppure nei pazienti che presentano malattia cardiovascolare, non dovrebbe essere modificata.

Preiss SN et al, Lancet 2010; 375: 735-742

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Nel Ca gastrico meglio la linfoadenectomia estesa

Meglio la linfoadenectomia estesa (D2) dell’approccio standardizzato limitato (D1): a distanza di anni dall’intervento di resezione del cancro gastrico, la prima tecnica risulta superiore in termini di recidive locoregionali e morti associate al tumore. Lo studio D1D2 che ha accertato la superiorit? di D2 ? stato eseguito da Ilfet Songun del Leiden University Medical Centre (Olanda) e collaboratori su una casistica di 1.078 pazienti, di cui 996 eleggibili, con adenocarcinoma confermato istologicamente in assenza di metastasi e in condizioni tali da poter essere sottoposti a D1 o D2. Il trattamento curativo D1 o D2 ? stato assegnato a 711 pazienti e 285 hanno avuto una terapia palliativa. I dati sono stati raccolti retrospettivamente e riguardano un periodo di follow-up mediano di 15,2 anni. Al termine dei 15 anni, il 25% dei pazienti dei gruppi sottoposti a D1 o D2 era ancora vivo. La D2 ? risultata superiore a D1 in termini di sopravvivenza (29% vs 21%) mentre la morte correlata al cancro ? apparsa maggiore in D1 (48% vs 37%). Pi? numerose le recidive locali in D1 (22%) rispetto a D2 (12%). La tecnica estesa ? per? gravata da una maggiore mortalit? post-operatoria, e da un tasso pi? elevato di complicazioni e di re-intervento. Secondo gli autori, per?, la recente disponibilit? di tecniche di linfoadenectomie pi? sicure e meglio tollerate dal paziente deve orientare verso l’impiego di D2 nel cancro gastrico resecabile.
The Lancet, Early Online Publication, 20 aprile 2010

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Linee guida sui recettori ormonali nel ca mammario

Sono state pubblicate le nuove linee-guida statunitensi per l’analisi immunoistochimica (Ihs) dei recettori di estrogeni (Er) e progesterone (Pg) nel cancro mammario. Le raccomandazioni, sottoscritte dall’American society of clinical oncology (Asco) e dal College of american pathologists (Cap), sono frutto della revisione sistematica della letteratura disponibile, condotta da un panel di esperti e intendono migliorare la performance dei test IHC ER/PgR. Il documento completo, liberamente scaricabile sul sito web del Journal of clinical oncology (http://jco.ascopubs.org), parte dall’osservazione che nel mondo circa il 20% delle determinazioni dello stato dei recettori ormonali ? inaccurata, esponendo a un elevato rischio di falsi negativi e positivi. Com’? noto un test affidabile ? una condizione imprescindibile per modulare il ricorso alla terapia ormonale nelle pazienti: l’assenza di beneficio della terapia endocrina ? stata confermata dal panel nelle donne con tumori invasivi Er-negative. Secondo il documento i risultati degli esami devono essere considerati positivi in presenza di una positivit? pari almeno all’uno per cento de nuclei tumorali, in presenza della reattivit? attesa nei tessuti di controllo. La determinazione Er/PgR, inoltre, deve essere effettuata in tutti i tumori invasivi e nelle ricorrenze della malattia. Viene proposto anche un nuovo algoritmo per ottimizzare gli esami in modo riproducibile.
J Clin Oncol. 2010 Apr 19.

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Programmi multidisciplinari per ragazzi obesi

Il modo migliore per gestire l’obesit? adolescenziale ? attraverso specifici approcci polivalenti. La conferma arriva da un gruppo di ricerca italiano, coordinato da Alessandro Sartorio dell’Istituto auxologico italiano, Laboratorio sperimentale di ricerche auxo-endocrinologiche di Milano, che ha esaminato gli effetti di un trattamento integrato multidisciplinare (dietologico, rieducativo motorio e comportamentale) in adolescenti affetti da obesit? grave. Per venti ragazzi d’et? compresa tra 12 e 17 anni, con indice di massa corporea pari a 37,7 +/- 6,1 kg/m2 e massa grassa di 44,8 +/- 13,2 kg, sono state misurate le variazioni di leptina, grelina, ormone della crescita (Gh), fattore di crescita insulino simile (Igf-1), insulina, glucosio e acidi grassi non esterificati, in seguito all’assunzione di cibo e allo svolgimento d’attivit? fisica, prima e dopo il periodo di intervento integrato. Ebbene, al termine del programma ? stata registrata una significativa riduzione di peso e di massa grassa e, in risposta al consumo di alimenti e al movimento fisico, si ? avuto un decremento dei livelli di leptina ma nessun cambiamento dei parametri metabolici e dei livelli degli altri ormoni. ?Il soddisfacente controllo dell’appetito, ottenuto con questa gestione multidisciplinare, potrebbe essere spiegato con il fatto che la concentrazione plasmatica di grelina non si ? modificata dopo i pasti e l’esercizio fisico? concludono gli autori.
J Endocrinol Invest. 2010 Mar 25.

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? giusto non “screenare” gli ultra75enni con Psa?

Il limite d’et? di 75 anni per lo screening del tumore alla prostata mediante Psa, stabilito dalla Uspstf (United States preventive services task force) nel 2008, se ? vero che da un lato riduce il rischio di “overscreening”, dall’altro, proibisce la valutazione in individui anziani sani con lunghe aspettative di vita che potrebbero beneficiare di tale approccio preventivo. Cos? sintetizzano gli autori di uno studio pubblicato su Journal of urology che sono andati a indagare cosa sia successo negli Stati Uniti prima di tale data, quando lo stato di salute e l’aspettativa di vita rappresentavano, invece, i due parametri utilizzati per selezionare gli anziani da sottoporre allo screening. L’indagine si ? basata sui dati del National health interview survey del 2005, riguardanti oltre 700 uomini di 75 anni o pi? anziani con storia di carcinoma prostatico. Ecco i risultati: il 19% degli uomini era 85enni o pi? anziani; il 27% in cattivo stato di salute e il 52% era stato sottoposto a screening. Dopo gli aggiustamenti per et?, razza, istruzione e assistenza medica, si ? riscontrato che la valutazione della funzionalit? prostatica mediante Psa, ? stata effettuata con minore probabilit? nei partecipanti in cattiva salute rispetto a coloro che godevano di buone o eccellenti condizioni fisiche (odds ratio = 0,51). Nel complesso, il 42% degli uomini ai quali era stata predetta un’aspettativa di vita inferiore a 5 anni e il 65% di chi aveva ricevuto la previsione di vivere pi? di 10 anni riferivano di avere effettuato recentemente uno screening del Psa.
J Urol. 2010 May;183(5):1798-802.

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Aumentato rischio di melanoma cutaneo con l?impiego di estrogeni

4 Mag 2010 Oncologia

Diversi studi hanno mostrato risultati contrastanti riguardo all?associazione contraccettivi orali e sviluppo di melanoma cutaneo.

Uno studio, coordinato da Ricercatori del Leiden University Medical Center in Olanda, ha esaminato la relazione tra uso di Estrogeno e incidenza di melanoma cutaneo.

Sono stati utilizzati i dati di due database, PHARMO e PALGA.
I casi eleggibili erano rappresentati da donne di 18 anni o di et? superiore, affette da melanoma cutaneo primario, nel periodo 1991-2004 e con tre o pi? anni di follow-up prima della diagnosi di melanoma.

In totale, lo studio ha riguardato 778 casi e 4.072 controlli.

Il rischio di melanoma cutaneo ? risultato significativamente associato all?uso di Estrogeno ( maggiore o uguale a 0.5 anni; odds ratio aggiustato, OR=1.42 ).
Questo effetto era dipendente dalla dose cumulativa ( P trend < 0.001 ). Il rischio di melanoma cutaneo era anche significativamente associato all?uso della terapia di sostituzione ormonale ( maggiore o uguale a 0.5 anni; OR=2.08 ) e dei contraccettivi orali ( maggiore o uguale a 0.5 anni; OR=1.28 ). Lo studio ha indicato un aumentato rischio dose-dipendente di melanoma cutaneo con l?uso di estrogeni. Koomen ER et al, Ann Oncol 2009; 20: 358-364

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Cancro colorettale, valore test e sintomi da chiarire

3 Mag 2010 Oncologia

I sintomi e i test diagnostici che possono portare all’identificazione del cancro colorettale, in pazienti con dolore addominale, non sono ancora stati sufficientemente studiati a livello della medicina generale. Eppure il valore predittivo di raccolta anamnestica dei sintomi insieme ai test immunochimici fecali ? buono e dovrebbe essere approfondito con studi di alta qualit?. A questa conclusione giungono Petra Jellema e collaboratori del VU University Medical Center di Amsterdam al termine di una revisione di 47 studi diagnostici in primary care su pazienti che lamentavano sintomi non acuti nei quadranti inferiori addominali. La sensibilit? diagnostica ? risultata elevata per parametri quali et? >= 50 anni (mediana 0,91), test immunochimici delle feci (0,95) e linee guida di riferimento (0,92). Di questi tre fattori solo i test fecali avevano per? anche una buona specificit?. Storia famigliare, (0,91), perdita di peso (0,89) e anemia da carenza di ferro (0,92) sono altres? caratterizzate da elevata specificit? ma scarsa sensibilit?. Nessuno dei 6 parametri presi in considerazione ? stato adeguatamente studiato in medicina generale. Da qui l’invito a procedere verso il chiarimento della valenza diagnostica dei test e dei sintomi nella pratica ambulatoriale.
BMJ 2010; 340: c1269.

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