Terapia ormonale sostitutiva protegge il colon

Secondo i dati pubblicati da American Journal of Epidemiology, le donne in menopausa che assumono la terapia ormonale sostitutiva (TOS) possono presentare un rischio minore di sviluppare tumore al colon. Sono questi i risultati raggiunti dal California Teachers Study che ha arruolato 56,864 donne in perimenopausa o in postmenopausa che non avevo ancora 80 anni senza anamnesi della patologia. Dall’inizio della terapia, avviata nel 1995, le donne avevano il 36% in meno del rischio di sviluppare la neoplasia nell’arco dei 10 anni successivi di osservazione, rispetto a chi non aveva assunto. L’effetto protettivo era pi? marcato nelle pazienti che avevano una storia familiare di tumore al colon, in questo gruppo il rischio si riduceva del 55% rispetto alle donne che non seguivano la terapia.

Am J Epidemiol. 2010 Feb 15;171(4):415-25

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Estrogeni a rischio asma

Uno studio prospettico condotto in Francia ha evidenziato un incremento del rischio di sviluppare asma in donne in menopausa che seguivano la terapia ormonale con soli estrogeni. I ricercatori hanno valutato diversi tipi di terapia ormonale in 57.664 donne che all’inizio della menopausa non presentavano sintomi asmatici. Le pazienti sono state monitorate per 12 anni (1990-2002) durante i quali si sono verificati 569 nuovi casi di asma. La terapia ormonale della menopausa in s? non aumentava di molto il rischio relativo, pari a 0,20, ma l’incremento diventava significativo isolando le donne che avevano assunto solo estrogeni con un rischio relativo di 1,54, in particolare nelle non fumatrici, rr=1,80 e in coloro che avevano avuto patologie allergiche prima di sviluppare l’asma, rr=1,86. Gli autori della ricerca concludono che i risultati non vanno considerati in modo isolato ma vanno visti alla luce degli altri effetti associati all’uso della terapia ormonale, tra cui quelli benefici sulla qualit? della vita.

Thorax. 2010 Feb 8. [Epub ahead of print]

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Chirurgia mammaria, meno linfedema con fisioterapia

Interventi fisioterapici precoci possono prevenire l’insorgenza di linfedema secondario a chirurgia per carcinoma mammario. ? quanto pubblicato di recente su British medical journal da Maria Torres-Lacomba del physiotherapy Department, School of physiotherapy, Alcal? de Henares University di Madrid. L’indagine ha riguardato 120 pazienti sottoposte ad asportazione chirurgica di linfonodi ascellari, tra maggio 2005 e giugno 2007. Per un intero anno, le partecipanti sono state randomizzate a un intervento educazionale (gruppo controllo) oppure a uno specifico programma di fisioterapia comprendente linfodrenaggio manuale, massaggio del tessuto cicatriziale ed esercizi della spalla. A tutto questo ? stato abbinato anche l’intervento educazionale. Al termine del follow-up, il 16% delle pazienti ha sviluppato linfedema, di cui il 25% faceva parte del gruppo controllo e il 7% di quello sottoposto a fisioterapia. In conclusione, diagnosi di linfedema sono state quattro volte pi? numerose nel gruppo controllo, rispetto a quello trattato con approccio fisioterapico (fisioterapia/controllo, hard ratio = 0,26).

BMJ. 2010 Jan 12;340:b5396. doi: 10.1136/bmj.b5396.

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Meno fratture in anziane con esercizi intensi

20 Feb 2010 Ortopedia

Programmi di attivit? fisica, svolti in maniera intensa e per lunghi periodi, riducono in misura maggiore, rispetto alla pratica di esercizi standard, l’incidenza di fratture e cadute in donne anziane. Lo sottolineano gli autori di uno studio appena apparso su Archives of Internal Medicine, che hanno, inoltre, ribadito che questi benefici non producono alcun aumento dei costi. L’indagine, condotta in Germania tra maggio 2005 e luglio 2008, ha riguardato 246 donne di et? pari o superiore a 65 anni. In particolare, la randomizzazione ha previsto un programma di 18 mesi, incentrato su esercizi di elevata intensit? (gruppo attivo) oppure wellness basato su attivit? fisica poco intensa e frequente (gruppo controllo). Al termine del trial, sono stati osservati maggiori vantaggi, nel gruppo attivo rispetto a quello controllo, in termini di aumento della densit? minerale ossea (1,77% vs 0,33%, per il tratto lombare della colonna vertebrale; 1,01% vs – 1,05%, per il collo femorale; rispettivamente) e di riduzione dell’incidenza di cadute per persona (1,00 vs 1,66; rispettivamente). Praticare attivit? fisica ha, inoltre, abbassato il rischio di sviluppo a 10 anni di malattie cardiovascolari, ma senza significative differenze tra i due gruppi (-1,96% vs -1,15%, rispettivamente).(L.A.)

Arch Intern Med. 2010 Jan 25;170(2):179-85.

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Antidepressivo utile dopo l’ictus

Sono stati riscontrati benefici per le capacit? cognitive in pazienti che avevano avuto un ictus ed erano stati trattati con escitalopram dopo l’evento. La terapia con l’antidepressivo, avviata entro tre mesi dall’ictus, ? stata confrontata in un campione di 129 pazienti senza sintomi depressivi, con un placebo e con un programma di problem solving therapy. Dopo 12 mesi, nel braccio escitalopram sono stati registrati miglioramenti pi? marcati della funzionalit? cognitiva generale e in particolare nell’uso della parola e della memoria visiva. Nel punteggio calcolato nella scala RBANS (Repeatable Battery for the Assessment of Neuropsychological Status) il gruppo trattato raggiungeva 10, gli altri due gruppi 3,1. Non sono invece stati riscontrati effetti in altri parametri neuropsicologici. “A differenza delle terapie anticoagulanti, che devono essere somministrate entro poche ore dall’evento – spiega Ricardo Jorge, autore dello studio – gli antidepressivi hanno una finestra terapeutica pi? ampia”. Il vantaggio ottenuto con escitalopram era indipendente dal suo effetto sulla depressione (S.Z.).

Arch Gen Psychiatry, Feb 2010; 67: 187 – 196

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Visita fiscale e variazione di domicilio

Il datore di lavoro sanzionava la dipendente con richiamo e diffida comminando anche la decadenza dal trattamento economico per il periodo di malattia, in relazione alla presunta mancata denuncia di variazione di domicilio o comunque per la comunicazione di domicilio errato che avrebbero impedito il controllo del medico fiscale mancando sufficienti indicazioni per reperire il lavoratore.?Nella causa veniva denunciata la disorganizzazione interna degli uffici e, in particolare, la non corretta comunicazione tra quello in cui la ricorrente prestava servizio e l’ufficio del personale.??Il Consiglio di Stato, ha affermato che una volta che il dipendente abbia inviato il certificato di malattia all’Ufficio di appartenenza, il quale conosce esattamente l’indirizzo ove effettuare l’eventuale visita fiscale, riscontrabile nell’apposito schedario, non incombe sul lavoratore altro onere, restando a carico di detto Ufficio ogni incombente necessario perch? siano svolti gli accertamenti sanitari previsti dalla legge. [Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net]

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Attivit? fisica preserva funzioni cognitive

17 Feb 2010 Geriatria

Negli anziani la pratica di attivit? fisica di intensit? moderata o alta risulterebbe associata a minore incidenza di alterazioni cognitive. I risultati sono il frutto di uno studio tedesco, pubblicato su Archives of Internal Medicine, che ha riguardato un’ampia coorte di ultrecinquantacinquenni. Oltre 3.900 individui, reclutati tra il 2001 e il 2003, sono stati sottoposti a valutazione delle funzioni intellettive dopo aver praticato, per circa due anni, nessuna attivit? fisica, attivit? moderata (meno di 3 volte alla settimana) oppure intensa (tre o pi? volte la settimana). All’inizio dell’indagine, il 10,7% dei partecipanti era affetto da disturbi cognitivi e, al termine del follow-up, il 5,9% di quelli inizialmente sani ha sviluppato questo tipo di alterazioni. Rispetto agli individui che non si sono mantenuti attivi, per gli anziani che hanno svolto programmi moderati e intensi ? stata registrata una significativa riduzione dell’incidenza di deficit cognitivo (odds ratio = 0,57 e 0,54, rispettivamente). Considerando, poi, un sottogruppo di pazienti che all’inizio dello studio non mostrava problemi intellettivi e fasi prodromiche di demenza, la riduzione del rischio ? apparsa anche maggiore con attivit? fisica, moderata ed elevata, rispetto alla sua assenza (or= 0,44 e o,46; rispettivamente. (L.A.)

Arch Intern Med. 2010 Jan 25;170(2):186-93.

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C’? associazione tra influenza e appendiciti

Essendo caratterizzate da un tasso di incidenza annuale paragonabile, influenza e appendicite non perforante condividono, probabilmente, in parte, agenti eziologici, meccanismi patogenetici o fattori ambientali responsabili della loro insorgenza. Lo sostengono gli autori di uno studio epidemiologico, condotto negli Stati Uniti e pubblicato su Archives of Surgery, basato su dati clinici relativi a pazienti ospedalizzati tra il 1970 e il 2006 per appendiciti, influenza, infezioni enteriche e da rotarovirus. In breve, l’incidenza sia d’influenza sia di appendiciti non perforanti ? andata progressivamente diminuendo dagli anni ’70 a quelli ’90, per poi aumentare da quel momento in avanti. La patologia influenzale ha, per?, mostrato maggiori variazioni stagionali rispetto alle appendiciti. In aggiunta, nessuna associazione ? stata osservata tra infezioni da rotarovirus e appendiciti non perforanti e quelle perforanti sono risultate caratterizzate da un andamento stagionale differente sia da quello dell’influenza sia delle appendici non perforanti. Infine, i ricoveri ospedalieri per infezioni enteriche sono incrementati nel corso degli anni, ma non ? stata evidenziata alcuna loro correlazione con i casi di appendicite. (L.A.)

Arch Surg. 2010 Jan;145(1):63-71.

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Melanoma, migliore gestione con ago bioptico

L?impiego appropriato della biopsia con ago sottile, insieme a un approccio multidisciplinare comprendente radiologi, patologi clinici e altre figure professionali, consente una gestione efficace ed economicamente vantaggiosa di pazienti con presenza sospetta di melanoma metastatico. A illustrare nel dettaglio caratteristiche e applicazioni della metodica sono alcuni ricercatori australiani, in una review pubblicata di recente su Lancet Oncology.

Una metodica dalle numerose applicazioni

L?analisi citologica di campioni prelevati mediante aspirazione con ago sottile offre generalmente maggiori vantaggi, rispetto alla valutazione istologica dopo biopsia incisionale ed escissionale, nella diagnosi di uno dei tipi di cancro maggiormente diffusi. Si stima, infatti, che il melanoma rappresenti il sesto e il dodicesimo pi? frequente tumore nelle donne e negli uomini, rispettivamente, nel Regno Unito; il terzo in Australia e il quinto negli Stati Uniti. Accuratezza, minima invasivit?, minore frequenza di complicazioni e rapidit?. Queste le principali caratteristiche della procedura che la rendono notevolmente tollerabile ed economicamente conveniente e che ne hanno determinato l?applicazione in diversi campi. La biopsia con ago sottile viene, infatti, sempre pi? impiegata per valutazioni citologiche di differenti organi e tessuti, quali mammella, polmone, linfonodi, tiroide, fegato, rene, pancreas, ghiandole salivari, collo e testa.

Vantaggi attuali e futuri

Il ricorso alla biopsia con ago sottile in pazienti affetti da melanoma assicura, oggi, importanti benefici quali, rilevamento precoce e certo delle metastasi e, conseguentemente, asportazione o trattamento tempestivo; definizione accurata del grado di estensione della malattia per pazienti arruolati in trial su terapie adiuvanti; riduzione della frequenza di chirurgia non necessaria e assistenza appropriata nella gestione del paziente. In caso di lesioni rilevabili mediante semplice palpazione, questa procedura bioptica pu? essere eseguita in ambulatorio mentre, per quelle meno evidenti, ? necessario un impiego guidato. In particolare, si ricorre a ultrasonografia se le lesioni sono superficiali e a tomografia computerizzata quando localizzate in profondit?. ?Questo tipo di biopsia altamente tollerabile e capace di fornire, in tempi assolutamente rapidi, materiale fresco per analisi molecolari, genetiche e proteomiche, diventer? sempre pi? importante in futuro, non solo per la diagnosi e la prognosi di melanomi metastatici, ma anche per identificare, tra i pazienti affetti da questo tumore, i migliori ?responder? a terapie personalizzate? ha dichiarato Rajmohan Murali del Tissue Pathology and Diagnostic Oncology, Royal Prince Alfred Hospital, Camperdown in Australia.

(Lancet Oncol. 2010 Jan 25. [Epub ahead of print])

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Meno dolore cronico con lo yoga

Praticare yoga pu? contribuire ad alleviare il dolore cronico. Si tratta dei risultati di uno studio pubblicato su Pain che ha voluto verificare l’efficacia di specifici esercizi respiratori e meditativi nel miglioramento di condizioni fisiche dolorose e, conseguentemente, delle risposte emotive al dolore. L’indagine condotta presso il Department of Psychology, Arizona State University, Usa ha riguardato oltre 27 donne affette da fibromialgia e 25 donne sane della stessa et? che sono state sottoposte a stimoli termici dolorosi, di entit? lieve e moderata, mentre respiravano in maniera normale oppure a velocit? ridotta. In breve, le partecipanti che hanno respirato pi? lentamente hanno avvertito meno dolore e sensazioni emotive sgradevoli, soprattutto in seguito a stimoli di intensit? moderata, rispetto al gruppo con ritmo respiratorio nella norma. Respirare piano ha contribuito ad alleviare il dolore soprattutto nel gruppo delle donne sane. ?Sebbene i nostri risultati abbiano dimostrato, chiaramente, i benefici derivanti dalla pratica di esercizi yoga per il controllo di condizioni dolorose, saranno necessarie specifiche raccomandazioni per garantire la loro efficacia nella gestione del dolore cronico? ha commentato Alex J. Zautra, principale autore dello studio. (L.A.)

Pain. 2010 Jan 13. [Epub ahead of print]

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