Quando le terapie standard falliscono, la chirurgia endoscopica dei seni paranasali pu? alleviare in modo significativo tutti i principali sintomi tipicamente associati alla rinosinusite cronica, fra cui ostruzione nasale, dolore facciale, rinorrea, cefalee e disturbi dell’odorato. Non era finora chiaro quali fossero i sintomi passibili di miglioramento con questa strategia, ed in particolare permanevano dubbi riguardo ai disturbi dell’odorato. L’endoscopia moderna ? minimamente invasiva, e non rimuove pi? tessuti del necessario: l’uso dell’endoscopio per la rimozione di piccole aree tissutali in regioni molto specifiche ? molto utile per l’apertura dei seni ed il miglioramento dell’aerazione. (Otolaryngol Head Neck Surg. 2009; 140: 633-9)
Ci sono nutrienti il cui apporto ? particolarmente critico per il feto e nei primi mesi di vita neonatale. Si tratta di due acidi grassi polinsaturi a lunga catena: il docosaesaenoico (DHA) e l?arachidonico (AA). Il DHA (acido docosaesanoico) ? un acido grasso omega-3 “essenziale” perch? non pu? venire prodotto nell’organismo e deve perci? essere assunto con l’alimentazione. ? un componente fondamentale delle membrane cellulari, in particolar modo delle cellule del cervello e della retina; inoltre ha un effetto protettivo sull?apparato cardiovascolare. ? indispensabile all?organismo nei periodi di rapida crescita e quindi specialmente al feto negli ultimi mesi di gravidanza e al neonato. L?AA (acido arachidonico) ? un acido grasso della serie omega-6 di natura “essenziale”. Entra nella composizione delle cellule di cervello e retina, agendo in sinergia con il DHA, tuttavia la sua azione ? meno specifica. La sua presenza ? fondamentale, infatti, perch? agisce da precursore (molecola che l?organismo trasforma in altre, indispensabili) di mediatori importanti quali le prostaglandine e i leucotrieni. Un esperto in materia ? Claudio Galli, ordinario di Farmacologia dell?Universit? degli Studi di Milano.
Il pesce rende intelligenti ?Studi epidemiologici hanno evidenziato una relazione tra elevati livelli di assunzione di pesce da parte della mamma e sviluppo neurocerebrale e visivo del piccolo? chiarisce il professor Galli. ?In particolare secondo uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives migliorerebbe la memoria visiva nel corso del primo anno di vita?. Ma c?? di pi?. L?ALSPAC Study, un vasto studio tutt?ora in corso che segue il bambino dalla nascita all?et? scolare, ha messo in luce nei piccoli di et? inferiore agli 8 anni, nati da mamme che hanno seguito un?alimentazione ricca soprattutto di DHA, un punteggio superiore per quanto riguarda il quoziente di intelligenza verbale. ?Durante la gravidanza e l?allattamento ? spiega il professore ? si raccomanda un incremento dell’assunzione di DHA di circa 200 mg al giorno (ottenibile consumando due porzioni di pesce alla settimana). Diverso invece ? il discorso per quanto riguarda l?AA: l?apporto non ? critico dal momento che si trova in molti alimenti di origine animale, sia come tale, sia come acido linoleico (suo precursore)?. Nella madre perci? una quota sufficiente di AA viene sempre prodotta e trasferita al feto, e poi al neonato durante l’allattamento.
Accorgimenti del caso Ma il fabbisogno di questi due composti ? uguale a tutte le et?, oppure le over 35 devono avere delle accortezze in pi?? ?No, ? il medesimo. L?assunzione va per? concordata con il ginecologo che – continua Galli – la aumenter? nel caso di gravidanze gemellari e quando ci sono gravidanze ravvicinate, cio? con un intervallo tra la prima e la seconda al di sotto di 18 mesi?. Inoltre bisogna tenere conto che ci sono fattori capaci di influire negativamente sul metabolismo di queste sostanze. ?Una ricerca a firma italiana ha riscontrato nelle donne che fumano in gravidanza livelli pi? bassi di DHA e, in parte, anche di AA nel latte dopo il parto. Tali acidi grassi sono ridotti anche nei neonati da madri fumatrici?. Il DHA si trova soprattutto nel pesce e, in quantit? minori, nel tuorlo d?uovo e nelle carni magre. I pesci pi? ricchi sono soprattutto gli sgombri e il tonno, seguiti dalle aringhe e dal salmone. Come regolarsi durante lo svezzamento, per continuare a garantire al piccolo il giusto apporto soprattutto di DHA e AA? ?La carne magra va introdotta intorno al sesto mese di vita, il pesce tra l?ottavo e il decimo. Il cervello continua a svilupparsi durante la prima infanzia, per questo ? necessario abituare i bimbi fin da subito a una dieta variata, che comprenda anche il pesce due volte alla settimana?.
Elisabetta Lucchesini
Fonti Comunicato stampa Universit? degli studi di Milano, dipartimento di Scienze farmacologiche, laboratorio di nutrizione e farmacologia dei lipidi. Milano, 28 aprile 2009
Pi? precocemente viene effettuato l’intervento di Kesai per bypassare i dotti biliari extraepatici in caso di atresia biliare, migliori sono gli esiti a lungo termine: ci? giustificherebbe lo screening neonatale di routine per questo problema. La diagnosi precoce infatti consente di effettuare l’intervento pi? precocemente, aumentando cos? le probabilit? di poter conservare il fegato e diminuendo quelle di dover ricorrere ad un trapianto precoce in et? infantile o anche nell’intero arco della vita. Sarebbe dunque opportuno che il medico chiedesse sempre ai genitori del bambino il colore delle sue feci, senza limitarsi ad accettare il fatto che essi le definiscano come “normali”: in caso di pelle itterica con feci pallide, l’atresia biliare ? una diagnosi possibile. (Pediatrics 2009; 123: 1280-6)
Nel secondo trimestre di gravidanza, l’accorciamento della cervice pu? essere associato ad una significativa infiammazione intra-amniotica, anche se non sempre ? cos?. Ci? comunque potrebbe spiegare la variabilit? del successo del trattamento uniforme delle pazienti con questo problema in ambito clinico, qualsiasi sia la strategia adottata. In generale, una cervice di lunghezza massima pari a cinque millimetri ? associata ad un significativo incremento delle citochine infiammatorie nel fluido amniotico, anche in assenza di infezioni o travaglio. L’ulteriore analisi di questi dati, unitamente agli studi futuri, potr? auspicabilmente aiutare nella scelta della terapia pi? appropriata diretta alla causa di base dell’accorciamento della cervice, prevenendo cos? il parto pretermine. (Am J Obstet Gynecol 2009; 200: 374.e1-e5)
A seguito di un intervento chirurgico su tiroide o paratiroidi, le donne in gravidanza vanno incontro ad esiti clinici ed economici peggiori rispetto alle altre: queste pazienti infatti vanno incontro ad un aumento del rischio di complicazioni endocrine e generali, dovranno probabilmente permanere pi? a lungo in ospedale e sostenere spese ospedaliere pi? elevate. Si tratta di dati importanti in quanto la maggior parte delle malattie tiroidee e paratiroidee intervengono nelle donne, una significativa parte delle quali si trova in et? fertile. L’ottimizzazione degli esiti materni e fetali richiede la collaborazione di chirurghi, endocrinologi, ostetrici, neonatologi, anestesiologi, assicuratori e sistema sanitario. (Arch Surg 2009; 144: 399-406)
Un minor BMI di base o un suo pi? rapido declino in et? avanzata potrebbe suggerire la presenza di una qualche forma di demenza. E’ stato dimostrato che la demenza ? frutto di un processo presente nel cervello decenni prima della comparsa di qualsiasi sintomo. Quanto rilevato non dovrebbe giustificare l’anziano a divenire in sovrappeso o obeso: non si tratta di stati salutari per la mente o il corpo, ma perdere peso potrebbe essere un segno di un’encefalopatia emergente. Di fatto, andare incontro ad un lento declino del peso se precedentemente in sovrappeso o obesi potrebbe ridurre il rischio pi? del mantenere un eccesso di peso per un anziano. (Neurology 2009; 72: 1741-6)
Quasi l’86 percento dei pazienti sottoposti ad artroplastica per malattie degenerative terminali della prima articolazione metatarsofalangea ? soddisfatto dei risultati. Diversi studi hanno valutato gli impianti utilizzati in questi interventi negli anni, ma di solito essi si sono focalizzati su un tipo di protesi in particolare, anzich? sull’intervento in s? e sui suoi esiti. I materiali che pi? frequentemente sono associati alla soddisfazione del paziente sono le leghe metalliche ed emimetalliche, il silicone e la ceramica. Le prossime ricerche in questo campo dovranno valutare in prospettiva l’influenza del design e dei materiali dell’impianto e delle caratteristiche del paziente sugli esiti finali: paragonando gli impianti prospetticamente, sar? possibile sviluppare una migliore comprensione delle caratteristiche correlate ai migliori esiti per il paziente. (J Foot Ankle Surg 2009; 48: 180-90)
I pazienti con rene policistico autosomico dominante non ancora in dialisi riportano una qualit? della vita simile a quella della popolazione generale. Il dolore cronico ? una componente significativa e comune di questa malattia: nei casi avanzati, l’ingrossamento massivo dei reni ? associato a dolore cronico, saziet? precoce e mancanza di fiato. Nonostante la frequenza di questi sintomi, comunque, non era finora noto se la qualit? della vita dei pazienti ne venisse influenzata. I dati rilevati, tuttavia, lasciano aperta la possibilit? che i questionari sottoposti ai pazienti non abbiano la sensibilit? e specificit? necessarie a rilevare le variazioni della qualit? della vita a cui i pazienti con rene policistico congenito potrebbero andare incontro, ed ? dunque necessario sviluppare nuovi questionari specifici, affidabili e convalidati a questo scopo. (Clin J Am Soc Nephrol. 2009; 4: 560-6)
Le donne portatrici di mutazione BRCA tendono a vedere la mastectomia come il miglior modo di ridurre il rischio di tumore mammario e la propria ansia riguardante la malattia. Nonostante la disponibilit? di opzioni meno drastiche, la maggior parte delle pazienti sembrano tendere di pi? verso la chirurgia. Si tratta di una decisione molto personale, che implica diversi fattori, fra cui la sessualit?, la propria immagine personale ed il timore di sviluppare tumori. A volte in presenza di una mutazione BRCA si potrebbe ricorrere allo screening nella speranza di trovare lesioni in fase precoce, ma spesso questo potrebbe rivelarsi solo una misura interlocutoria che conduce all’adozione di strategie preventive. (Cancer online 2009, pubblicato il 9/3)
Contrariamente alla corrente di pensiero prevalente, non ? la depressione ad aumentare la pressione, ma piuttosto i farmaci utilizzati per trattarla: ci? suggerisce che i pazienti che assumono antidepressivi dovrebbero essere monitorati pi? strettamente. La depressione di per s? ? associata invece all’ipotensione, ma il rischio ipertensivo ? legato a diversi farmaci di uso comune, ed in particolare agli antidepressivi triciclici. La sorveglianza medica dovrebbe riguardare soprattutto i soggetti gi? ipertesi, quelli con malattie cardiovascolari o i portatori di altri fattori di rischio per l’ipertensione: in questi casi, l’alternativa allo stretto monitoraggio sarebbe la variazione della terapia con l’introduzione di altri medicinali. (Hypertension online 2009, pubblicato il 23/2)