Consentiti i beta-bloccanti

La regolazione della muscolatura liscia dell?albero respiratorio ? sotto il duplice controllo nervoso simpatico e parasimpatico, e uno dei trattamenti standard per l?asma prevede l?uso di farmaci beta2-agonisti. Tuttavia, con la somministrazione protratta nel tempo, l?effetto broncodilatatorio desiderato pu? lasciare il posto a un peggioramento del controllo dell?asma, con iperresponsivit? delle vie aeree, down-regulation e desensibilizzazione dei recettori beta2.

Perch? no
I farmaci beta-antagonisti trovano oggi indicazione nel trattamento delle patologie cardiovascolari, come ipertensione, ischemia cardiaca e insufficienza cardiaca. Sono da sempre controindicati nei soggetti asmatici perch? la somministrazione acuta induce broncocostrizione. Questo effetto ? peggiore con i bloccanti non selettivi, come propranololo e nadololo, mentre ? meno marcato con i beta1-selettivi, come atenololo o metoprololo. Fino a tempi recenti i beta-bloccanti erano controindicati anche nell?insufficienza cardiaca, perch? dosi acute producevano un deterioramento della contrattilit? del miocardio e quindi c?era la possibilit? di precipitare i pazienti in uno stato decompensato acuto. Tuttavia la somministrazione cronica di beta-antagonisti ha poi dimostrato effetti benefici e ridotto i decessi nell?insufficienza cardiaca, e infatti ora ? parte delle linee guida di gestione standard. Si tratta di un cambio di approccio fondamentale che ha portato a ripensare anche l?eventualit? di impiegare i beta-bloccanti nell?asma. Il razionale di base ? che vi sia uno scollamento tra gli effetti positivi, conseguenti a somministrazione cronica, e quelli negativi riscontrati con dosi in acuto.

Forse s?
Studi effettuati su modelli animali di asma (topi sensibilizzati con ovoalbumina) hanno effettivamente confermato che dosi acute di metoprololo o nadololo provocano broncocostrizione, mentre somministrazioni croniche favoriscono una broncoprotezione verso il test di scatenamento con metacolina. Questo effetto protettivo si associa a riduzione dell?infiammazione e metaplasia della mucosa, upregulation dei recettori beta2, ridotta espressione di varie proteine con azione spasmogena. Molto probabilmente, hanno concluso i ricercatori, questi eventi sono mediati dai recettori beta2 perch? si verificano anche con l?impiego di un beta2-antagonista puro (ICI 118581). Questi riscontri hanno portato ad un primo studio pilota sull?uomo: Nicola Hanania e colleghi hanno trattato in aperto 10 pazienti, che non avevano ancora fatto uso di steroidi a media potenza, con dosi incrementali di nadololo da 10mg a 40mg per 9 settimane. Come previsto la prima dose ha indotto una marcata caduta della FEV1, ma con il procedere della somministrazione cronica l?effetto si ? attenuato. Inoltre l?iperresponsivit? al test della metacolina si ? modificata come sarebbe accaduto con l?uso di steroidi inalatori o beta2-agonisti a lunga durata, un risultato significativo.

Conclusioni
? importante sottolineare che i riscontri raccolti dagli autori del commento pubblicato da Lancet sono di grande interesse ma, per ora, pi? accademico che clinico. In presenza di terapie farmacologiche efficaci e ben sperimentate sarebbe, infatti, poco etico azzardare un capovolgimento cos? drastico del trattamento del paziente asmatico.

Elisabetta Lucchesini
(Brian J Lipworth, Peter A Williamson. Beta blockers for asthma: a double-edged sword. The Lancet 2009; 373: 104-105)

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Anemia, ipotiroidismo subclinico e levotiroxina

I pazienti con anemia da deficit di ferro ed ipotiroidismo subclinico potrebbero richiedere il trattamento con ferro e levotiroxina. Vi ? infatti una categoria di pazienti che non risponde bene al ferro per via orale proprio a causa della concomitante presenza di ipotiroidismo subclinico, e questi pazienti potrebbero trarre beneficio dall’integrazione della levotiroxina. In generale, questa condizione si osserva nel 17,2 percento dei casi. Gli ormoni tiroidei hanno un effetto diffuso nell’organismo, e minore ? il livello dell’emoglobina, maggiore ? l’effetto della combinazione ferro-levotiroxina. E’ stato dimostrato anche che bench? la levotiroxina aumenti i livelli di eritropoietina, essa non incrementa quelli dell’emoglobina nei pazienti con ipotiroidismo subclinico non anemici. Sembra dunque che l’interazione fra ormone tiroideo, tireotropina e cellule non sia semplicemente un’estensione dei loro effetti fisiologici, ma che questi ormoni abbiano effetti d’organo unici sia a livello sistemico che cellulare, probabilmente sulla base dello status di deficit o eccesso. Sono in programma studi per investigare l’effetto di elementi quali selenio e zinco nel trattamento dei pazienti con ipotiroidismo subclinico e deficit di ferro. (J Clin Endocrinol Metab 2009; 94: 151-6)

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Tumore mammario: gravidanza ritarda diagnosi

18 Apr 2009 Oncologia

La diagnosi ed il trattamento del tumore mammario risultano spesso ritardati quando esso si sviluppa durante la gravidanza: ne deriva che la sopravvivenza potrebbe venirne compromessa. Gli effetti della gravidanza sulla mammella potrebbero mascherare i sintomi del tumore mammario, rendendolo pi? difficile da identificare. La principale raccomandazione per migliorarne la diagnosi precoce consiste nel ricordare la distribuzione bimodale di questi tumori: la maggior parte dei medici sono consapevoli dell’aumento del rischio con l’avanzare dell’et?, ma non sono a conoscenza del picco che si osserva fra i 30 ed i 40 anni, e quindi anche se il tumore mammario ? la pi? frequente neoplasia associata alla gravidanza, esso non si trova fra le pi? frequenti diagnosi differenziali. Le forme associate alla gravidanza comunque non differiscono dalle altre per quanto riguarda recidive locoregionali a 10 anni, metastasi a distanza e sopravvivenza complessiva: ci? probabilmente si deve dall’ampio uso della terapia neoadiuvante nel campione considerato dopo il primo trimestre di gravidanza. Tale pratica rappresenta dunque lo standard per le pazienti con tumore mammario in gravidanza: essa ? sicura ed efficace se somministrata dopo il termine del primo trimestre onde consentire il completamento dell’organogenesi fetale. Oltre al trattamento tempestivo, si raccomanda anche una valutazione diagnostica pi? aggressiva dei sintomi mammari durante la gravidanza, tramite l’ecografia o, con le adeguate protezioni del caso, la mammografia. (Cancer online 2009, pubblicato il 9/2)

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Statine riducono PSA?

In base ad uno studio osservazionale, l’uso di statine ? associato ad un declino medio del 4% nei livelli di PSA degli uomini non affetti da tumore prostatico. La riduzione risulta pi? pronunciata negli uomini con i maggiori livelli di PSA ed in quelli con il maggior declino nel colesterolo LDL. L’uso delle statine potrebbe anche complicare lo screening dei tumori prostatici in quanto alcuni tumori potrebbero non essere diagnosticati per via dei bassi livelli di PSA, e ci? dovrebbe essere tenuto presente nella valutazione degli uomini che assumono questi farmaci. Si tratta comunque di dati derivanti da uno studio osservazionale, e solo uno studio randomizzato potrebbe rivelare al di l? di ogni ragionevole dubbio se le statine influenzino veramente il livello di PSA in qualsiasi modo.

J Natl Cancer Inst 2008; 100: 1487-8 e 1511-8

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Le vitamine non prevengono i tumori

16 Apr 2009 Oncologia

L’integrazione di vitamina C, E o beta-carotene non aiuta nella prevenzione primaria dell’incidenza totale dei tumori o della mortalit? oncologica. Gli studi osservazionali suggeriscono che una dieta ad elevato contenuto in frutta e verdura, entrambe ricche di antiossidanti, potrebbe prevenire lo sviluppo di tumori, ma i risultati degli studi randomizzati sull’associazione fra assunzione di antiossidanti e rischio tumorale sono stati prevalentemente negativi. Vi sono tuttavia alcuni siti specifici nei quali la somministrazione di vitamine sembra avere una certa efficacia, come ad esempio nel caso della vitamina E per i tumori colorettali, ed altri ancora in cui la somministrazione di determinate vitamine sembra essere anche deleteria, come nel caso dei presunti effetti negativi della vitamina C nei tumori polmonari e pancreatici, il che peraltro pone degli interrogativi sul potenziale chemiopreventivo dell’acido ascorbico. Tutte queste osservazioni contribuiranno comunque ad una migliore comprensione dell’eziologia dei tumori, delle strategie da perseguire per la prevenzione e del ruolo pi? appropriato per questi integratori di micronutrienti.
J Natl Cancer Inst 2009; 101: 2-4 e 14-23

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Sindrome metabolica predice depressione

La presenza di sindrome metabolica predice la comparsa di sintomi depressivi negli adulti di mezza et?. Bench? sia possibile che l’associazione fra queste due entit? patologiche sia biunivoca, il ruolo della sindrome metabolica come fattore predittivo di depressione ? stato finora scarsamente studiato. ? stato rilevato che soprattutto obesit? e dislipidemie sono predittive di sintomi depressivi, e che probabilmente tali sintomi sono una conseguenza della sindrome metabolica, e non un fattore causale. L’associazione rilevata permane pur tenendo conto di innumerevoli fattori interferenti: sono dunque necessari ulteriori studi per accertare se la prevenzione della sindrome metabolica, ed in particolare dell’obesit? e delle dislipidemie, possa ridurre la comparsa di sintomi depressivi.

Diabetes Care online 2008, pubblicato il 23/12

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Pomodori viola e anticancro

14 Apr 2009 Oncologia

Il concetto ? stato pi? volte ribadito, bastano pochi cambiamenti nella dieta di tutti i giorni per ottenere benefici sostanziali. E tra le raccomandazioni pi? comuni c?? l?invito a mangiare cinque porzioni al giorno di frutta e verdura, lanciata circa 20 anni fa dal National Cancer Institute. Una formula mai del tutto messa in pratica dalla gran parte della popolazione, in pi? a peggiorare le cose ci si ? messa la crisi finanziaria che ha reso questi prodotti beni da gioielleria e quindi ancora pi? inaccessibili. Per ovviare a queste carenze, perci?, i ricercatori si devono ingegnare, ed ? quello che ha fatto il gruppo britannico del John Innes Centre di Norwich, in collaborazione con altri centri di ricerca europei, tra i quali l?Istituto europeo di oncologia di Milano, in un progetto ribattezzato Flora. La ricerca ha condotto a una nuova frontiera dei cibi-farmaco anticancro, pomodori geneticamente modificati ricchi di antocianine, antiossidanti del gruppo dei flavonoidi, in grado di esercitare un effetto protettivo su topi mutanti suscettibili ai tumori. Uno dei casi in cui parlare di prodotti OGM non deve spaventare, anzi.

Antocianine terapeutiche

La buona fama degli antiossidanti, d?altro canto, dura da un po? e i flavonoidi in particolare sono ormai largamente considerati una valida arma di prevenzione nei confronti di patologie come le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro. Per ottenere una particolare ricchezza in antocianine nei pomodori, cosa che ha conferito loro un colore viola caratteristico, i ricercatori hanno fatto ricorso a due geni presenti nella comune pianta bocca di leone. ?i due geni che abbiamo isolato ? ha spiegato Eugenio Butelli che lavora presso il centro britannico ed ? primo autore della ricerca ? sono responsabili dei colori dei fiori e, se introdotti in altre piante, sono la combinazione vincente per produrre antocianine, gli stessi fitochimici presenti nei mirtilli. Da un?analisi chimica dettagliata risulta che il nostro pomodoro ha un?attivit? antiossidante molto elevata, quasi triplicata rispetto al frutto naturale, e quindi estremamente vantaggiosa per studiare gli effetti delle antocianine?. I topi su cui ? stato condotto l?esperimento sono stati privati della proteina p53, determinante nel processo di tumori genesi. Mancando la proteina, cio?, si sviluppano precocemente diversi tipi di tumore, soprattutto linfomi. Nello studio gli animali sono stati divisi in tre gruppi: al primo ? toccato cibo comune per roditori, al secondo ? stato aggiunto un 10% di estratto di pomodoro rosso normale, mentre il terzo ha ricevuto mangime comune addizionato con una polvere ottenuta dai pomodori viola. “Tra i primi due gruppi non sono state riscontrate differenze – spiega Marco Giorgio, dell’Istituto Europeo di Oncologia, che ha condotto la sperimentazione sui topi – Ma l’ultimo gruppo, che ha ricevuto i pomodori viola, ha mostrato un allungamento della vita significativo rispetto agli altri due”. Centoottantadue giorni di sopravvivenza contro i 142 dei topi a dieta comune.

Meglio essere cauti

Anche se i risultati sono molto promettenti, i ricercatori invitano alla cautela. “In realt? – dice ancora Marco Giorgio – si tratta di un esperimento esplorativo, che ha validato l’ ipotesi che attraverso la somministrazione di cibi opportunamente modificati si possano contrastare delle malattie. E’ vero, la vita dei topi si allunga in maniera significativa quando assumono i pomodori viola, ma non sappiamo ancora con precisione i processi coinvolti. ? probabile che siano coinvolti altri meccanismi oltre quelli antiossidanti. E dobbiamo tenere presente che lo studio non ha preso in considerazione eventuali effetti tossici. Il prossimo passo da fare sar? studiare l’effetto del pomodoro viola su altri modelli di tumore e caratterizzare il meccanismo d’azione”. E? presto perci?, per trarre conclusioni, ma l?intervento sulla dieta come conferma Cathie Martin, coordinatrice del progetto Flora, ? sempre possibile: ?Lo studio conferma che si possono ottenere effetti significativi attraverso semplici cambiamenti nella dieta di tutti i giorni. Qui non parliamo di pillole o supplementi di varia natura, ma di alimenti?.

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Anti-flu tre volte nuova

Il consueto aggiornamento annuale sulla stagione influenzale che verr? ? stato diffuso per l`inverno 2008-2009. Quest`anno circoleranno tre ceppi virali del tutto nuovi rispetto a quelli della passata stagione, tanto che per la prima volta dopo circa un ventennio l`OMS ha deciso di modificare completamente il vaccino in tutte e tre le sue componenti. Quest`anno il vaccino ? cos? composto da due ceppi Brisbane (A/Brisbane/59/2007 H1N1 e A/Brisbane/10/2007 H3N2) e dal Florida (B/Florida/4/2006), mentre l`anno scorso conteneva A/Salomon H1N1, A/Wisconsin H3N2 e Malaysia. La presenza di tre ceppi virali nuovi con la relativa “novit? immunologica”, per di pi? con uno australiano che in quella nazione si ? rivelato piuttosto virulento e ha triplicato i casi rispetto agli ultimi cinque anni, potrebbe determinare un`epidemia influenzale peggiore di quelle delle ultime stagioni di media entit?. Se questo ? il timore ne esce ulteriormente rafforzata la raccomandazione all`immunoprofilassi antinfluenzale, con l`obiettivo prioritario che resta quello della protezione dei soggetti che corrono pi? rischi, prima di tutto quindi gli anziani. Va ricordato che la copertura minima vaccinale raccomandata per gli over 65 dall`OMS e dal Ministero del Welfare ? del 75%, e che l`anno scorso ha raggiunto il 65%. E anche che un sondaggio condotto da TNS Healthcare per l`European Vaccine Manifacturers su un campione di italiani oltre i 14 anni ha mostrato per l`inverno 2006-7 una quota di copertura limitata al 20% della popolazione. La sollecitazione per quest`anno ? quindi a estendere la vaccinazione antinfluenzale ancor pi? delle passate stagioni. Si tratta di sensibilizzarsi e sensibilizzare sul fatto che l`influenza causa ogni anno nel nostro paese circa 7500-8500 decessi, l`80% dei quali in persone oltre i 65 anni (in Europa sarebbero almeno 40.000). Oltre agli anziani la profilassi resta fortemente raccomandata per soggetti con diabete, cardiovasculopatie, patologie respiratorie e altre malattie croniche, a loro volta lontani dai livelli di copertura ottimali, ma anche per bambini sopra i sei mesi e altri gruppi di popolazione nei quelli ? riconosciuto un vantaggio della vaccinazione in termini di rapporto costo/beneficio. Una novit? tecnica che si profila, non disponibile gi? per questa stagione influenzale, ? poi una via di somministrazione alternativa a quella intramuscolare, e cio? quella intradermica, che sembra ottenere una migliore risposta immunitaria e consentire una dose minore di antigene.

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Fibromialgia infantile: utile esercizio aerobio

Per i bambini con fibromialgia ? sicuro ed efficace partecipare ad un programma di esercizio aerobio, in quanto esso migliora la qualit? della vita e la funzionalit? fisica in questa popolazione. La fibromialgia infantile non ? stata ancora ben compresa, ma alcuni studi hanno suggerito che i bambini, come le loro controparti adulte, presentino un aumento di dolore ed affaticamento, diminuzione della qualit? della vita e riduzione dell’auto-efficacia rispetto ai pazienti sani ed a quelli con altre malattie reumatiche. Tutti i programmi di esercizio aerobio esaminati portano a miglioramenti nella potenza aerobica finale, nella gravit? dei sintomi fibromialgici, nel numero di punti di lassit? e nelle scale del dolore. (Arthritis Rheum 2008; 59: 1399-406)

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Fibromialgia infantile: utile esercizio aerobio

Per i bambini con fibromialgia ? sicuro ed efficace partecipare ad un programma di esercizio aerobio, in quanto esso migliora la qualit? della vita e la funzionalit? fisica in questa popolazione. La fibromialgia infantile non ? stata ancora ben compresa, ma alcuni studi hanno suggerito che i bambini, come le loro controparti adulte, presentino un aumento di dolore ed affaticamento, diminuzione della qualit? della vita e riduzione dell’auto-efficacia rispetto ai pazienti sani ed a quelli con altre malattie reumatiche. Tutti i programmi di esercizio aerobio esaminati portano a miglioramenti nella potenza aerobica finale, nella gravit? dei sintomi fibromialgici, nel numero di punti di lassit? e nelle scale del dolore. (Arthritis Rheum 2008; 59: 1399-406)

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