Amenorrea primaria

La sindrome dell`ovaio policistico (PCOS), una condizione patologica estremamente eterogenea, comprende una serie di sintomi, tra cui anovulazione, iperandrogenismo e presenza di cisti ovariche. L`insorgenza di questa sindrome ? stata associata alla presenza di insulinoresistenza, iperinsulinemia e di alcune caratteristiche tipiche della sindrome metabolica; mentre l`obesit? sembra essere implicata nel 35-50% dei casi di PCOS.
Spesso, i primi segni di PCOS compaiono durante la prima adolescenza e si manifestano come amenorrea secondaria (SA) o oligomenorrea (OM), acne e irsutismo, mentre l`amenorrea primaria (PA) costituisce un`anomalia estremamente rara (la percentuale varia tra l`1,4 e il 14%). I soggetti affetti da PA potrebbero, quindi, costituire un sottogruppo di pazienti che presentano una forma pi? severa di PCOS, caratterizzata sopratutto da un elevato grado di iperandrogenemia e disturbi metabolici.
Poich? ad oggi gli studi che prendono in considerazione questo aspetto sono scarsi, alcuni ricercatori hanno indagato le caratteristiche cliniche, biochimiche e ultrasonografiche delle adolescenti colpite da PA e PCOS rispetto a quelle di pazienti affette da OM/SA e PCOS.

I gruppi di confronto
Lo studio, del tipo caso-controllo, ? stato condotto in Canada tra novembre 2003 e maggio 2006 e ha coinvolto ragazze con et? compresa tra i 14 e i 18 anni. Di queste, 9 adolescenti lamentavano PA e PCOS, e 18, che costituivano il gruppo di controllo, erano affette da OM/SA e PCOS.
Dai risultati ottenuti revisionando le cartelle cliniche di tutte le partecipanti all`indagine, ? emerso che le giovani con PA presentavano un`et? pi? elevata al pubarca, maggiori livelli di androstenedione, una tendenza a una scarsa risposta al test di scatenamento con il progesterone, un incremento statisticamente significativo per quanto riguarda la storia familiare di obesit? e i sintomi associati alla sindrome metabolica. In particolare, tra questi ultimi, sono stati riscontrati acantosi nigricans, elevati valori di pressione diastolica e minori livelli di colesterolo HDL.
Al contrario, non sono state identificate differenze tra i due gruppi nei profili ormonali (eccetto per l`androstenedione), nelle manifestazioni di iperandrogenismo e nei risultati delle valutazioni ultrasonografiche.

Pi? grave con la PA
Tra le pazienti con diagnosi di PCOS, le adolescenti con PA, pur essendo simili in numerosi aspetti alle coetanee affette da OM/SA, sono quelle che manifestano pi? sintomi riconducibili alla sindrome metabolica, anche se la prevalenza di questa patologia non varia tra i due gruppi confrontati. Questi risultati sono supportati dal fatto che nelle donne adulte con PCOS ? stato osservato un tasso pi? elevato di insorgenza di sindrome metabolica, di diabete di tipo 2 e di patologie cardiovascolari.
Inoltre, poich? le ragazze affette da PA presentano livelli serici di androstenedione pi? elevati e non rispondono al challenge con il progesterone, gli autori di questo studio supportano l`ipotesi che l`iperandrogenismo costituisca una rara causa alla base della mancata risposta al progesterone. Provocherebbe infatti un prolungato stato anovulatorio, a sua volta responsabile di endometrio decidualizzato persistente, insensibile al progesterone.
La consapevolezza che la PA potrebbe essere dovuta a PCOS dovrebbe favorire l`impiego di strategie, investigative e di management, appropriate.

Ilaria Ponte
(Rachmiel M et al. Primary Amenorrhea as a Manifestation of Polycystic Ovarian Syndrome in Adolescents. Arch Pediatr Adolesc Med 2008; 162 (6): 521-525)

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Pancreatite post-ERCP: efficaci FANS

La somministrazione preventiva di FANS ? efficace nella profilassi della pancreatite a seguito di colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP). Questo dato deriva da una meta-analisi degli studi prospettici randomizzati condotti in materia effettuata in quanto i singoli studi avevano finora portato a risultati inconcludenti. La somministrazione profilattica diffusa di questi farmaci potrebbe risultare in una sostanziale riduzione dell’incidenza della pancreatite post-ERCP, il che si tradurrebbe in un importante beneficio economico. Sono necessari ulteriori studi per rifinire le stime della sostanziale protezione dalle forme gravi di pancreatite conferita dai FANS e stabilire se questi farmaci agiscano o meno sinergicamente con altri interventi preventivi, come lo stenting pancreatico. (Gut 2008; 57: 1262-7)

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Diagnostica adenomi intestinali

I tassi di mancata diagnosi di adenoma colorettale sono equivalenti con la colonografia TAC (CTC) o con quella ottica (OC). Non esistono test di screening perfetti: la CTC non individua tutti i polipi, e soprattutto quelli sessili, ma il tasso di mancato rilevamento dei polipi alla CTC non ? diverso da quello della colonoscopia. La CTC offre al paziente un’ulteriore opportunit? d’indagine, che peraltro non richiede sedazione, in grado di individuare i polipi con un’accuratezza simile a quella della colonoscopia, ma il punto debole della CTC consiste nel fatto che si tratta solo di un test diagnostico senza alcun connotato terapeutico: se si individuano dei polipi, ? comunque necessaria una colonoscopia per rimuoverli. Ulteriori studi valuteranno l’accuratezza della CTC per quanto riguarda le dimensioni dei polipi, paragoneranno le due tecniche sul tasso totale di rilevamento degli adenomi, esamineranno la storia naturale dei polipi non resecati e seguiti tramite CTC ed investigheranno la patologia dei polipi di dimensioni intermedie (sei-nove millimetri) rilevati alla CTC. (Am J Gastroenterol 2008; 103: 2068-74)

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Operare la tiroide ? meno rischioso nei piccoli

7 Gen 2009 Pediatria

Nel complesso, i bambini vanno incontro ad un maggior tasso di complicazioni dopo un intervento chirurgico a carico di tiroide e paratiroidi. Ci? ? particolarmente validi nei bambini pi? piccoli, nelle minoranze e nelle famiglie a reddito pi? basso. I tassi di complicazioni comunque risultano pi? ridotti quando l’intervento viene effettuato da chirurghi che affrontano un gran numero di operazioni del genere. Fra i pi? potenti fattori predittivi di esiti peggiori figurano reddito familiare al di sotto della media e chirurgo non esperto. Indirizzare questi pazienti sempre verso chirurghi esperti potrebbe determinare esiti migliori per i bambini, il che avrebbe un impatto sul resto delle loro vite. La diminuzione dei tassi di complicazioni comunque richiede anche l’aumento della consapevolezza dell’importanza di una diagnosi precoce sia nei genitori che nei pediatri. (J Clin Endocrinol Metab 2008; 93: 3058-65)

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Tipo 1: insulinoterapia allontana l’ipertensione

I pazienti con diabete di tipo 1 sono esposti ad un minor rischio di sviluppare ipertensione se mantengono uno stretto controllo glicemico per un periodo prolungato. L’iperglicemia infatti contribuisce alla patogenesi dell’ipertensione in questi soggetti. Bench? la prevalenza dell’ipertensione sia aumentata nei pazienti diabetici, gli effetti a lungo termine dell’iperglicemia e del trattamento insulinico sulla pressione erano finora sconosciuti, e si temeva che l’insulinemia o l’aumento di peso associato all’insulinoterapia intensiva potessero di fatto causare ipertensione, ma ci? ? stato smentito, ed ? stato dimostrato che l’insulinoterapia ha invece un ruolo protettivo in questo senso. Questa azione per? si svolge su periodi di tempo prolungati. In alternativa, ? possibile che gli effetti benefici della riduzione della glicemia siano controbilanciati da effetti collaterali non rilevati dell’insulinoterapia intensiva a breve termine. (Arch Intern Med 2008; 168: 1867-73)

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Rischi embolici nelle infiammatorie intestinali

I pazienti ricoverati in ospedale con malattie infiammatorie intestinali presentano un aumento del rischio di tromboembolia venosa rispetto agli altri. Ci? rinforza l’attuale indicazione di applicare misure preventive contro la tromboembolia venosa nei soggetti a rischio durante i periodi di ricovero. La differenza nella prevalenza di questa complicazione fra i soggetti con malattie infiammatorie intestinali e gli altri risulta pi? pronunciata sopra i 40 anni, ma il maggior rischio ? per i pazienti pi? giovani, che potrebbero passare inosservati per la mancanza di comorbidit? che li fa sembrare meno suscettibili. (Am J Gastroenterol 2008; 103: 2272-80)

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Fibrillazione atriale: utile resincronizazione

I pazienti con insufficienza cardiaca avanzata e fibrillazione atriale cronica traggono beneficio dalla resincronizzazione cardiaca quasi quanto i pazienti con normale ritmo sinusale. Bench? questa strategia sia considerata appropriata per i pazienti con grave insufficienza cardiaca e ritmo sinusale, le informazioni sulla sua applicazione nei pazienti con fibrillazione atriale erano finora scarse, ma la sua efficacia ? stata confermata anche con uso variabile dell’ablazione della giunzione atrioventricolare. La decisione di procedere all’ablazione e poi alla resincronizzazione cardiaca comunque rimane da effettuarsi su base individuale e dipende da attente considerazioni sul rapporto rischio/beneficio, tenendo conto di et? e comorbidit? del paziente come anche dell’accesso e dell’esperienza con le tecniche ablative. Al momento attuale, l’ablazione della giunzione atrioventricolare andrebbe presa in considerazione nei pazienti con scarsa risposta atrioventricolare nonostante un controllo medico ottimale. (J Am Coll Cardiol 2008; 52: 1239-49)

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L’et? aggrava i sintomi urinari

La prevalenza e la gravit? dei sintomi a carico del tratto urinario inferiore incrementano negli uomini intorno ai 90 anni. Questi sintomi sono altamente prevalenti nel sesso maschile, intervenendo nel 15-60 percento degli uomini sopra i 40 anni negli USA ed in Europa: la loro prevalenza aumenta marcatamente con l’et?, ma i dati in merito nei soggetti dagli 80 anni in su erano finora scarsi. Quanto rilevato per? dimostra che, nonostante il fatto che la prevalenza dei sintomi a carico del tratto urinario inferiore sia maggiore negli uomini anziani, l’assetto di tali sintomi tende a cambiare con l’et?, e sono necessari ulteriori studi per meglio comprendere queste differenze. (Urology 2008; 72: 318-21)

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Come evitare la sarcopenia nell’anziano

2 Gen 2009 Geriatria

La combinazione di esercizio e dieta sana riduce la perdita di massa muscolare negli anziani fragili ed obesi. La perdita di peso, sia volontaria che involontaria, ? accompagnata da perdita di massa muscolare, soprattutto negli anziani, e pertanto si teme che una terapia dimagrante acceleri la sarcopenia causando un’ulteriore perdita di massa muscolare che si sovrappone a quella dovuta all’invecchiamento. E’ stato sperimentato l’uso dell’esercizio di resistenza quale approccio per contrastare la sarcopenia nell’anziano stimolando la sintesi proteica muscolare e causando ipertrofia del muscolo. In base a quanto rilevato, un esercizio regolare che preveda fasi di allenamento di resistenza progressivo dovrebbe essere applicato per attenuare la perdita di massa muscolare negli anziani fragili ed obesi che intraprendono una terapia dimagrante. (Med Sci Sports Exerc. 2008; 1214-20)

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IN CASO DI INCIDENTI, ? PREFERIBILE NON ESSERE SEDUTI ACCANTO AI FINESTRINI

Aerei: i posti pi? sicuri sono quelli in corridoio e lontano dai finestrini
Meglio se vicini alle uscite di emergenza. Uno studio inglese su 105 disastri e 2 mila sopravvissuti
La prossima volta che al check-in dell?aeroporto vi chiederanno ?finestrino o corridoio?, fate bene attenzione a quello che risponderete. Perch? la vostra scelta potrebbe salvarvi la vita e, visto che siamo in clima vacanze, non ? proprio un?informazione trascurabile. Stando, infatti, a uno studio della Greenwich University, commissionato dalla Civil Aviation Authority di Sua Maest? e condotto analizzando 105 incidenti aerei e le testimonianze di 2 mila sopravvissuti, i posti pi? sicuri quando si vola sono quelli in corridoio, in concomitanza con le uscite di emergenza o immediatamente davanti e dietro.
INCIDENTI – Nella deprecabile ipotesi che l?aeromobile prenda fuoco, infatti, chi ? seduto in questa zona ha il miglior tasso di sopravvivenza, mentre fra la seconda e la quinta fila dall?uscita le possibilit? di farcela sono ancora buone, ma, come sottolinea il Times che ha pubblicato la ricerca, ?le differenze fra vivere o morire sono notevolmente ridotte?. Se poi si va oltre, ovvero dalla sesta fila in su, la chance di rimanerci secchi supera di gran lunga quella di sopravvivere?.
SOPRAVVIVENZA – Qualche percentuale per chiarire ulteriormente la questione: stando al rapporto, i posti di corridoio hanno un tasso di sopravvivenza del 64% rispetto al 58% degli altri, mentre i passeggeri che stanno nella parte anteriore del velivolo hanno il 65% di possibilit? di sfuggire al fuoco contro il 53% di chi sta nei posti dietro. Una delle sciagure analizzate per lo studio ? stata l?incidente all?aeroporto di Manchester del 1985, nel quale perirono 55 persone a causa di un incendio a un motore di un Boeing 737, ed ? emerso che la maggior parte delle vittime era seduta almeno due file o pi?, lontana dall?uscita. Vero ? che, secondo le regole internazionali sulla sicurezza aerea, i velivoli debbano essere sottoposti a rigorose prove di evacuazione, per dimostrare che chiunque pu? lasciare l?aeromobile entro 90 secondi quando la met? delle uscite risulta bloccata, ma lo studio ha rivelato che questi test non sono affidabili, perch? non tengono in giusta considerazione il comportamento delle persone in caso di emergenza. Infatti, molti passeggeri tendono a ritardare la loro fuga dall?aereo per aiutare gli amici o i familiari a mettersi in salvo, sebbene tale altruistico atteggiamento non appartenga a coloro che viaggiano con i colleghi, pi? propensi a portare a casa la propria pelle che a fare i buoni samaritani.
CONSIGLI – Un altro dato emerso dalla ricerca riguarda la reale attenzione che si presta ai consigli dell?equipaggio: quando si tratta di situazioni simulate, siamo, infatti, molto pi? ricettivi e collaborativi, ma di fronte a un reale pericolo gli appelli delle hostess ?di dirigersi verso le uscite meno affollate? cadono inevitabilmente nel vuoto, ?perch? ognuno tende ad andare verso l?uscita pi? vicina?. Colpa dell?istinto di sopravvivenza che, per?, porta spesso a compiere atti egoistici (vedi scavalcare i sedili per saltare la coda) che hanno il solo effetto di ritardare le procedure di evacuazione. ? ormai prassi comune di molte compagnie far pagare di pi? per i posti sulle uscite di emergenza (un esempio su tutti, la Virgin Atlantic rincara le tariffe dalle 50 alle 75 sterline a tratta, ovvero da 63 a 94 euro), anche se la proposta non incontra il favore generale. ?Scegliere un posto piuttosto che un altro sull?aereo pu? davvero essere una questione di vita o di morte?, ha spiegato Robert Gifford, direttore della Parliamentary Advisory Council for Transport Safety, organizzazione parlamentare britannica che promuove la sicurezza nei trasporti. ?Le possibilit? di sopravvivenza non devono essere lasciate alla nostra eventuale disponibilit? a pagare di pi? e a fare le prenotazioni dei posti online?.

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