Una mutazione nel gene che codifica il peptide natriuretico atriale (ANP) ? responsabile della fibrillazione atriale ereditaria. La mutazione ? stata individuata studiando una famiglia in cui 11 membri presentano questa aritmia. Il peptide che ne deriva ? in grado di effettuare azioni elettrofisiologiche che predispongono l’atrio alla fibrillazione. Ci? offre un potenziale nuovo target per la farmacoterapia nella fibrillazione atriale. E’ anche possibile che l’ANP normale o il suo recettore possano essere in qualche modo manipolati nei soggetti con forme pi? sporadiche della malattia. A livello genetico, inoltre, questi dati offrono anche una potenziale finestra per la diagnosi precoce della fibrillazione atriale prima dello sviluppo della malattia conclamata. (New Engl J Med 2008; 359: 158-65)
Lo status HER-2 ? un forte fattore predittivo di sopravivenza nelle pazienti con metastasi cerebrali da tumore mammario. L’incremento della disponibilit? di opzioni terapeutiche nelle donne con tumori HER-2-positivi ha migliorato la sopravivenza nei casi di tumore mammario metastatico, ma i fattori prognostici riconosciuti non hanno ancora preso in considerazione questo parametro. La sopravvivenza media delle pazienti con malattia “tripla negativa” ? di circa quattro mesi, contro gli 11 mesi di quella delle altre pazienti. Lo status HER-2, il numero di metastasi cerebrali e lo status della malattia locale sono i soli fattori predittivi indipendenti della sopravvivenza. La sopravvivenza complessiva comunque risulta leggermente migliorata rispetto ai casi registrati fra gli anni ’80 e ’90, il che suggerisce un miglioramento delle terapie. Sono comunque ancora necessari trattamenti migliori, in quanto pi? della met? delle pazienti osservate sono decedute a causa della progressione del CNS. (Cancer 2008; 112: 2359-67)
L’integrazione degli acidi grassi omega-3 potrebbe non essere prudente nei pazienti con disfunzione ventricolare sinistra. I pazienti con insufficienza cardiaca presentano un’alterazione del profilo degli acidi grassi dei globuli rossi ed un elevato livello di acidi grassi omega-3. Inoltre, l’indice omega-3 dei globuli rossi predice la comparsa di aritmie ventricolari in questi pazienti. Gli studi epidemiologici supportano l’effetto protettivo degli acidi grassi omega-3 contro la morte improvvisa di natura cardiaca, ma comunque i pazienti con cardiopatie strutturali e defibrillatori impiantabili non rispondono in alcun modo, o lo fanno addirittura in senso proaritmico, alla somministrazione di olio di pesce. Studi su animali inoltre suggeriscono che gli acidi grassi omega-3 circolanti ed incorporati non abbiano gli stessi effetti elettrofisiologici. E’ stato dimostrato che la somministrazione di questi acidi grassi riduce la mortalit? complessiva e quella da aritmie nei pazienti senza insufficienza cardiaca, ma ci? non pu? essere esteso ai pazienti con una funzionalit? ventricolare sinistra danneggiata. Si ipotizza che la fibrillazione ventricolare dovuta ad insufficienza cardiaca sia associata ad un profilo di acidi grassi diverso da quello della stessa aritmia dovuta ad infarto miocardico. (Am Heart J 2008; 155: 971-7)
Bench? siano stati effettuati progressi nelle strategie terapeutiche per molti comuni tumori gastrointestinali, i progressi significativi nel trattamento dei tumori del pancreas rimangono una chimera. I tanto attesi risultati degli studi sui regimi terapeutici combinati sono stati deludenti. Nonostante il fatto che due studi recenti abbiano dimostrato che questa strategia porta ad un pur modesto beneficio in termini di sopravvivenza, il miglioramento ? forse troppo limitato per giustificare i rischi di tossicit? o i costi. La malattia ? molto resistente alla terapia, ed i trattamenti sistemici producono solo benefici modesti: solo il 10-15 percento dei casi consente la resezione chirurgica, ma anche allora il rischio di recidiva ? elevato. E’ comunque possibile che la terapia adiuvante migliori gli esiti a carico di questa popolazione di pazienti man mano che verranno sviluppate nuove terapie. (Ann Oncol. 2008; 19: 1224-30)
Un solo quadrato di cioccolato fondente al giorno ? in grado di ridurre la pressione di pochi mmHg nei soggetti sani con livelli pressori al di sopra di quelli ottimali. Si tratta della prima volta in cui i benefici del cacao presente nel cioccolato fondente vengono dimostrati a lungo termine. I meccanismi implicati in questa azione del cioccolato apparentemente passerebbero attraverso un incremento cronico nella produzione di ossido nitrico da parte dell’endotelio vascolare, ed ? probabile che i flavonoli del cacao siano responsabili del fenomeno. Il cioccolato fondente non ha gli stessi effetti collaterali dei medicinali, ed ? certamente pi? gradito al paziente, il quale per? ? spesso preoccupato di mantenere il proprio apporto calorico quotidiano entro certi limiti: 100 grammi di cioccolato fondente al giorno sarebbero comunque in grado di diminuire la pressione di 12/8 mmHg. (JAMA. 2007; 298: 49-60)
La terapia con resincronizzazione cardiaca (CRT) garantisce ai pazienti con insufficienza cardiaca gli stessi benefici in presenza di fibrillazione atriale o di ritmo sinusale. Il fatto che sia stato rilevato un beneficio sintomatologico ? coerente con il dato secondo cui, cos? come nei pazienti in ritmo sinusale, la CRT porta anche all’inversione del rimodellamento ventricolare sinistro nei pazienti con fibrillazione atriale. Dato inoltre che con la CRT nessuno dei pazienti osservati ? stato sottoposto ad ablazione nodale atrioventricolare, sono necessarie ulteriori ricerche per investigare il ruolo dell’ablazione nei pazienti con fibrillazione atriale cronica. (Heart 2008; 94: 826-7 e 879-83)
Un’elevata concentrazione di PCR (proteina c-reattiva) ? associata ad una scarsa sopravivenza ed ad una minore probabilit? di risposta del PSA negli uomini con tumori prostatici androgeno-indipendenti (AIPC). Sono in aumento le prove del fatto che l’infiammazione svolge un ruolo importante nello sviluppo e nella progressione di molti tumori, ma il ruolo dell’infiammazione nella cancerogenesi prostatica e nella progressione dei tumori prostatici non ? stato ancora chiarito. Se quanto osservato verr? confermato, la PCR potrebbe provarsi un utile e facilmente misurabile marcatore prognostico che potrebbe aiutare nel processo decisionale clinico, nelle consulenze per il paziente e nella progettazione e nell’interpretazione degli studi clinici. Elevati livelli di PCR inoltre potrebbero fornire vitali approfondimenti sul ruolo fondamentale dell’infiammazione nella progressione dei tumori prostatici avanzati. (Cancer 2008; 112: 2377-83)
Una nutrita minoranza degli uomini che riceve la deprivazione androgenica per un tumore prostatico va incontro a disfunzione erettile, ma molti di questi pazienti rispondono bene alla terapia della disfunzione erettile. Questo disturbo viene grossolanamente sottoriportato da parte degli uomini sottoposti a questa terapia, ed inoltre gli studi presenti in letteratura tendono a focalizzarsi pi? sulla diminuzione della libido e non hanno esaminato il problema della disfunzione erettile di per s?. Vi ? una certa mancanza di informazioni sulla prevalenza della disfunzione erettile e sulla risposta al suo trattamento nei pazienti sottoposti a deprivazione androgenica. I dati rilevati supportano il monitoraggio seriale della funzionalit? sessuale e della disfunzione erettile in questi pazienti, nonch? il tentativo di ripristinare la funzionalit? persa sotto supervisione medica. (BJU Int 2008; 102: 39-43)
Tramite l’uso di un vettore adenovirale artificiale per la mediazione del trasferimento del gene reporter nelle cellule tumorali prostatiche, ? stato possibile visualizzare le metastasi a carico del linfonodo sentinella tramite PET in un modello murino di tumore prostatico umano. Questo approccio ? in grado di raggiungere il linfonodo sentinella e colpire le cellule metastatiche meglio della rimozione chirurgica convenzionale: il vantaggio principale consiste nella possibilit? di raggiungere i linfonodi pi? probabilmente interessati in modo meno invasivo. L’aggiunta di un antivirale consentirebbe di attivare la distruzione delle cellule tumorali, dato che il gene trasportato dal vettore verrebbe espresso solo da queste ultime. Tecnologie simili potranno presto essere applicate ai melanomi ed ai tumori mammari, dove l’accertamento dello status di un linfonodo sentinella ? anche la componente chiave della pianificazione del trattamento. (Nat Med online 2008, pubblicato l’11/7)
Uno studio prospettico, osservazionale, ha raccolto informazioni sui cambiamenti associati al controllo del ciclo, dismenorrea, condizioni cutanee correlate agli androgeni, e sulla tollerabilit? in un?ampia coorte di donne, che sono passate dal loro contraccettivo orale all?associazione di Clormadinone acetato( 2 mg ) ed Etinil Estradiolo ( 0.03 mg ) ( Belara ).
Su un totale di 20.897 donne, che avevano partecipato allo studio, 16.781 erano passate ad assumere Belara.
Il disturbo pi? frequente, che ha indotto a cambiare l?anticoncezionale, ? stata la seborrea / acne, che ha interessato il 41% delle donne, seguito da: irregolarit? del ciclo ( 18.8% ), cefalea ( 15.9% ), tensione mammaria ( 15.1% ), amenorrea ( 14.9% ), spotting ( 12.8% ), e dismenorrea ( 11.7% ). Dopo il passaggio a Belara, i sintomi sopra riportati si sono ridotti in modo sensibile o sono scomparsi in un ampio numero di donne. La grande maggioranza delle donne, che ha partecipato allo studio, ha assegnato al trattamento con Belara un giudizio molto buono o buono riguardo alla tollerabilit? e allo stato di benessere. L?80.5% delle donne ha dichiarato di essere pi? soddisfatta, o anche molto pi? soddisfatta, di Belara, rispetto al precedente contraccettivo ( nella maggioranza dei casi un progestinico del tipo Nortestosterone ). L?assunzione di Belara ha determinato effetti positivi sullo stato di benessere e sulle condizioni cutanee nelle donne che avevano deciso di sostituire il proprio contraccettivo perch? non soddisfatte. I risultati dello studio osservazionale hanno mostrato che il contraccettivo Belara ? ben tollerato, fornisce stabilit? del ciclo, ed ? efficace nel diminuire la dismenorrea ed altri disturbi correlati al ciclo. Schramm G, Heckes B, Contraception 2007; 76: 84-9