Fibrillazione atriale innesco per le piastrine

28 Giu 2008 Cardiologia

La fibrillazione atriale acuta causa l’attivazione locale delle piastrine e di diversi marcatori protrombotici nel cuore nel giro di pochi minuti. Ci? rappresenta un meccanismo che potrebbe spiegare come mai alcuni brevi episodi di fibrillazione atriale predispongano all’ictus nei pazienti con malattie cardiovascolari di base. Questi dati supportano la pratica dell’anticoagulazione dei pazienti con fibrillazione atriale e fattori di rischio di ictus anche in presenza di una predominanza del ritmo sinusale. Si tratta della prima volta in cui ? stato esaminato l’effetto di una fibrillazione atriale acuta di una durata precisa sull’attivazione piastrinica umana, ed ? stato dimostrato che essa si scatena anche per episodi molto brevi. I pazienti vanno incontro anche ad un incremento della produzione locale di trombina ed alla diminuzione della produzione di ossido nitrico, ma non sono stati osservati cambiamenti nei marcatori infiammatori. (J Am Coll Cardiol 2008; 51: 1790-3)

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Angioedema da ACE-inibitori in PS

27 Giu 2008 Cardiologia

Circa un terzo dei casi di angioedema che si osservano in pronto soccorso ? causato dalla terapia con ACE-inibitori. La maggior parte di questi pazienti viene trattata sul momento e poi dimessa, ma un loro sottogruppo necessita di ricovero ospedaliero per la gestione dell’angioedema delle vie aeree superiori. Gonfiore faringeo e stress respiratorio sono fattori predittivi indipendenti di ricovero ospedaliero e durata della degenza, mentre respiro corto, gonfiore di labbra e lingua ed edema laringeo sono i segni di presentazione pi? frequenti. Sono ancora necessari studi sugli esatti meccanismi di sviluppo dell’angioedema da ACE-inibitori e lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche per la malattia. (Ann Allergy Asthma Immunol 2008; 100: 327-32)

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Recettori neurotrofina regolano riparazioni epatiche

Il recettore della neurotrofina p75NTR, un membro della famiglia dei recettori per il TNF, svolge un ruolo nella guida della differenziazione delle cellule epatiche stellate (HSC) che si ha durante la riparazione dei danni a carico dei fegati fibrotici e cirrotici.
A seguito del danno epatico, le HSC si differenziano in cellule che producono matrice extracellulare o fattori di crescita, che promuovono la proliferazione epatocitaria necessaria alla rigenerazione del fegato.
I risultati del presente studio identificano le segnalazioni dai p75NTR alla Rho quale meccanismo per la differenziazione delle HSC in cellule che promuovono la rigenerazione che supportano la proliferazione epatocitaria nel fegato malato.

(Science 2007; 315: 1853-6)

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Litotrissia analgesica nella pancreatite

La litotrissia extracorporea ad onde d’urto (ESWL) senza drenaggio endoscopico del dotto pancreatico principale ? sicura ed efficace per il trattamento della pancreatite cronica calcificata dolorosa.
Vale la pena di tentare il trattamento con la sola ESWL in quanto non ? invasiva, ? esente da morbidit? e se eseguita correttamente risolve il problema circa nella met? dei pazienti.
La combinazione dell’endoscopia sistematica con l’ESWL aumenterebbe soltanto i costi assistenziali, senza migliorare gli esiti per quanto riguarda il dolore pancreatico.
La presenza di calcificazioni ostruttive nella testa del pancreas ? il solo fattore indipendentemente associato all’assenza di recidiva del dolore.

(Gut 2007; 56: 545-52)

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Mortalit? a 8 anni: nessun effetto della depressione al momento dell?infarto miocardico

24 Giu 2008 Cardiologia

La depressione durante l?ospedalizzazione per infarto miocardico ? associata a successiva mortalit?.

Ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine a Baltimora negli Stati Uniti, hanno confrontato uno studio con l?obiettivo di valutare se la depressione durante l?ospedalizzazione per infarto miocardico, che predice la mortalit? a 4 mesi, fosse in grado di predire la mortalit? ad 8 anni.

Lo studio prospettico, osservazionale, ha riguardato 284 pazienti ospedalizzati con infarto miocardico.

La depressione maggiore e la distimia sono state valutate mediante DSM-III-R ( Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Third Edition, Revised ), ed i sintomi depressivi mediante la scala BDI ( Beck Depression Inventory ).

L?et? media dei pazienti nel corso dell?ospedalizzazione era di 64,8 anni; il 43% era di sesso femminile; il 66,7% soffriva di ipertensione ed il 35,7% di diabete mellito.

Una forma di depressione ( depressione maggiore, distimia, e/o punteggio alla scala BDI maggiore o uguale a 10 ) era presente in 76 pazienti ( 26,8% ).

La percentuale di mortalit? a 8 anni ? stata del 47,9% ( 136 casi fatali ).

La depressione al momento dell?infarto miocardico non era associata alla mortalit? a 8 anni in un modello non-aggiustato ( hazard ratio, HR=1.25; p=0.22 ) o in un modello multivariato. ( HR=0.76; p=0.27 ).

In conclusione, la depressione dopo infarto miocardico era associata ad un?aumentata mortalit? di breve periodo, ma questa relazione ? apparsa diminuire nel tempo, almeno in un gruppo di pazienti anziani, che presentavano comorbidit? multiple.

Parakh K et al, Am J Cardiol 2008; 101: 602-606

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Epatite B: possibile riattivazione dopo chemioterapia

Nei pazienti con infezione da Hbv che ricevono un pretrattamento antivirale prima di sottoporsi a chemioterapia antitumorale, ? possibile la riattivazione del virus una volta sospeso il trattamento antivirale di cui sopra.
Si consiglia pertanto una maggiore durata del pretrattamento nei pazienti con elevati livelli sierici di Hbv-DNA prima del suo inizio, o che risultano positivi per l’antigene Hbv-e. Il danno epatico da reazione all’Hbv ? un processo in due fasi: l’aumento della replicazione virale durante la terapia citotossica ? seguito da una rapida distruzione immunomediata degli epatociti infetti dal virus. Ci? si deve al fatto che attualmente si raccomanda un breve ciclo di terapia antivirale durante la terapia citotossica o immunosoppressiva.
Tale terapia, comunque, pu? sempre essere sospesa nei pazienti Hbv-e negativi con livelli pre-chemioterapia di Hbv-DNA una volta che le conte cellulari sono tornate alla normalit?. E’ comunque opportuno uno stretto monitoraggio dell’Hbv-DNA sierico e dei livelli di alanina-aminotrasferasi ogni quattro settimane nei 12 mesi successivi, con una ripresa della terapia a dosaggi 10 volte maggiori se si torna a riscontrare Hbv-DNA.
(Gut 2005; 54: 1597-603)

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Tumore prostatico di basso grado: convalidato modello predittivo

24 Giu 2008 Oncologia

Un modello predittivo concepito per l’uso su uomini con tumore prostatico di piccolo volume e basso grado ? stato convalidato con successo.
I protocolli di rilevamento precoce possono portare a sovradiagnosi e sovratrattamento dei tumori di volume inferiore a 0,5 cc, assenza di grado quattro-cinque secondo Gleason e con patologia non diffusa.
Il modello proposto, che prevede una lunghezza del tumore inferiore a due millimetri, un grado di Gleason non superiore a quattro ed un volume prostatico non superiore a 50 cc, pu? essere utilizzato nella pratica clinica come strumento per la selezione di candidati alla sorveglianza attiva se viene intrapresa una strategia bioptica e soltanto un nucleo risulta positivo per il tumore.

(J Urol 2007; 177: 907-10)

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Parkinson associato a consumo di droghe

22 Giu 2008 Neurologia

E’ stata individuata una sindrome parkinsoniana distinta e persistente associata all’uso illecito di metcatinone per via endovenosa, ma piuttosto che la droga in s? ? probabilmente la soluzione a base di manganese usata nelle formulazioni della droga ad esserne responsabile. In base a quanto rilevato dalla RM nei soggetti che fanno uso di questo psicostimolante con susseguenti sintomi extrapiramidali, esso determina cambiamenti nel segnale dei gangli basali ed un elevato livello di manganese nel sangue. La fonte del manganese alla base degli effetti neurotossici risede probabilmente nel permanganato di potassio usato nel processo di ossidazione dell’efedrina per la formazione della droga. Conosciuto nelle strade della Russia come “efedrone”, questo psicostimolante era stato precedentemente associato a psicosi, ma non a parkinsonismo. (N Engl J Med. 2008; 358: 1009-17)

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Telefono cellulare connesso a tumori parotidei benigni

21 Giu 2008 Oncologia

L’uso frequente a lungo termine di telefoni cellulari potrebbe aumentare il rischio di tumori benigni a carico della ghiandola parotide, in base ad uno studio condotto in Israele, dove l’uso dei cellulari ? particolarmente intenso. Nonostante i timori sui potenziali effetti cancerogeni delle radiofrequenze elettromagnetiche emesse dai telefoni cellulari, pochi studi sono stati in grado di dimostrare questa associazione. In ogni caso, la maggior parte della ricerca ? stata confinata ai tumori cerebrali, ed i dati a lungo termine scarseggiano. La prossimit? delle parotidi ai campi elettromagnetici emessi durante l’uso dei cellulari le rende un bersaglio pi? suscettibile. Questi campi elettromagnetici sono troppo deboli per rompere legami chimici o danneggiare il DNA, e pertanto agiscono pi? probabilmente sulla promozione che sull’iniziazione tumorale. L’elevato livello di uso del cellulare nella popolazione israeliana potrebbe spiegare come mai sia stata rilevata un’associazione fra quest’ultimo e tumori parotidei ipsilaterali nonostante il periodo di latenza relativamente breve. I dati rilevati, tuttavia, sono insufficienti per stabilire con certezza rapporti di causalit?. (Am J Epidemiol 2008; 167: 457-67)

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Down, inutili antiossidanti e acido folinico

Non vi sono prove a supporto dell’uso di antiossidanti o integratori di acido folinico nei bambini con sindrome di Down. L’uso di integratori di vitamine e minerali ? diffuso nei bambini con sindrome di Down in Europa e negli USA come risultato del mercato di prodotti commerciali che annunciano benefici sostanziali per questi bambini, ma il presente studio non conferma nulla di tutto ci?, ed i genitori che decidono di somministrare integratori ai propri bambini devono valutare la propria speranza di benefici non comprovati a fronte dei potenziali effetti collaterali della somministrazione ad alte dosi prolungata. Forse la somministrazione di antiossidanti prima del concepimento potrebbe ridurre il danno dello sviluppo neurobiologico causato dall’eccessivo dosaggio genico nella trisomia 21. Somministrare vitamine ad un bambino di sei mesi con trisomia 21 non migliora le mete educative raggiunte, e finch? non saranno disponibili prove di un qualche beneficio dei costosi integratori vitaminici in questi pazienti, il loro uso in questo contesto non potr? essere raccomandato. (BMJ online 2008, pubblicato il 22/2)

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