Chi respira male di notte rischia il diabete

I disordini della respirazione nel sonno sono associati a diabete occulto ed a disturbi del metabolismo del glucosio sia nei soggetti di peso normale che in sovrappeso. Sono in aumento i dati che suggeriscono un legame fra questi disturbi e diabete, intolleranza al glucosio ed insulinoresistenza, ma gli studi precedenti in materia erano gravati da difficolt? interpretative legate al potenziale ruolo interferente dell’eccesso di peso, un fattore correlato tanto ai disturbi della respirazione nel sonno quanto a quelli del metabolismo del glucosio. Data la prevalenza dei disturbi del sonno, ed il carico sanitario associato alle anomalie glicemiche, il potenziale rischio attribuibile ai disturbi della respirazione nel sonno non riconosciuti ? molto elevato. I pazienti che ricevono questa diagnosi, inoltre, dovrebbero essere sottoposti a monitoraggio glicemico, anche se non in sovrappeso. Sono necessari ora ulteriori studi per determinare gli effetti dei disturbi della respirazione nel sonno sulla progressione dei disordini glicemici nel tempo, i benefici del trattamento dei disturbi respiratori quale strategia per migliorare la glicemia ed il ruolo di screening e trattamento sistemici per la prevenzione di cardiopatia ischemica e morte prematura in questi pazienti. (Diabetes Care online 2008, pubblicato l’11/2)

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Negli oncologici pi? frequente l’uso degli integratori

8 Giu 2008 Oncologia

L’uso di vitamine e minerali ? largamente diffuso nei pazienti oncologici e nei sopravvissuti a lungo termine a tumori, ed ? di frequente maggiore che nella popolazione generale. Sono comunque pochi i pazienti che discutono l’uso di integratori alimentari con il proprio medico, ed i medici spesso non indagano questo argomento. Sfortunatamente, questi integratori potrebbero avere effetti negativi sui tumori stessi o sui farmaci usati per trattarli. Alcune vitamine, come l’acido folico, potrebbero essere coinvolte nella progressione tumorale, mentre altre potrebbero interferire con la chemioterapia. E’ comunque necessario capire se questi integratori siano utili o facciano pi? male che bene, ma una semplice spiegazione dello stato di fatto delle cose da parte del medico potrebbe gi? aiutare il paziente a fare delle scelte consapevoli. (J Clin Oncol. 2008; 26: 665

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Diversa la percezione del reflusso

Un’elevata estensione prossimale del reflussato ed altri fattori contribuiscono alla percezione del reflusso esofageo da parte del paziente, nonostante il trattamento con inibitori della pompa protonica. Il presente studio dimostra per la prima volta che il reflusso prossimale ? associato a sintomi nei pazienti sotto questo tipo di terapia, come era stato precedentemente dimostrato nei pazienti non trattati, ed in questi pazienti l’ammontare del reflusso si trova spesso nel range fisiologico. E’ accattivante speculare che, nei pazienti con reflusso refrattario, la terapia di seconda linea debba mirare non soltanto alla riduzione del numero di episodi di reflusso, ma anche alla limitazione della loro estensione prossimale all’interno dell’esofago: ci? teoricamente si potrebbe ottenere con la chirurgia, oppure con mezzi farmacologici. (Gut 2008; 57: 156-60)

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Incontinenza, aiuta rinforzare i muscoli

Nelle donne che non ottengono risultati soddisfacenti con gli interventi comportamentali primari per stress urodinamico o incontinenza mista, la terapia del muscolo del pavimento pelvico pu? migliorare i parametri della funzionalit? del pavimento pelvico; questi miglioramenti, comunque, non si traducono necessariamente in miglioramenti significativi dei sintomi urinari.
E’ stato suggerito che la terapia del muscolo del pavimento pelvico e del cono vaginale possa migliorare l’incontinenza urinaria da stress, ma gli studi in merito presentavano vari vizi di forma.
In base al presente studio, le donne con questi tipi di incontinenza, anche dopo un trattamento primario iniziale, possono ancora trarre beneficio dalle terapie per il pavimento pelvico, ma la terapia del muscolo del pavimento pelvico non risulta significativamente migliore di quella del cono vaginale o del controllo consapevole del pavimento pelvico.
E’ probabile che i miglioramenti derivino dal tempo trascorso con il terapista e dal supporto e dalla motivazione che esso profonde.
L’importanza della relazione terapeutica che fornisce motivazione e supporto non deve essere sottovalutata nella provisione della terapia del muscolo del pavimento pelvico.

(BJU Intl 2006; 98: 1043-50)

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Con i polipi occhio al glucosio

I pazienti con livelli elevati di insulina o glucosio al momento della rimozione di un adenoma presentano un aumento del rischio di recidive: una glicemia elevata ? associata ad un rischio particolarmente elevato di sviluppare recidive di polipi avanzati, il tipo con elevate probabilit? di progressione verso il tumore invasivo. I livelli di glucosio che incrementano il rischio non sono elevati: solo 99 mg/dl, appena alla soglia della ridotta tolleranza al glucosio a digiuno. Nei soggetti con uno o pi? adenomi, dunque, sarebbe opportuno prendere un considerazione una gestione pi? aggressiva dell’iperglicemia. Apparentemente dunque insulinoresistenza, iperglicemia ed iperinsulinemia promuovono lo sviluppo di neoplasie colorettali. (Gastroenterol 2007; 133: 1423-9)

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Parkinson, rischio depressione per parenti

I parenti di primo grado di soggetti con morbo di Parkinson hanno il 50 percento delle probabilit? di sviluppare depressione o ansia, il che suggerisce che queste patologie psichiatriche possano condividere un legame genetico con il morbo di Parkinson, che ? comunque una patologia neurologica. I parenti di primo grado potrebbero condividere qualcos’altro oltre alle basi genetiche con i pazienti affetti, come ad esempio i fattori ambientali. Il legame fra queste patologie comunque non ? una novit?: esso era gi? stato dimostrato in passato, ed alcuni teorizzano che patologie neurologiche e psichiatriche facciano parte di uno stesso continuum. (Arch Gen Psychiatry. 2007; 64: 1385-92)

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Rilevamento precoce epatopatie

I nuovi limiti superiori di normalit? dell’ALT consentono una maggiore sensibilit? per il rilevamento delle epatopatie in fase precoce negli adolescenti. Poco ? noto su salute e comportamento di questi soggetti in relazione anche alle anomalie della biochimica epatica ed all’infezione da Hcv, Il presente studio ha fornito una gran quantit? di dati clinici e correlati alla salute rilevanti per gli adolescenti: la nuova definizione dei livelli normali di ALT (Alanine Aminotransferase) in questa popolazione consente una maggiore sensibilit? nella diagnosi delle epatopatie precoci. Identificando quelle correlate ad Hbv, Hcv ed obesit?, ? possibile implementare interventi mirati a minimizzare la morbidit? futura. (Hepatology. 2007; 46: 1750-8)

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Genetica nella terapia iperbarica

Il trattamento con ossigeno iperbarico (HBO) riduce lo sviluppo di sequele neurologiche nei pazienti con avvelenamento acuto da CO non portatori dell’allele E4 dell’APOE, ma non in quelli che ne sono portatori. Dato per? che il genotipo APOE ? ignoto al momento dell’avvelenamento, i pazienti con avvelenamento acuto da CO dovrebbero sempre ricevere la terapia con HBO ove disponibile. Era stato precedentemente accertato che la terapia con HBO riduce l’incidenza dei danni cognitivi sei settimane dopo l’episodio acuto rispetto all’ossigeno normobarico, ed era gi? noto che l’allele APOE E4 predice esiti neurologici sfavorevoli a seguito di danni cerebrali ed ictus. (Am J Respir Crit Care Med 2007; 176: 1001-6)

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RM funzionale distingue stati d’animo

Un recente studio dimostra che fiducia, sfiducia ed incertezza sono distinguibili tramite l’uso della neuroradiologia funzionale: di fronte ad affermazioni reali, false o incerte si ha infatti l’attivazione di regioni distinte della corteccia prefrontale e parietale e dei gangli basali. Ci? potrebbe avere ovvie implicazioni per il rilevamento del dolo, per il controllo dell’effetto placebo durante la sperimentazione di nuovi farmaci e per lo studio di qualsiasi fenomeno legato alle aree cognitive superiori in cui le differenze fra fiducia, sfiducia ed incertezza potrebbero costituire una variabile rilevante. (Ann Neurol online 2007, pubblicato il 10/12)

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Mammografia: esperienza radiologo conta

I radiologi che trascorrono il 20 percento o pi? del loro tempo nel leggere mammogrammi hanno maggiori probabilit? di rilevare tumori mammari rispetto agli altri. E’ stata rilevata una considerevole variabilit? nella performance interpretativa della mammografia diagnostica fra i vari radiologi, ed essa non poteva essere spiegata dalle caratteristiche delle pazienti: questa variabilit? ? preoccupante ed interessa tutte le donne, a prescindere dalla presenza o meno di un tumore mammario. Il recente studio della mammografia ed una maggiore esperienza nell’effettuare esami delle biopsie mammarie risultano collegati ad una minore soglia per il richiamo della paziente per una biopsia mammaria, ed entrambi questi fattori risultano correlati ad un significativo aumento della sensibilit? e dei tassi di falsi positivi. (J Natl Cancer Inst 2007; 99: 1854-63)

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