L’esercizio che riabilita l’ictus

30 Mag 2008 Neurologia

Gli esercizi ripetitivi che simulano le funzioni quotidiane delle gambe possono migliorare la mobilit? dopo un ictus. Quest’ultimo ? ancora la causa principale di disabilit? neurologica a lungo termine negli adulti, ed in fase acuta circa la met? dei sopravvissuti rimane con gravi problemi funzionali. I risultati del presente studio sono significativi per le attivit? della vita quotidiana, ma non per la qualit? della vita o i parametri di danno, ma nono sono stati nemmeno riscontrati effetti collaterali. Non ? comunque chiaro se i vantaggi riscontrati nella mobilit? della gamba siano o meno permanenti. (Cochrane Database Syst Rev online 2007, pubblicato il 5/11)

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Test sangue occulto nelle feci riduce mortalit

L’uso biennale del test del sangue occulto nelle feci diminuisce i casi di ricovero d’emergenza per tumori colorettali, e riduce drammaticamente la mortalit? postoperatoria a 30 giorni. La chirurgia d’emergenza per questi tumori ? associata ad un elevato tasso di mortalit? perioperatoria. L’American College of Gastroenterology raccomanda la colonscopia primaria come indagine standard di prima linea per lo screening dei tumori colorettali, ma spesso la capacit? colonscopica ? limitata anche nelle regioni pi? sviluppate. E’ stato dimostrato che il test del sangue occulto nelle feci seguito da test invasivi ha un miglior rapporto costo/beneficio e risulta pi? accettabile alla popolazione generale rispetto alla colonscopia primaria o alla sigmoidoscopia. Dato che l’accettabilit? e la compliance sono legate indissolubilmente, il miglioramento dello screening ? pi? probabile con un protocollo basato sul test del sangue occulto nelle feci che con uno basato su una procedura invasiva primaria. (Gut online 2007, pubblicato il 30/11)

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Cirrosi avanzata: inutile sorveglianza oncologica

La sorveglianza per la diagnosi precoce di carcinoma epatocellulare nei pazienti cirrotici ? utile solo in caso di malattia allo stadio precoce, ma diviene insensata nel momento in cui si giunge in stadio avanzato e la candidatura al trapianto non sussiste. Nei pazienti con cirrosi avanzata, l’insufficienza epatica di solito rende troppo pericoloso il trattamento del tumore, e comunque gli esiti del trattamento sono scadenti; questi pazienti, inoltre, presentano un elevato tasso di mortalit? da cirrosi. La vera efficacia della sorveglianza, in ogni caso, si verifica solamente nei pazienti di classe C in attesa dell’intervento chirurgico. (Am J Gastroenterol 2007; 102: 2448-57)

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Studi sulle fratture in osteoporosi

Allo stesso modo delle fratture da traumi di basso grado, le fratture non spinali da trauma di grado elevato sono associate ad una bassa BMD ed ad un aumento del rischio di fratture susseguenti negli anziani, il che suggerisce che esse dovrebbero essere incluse negli esiti considerati negli studi sull’osteoporosi ed in quelli osservazionali. Comunemente si crede che queste fratture siano di natura non osteoporotica, ma questo assurto non era mai stato studiato prospetticamente prima. I risultati del presente studio, nonostante le importanti limitazioni, sono di rilevanza clinica. L’attuale definizione di frattura da trauma di grado elevato non ? particolarmente utile finch? non ne verranno sviluppate di migliori, i pazienti anziani che subiscono una frattura anche da traumi importanti non possono essere ignorati in termini di status scheletrico, e necessitano di verifiche per la presenza di una possibile osteoporosi. (JAMA. 2007; 298: 2381-8 e 2418-9)

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Come prevedere le fratture d’anca

26 Mag 2008 Ortopedia

Un algoritmo composto da 11 variabili cliniche prontamente disponibili offre un semplice mezzo per stratificare il rischio di frattura d’anca nelle donne in et? postmenopausale. Queste fratture sono associate a morbidit?, mortalit? e costi significativi, e l’identificazione delle pazienti a rischio ? un passo verso la prevenzione. Sono ora necessari ulteriori studi per valutare le implicazioni cliniche dell’algoritmo in generale e nello specifico per identificare i benefici del trattamento: la scelta delle pazienti da analizzare e trattare ? basata sulle risorse disponibili e su giudizi sociali e politici, e la conoscenza del livello di rischio consentir? scelte consapevoli nell’equilibrio fra variazioni dello stile di vita ed interventi medici. (JAMA. 2007; 298: 2389-98)

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Qualit? trattamento ca prostatico precoce

26 Mag 2008 Oncologia

Sulla base dei problemi preesistenti di funzionalit? urinaria, intestinale o sessuale, pi? di un terzo degli uomini con tumore prostatico potrebbero non ricevere il trattamento pi? appropriato, rischiando esiti peggiori. Nella terapia di questi tumori vi sono modalit? fra le quali non ? stata dimostrata alcuna differenza di efficacia, ma solo differenze negli effetti collaterali gli specialisti sono a conoscenza di queste disfunzioni e del modo in cui interagiscono con il trattamento. La terapia standard delle forme precoci prevede radioterapia esterna, brachiterapia e prostatectomia radicale. Esempi di trattamento errato sono pazienti con disfunzioni intestinali trattati con radioterapia esterna, in quanti l’inevitabile irradiazione del retto potrebbe causare problemi intestinali acuti ed a lungo termine, ed i pazienti con sintomi irritativo o ostruttivi delle vie urinarie se trattati con brachiterapia, in quanto l’elevata dose di radiazioni cos? somministrata alla prostata aumenta la probabilit? di dolorose ostruzioni urinarie complete. (Cancer online 2007, pubblicato il 26/11)

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Ridurre i deliri postoperatori?

25 Mag 2008 Geriatria

In un sottogruppo di pazienti geriatrici sottoposti a chirurgia addominale ad alto rischio di delirio intraospedaliero, gli esiti negativi sono correlati a caratteristiche cliniche chiave, come iperglicemia e scarso status nutrizionale e funzionale. Le strategie di riduzione del delirio postoperatorio potrebbero essere diverse per pazienti a vari livelli di rischio. Probabilmente, i team chirurgici dei reparti universitari tendono ad essere pi? eruditi, e pertanto pi? aggressivi, nel trattamento dell’ipovolemia postoperatoria piuttosto che dell’iperglicemia o dei deficit nutrizionali. Esistono opportunit? di aggiornamento professionale, miglioramento dell’assistenza e riduzione degli esiti negativi nell’approccio a questi pazienti. (Arch Surg. 2007; 142: 1072-8)

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Ambiguo PSA nell’obesit

24 Mag 2008 Oncologia

L’obesit? potrebbe distorcere i risultati del test per il tumore della prostata. E’ quanto emerge da uno studio, pubblicato su Jama, che ha coinvolto oltre 14000 pazienti. I pazienti obesi, infatti, spiegano i ricercatori, hanno pi? sangue, sicch? la concentrazione dell’antigene, marker della malattia oncologica, potrebbe risultare inferiore. Si spiegherebbe cos?, perch? i soggetti obesi sembrano avere tumori particolarmente aggressivi, visto che inizialmente la malattia potrebbe essere trascurata. Un’ulteriore conferma, spiegano i ricercatori, della non assoluta affidabilit? del test del PSA. Nei casi pi? estremi i soggetti pi? obesi arrivano ad avere una concentrazione di PSA fino al 21% inferiore rispetto agli uomini di peso normale.

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Lo stato nutrizionale pesa sul ca esofageo

23 Mag 2008 Oncologia

Nei pazienti con tumori esofagei localmente avanzati, un cattivo stato nutrizionale di base ? associato alla mancata risposta alla chemioradioterapia definitiva ed a una minore sopravvivenza, indipendentemente dalle caratteristiche cliniche e del tumore. Questo nuovo dato sottolinea il ruolo chiave dei parametri nutrizionali per gli esiti di questi pazienti. La malnutrizione ? uno status molto comune nei pazienti con tumore esofageo, ed ? un ben noto fattore predittivo di morbidit? dopo la chirurgia. Il presente studio fornisce le basi concettuali per un’indagine interventistica nutrizionale prospettica in questi stessi pazienti. (Am J Gastroenterol 2007; 102: 2557-63)

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Staminali neurali seguite in vivo

22 Mag 2008 Neurologia

E’ stato identificato il primo biomarcatore che consente di rilevare e seguire in modo non invasivo le cellule progenitrici e staminali neurali nel cervello umano in vivo, una scoperta che potrebbe portare a miglioramenti significativi in ambito di diagnosi, prognosi e trattamento dei tumori cerebrali e di un’ampia gamma di malattie neurologiche e psichiatriche. Il biomarcatore, presumibilmente una molecola lipidica, pu? essere individuato tramite spettroscopia RM dell’ippocampo. Finora non ? mai stato possibile identificare e rintracciare queste cellule in vivo per ottenere un quadro dinamico della neurogenesi. Bench? i test sulle applicazioni della scoperta siano appena all’inizio, ? chiaro che questo biomarcatore sia prometttente nell’identificazione della proliferazione cellulare cerebrale, che potrebbe essere un segno di tumore. In altri pazienti, essa potrebbe mostrare come la neurogenesi sia correlata al decorso di malattie quali depressione, disordine bipolare, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, sclerosi multipla e disordine da stress post-traumatico. (Science. 2007: 318: 980-5)

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