Uno studio, condotto da Ricercatori dell?University of Toronto, in Canada, ha valutato l?efficacia e la tollerabilit? del Gabapentin ( Neurontin ), rispetto al placebo, nel trattamento delle vampate di calore in menopausa.
Le partecipanti allo studio erano 200 donne in menopausa naturale, di et? compresa tra i 45 ed i 65 anni, che presentavano almeno 14 episodi di vampate di calore alla settimana. Le donne sono state assegnate in modo random a ricevere Gabapentin 300 mg per os, oppure placebo 3 volte al giorno per 4 settimane.
Un totale di 193 donne hanno completato lo studio.
Dal basale alla quarta settimana, il numero degli episodi di vampate di calore ? diminuito del 51% nel gruppo Gabapentin, contro il 26% del gruppo placebo ( p<0.001 ).
Il punteggio vasomotorio alla scala MENQOL ( Menopause-Specific Quality-of-Life ) ? diminuito a 1,7 nel gruppo Gabapentin.
Nella prima settimana, le donne, trattate con Gabapentin, hanno presentato una pi? alta incidenza di capogiri ( 18% ), instabilit? ( 14% ) e sonnolenza ( 12% ) rispetto alle donne del gruppo placebo; questi sintomi, tuttavia, sono migliorati nella seconda settimana e sono tornati ai livelli basali alla quarta settimana.
In questo studio, il Gabapentin al dosaggio di 900 mg/die ? risultato efficace e ben tollerato nel trattamento delle vampate di calore. Fonte: Menopause, 2007
Venerd? 25 Gennaio 2008 – L?EMEA ( European Medicines Agency ) ha comunicato che due giovani donne sono morte improvvisamente dopo aver ricevuto il vaccino Gardasil.
Una delle morti ? avvenuta in Austria e l?altra in Germania. La causa dei decessi non ? stata identificata.
Gardasil ? un vaccino quadrivalente contro 4 sierotipi di papillomavirus umano 6, 11, 16, e 18.
Queste due morti fanno seguito alla morte di altre tre ragazze ( 12, 19 e 22 anni ), avvenuta negli Stati Uniti, alcuni giorni dopo la sommnistrazione del vaccino.
L?FDA ha ricevuto anche 28 segnalazioni di aborto dopo somministrazione del vaccino anti-HPV Gardasil, a donne in stato di gravidanza.
L?EMEA ha annunciato che continuer? a monitorare strettamente la sicurezza di Gardasil, ma al momento ritene che i benefici della vaccinazione siano superiori ai rischi. Fonte: EMEA, 2008
Studio di Fiorgen, basta test urine per diagnosi personalizzate
Pu? bastare un test delle urine per tracciare la carta di identit? metabolomica, ovvero relativa ai processi del metabolismo di un individuo: la scoperta, che permetter? di personalizzare diagnosi e terapie farmacologiche, arriva dalla Fondazione FiorGen.
Il team di studiosi, guidati dal professor Ivano Bertini, ha dimostrato che esiste un?identit? metabolica personale e che attraverso un esame di campioni di urina ? possibile distinguere un individuo da un altro: ciascuno di noi, di conseguenza, possiede una impronta digitale metabolomica unica e irripetibile.
Lo studio degli scienziati di FiorGen ? stato pubblicato sul numero odierno della rivista dell?Accademia Americana delle Scienze ?Pnas?. Analizzando 40 campioni di urina del mattino, raccolti nell?arco di tre mesi da un donatore sano, si pu? determinare l?impronta digitale metabolomica dell?individuo e identificarlo cos? rispetto agli altri donatori.
L?obiettivo dello studio, secondo i ricercatori, non ? per? semplicemente distinguere un individuo dall?altro, bens? ?capire, ad esempio, se l?alterazione di un determinato metabolita ? collegata all?insorgenza di malattie: disporre con facilit? dell?impronta metabolomica permette di procedere a screening di massa a basso costo?. Con questa scoperta ?si aprono inoltre prospettive di sviluppo inedite – hanno aggiunto – per lo sviluppo di farmaci ?intelligenti? calibrati sul metabolismo individuale, cos? da massimizzarne l?efficacia minimizzando il numero degli effetti collaterali?.
Gli scienziati di FiorGen hanno dimostrato che ? possibile distinguere la parte degli elementi variabili presenti nell?urina, collegati all?assunzione di cibo o medicinali, dagli elementi invariabili, che appunto costituiscono l?impronta digitale metabolomica: ?? come se guardando i rifiuti lasciati fuori dalle abitazioni – spiegano ancora i ricercatori – si mettessero a fuoco le abitudini di una famiglia. Mentre il genoma offre la fotografia delle potenzialit? di un individuo, il metaboloma d? un?istantanea della situazione reale di una persona: tiene conto, infatti, di fattori come l?et? e gli stili di vita che non risultano nel genoma. Il genoma dice ci? che un individuo pu? essere, il metaboloma mette a fuoco come realmente ?. Con l?esame di 40 campioni di urina si riesce a identificare un individuo con una sicurezza del 100%, esaminando 20 campioni c?? sempre un?ottima probabilit? di riuscita, mentre con l?osservazione di soli 10 campioni non si riesce pi? a distinguere un donatore dagli altri?.
Individuare l?impronta digitale metabolomica ? pi? complesso che fare l?analisi del Dna perch? il metabolismo ? un meccanismo dinamico e in continua trasformazione influenzato da molti fattori anche non genetici, come l?et?, le malattie e gli stili di vita. La ricerca ? stata condotta dai ricercatori di FiorGen presso i laboratori del Cerm di Firenze in collaborazione con i ricercatori tedeschi della Bruker, azienda specializzata nella realizzazione dei macchinari necessari per condurre questo tipo di studi. A donare i campioni di urina sono stati gli studenti del Centro. I ricercatori hanno studiato gli spettri ottenuti su campioni di urine di individui sani con la risonanza magnetica nucleare, e per la prima volta hanno individuato gli elementi invariabili caratteristici del metabolismo di ciascuno: il prossimo passo sar? identificare di quali molecole si componga la parte invariabile del metaboloma umano.
Il profilo proteomico ottenuto tramite spettrometria laser SELDI-TOF-MS pu? identificare accuratamente i tumori epatici. Questo tipo di esame ? in grado di rilevare i carcinomi epatocellulari di piccole dimensioni ed in fase precoce pi? efficacemente degli altri test ematici di routine, il che potrebbe potenzialmente portare ad un miglioramento degli esiti clinici. Esso ha una sensibilit? del 79 percento ed una specificit? dell’88 percento, ed ? predittivo di carcinomi epatocellulari indipendentemente dai biomarcatori tradizionali. I risultati del presente studio sono in linea con quelli di altre ricerche, ma devono essere riprodotti su campioni di pazienti pi? ampi e poi verificati in indagini prospettiche di screening. (Clin Cancer Res online 2008, pubblicato l’1/2)
Un gruppo di Ricercatori dell?University of California a San Francisco ( UCSF ) ha identificato specifici marker in grado di predire se una donna svilupper? il carcinoma invasivo dopo diagnosi iniziale di una forma non-invasiva di tumore mammario.
Quasi il 12-15% delle donne a cui ? stato diagnosticato il carcinoma duttale in situ ( DCIS ), svilupper? un tumore invasivo entro la prima decade dopo lumpectomia. Tuttavia, a causa dell?assenza di predittori attendibili in grado di identificare quali donne svilupperanno in futuro formazioni tumorali, tutte le donne a cui ? stato diagnosticato un tumore DCIS vengono sottoposte allo stesso trattamento.
I Ricercatori dell?UCSF hanno ipotizzato che le cellule capaci di attivare pathway associati alla morte cellulare indotta dallo stress, potrebbero non andare inonctro a trasformazione tumorale, mentre le cellule che bypassano i segnali di stress potrebbero avere una maggiore probabilit? di progredire a forma tumorale.
Sono state valutate le caratteristiche molecolari e la loro associazione con l?outcome ( esito ) in un gruppo di donne a cui era stata fatta diagnosi di DCIS, ed ? stato osservato che l?epressione dei biomarker, indicativa di una risposta a corto-circuito allo stress cellulare, era in grado di predire un carcinoma duttale in situ con outcome non-favorevole. Al contrario, una prognosi libera da malattia, ? risultata associata ad una risposta intatta allo stress cellulare.
Studi meccanicistici hanno indicato che la deregolazione del pathway del soppressore tumorale Rb ? associata al sottotipo basal-like ad alta proliferazione del tumore mammario, e alla recidiva tumorale.
La terapia con testosterone diminuisce l’incremento del tessuto adiposo viscerale e la perdita di muscolo scheletrico negli uomini anziani non obesi. L’obesit? ? un importante fattore interferente nella presentazione dei deficit di androgeni, e per questo si ? preferito studiare gli uomini anziani non obesi con sintomi di deficit di androgeni e livelli sierici di testosterone ai limiti inferiori della normalit?. Data la stretta associazione fra grasso viscerale, sindrome metabolica e malattie cardiovascolari, questi dati suggeriscono che il testosterone potrebbe essere usato per modificare l’incremento dell’adipe viscerale correlato all’et?, e possibilmente anche gli eventi metabolici negativi conseguenti. Essi garantiscono una base per le indagini sugli effetti del testosterone sui marcatori di malattie cardiovascolari ed il rischio di diabete negli uomini obesi. (J Clin Endocrinol Metab 2008; 93: 139-46)
La scleroterapia transcateterale con schiuma per il varicocele maschile ? associata ad elevati livelli di risoluzione del dolore ed ad un significativo miglioramento della qualit? dello sperma. Molti dei pazienti con alterazioni spermatiche sono inoltre in grado di ottenere una gravidanza nella propria partner dopo la terapia. I risultati in termini di recidiva del varicocele, miglioramenti nei parametri del seme e fertilit? sono paragonabili a quelli delle tecniche microchirurgiche, ma la scleroterapia transcateterale non richiede ricovero, ? meglio tollerata dal paziente ed ? associata a tassi di complicazioni significativamente inferiori. (Radiology 2008; 246: 612-8)
La neutrofilina 2 (NRP-2), un recettore non segnalante transmembrana che interagisce con il VEGF, potrebbe offrire un nuovo e promettente target terapeutico per i tumori colorettali. Sono gi? disponibili in commercio diversi farmaci antitumorali che colpiscono direttamente il VEGF, ed essi si sono dimostrati efficaci su alcuni tumori, ma le risposte sono state modeste e misurate solo in estensione della sopravvivenza al tumore: ci? solleva molti quesiti sul ruolo appropriato delle attuali terapie antiangiogeniche nel trattamento dei tumori. Il presente studio dimostra che l’espressione dell’NRP-2 favorisce sopravvivenza, migrazione ed invasione delle cellule e la crescita tumorale in vivo, e quindi potrebbe costituire un nuovo target per la terapia farmacologica. (J Natl Cancer Inst. 2008; 100: 109-20 e 81-3)
Con l’avvento dei moderni test di screening e l’incremento della consapevolezza del morbo celiaco, il profilo clinico dei pazienti pediatrici che ricevono diagnosi ? cambiato: la maggior parte dei pazienti ? in et? scolare e asintomatica, essendo stata sottoposta a screening sulla base dell’elevato livello di rischio. I medici di base dovrebbero implementare i programmi di screening in tutte le popolazioni ad alto rischio, fra cui quelli con anamnesi familiare di morbo celiaco o quelli con sindrome di Down, sindrome di Turner, diabete di tipo 1, tiroidite e morbo di Addison. La presenza di altre patologie autoimmuni dovrebbe alimentare un elevato livello di sospetto di morbo celiaco, anche in assenza di sintomi gastrointestinali. (Arch Pediatr Adolesc Med 2008; 162: 164-8)
L’analisi dei registri genealogici collegati ai certificati di morte nello Utah in un periodo di 100 anni ha fornito le prove di una predisposizione ereditaria alla morte da influenza. In precedenza questa possibilit? non era mai stata analizzata o testata: la predisposizione individuata nel presente studio ? indipendente dal ceppo virale, dall’assenza o presenza di immunit? acquisita dall’esposizione naturale e dall’et? dell’ospite. Questi risultati forniscono un solido razionale per la mappatura dei geni associati ad infezioni gravi o a risposte altrimenti inappropriate al virus influenzale. Sar? anche importante identificare i geni associati alla capacit? di rispondere con un’immunit? protettiva dopo un contatto virale naturale o vaccinale. (J Infect Dis 2008; 197: 18-24)