Calcoli urinari solitari e litotritore portatile

Un nuovo apparecchio per la litotrissia extracorporea offre una soluzione versatile ed economica per la gestione dei calcoli urinari solitari. Questo apparecchio offre buoni esiti clinici minimizzando i disagi per il paziente, ed inoltre garantisce l’ottimizzazione dei costi e della logistica per l’ospedale che offre il trattamento. I primi litotritori necessitavano di uno spazio dedicato e garantivano immagini fluoroscopiche di scarsa qualit? in quanto il paziente era immerso in acqua; la procedura inoltre richiedeva di solito anestesia generale o epidurale. Nonostante i quozienti di efficienza elevati del nuovo apparecchio, sono comunque necessari studi comparativi e dati di conferma su pazienti meno rigorosamente selezionati. (BJU Int 2007; 100: 1137-41)

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Potenziale rischio di perdita improvvisa dell?udito con gli inibitori della fosf

L?FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato cambiamenti nelle schede tecniche dei farmaci per la disfunzione erettile nella classe che comprende Cialis ( Tadalafil ), Levitra ( Vardenafil ) e Viagra ( Sildenafil ), riguardo al potenziale rischio di improvvisa perdita dell?udito.

Inoltre, l?FDA ha richiesto gli stessi cambiamenti alla scheda tecnica di Revatio ( Sildenafil ).
Revatio trova impiego nel trattamento dell?ipertensione polmonare.

L?FDA ? stata indotta ad intervenire dopo che un piccolo numero di pazienti che avevano assunto gli inibitori della fosfodiesterasi-5 ( PDE-5 ) hanno riportato improvvisa perdita dell?udito, talvolta accompagnata da suoni nell?orecchio e da capogiri.

I pazienti che assumono Cialis, Levitra o Viagra e che vanno incontro ad improvvisa perdita dell?udito dovrebbero interrompere immediatamente l?assunzione del farmaco.

I pazienti che stanno impiegando Revatio dovrebbero continuare a prendere il farmaco, ma dovrebbero consultare il proprio medico curante.
La non sospensione del farmaco ? giustificata dalla gravit? dell?ipertensione polmonare, una condizione minacciante la vita.

Nell?aprile 2007, ? stato riportato sul Journal of Laryngology & Otology il caso di un uomo che stava assumendo Viagra e che ha perso improvvisamente l?udito. Ad oggi sono 29 le segnalazioni postmarketing di improvvisa perdita dell?udito, con o senza suoni nelle orecchie, vertigini o capogiri.
Nella maggior parte di casi, la perdita dell?udito interessa un solo orecchio, ed ? parziale o completa.
In un terzo dei pazienti, l?evento ? temporaneo.

Sebbene nessuna relazione causale sia stata dimostrata, la forte associazione tra l?impiego degli inibitori PDE-5 e l?improvvisa perdita dell?udito, ha indotto l?FDA ad intervenire.

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La resistenza all?insulina ? associata a steatosi nei pazienti non diabetici con

Ricercatori dell?Universit? di Palermo hanno valutato i fattori associati alla steatosi epatica nell?epatite C cronica, genotipo 1, e l?impatto del grasso epatico sullo sviluppo di fibrosi e sulla risposta all?Interferone.

Un totale di 291 pazienti non diabetici con epatite C cronica, genotipo 1, sono stati sottoposti ad esame per la presenza di steatosi.
E? stata anche ricercata una correlazione con i dati clinici, virologici e biochimici, tra cui la resistenza all?insulina.

La resistenza all?insulina ? stata valutata mediante il punteggio HOMA ( homeostatis model assessment ).

La steatosi era classificata come, lieve ( 1-20% di epatociti coinvolti ), moderata ( 21-40% di epatociti coinvolti ) e grave ( > 40% di epatociti coinvolti ).

La steatosi ? risultata lieve nel 37.8% dei soggetti e moderata-grave nel 18.9%.

All?analisi di regressione logistica, la steatosi moderata-grave era indipendentemente associata al sesso femminile ( odds ratio, OR = 2.74 ), agli alti livelli di gamma-glutamiltransferasi ( gamma-GT; OR = 1.52 ) e punteggio HOMA ( OR = 1.076 ).

Sempre all?analisi di regressione logistica, la steatosi moderata-grave ( OR = 2.78 ) e la conta piastrinica ( OR = 0.97 ) erano predittori indipendenti di fibrosi in fase avanzata.

I pazienti con steatosi moderata-grave presentavano un odds ratio di 0.52 per la risposta virologica sostenuta rispetto ai pazienti con steatosi lieve/assente.

I dati dello studio hanno mostrato che nei pazienti europei non diabetici con epatite C, genotipo 1, a basso rischio per la sindrome metabolica, la prevalenza di steatosi era approssimativamente del 60%.

La resistenza all?insulina ? un fattore di rischio per la steatosi moderata-grave, specialmente negli uomini.

La steatosi moderata-grave ha rilevanza clinica essendo associata a fibrosi in fase avanzata e ad iporesponsivit? alla terapia antivirale.

Camma C et al, Hepatology 2006; 46: 64-71

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Alta incidenza di steatosi epatica nei pazienti con confezione HIV-HCV

E? stata valutata la prevalenza e la gravit? della steatosi e delle possibili interazioni tra steatosi, fattori dell?ospite, fattori virali e trattamento dell?infezione da virus HIV ( virus dell?immunodeficienza umana ) nei pazienti con co-infezione HIV-HCV ( virus dell?epatite C ).

La steatosi ? stata valutata tra 395 pazienti coinfettati HIV-HCV che sono stati arruolati nello studio ANRS HCO2-Ribavic e per i quali erano disponibili i dati istologici.

La steatosi ? stata classificata nel seguente modo: 0; 1 ( epatociti contenenti grasso: < 30% ); 2 ( epatociti contenenti grasso: 20-70% ); 3 ( Epatociti contenenti grasso: > 70% ).

La steatosi era presente nel 61% ( n = 241 ) dei pazienti, dei quali il 38% ( n = 149 ) con grado 1, il 16% ( n = 64 ) con grado 2, e il 7% ( n = 28 ) con grado 3.

All?analisi multivariata, 5 fattori di rischio indipendenti erano associati alla steatosi: genotipo 3 di HCV ( odds ratio, OR = 3.02; p < 0.0001 ), punteggio medio METAVIR per la fibrosi ( OR = 1.43; p = 0.0053 ), l?indice di massa corporea ( BMI ) ( OR = 1.13; p = 0.0013 ), carico virale HCV ( OR = 1.65; p = 0.0012 ) e ferritina ( OR = 1.13; p < 0.0003 ). Nei pazienti con genotipo 3 di HCV, i fattori indipendenti associati alla steatosi sono stati l?indice di massa corporea ed il carico virale di HCV, mentre nei pazienti con infezione da genotipo 1 di HCV erano: il punteggio medio di METAVIR per la fibrosi, l?indice di massa corporea e la ferritina. I dati dello studio hanno dimostrato che la steatosi ? particolarmente frequente nei pazienti co-infettati con HIV-HCV. Bani-Sadr F et al, AIDS 2006; 20: 525-531

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Fluidi caldi per la resezione prostatica

1 Gen 2008 Oncologia

L’uso di fluidi endovenosi e d’irrigazione caldi durante la resezione transuretrale della prostata (TURP) previene l’ipotermia perioperatoria.
La TURP con fluidi d’irrigazione a temperatura ambiente porta infatti a questa complicazione, che potrebbe aumentare il rischio di eventi cardiovascolari.
L’uso di fluidi isotermici riduce ma non elimina il rischio, e l’uso di routine di fluidi endovenosi riscaldati insieme all’irrigazione isotermica non era finora stato documentato.
?Il presente studio raccomanda che entrambi i fluidi siano isotermici, onde ridurre gli eventi cardiaci che incrementano morbidit? e mortalit?.
?
(BMC Urology online 2007, pubblicato il 10/10)

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Radioterapia dopo prostatectomia?

31 Dic 2007 Oncologia

La radioterapia post-prostatectomia immediata ? utile solo nei pazienti con tumore prostatico con margini chirurgici positivi. Bench? due grandi studi abbiano dimostrato un effetto molto favorevole della radioterapia adiuvante dopo la prostatectomia per i tumori prostatici avanzati, i risultati del presente studio relegano tale effetto solo al 35% dei pazienti.
Dato il potenziale impatto dei margini chirurgici positivi sulle scelte terapeutiche, sarebbe necessaria in questi casi la consulenza di patologi specializzati nell’apparato urogenitale.
La revisione dei casi con margini positivi ? conveniente se porta ad una riduzione dei pazienti trattati.

(J Clin Oncol 2007; 25: 4178-86)

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Tra gli uomini d?et? superiore ai 30 anni, 1 su 4 presenta bassi livelli di test

Uno studio ha mostrato che 1 uomo su 4, d?et? superiore ai 30 anni, presenta bassi livelli di testosterone, ma solo 1 su 20 manifesta sintomi clinici, associati a tale deficienza.

I bassi livelli di testosterone sono definiti come 300 ng/dl di testosterone totale e meno di 5 ng/dl di testosterone libero.

I bassi livelli di testosterone possono indicare una deficienza di androgeni qualora essi si associno ad un ridotto desiderio sessuale, alla disfunzione erettile,all?osteoporosi.
Inoltre la deficienza di androgeni ? associata a disturbi del sonno, umore depresso, letargia, e ridotta performance fisica.

Ricercatori del New England Research Institute hanno analizzato i dati di 15.000 uomini, arruolati nel Boston Area Community Health Survey.

Quasi il 24% degli uomini del campione esaminato presentava bassi livelli di testosterone totale, e l?11% aveva bassi livelli di testosterone libero.

Il 5,6% degli uomini in questo studio presentava una deficienza androgenica, con una maggiore incidenza per gli uomini pi? anziani ( oltre i 70 anni ).

Su questa base, i Ricercatori hanno stimato che nel 2025 negli Stati Uniti, 6.5 milioni di americani tra i 30 ed i 79 anni presenter? deficienza androgenica sintomatica, con un aumento del 38% rispetto al 2000.

Fonte: Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2007

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L?iperuricemia ? associata a sviluppo di ipertensione negli uomini senza sindrom

Ricercatori dell?University of Pittsburgh hanno studiato il rischio di sviluppare ipertensione durante un periodo osservazionale di 6 anni, negli uomini normotesi con iperuricemia ( acido urico plasmatico > 7mg/dl ), ma senza diabete/intolleranza al glucosio o sindrome metabolica.

Sono stati analizzati i dati riguardanti i soggetti di sesso maschile senza sindrome metabolica o ipertensione, al basale, dello studio Multiple Risk Factor Intervention Trial.

Queste persone ( n = 3073 ), di et? compresa tra 35 e 57 anni, sono state seguite, in media, per 6 anni.

Gli uomini normotesi con iperuricemia, al basale, hanno presentato un 80% di eccesso di rischio per l?ipertensione ( hazard ratio, HR = 1.81 ), rispetto ai soggetti con normali livelli di acido urico.

Ciascuna unit? di incremento dell?acido urico plasmatico era associata ad un aumento del 9% del rischio di ipertensione ( HR = 1.09 ).

Lo studio ha dimostrato esiste una relazione tra iperuricemia e rischio di ipertensione tra gli uomini normotesi di mezza et? senza diabete/intolleranza al glucosio o sindrome metabolica.

Krishnan E et al, Hypertension 2007; 49: 298-303

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Modesto effetto dell?assunzione di Magnesio con la dieta sullo sviluppo di ipert

Ricercatori del Brigham and Women?s Hospital e Harvard Medical School a Boston hanno verificato l?ipotesi che l?assunzione di Magnesio pu? essere di beneficio nella prevenzione primaria dell?ipertensione.

L?analisi ha riguardato 28.349 soggetti di sesso femminile, di et? uguale o superiore ai 45 anni, partecipanti allo studio WHS ( Women?s Health Study ), che inizialmente presentavano una normale pressione sanguigna ( pressione sistolica inferiore a 140mmHg, pressione diastolica inferiore a 90mmHg ), nessuna storia di ipertensione o di utilizzo di farmaci antipertensivi.

L?assunzione di Magnesio ? risultata inversamente associata al rischio di sviluppare ipertensione.
Infatti, le donne nel pi? alto quintile ( valore mediano: 434mg/die ) hanno presentato un ridotto rischio di ipertensione ( rischio relativo: 0.87; p per trend < 0.0001 ) rispetto alle donne nel pi? basso quintile ( valore mediano: 256mg/die ). Questa associazione inversa si ? attenuata, ma ? rimasta significativa dopo aggiustamento per fattori di rischio noti. I risultati dello studio hanno mostrato che l?assunzione del Magnesio con la dieta pu? avere un modesto effetto sullo sviluppo di ipertensione nelle donne. Song Y et al, Am J Cardiol 2006; 98: 116-1621

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Ruolo degli Acidi Grassi Omega-3 nella prevenzione e nel controllo dei livelli p

Studi clinici randomizzati di breve periodo hanno indicato che i supplementi dietetici di Acidi Grassi polinsaturi Omega-3 ( PFA ) abbassano la pressione sanguigna nelle persone con ipertensione, ma la dimensione dell?effetto nei soggetti non-ipertesi ? piccola e non significativa.

Lo studio INTERMAP ( International Study of Macro- and Micro-nutrients and Blood Pressure ) ha valutato l?effetto degli Acidi Grassi Omega-3 sulla pressione sanguigna nella popolazione generale.

Lo studio epidemiologico INTERMAP ha riguardato 4.680 soggetti di et? compresa tra 40 e 59 anni.

E? stata osservata una relazione inversa tra gli Acidi Grassi Omega-3 totali, assunti con la dieta, e la pressione sanguigna, comprendendo persone non-ipertese.

Secondo gli Autori, gli Acidi Grassi polinsaturi Omega-3 possono contribuire alla prevenzione e al controllo dei livelli pressori alterati.

Ueshima H et al, Hypertension 2007; 50: 313-319

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