Pancreatite indotta dall?Amiodarone

L?Amiodarone ( Cordarone ) ? un farmaco antiaritmico di classe III, che trova impiego nelle aritmie ventricolari e nella tachicardia sopraventricolare parossistica ( TPSV ).

Il farmaco ? associato a numerosi gravi eventi avversi, tra questi: tossicit? polmonare, epatossicit?, aggravamento dell?aritmia, malattie della tiroide.

Ricercatori del National Taiwan University Hospital hanno segnalato il caso di una donna di 66 anni con pancreatite acuta.
I sintomi e l?aumento degli enzimi pancreatici non hanno risposto al trattamento medico convenzionale, per 18 giorni, di pancreatite.

La donna non presentava nessun fattore di rischio per la pancreatite, calcolosi biliare, ipertrigliceridemia e consumo di alcol.

I medici hanno sostituito l?Amiodarone con il Propafenone ( Rytmonorm ).

E? stata osservata una riduzione dei sintomi e diminuzione dei livelli plasmatici delle lipasi.

Tre mesi dopo la dimissione ospedaliera, il dolore addominale ? scomparso.

La pancreatite ? un evento avverso molto raro associato all?impiego dell?Amiodarone; solo 4 casi di pancreatite indotta dall?Amiodarone sono stati riportati in letteratura.

Chen YY et al, World J Gastroenterol 2007; 13: 975-977

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Osteonecrosi della mandibola: questioni aperte sui bifosfonati

I bifosfonati sono inibitori dell?assorbimento osseo osteoclastico e trovano impiego nel trattamento dei disordini scheletrici come l?osteoporosi, la malattia di Paget, la malattia ossea metastatica, il mieloma multiplo e l?ipercalcemia nei pazienti con tumore metastatico.

I bifosfonati sono risultati associati ad osteonecrosi della mandibola.

Secondo i Ricercatori dell?Ospedale Universitario di Madrid, l?osteonecrosi della mandibola pu? essere attribuita al fatto che le ossa della mandibola presentano un turnover osseo pi? rapido ed inoltre sono a diretto contatto con l?ambiente settico. E? stato dimostrato che i prodotti batterici aumentano il riassorbimento osseo e riducono la formazione ossea.

L?osteonecrosi della mandibola pu? rimanere asintomatica per settimane o mesi ed essere riconosciuta solo per la presenza di osso esposto nella cavit? orale.

Prima che l?oncologo prescriva i bifosfonati, il paziente deve essere esaminato da un dentista. Qualora si ravvisi la necessit? di procedure dentali invasive ( es. rimozione di un dente, terapia canalare, ed intervento chirurgico al periodonto ), la terapia con bifosfonati deve essere ritardata di almeno un mese e deve essere instaurato un trattamento con antibiotici a base di Penicillina ( qualora il soggetto sia allergico alla Penicillina, dovrebbe essere impiegata la terapia di combinazione con chinoloni e Metrodinazolo, perch? la sola Clindamicina non debella Actinomycetes e Eikenella conodens, microrganismi che frequentemente colonizzano l?osso esposto.

Nei pazienti con osteonecrosi della mandibola accertata, pu? risultare di beneficio associare gli antibiotici all?intervento chirurgico di rimozione del tessuto devitalizzato.
L?obiettivo del trattamento ? quello di prevenire un?infezione secondaria nei tessuti molli ed un?osteomielite.
E? importante mantenere una buona igiene dentale, facendo anche uso di colluttori a base di Cloroexidina.

L?interruzione della terapia con bifosfonati al comparire dell?osteonecrosi della mandibola ? tema controverso.

Per la sua struttura molecolare ( analoga a quella dei pirofosfati ), i bifosfonati si accumulano nella matrice ossea, pertanto permangono nell?organismo per molto tempo. La sospensione della somministrazione dei bifosfonati potrebbe produrre conseguenze peggiori, ad esempio l?ipercalcemia associata ai tumori o complicanze scheletriche nel tumore metastatico.

Heras Rincon I et al, Med Oral Patol Oral Y Cir Bucal 2007; 12: E267-271

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Ambiguo PSA nell’obesit

L’obesit? potrebbe distorcere i risultati del test per il tumore della prostata. E’ quanto emerge da uno studio, pubblicato su Jama, che ha coinvolto oltre 14000 pazienti. I pazienti obesi, infatti, spiegano i ricercatori, hanno pi? sangue, sicch? la concentrazione dell’antigene, marker della malattia oncologica, potrebbe risultare inferiore. Si spiegherebbe cos?, perch? i soggetti obesi sembrano avere tumori particolarmente aggressivi, visto che inizialmente la malattia potrebbe essere trascurata. Un’ulteriore conferma, spiegano i ricercatori, della non assoluta affidabilit? del test del PSA. Nei casi pi? estremi i soggetti pi? obesi arrivano ad avere una concentrazione di PSA fino al 21% inferiore rispetto agli uomini di peso normale.

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Maggiore efficacia preventiva del Bicarbonato di sodio

Sono stati sviluppati diversi approcci per prevenire la nefropatia indotta dal mezzo di contrasto ( CIN ).

Uno studio ha valutato l?efficacia del Bicarbonato di sodio rispetto ad altri 2 regimi, comprendenti la combinazione di N-Acetilcisteina ( NAC ) e Cloruro di sodio, ed il solo Cloruro di sodio, nel prevenire la nefropatia da contrasto nei pazienti sottoposti a procedure cardiovascolari.

Sono stati arruolati 264 pazienti che al basale presentavano un livello di creatinina > 1,2 mg/dl. I pazienti sono stati assegnati ad 1 dei 3 regimi profilattici: infusione di Sodio bicarbonato, Cloruro di sodio, Cloruro di sodio ed Acetilcisteina ( 600 mg bid ).

La nefropatia da mezzi di contrasto ? stata definita come un aumento del livello plasmatico di creatinina superiore del 25% o di 0,5 mg/dl dopo 48 ore.

Non c?erano significative differenze tra i gruppi riguardo alle propriet? demografiche al basale e ai fattori di rischio per la nefropatia.

L?incidenza di nefropatia da mezzi di contrasto ? risultata significativamente minore nel gruppo Carbonato di sodio ( 4,5% ) rispetto al solo Cloruro di sodio ( 13,6%; P=0,0036 ), e tendeva ad essere pi? bassa nel gruppo di combinazione comprendente l?Acetilcisteina ( 12,5%; P=0,059 ).

I dati dello studio hanno mostrato che il Bicarbonato di sodio fornisce una migliore protezione nei confronti della nefropatia da contrasto rispetto al Cloruro di sodio.

La terapia di combinazione, Acetilcisteina e Cloruro di sodio, non offre benefici aggiuntivi rispetto all?idratazione con solo Cloruro di sodio.

Ozcan EE et al, Am Heart J 2007; 154: 539-544

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Orchialgia cronica

Ricercatori inglesi hanno condotto uno studio per stabilire il ruolo di Gabapentin ( Neurontin ) e Nortriptilina ( Noritren ) nel trattamento dell?orchialgia cronica.

Un totale di 26 pazienti con orchialgia cronica sono stati sottoposti ad esame da un team multispecialistico in una clinica per il dolore cronico.

Prima di iniziare il trattamento con Gabapentin o Nortriptilina ? stato compilato un questionario sul dolore. I pazienti sono stati rivisti dopo 3 mesi ed ? stato compilato un altro questionario. ? stata considerata come un successo una riduzione del dolore pari al 50%.

I dati completi erano disponibili per 19 pazienti.

Il 61,5% dei pazienti cha aveva iniziato il trattamento con Gabapentin ed il 66,6% dei quelli che avevano iniziato il trattamento con Nortriptilina, hanno mostrato un miglioramento del dolore superiore al 50%.

Nessuno dei pazienti con dolore testicolare post-vasectomia ha presentato un miglioramento del dolore superiore al 50%.

Comunque, l?80% dei pazienti con orchialgia cronica idiopatica ha mostrato un miglioramento del dolore maggiore del 50%.

Nonostante le piccole dimensioni dello studio, sembra che Gabapentin e Nortriptilina siano efficaci nel trattamento del dolore prodotto dall?orchialgia cronica idiopatica, ma non in quello post-vasectomia.

Sinclair AM et al, Int J Urol 2007; 14: 622-625

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Ca pancreatico: flavonoli riducono il rischio

15 Dic 2007 Oncologia

I flavonoli potrebbero avere un effetto protettivo contro lo sviluppo di tumori pancreatici.
I flavonoli sono una classe di flavonoidi, i polifenoli, che sono ubiquitari nei cibi di origine vegetale e possono esercitare effetti oncoprotettivi, ma i dati in merito dagli studi sulla popolazione umana sono scarsi e sono stati inficiati primariamente da una mancanza di copertura dei flavonoli, e dei flavonoidi in generale, nei database sulla composizione dei cibi.
Il fumo aumenta lo stress ossidativo, ed espone ad una grande quantit? di elementi cancerogeni: l’azione dei flavonoli quali antiossidanti o modulatori dell’espressione degli enzimi basati sul citocromo P-450 coinvolti nell’attivazione dei cancerogeni potrebbe spiegare la maggiore riduzione del rischio osservata nei fumatori.

(Am J Epidemiol 2007; 166: 924-31)

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Somministrazione contemporanea di vaccini

Negli adulti di et? dai 50 anni in su, ? sicuro ed efficace somministrare la vaccinazione contro l’Herpes Zoster contemporaneamente ad un vaccino antiinfluenzale inattivato. Il vaccino anti-Zoster ? stato consigliato negli USA a tutti i soggetti sopra i 60 anni, in quanto esso riduce significativamente l’incidenza dello zoster e della nevralgia posterpetica e modera i sintomi nei pazienti che ne vengono colpiti. Sulla base di queste raccomandazioni e dei dati del presente studio, potrebbe essere effettuato qualche cambiamento nella strategia vaccinale dell’adulto. La vaccinazione simultanea non comporta se non raramente effetti collaterali sistemici. (J Am Geriatr Soc. 2007; 55: 1499-507)

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Ca prostata a piccole cellule hanno esiti negativi

15 Dic 2007 Oncologia

Gli esiti prognostici sono scarsi nei pazienti con carcinoma prostatico a piccole cellule. I livelli di LDH ed albumina al momento della diagnosi potrebbero risultare predittivi degli esiti correlati alla malattia. I carcinomi a piccole cellule del tratto urinario sono un’entit? clinica rara, con informazioni frammentarie in letteratura sul loro comportamento clinico e sul trattamento ottimale. I pazienti con bassi livelli di albumina ed elevati livelli di LDH al momento della diagnosi iniziale hanno una prognosi sfavorevole, e pertanto ? necessario offrire loro terapie alternative prima possibile dopo aver ottenuto il controllo dei sintomi con la terapia chemio ormonale convenzionale. (Cancer 2007; 110: 1729-37)

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Lo studio scozzese

Lo studio, su 157 donne di almeno 18 anni con uno o pi? fibromi di almeno 2 cm e sintomi tali da giustificare la terapia chirurgica, ha confrontato con scale di valutazione la qualit? di vita a 1, 6, 12, 21 mesi e poi annualmente, in seguito a embolizzazione o a intervento (isterectomia o miomectomia, per via addominale). A un anno non sono risultate differenze significative tra i due gruppi, inoltre il ricovero post-embolizzazione ? stato significativamente pi? breve e il ritorno alle attivit? usuali notevolmente pi? rapido; anche il dolore a 24 ore era minore, anche se a un mese e a un anno i punteggi erano migliori nel gruppo chirurgia. Complicanze ed eventi indesiderati sono stati di pi? tra le embolizzate ma non significativamente, il 9% delle embolizzate poi ha dovuto ripetere la procedura o ricorrere a isterectomia per controllo inadeguato dei sintomi e dopo il primo anno il 13% ? stato ricoverato per eventi avversi o reintervento. Dal punto di vista economico, infine, a un anno l?embolizzazione ? risultata pi? vantaggiosa.

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Embolizzare i fibromi?

I fibromi uterini sono i pi? comuni tumori del sistema riproduttivo femminile tipici dell?et? fertile (dopo la menopausa tendono a ridursi), il nome non deve per? spaventare poich? si tratta di forme benigne, che in molti casi non provocano disturbi n? impediscono la gravidanza. Quando i fibromi sono invece sintomatici, causano disturbi quali dolori pelvici, dismenorrea, problemi urinari e intestinali, rischio di aborto che possono costituire un?indicazione al trattamento. Le opzioni pi? utilizzate sono quelle chirurgiche e l?alternativa classica ? tra l?isterectomia, cio? la rimozione dell?utero e la miomectomia, impiegata in genere per le donne che intendano mantenere le capacit? procreative (per la chirurgia ora c?? anche la modalit? meno invasiva della via vaginale e laparoscopica): un?altra possibilit? abbastanza recente ? l?embolizzazione dell?arteria uterina, una tecnica minimamente invasiva che si ? andata affermando come efficace nell?alleviare i sintomi a breve termine ma della quale non era stato sufficientemente valutato l?effetto sulla qualit? di vita delle pazienti, in confronto alle altre procedure.

Qualit? di vita simile Il team scozzese REST (Randomized Trial of Embolization versus Surgical Treatment for Fibroids) ha quindi condotto una ricerca con periodo di osservazione di un anno dalla quale risulta che l?embolizzazione ? efficace quanto la chirurgia nel migliorare la qualit? di vita delle donne trattate, con altri vantaggi, ma anche alcuni svantaggi. La tecnica consiste nell?iniezione, attraverso un catetere inserito nell?arteria femorale che arriva all?arteria uterina, di particelle o sostanze embolizzanti che impediscono l?afflusso di sangue al o ai fibromi causandone la contrazione di volume. Introdotta nei primi anni Novanta per ridurre il sanguinamento nella donne con fibromi ad alto rischio di complicanze con la chirurgia, l?embolizzazione uterina ? stata poi applicata intraoperatoriamente e in seguito come trattamento primario; si calcola che nell?ultimo decennio siano stati eseguiti pi? di 100 mila interventi, soprattutto in Stati Uniti ed Europa occidentale, e i dati Usa relativi a 3.160 casi riferiscono nel 5,5% complicanze a trenta giorni e nello 0,1% necessit? di isterectomia.

Lo studio scozzese

Lo studio, su 157 donne di almeno 18 anni con uno o pi? fibromi di almeno 2 cm e sintomi tali da giustificare la terapia chirurgica, ha confrontato con scale di valutazione la qualit? di vita a 1, 6, 12, 21 mesi e poi annualmente, in seguito a embolizzazione o a intervento (isterectomia o miomectomia, per via addominale). A un anno non sono risultate differenze significative tra i due gruppi, inoltre il ricovero post-embolizzazione ? stato significativamente pi? breve e il ritorno alle attivit? usuali notevolmente pi? rapido; anche il dolore a 24 ore era minore, anche se a un mese e a un anno i punteggi erano migliori nel gruppo chirurgia. Complicanze ed eventi indesiderati sono stati di pi? tra le embolizzate ma non significativamente, il 9% delle embolizzate poi ha dovuto ripetere la procedura o ricorrere a isterectomia per controllo inadeguato dei sintomi e dopo il primo anno il 13% ? stato ricoverato per eventi avversi o reintervento. Dal punto di vista economico, infine, a un anno l?embolizzazione ? risultata pi? vantaggiosa.

Considerare l?intenzione procreativa

Come sottolinea l?editoriale di accompagnamento, se optare prima per la chirurgia o per l?embolizzazione dipender? dalla situazione clinica, dall?et? della paziente, dalle sue preferenze, dall?eventuale desiderio di avere figli. Considerando che con l?embolizzazione in meno dell?1% dei casi pu? insorgere una menopausa anticipata e non ? chiaro se ci siano rischi per il feto, la miomectomia potrebbe essere la prima scelta nelle donne con fibromi sintomatici che intendono procreare; l?embolizzazione invece potrebbe essere offerta alle pazienti ad alto rischio chirurgico, come quelle con fibromi diffusi o nelle quali la miomectomia presenti difficolt? tecniche; l?isterectomia resta un?alternativa ragionevole all?embolizzazione nelle donne che preferiscono un intervento risolutivo senza la preoccupazione di ulteriori sanguinamenti o bisogno di reinterventi.

Elettra Vecchia

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