Tumore prostatico: elevato BMI connesso a fallimento del trattamento

29 Lug 2007 Oncologia

L’incremento del BMI ? significativamente associato all’intervallo prima del fallimento in termini di PSA a seguito di radioterapia e soppressione androgenica per i tumori prostatici localizzati. Negli uomini con tumore prostatico trattati con radiazioni e terapia ormonale, un incremento nel peso corporeo appare infatti associato ad un maggior rischio di recidive. Tale fenomeno era gi? stato riscontrato precedentemente a seguito di prostatectomia radicale. Attualmente non ? noto se la perdita di peso possa diminuire il rischio di recidive in questi pazienti, e la cosa ? oggetto di indagini tutt’ora in corso. (Cancer 2007; 109: 1493-6)

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Distrofia di Duchenne: corticosteroidi prolungano deambulazione indipendente

28 Lug 2007 Ortopedia

La terapia con corticosteroidi prolunga la deambulazione indipendente di pi? di tre anni nei pazienti con distrofia di Duchenne, e diminuisce anche il rischio di scoliosi, bench? questo beneficio giunge al prezzo di un maggior numero di fratture vertebrali e degli arti inferiori. Per giungere quindi ad una decisione informata, pazienti e genitori devono soppesare rischi e benefici della terapia corticosteroidea. Per stabilire il rischio di complicazioni ossee con questa terapia ? necessario raccogliere dati comparativi su fattori come et?, integrazione di calcio e vitamina D, et? all’inizio del trattamento e standardizzazione della metodologia, ed in particolare con l’inclusione del contenuto minerale osseo approssimato per area, altezza in relazione all’et? ed area ossea in relazione all’altezza. (Neurology. 2007; 68: 1607-13)

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Morbo di Alzheimer sporadico ad insorgenza tardiva: APOE causa genetica pi? sign

27 Lug 2007 Neurologia

Quello dell’APOE ? il principale gene di suscettibilit? per il morbo di Alzheimer sporadico ad insorgenza tardiva. Vi ? stata sempre incertezza sull’esistenza di geni con un effetto significativo come quello dell’APOE in questo senso, ma il presente studio dimostra che questo gene rappresenta il pi? significativo driver genetico del morbo di Alzheimer in tutto il genoma. Vi sono anche altri geni il cui effetto si somma a quello dell’APOE, ed essi sono stati identificati sempre nell’ambito del presente studio, che ha scansionato l’intero genoma. Tali indicazioni verranno riportate in articoli successivi. (J Clin Psychiatry 2007; 68: 613-8)

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Polmonite pneumococcica: esame antigenico aiuta nella diagnosi

26 Lug 2007 Pneumologia

Un esame antigenico della pleura pu? supportare i metodi diagnostici standard per il rilevamento della polmonite da pneumococco. Nelle nazioni sviluppate, la polmonite acquisita in comunit? ? la pi? frequente causa di ricovero ospedaliero e mortalit? da infezione, e lo Streptococcus pneumonia ne ? spesso la causa. Il test NOW ? stato sviluppato per fornire un rapido strumento per la valutazione dei livelli urinari di cellule pneumococciche, tramite componenti parietali comuni a tutti i sierotipi, ma i test basati sul fluido pleurico sono stati finora limitati. In base al presente studio, questo rapido test immunocromatografico utilizzato su campioni pleurici potenzia i metodi microbiologici convenzionali utilizzati per la diagnosi eziologica della polmonite. (Chest 2007; 131: 1442-7)

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Ipotiroidismo subclinico: utile L-tiroxina

Il trattamento di adulti con ipotiroidismo subclinico con L-tiroxina ha effetti benefici sui fattori di rischio cardiovascolari, sulla funzionalit? endoteliale e sulla qualit? della vita. Non si tratta di un rilevamento isolato, in quanto ? stato dimostrato che la L-tiroxina migliora i danni a carico della funzionalit? sessuale e la performance negli uomini con ipotiroidismo: ci? potrebbe essere dovuto agli effetti degli ormoni tiroidei sugli aspetti psicologici, come l’incremento della stanchezza. Sono necessari studi a lungo termine per determinare se gli apparenti benefici a breve termine della L-tiroxina nell’ipotiroidismo subclinico si traducano in una riduzione delle malattie cardiovascolari e della mortalit? correlata. (J Clin Endocrinol Metab 2007; 92: 1715-23)

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Tumori neuroendocrini: livelli VEGF connessi a quadro generale

24 Lug 2007 Oncologia

Un’elevata espressione di VEGF ? correlata ad un aumento dell’angiogenesi ed alla diminuzione della sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con tumori neuroendocrini gastrointestinali di basso grado. Questi tumori presentano un grado molto variabile di aggressivit?, ed il possibile ruolo dell’espressione del VEGF nello sviluppo e nella progressione di questi tumori ? rimasto finora poco chiaro. I risultati del presente studio suggeriscono che la sovraespressione del VEGF promuova la crescita dei tumori neuroendocrini umani , in parte tramite la stimolazione dell’angiogenesi. (Cancer 2007; 109: 1478-86)

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BPCO: trattamento combinato porta a migliore qualit? della vita

23 Lug 2007 Pneumologia

I pazienti con BPCO che fanno uso di un nebulizzatore ed un MDI hanno gli esiti migliori per quanto riguarda la qualit? della vita. La combinazione del nebulizzatore al mattino con l’MDI al pomeriggio ed alla sera garantisce un maggiore sollievo dai sintomi ed una maggiore convenienza rispetto all’inalatore a mano durante il giorno quando i pazienti ambulatoriali sono lontani da casa. Per quanto riguarda l’efficacia clinica, la funzionalit? polmonare ed i sintomi registrati dal paziente, l’uso del nebulizzatore, da solo o combinato con l’inalatore, risulta simile all’uso del solo inalatore, ma risulta invece superiore per quanto riguarda la qualit? della vita, come riflettuto da riduzioni significative negli indici sintomatici a sei e 12 settimane. (Am J Med 2007; 120: 435-41)

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Aggregazione fattori di rischio nei genitori di diabetici

E’ stata riscontrata un’associazione fra nefropatia nei pazienti con diabete di tipo 1 ed una maggiore prevalenza di ipertensione, diabete, ictus e mortalit? paterna nei loro genitori. La nefropatia diabetica interviene circa in un terzo dei pazienti con diabete di tipo 1, con un picco d’incidenza dopo 15-20 anni di malattia. La nefropatia diabetica presenta un’aggregazione familiare ed in particolari gruppi etnici, il che indica una predisposizione genetica, ma i suoi fattori di rischio genetici sono ancora in larga parte sconosciuti. Il presente studio conferma che fattori familiari influenzano lo sviluppo della nefropatia nei pazienti con diabete di tipo 1, e nello specifico l’aggregazione familiare di diabete di tipo 1, ipertensione e diabete ? associata alla comparsa di nefropatia nella prole diabetica. (Diabetes Care 2007; 30: 1162-7)

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Tumore mammario: perdita di peso utile nel linfedema

21 Lug 2007 Oncologia

La perdita di peso ? di beneficio nel trattamento del linfedema correlato al tumore mammario. Il linfedema in queste pazienti consegue al trattamento, e pu? comparire subito dopo oppure 30 giorni pi? tardi. Molti studi hanno suggerito che l’obesit? o l’eccesso di peso possono predisporre le donne allo sviluppo del linfedema dopo il trattamento del tumore mammario. Il presente studio dimostra che nelle pazienti a dieta si presenta una lieve ma significativa diminuzione del volume delle braccia, ma anche la presenza di una correlazione fra perdita di peso e riduzione del volume delle braccia. Dunque la manipolazione della dieta nelle pazienti con linfedema susseguente al trattamento di un tumore mammario assiste nella riduzione del volume dell’arto linfedematoso se il peso corporeo viene ridotto. (Cancer 2007; 109: 1949-56)

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Olii di pesce cardioprotettivi si accumulano rapidamente nelle cellule cardiache

20 Lug 2007 Cardiologia

Durante la somministrazione di olio di pesce ad alte dosi, gli acidi grassi omega-3 vengono incorporati rapidamente nei fosfolipidi miocardici, e ci? rende questi integratori particolarmente utili nei pazienti infartuati durante il periodo ad alto rischio dei 30 giorni successivi all’infarto. L’incremento del consumo di olio di pesce ? associato alla riduzione della mortalit? per cause cardiache, e soprattutto della morte improvvisa: questo effetto viene attribuito appunto all’incorporazione degli acidi grassi omega-3 a catena lunga nei fosfolipidi cardiomiocitari. I sopravvissuti ad un infarto sono esposti ad un aumento del rischio di morte improvvisa nel primo mese dopo l’infarto stesso: ne emerge che questi integratori potrebbero essere di aiuto durante questo periodo di vulnerabilit? alle aritmie letali. (Am J Clin Nutr 2007; 85: 1222-8)

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