Tumore ovarico: quali i test di screening?

16 Lug 2007 Oncologia

Frotte di studenti in medicina si sono formati nella convinzione che il tumore ovarico sia asintomatico. Ma questo ? un falso insegnamento. A dispetto della nozione, un tempo comune, che questo tipo di tumore fosse un killer silenzioso, nuove evidenze dimostrano che si possono rintracciare dei sintomi; in particolare molte donne a cui ? stato diagnosticato questo tipo di tumore lamentavano, nei tre o quattro mesi precedenti, seri problemi all?apparato gastrointestinale o urinario. Il ritardo nella diagnosi ? spesso fatale. Per questo motivo le associazioni dei pazienti sparse nel mondo hanno ingaggiato delle dure battaglie per incentivare o promuovere l?uso di screening che possano permettere la diagnosi precoce.

Ancora una volta una battaglia per la salute, in questo caso delle donne, partita dal basso ha dato i suoi frutti: la settimana scorsa alcune organizzazioni importanti negli Stati Uniti, tra cui la Gynecologic Cancer Foundation, la Society of Gynecologic Oncologists e la American Cancer Society, hanno stilato un documento congiunto in cui si consiglia vivamente a tutti i medici di porre particolare attenzione alle pazienti che riferiscono sintomi persistenti quali sanguinamento, dolore pelvico o addominale, inappetenza, stimolo urinario frequente.

Ma quanto questo documento pu? davvero essere utile ai medici nella salvaguardia della vita delle proprie pazienti? Un editoriale apparso sull?ultimo numero della rivista The Lancet affronta il tema; molti i dubbi e soprattutto pochi i dati epidemiologici che possano confermare quali potrebbero essere gli esami da usare come strumento di screening. I due migliori candidati, ad oggi, pare siano il dosaggio dell?antigene CA 125 e l?uso degli ultrasuoni transvaginali, per i quali in Inghilterra ? stato fatto uno studio preliminare pubblicato proprio sul Lancet nel 1999 in cui si dimostrava un?ottima capacit? predittiva dei due esami. Questo studio ? stato allargato e i risultati completi si attendono per il 2012.

Fonte: An experiment in earlier detection of ovarian cancer. The Lancet 2007; 369:2051.

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Il mioclono ortostatico frena la deambulazione

Il mioclono ortostatico contribuisce al declino della deambulazione in alcuni soggetti anziani. Si tratta di una sindrome che i medici dovrebbero riconoscere come una delle molte cause del declino della deambulazione nell’anziano: il presente studio dovrebbe stimolare la ricerca che chiarisca il motivo per cui alcuni anziani perdono la capacit? di camminare. Alcune benzodiazepine risultano utili nel trattamento di queste patologie, ma forse anche altri medicinali possono esserlo. Anche l’eliminazione del mioclono non migliorerebbe del tutto la deambulazione del paziente, e quindi ? particolarmente interessante utilizzare i dati del presente studio come base per scoprire le reali cause di questo fenomeno. (Neurology 2007; 68: 1826-30)

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L’ovaio policistico?spinge il rischio di?leiomiomi

Le donne con sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) presentano un aumento del rischio di leiomiomi uterini. Il presente studio ? stato il primo a riportare una simile associazione fra due patologie che sono comuni nelle donne in et? fertile, ma non ? possibile escludere la possibilit? che l’associazione sia dovuta all’incremento della sorveglianza medica sulle donne con PCOS. Se altri studi confermeranno questa associazione, ci? suggerirebbe che le donne con PCOS potrebbero trarre beneficio da uno stretto monitoraggio per la presenza di fibromi uterini oltre ad altre patologie comunemente associate alla PCOS, fra cui obesit?, diabete e tumori endometriali. (Fertil Steril 2007; 87: 1108-15)

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Diabete gestazionale: livelli A1c predicono rischio diabete a lungo termine

Elevati livelli di emoglobina glicosilata nelle donne con diabete gestazionale sono associati allo sviluppo futuro di diabete franco. Contrariamente ad alcuni studi precedenti, i risultati del presente studio suggeriscono anche che il diabete gestazionale sia un fattore di rischio di diabete a prescindere dall’etnia. Altri fattori di rischio di sviluppo di diabete comprendono et? avanzata al monitoraggio, BMI elevato, grave iperglicemia e necessit? di insulina durante la gravidanza. Sarebbe necessario effettuare un’ulteriore esame della valenza della misurazione dell’HbA1c nel diabete gestazionale, in quanto essa ha il potenziale di eliminare le donne a rischio minimo dai programmi di screening. (Postgrad Med J 2007; 83: 426-30)

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Tumore prostatico: elevata assunzione di calcio connessa al rischio

5 Lug 2007 Oncologia
E’ stata rilevata un’associazione fra assunzione di calcio e rischio di tumore prostatico. Era stato gi? suggerito che l’incremento dell’assunzione di calcio e latticini potesse aumentare il rischio di tumore prostatico, con possibili meccanismi biologico fra cui la propensione dell’elevata assunzione di calcio a diminuire i livelli sierici di vitamina D, ed il potenziale dei latticini di incrementare i livelli sierici di IGF-1. La suggestiva relazione positiva fra grassi dei latticini e tumore prostatico rilevata nel presente studio non risulta indipendente dal calcio. Dato che in Finlandia, dove lo studio ? stato condotto, lo screening del PSA non ? stato ancora adottato su vasta scala, la gran parte dei casi esaminati nello studio sono stati rilevati sulla base dei sintomi clinici, e ci? limita la possibilit? che i risultati dello studio siano influenzati da errori diagnostici. (Int J Cancer 2007; 120: 2466-73)

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Linfomi: esposizione al sole aumenta il rischio

4 Lug 2007 Oncologia
L’esposizione a radiazioni ultraviolette dal tempo trascorso al sole aumenta il rischio di linfomi non-Hodgkin nelle donne. Era gi? stato suggerito che l’aumento dell’esposizione a raggi ultravioletti potesse essere almeno in parte responsabile dell’incremento osservato nell’incidenza dei linfomi di questo tipo. Le donne con la maggiore esposizione al sole fra le nove del mattino e le tre del pomeriggio presentano un aumento del rischio del 70 percento rispetto a quelle meno esposte. L’incremento del rischio, comunque, sembra variare sulla base del sottotipo di linfoma considerato. Sono ora necessari ulteriori studi per accertare se la suscettibilit? genetica possa o meno modificare la correlazione fra esposizione al sole e rischio di linfoma non-Hodgkin. (Am J Epidemiol 2007; 165: 1255-64)

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Ipertiroidismo: trattamento con iodio radioattivo associato ad aumento prevalenza tumori

I pazienti trattati con iodio radioattivo per ipertiroidismo presentano un aumento del rischio di tumori, soprattutto a livello di stomaco, reni e mammelle. Lo iodio radioattivo viene comunemente utilizzato come terapia di prima linea per l’ipertiroidismo, ed anche se viene usato a questo scopo sin dal 1940, rimangono preoccupazioni sul rischio susseguente di tumori maligni. L’incremento del rischio di tumore con la dose cumulativa di iodio radioattivo ed il fatto che il rischio non risulti pi? elevato dopo cinque anni di trattamento ma solo dopo 10, dopo una latenza minima per lo sviluppo da tumori indotti da radiazioni, suggeriscono che le radiazioni potrebbero spiegare l’incremento del rischio tumorale. In ogni caso, il rischio assoluto di tumore in questi pazienti rimane basso. (Cancer 2007; 109: 1972-9)

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Linfomi: rischio associato a pesticidi non modificato dall’atopia

Il rischio di linfoma non-Hodgkin risulta aumentato da una importante esposizione ai pesticidi, a prescindere dalla presenza di un’anamnesi di asma o atopia. L’esposizione lavorativa a pesticidi e l’anamnesi personale di atopia sono state ampiamente esaminate quali fattori di rischio di linfoma non-Hodgkin, una neoplasia derivante dalle cellule del sistema immunitario. Questi studi hanno in genere rilevato che l’esposizione ai pesticidi incrementa il rischio di questi tumori, mentre l’asma, o pi? in generale l’atopia, ? risultata incostantemente protettiva. I dati del presente studio risultano coerenti con molti parametri relativi all’esposizione ai pesticidi ed all’asma, come la dose di pesticidi nell’arco della vita, la dose di pesticidi sottotipo-specifica e l’anamnesi di asma durante et? adulta, adolescenza ed infanzia. La distribuzione del rischio in presenza di anamnesi di febbre da fieno, eczemi, allergie alimentari o qualsiasi tipo di atopia risulta simile: il rischio risulta aumentato con un’esposizione sostanziale ai pesticidi ed in assenza di atopia, ma di meno in presenza di atopia. (Int J Cancer 2007; 120: 2271-4)

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Cardiomiopatie ed ICD: statine riducono mortalit

La terapia statinica riduce la mortalit? nei pazienti con cardiomiopatie ischemiche e non ed in quelli portatori di defibrillatori impiantabili (ICD). Precedenti studi avevano suggerito che le statine aumentino la sopravvivenza nei pazienti con insufficienza cardiaca, ed il presente studio si proponeva di espanderne le conclusioni osservando gli effetti delle statine in vari sottogruppi di pazienti. In base ai risultati, le statine potrebbero costituire una potente aggiunta alle terapie in grado di modificare il decorso della malattia per l’insufficienza cardiaca, e tale beneficio ? presente anche in presenza della migliore terapia possibile. Sono comunque necessarie delle conferme da parte di stud randomizzati attualmente in corso. (Am Heart J 2007; 153: 573-8)

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Cirrosi epatica: scala MELD predice mortalit? dopo chirurgia

Nei pazienti cirrotici sottoposti a varie procedure chirurgiche, la mortalit? a breve e lungo termine pu? essere prevista dalla gravit? della patologia epatica, riflettuta dalla scala MELD. Altri fattori sono rappresentati da et? e comorbidit?. Gli attuali metodi di previsione della mortalit? postoperatoria nei pazienti cirrotici sono subottimali, e l’utilit? del modello MELD nella previsione della mortalit? postoperatoria era finora sconosciuta se non nei trapianti di fegato. I dati del presente studio possono essere utilizzati nella determinazione del rischio di mortalit? operatoria, e nella selezione dei casi in cui le procedure chirurgiche elettive possono essere rimandate sin dopo il trapianto di fegato. (Gastroenterology 2007; 132: 1261-9)

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