Componenti olio di pesce ritardano declino cognitivo nell’anziano

19 Giu 2007 Neurologia

Elevati livelli plasmatici di acidi grassi altamente insaturi n-3 promuovono la stabilit? cognitiva negli anziani, e ci? ? particolarmente valido nei soggetti con ipertensione o iperlipidemia. Il consumo di questi acidi, e segnatamente EPA e DHA, protegge dallo sviluppo di demenza e morbo di Alzheimer, ma il loro effetto sul declino cognitivi ha ricevuto finora meno attenzione. L’EPA ha anche propriet? antitrombotiche ed antinfiammatorie, e contrasterebbe anche l’azione proinfiammatoria dell’acido arachidonico, che ? un precursore di citochine ed eicosanoidi proinfiammatori che potrebbero essere associati ad un maggior declino cognitivo. L’assunzione di DHA nella dieta inoltre potrebbe correggere il deficit di DHA nelle membrane fosfolipidiche della corteccia cerebrale nei pazienti con morbo di Alzheimer. (Am J Clin Nutr 2007; 85: 929-30, 1103-11 e 1142-7)

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Tumore mammario: lieve declino connesso ad HRT

18 Giu 2007 Oncologia

E’ stato osservato un calo nell’incidenza dei tumori mammari che rispecchia perfettamente il declino nell’uso dell’HRT. Quest’ultimo ? avvenuto alla fine del 2002, quando un importante studio ? stato interrotto e la sicurezza di questi farmaci ? stata messa in discussione. La combinazione fra estrogeni e progestina infatti aumenta significativamente il rischio di tumori mammari invasivi. Bench? gli ultimi studi non possano stabilire un rapporto causa-effetto chiaro, ? stato rivelato nel 2003 un calo del 6,7 percento nell’incidenza dei tumori mammari, un declino mai osservato prima in un singolo anno. E’ ora noto che i tumori estrogeno-positivi tendono ad aumentare con l’uso dell’HRT; non ? possibile escludere che anche altri fattori possano contribuire a questa tendenza, ed ? attualmente in corso uno studio che esamina le implicazioni cliniche di questo nuovo scenario. (N Engl J Med 2007; 356: 1670-4)

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Sistema immunitario coinvolto in omeostasi lipidica

17 Giu 2007 Immunologia

Nuovi dati sperimentali sull’animale suggeriscono un legame precedentemente insospettato fra sistema immunitario e regolazione dei livelli lipidici, e potrebbe aiutare a spiegare il modo in cui l’infiammazione cronica ? associata all’iperlipidemia. E’ stata infatti rilevata un’interazione fra cellule T e cellule epatiche che sembra regolare l’omeostasi lipoproteica, un processo mediato da ligandi appartenenti alla superfamiglia del TNF. Il ruolo dell’infiammazione nell’iperlipidemia non era stato finora ben compreso: il presente studio dimostra che le cellule infiammatorie potrebbero in effetti regolare il metabolismo lipidico. I soggetti con malattie infiammatorie croniche, come LES ed artrite reumatoide, spesso presentano iperlipidemia ed un incremento del rischio di malattie cardiovascolari. I meccanismi suggeriti nello studio potrebbero aiutare a spiegare gli effetti di queste malattie sui lipidi ematici. (Science 2007; 316: 285-8)

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Tumori mammari: identificato potenziale nuovo marcatore prognostico

16 Giu 2007 Oncologia

L’attivit? dei trasportatori specifici della colin-chinasi risulta aumentata di due-cinque volte nelle cellule dei tumori mammari rispetto a quelle non cancerose, il che potrebbe portare allo sviluppo di un nuovo esame diagnostico. La colin-chinasi svolge un ruolo importante nella trasformazione maligna dei tessuti mammari, e pertanto la stimolazione di specifici trasportatori di questa molecola potrebbe fungere da biomarcatore di trasformazione maligna di questi tessuti. I trasportatori la cui attivit? risulta aumentata sono il trasportatore organico di cationi 2, il trasportatore di colina ad elevata affinit? 1 e la colin-chinasi alfa. (Int J Cancer 2007; 120: 1721-30)

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Tumori orofaringei: espressione proteica miglior misura della prognosi

15 Giu 2007 Oncologia

L’espressione della proteina p16 ? migliore sia dell’Hpv-DNA che dell’espressione dell’EGFR nella previsione della prognosi dei tumori orofaringei a cellule squamose. Tutti e tre questi indicatori prognostici sono stati descritti in letteratura, ma nessuno di essi si ? aperto la strada fino alla pratica clinica. Il presente studio ? il primo a combinare l’espressione dei tre marcatori pi? promettenti in un’ampia serie di pazienti con tumori orofaringei, e con ulteriori ricerche essi potrebbero non soltanto essere significativi a livello prognostico, ma anche divenire le basi delle scelte terapeutiche nel prossimo futuro. (Int J Cancer 2007; 120: 1731-8)

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Ebv forse trasmesso sessualmente

Un recente studio supporta la teoria secondo cui l’Ebv si possa trasmettere sessualmente. Questo virus si riscontra nella saliva, e la trasmissione orale ? la norma, bench? esso sia stato ritrovato anche nelle secrezioni genitali maschili e femminili, ed ? la causa della mononucleosi infettiva. Attualmente comunque non vi sono prove del fatto che l’entit? dei sintomi della mononucleosi infettiva sia correlata alla trasmissione orale o sessuale. Sia in vivo che in vitro, l’Ebv ? in grado di replicarsi nelle cellule epiteliali cervicali, ed ? stato riscontrato anche nel fluido seminale. Ci? rende possibile la trasmissione sessuale, anche se quella orale rimane la modalit? infettiva primaria. (J Infect Dis 2007; 469-70 e 474-82)

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BPCO riacutizzata: induzione espettorato priva di rischi

13 Giu 2007 Pneumologia

L’induzione dell’espettorato pu? essere praticata in sicurezza nei pazienti con BPCO riacutizzata. Questa tecnica ? considerata uno strumento sicuro per la valutazione dell’infiammazione delle vie aeree nei pazienti stabili con BPCO, ma finora poco era noto sulla sua sicurezza durante le riacutizzazioni. In base al presente studio, la diminuzione media della FEV1 con l’induzione dell’espettorato durante la riacutizzazione ? leggermente ma significativamente inferiore rispetto a quella osservata nella fase stabile. La procedura e la dispnea ad essa associata risultano ben tollerate dal paziente, e non si osservano altri effetti collaterali. Tutti i valori della FEV1 tendono a tornare al 90 percento delle proporzioni originali entro 30 minuti dalla procedura. (Chest 2007; 131: 432-8)

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Hpv16: vaccinazione utile negli adolescenti

12 Giu 2007 Oncologia

La vaccinazione contro l’Hpv16 pu? costituire una valida strategia a livello di sanit? pubblica se somministrata agli adolescenti prima dei loro primi rapporti sessuali: questo approccio potrebbe probabilmente arrestare la diffusione del virus e prevenire i tumori cervicali. Gli studi di fase III hanno dimostrato che i vaccini contro i tipi 16 e 18 prevengono l’infezione incidente e persistente, nonch? le lesioni precancerose ad esse associate, con un’efficacia del 90-100 percento, ma finora permanevano interrogativi sul miglior modo di usare questi vaccini. La costruzione di un modello sulle dinamiche dell’infezione da Hpv e sull’impatto della vaccinazione sulla base di dati empirici consente di prevedere l’andamento dell’infezione e della malattia in associazione ad una variet? di strategie. In base al presente studio, se il vaccino viene somministrato a tutti i quindicenni con un richiamo nel sesso femminile, l’86 percento dei tumori cervicali associati all’Hpv16 potranno essere prevenuti annualmente entro il 2055. Se il target viene abbassato ai dodicenni, la proporzione di casi annuali prevenuti salirebbe al 90 percento, bench? senza richiamo l’impatto dell’intervento richiederebbe pi? tempo. (Br J Cancer 2007; 96: 514-8)

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Allattamento al seno non protegge da obesit? o diabete tipo 2

11 Giu 2007 Pediatria

L’allattamento al seno non protegge dall’obesit? o dallo sviluppo dei fattori di rischio di diabete di tipo 2. Il ruolo protettivo dell’allattamento al seno nei confronti dell’obesit? nelle fasi successive della vita rappresenta un argomento controverso. In ogni caso, anche se nel presente studio non ? stato osservato alcun effetto protettivo dell’allattamento al seno sui parametri di adiposit? e sul diabete di tipo 2, sono in programma analisi longitudinali che utilizzino parametri pi? validi e precisi, soprattutto nelle popolazioni estremamente propense all’obesit? o a sviluppare diabete di tipo 2. (Diabetes Care 2007; 30: 784-9)

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Assunzione calcio protegge da perdita d’osso durante dimagrimento moderato

Le donne sane in sovrappeso in et? premenopausale non presentano perdita d’osso durante una fase di dimagrimento moderato se assumono 1-1,8 grammi di calcio al giorno. La perdita di peso ? associata a perdita d’osso, ma questo non era finora stato verificato nelle donne in sovrappeso prima della menopausa. Rispetto alle pazienti obese, quelle in sovrappeso potrebbero essere pi? propensi alla perdita d’osso a causa della riduzione del carico, alla diminuzione della sintesi extraovarica di estrogeni dovuta a depositi di grasso pi? limitati ed alla riduzione dell’assunzione di calcio dovuta alla minor richiesta energetica, soprattutto durante le diete. In base al presente studio, un apporto di calcio sufficiente durante le diete elimina il rischio di perdita d’osso in queste pazienti, senza alcun aumento del turnover osseo o dell’asse calcio-PTH a causa della perdita di peso. (Am J Clin Nutr. 2007; 85: 972-80)

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