La sindrome metabolica e le adipocitochine

L?accumulo di grasso viscerale svolge un ruolo cruciale nello sviluppo della malattia cardiovascolare, cos? come nello sviluppo dei disturbi associati all?obesit? ( diabete mellito, iperlipidemia, ipertensione ).

Gli adipociti agiscono come cellule endocrine che secernono diverse sostanze bioattive.

Il TNF-alfa, PAI-1 ed il fattore di crescita HBEGF-simile possono contribuire allo sviluppo delle malattie vascolari.

La visfatina ? una proteina del grasso viscerale che potrebbe essere coinvolta nello sviluppo delle malattie correlate all?obesit?, come diabete mellito e malattia cardiovascolare.

L?adiponectina, una proteina del tessuto adiposo presenta importanti propriet? antiaterogeniche ed antidiabetiche.

Le funzioni di secrezione dell?adipocitochina possono essere regolate in modo dinamico dallo stato nutrizionale.

L?accumulo di grasso viscerale causa alterazione delle funzioni dell?adipocita, tra cui ipersecrezione del fattore di necrosi tumorale alfa ( TNF-alfa ), dell?inibitore dell?attivatore del plasminogeno ( PAI ) di tipo 1, del fattore di crescita simile al fattore di crescita epidermico legante l?eparina ( HBEGF-simile ) ed iposecrezione di adiponectina, con sviluppo di una variet? di malattie metaboliche e malattie circolatorie.

Matsuzawa Y, FEBS Lett 2006; 580: 2917-2921

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La perdita di peso indotta dalla restrizione calorica ma non quella indotta dall

La perdita ossea si accompagna spesso a perdita di peso indotta da restrizione calorica, ma non ? noto se la perdita di peso indotta dall?esercizio fisico sia associata a perdita ossea.

Ricercatori della Washington University School of Medicine di St.Louis hanno verificato la validit? dell?ipotesi che la perdita di peso indotta dall?esercizio fisico sia associata ad una minore perdita ossea rispetto alla perdita ossea indotta dalla restrizione calorica.

Lo studio ha riguardato 48 adulti ( 30 donne e 18 uomini ) di et? media 57 anni, con indice di peso corporeo ( BMI ) di 27kg/m2 ( valore medio ).

Questi soggetti sono stati assegnati in modo casuale ad 1 di 3 gruppi per 1 anno:

– gruppo restrizione calorica ( n = 19 );

– gruppo esercizio fisico regolare ( n = 19 );

– gruppo stile di vita sano ( gruppo controllo )( n = 10 ).

L?end point primario era rappresentato dal cambiamento della densit? minerale ossea a livello dell?anca e della colonna vertebrale.

Gli outcome secondari comprendevano i marker ossei e gli ormoni.

Il peso corporeo ? diminuito in modo simile nei gruppi sottoposti a restrizione calorica ed a esercizio fisico ( 10.7% versus 8.4%, rispettivamente ), mentre il peso corporeo non si ? modificato nei soggetti del gruppo controllo.

Rispetto al gruppo controllo, il gruppo a restrizione calorica ha presentato una riduzione della densit? minerale ossea dell?anca ( -2.2% versus 1.2%; p = 0.02 ) e dell?intertrocantere ( -2.1% versus 1.7%; p = 0.03 ).

Il gruppo a restrizione calorica ha presentato una riduzione della densit? minerale ossea della colonna vertebrale ( -2.2%; p = 0.009 ).

Nonostante la perdita di peso, il gruppo esercizio fisico non ha mostrato una riduzione della densit? minerale ossea nei siti esaminati.

I cambiamenti del peso corporeo sono risultati correlati a cambiamenti della densit? minerale ossea nel gruppo restrizione calorica ( p = 0.007 ), ma non nel gruppo esercizio fisico.

Il turnover osseo ? aumentato sia nel gruppo restrizione calorica che nel gruppo esercizio fisico.

I dati dello studio hanno mostrato che la perdita di peso indotta dalla restrizione calorica, ma non quella indotta dall?esercizio fisico, ? associata a riduzioni della densit? minerale ossea nei siti di frattura, clinicamente importanti.

Villareal DT et al, Arch Intern Med 2006; 166: 2502-2510

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Ruolo deleterio del progesterone in certi tumori del seno

30 Apr 2007 Oncologia
La polemica su trattamento ormonale della menopausa e maggiore incidenza del tumore del seno ha portato in prima piano, in modo pi? netto, il ruolo potenzialmente deleterio dei progestativi associati agli estrogeni minando un concetto comunemente accettato che il progesterone ed i progestativi proteggerebbero dal tumore al seno.

Nelle donne che hanno un gene di sensibilit? al tumore del seno, come il gene BRCA1, esiste un rischio accresciuto di tumore del seno e dell?ovaio.

Questo gene interagisce con il recettore degli estrogeni (RE) e quello del progesterone (RP) direttamente e modula un certo numero d?attivit? transcrizionali del RE e del RP ed anche di funzioni non genomiche del RE. BRCA1 ? un gene suppressore del tumore e questa attivit? di suppressione del tumore ? modificata, diminuita in caso di mutazione.

Un?equipe californiana ha dunque voluto approfondire le relazioni tra il recettore del progesterone e gli effetti del gene BRCA1.

A questo scopo hanno creato un modello di topo deprivato di BRCA1 e di p53 (un altro gene soppressore di tumore che muta frequentemente nel cancro del seno).

Quando questi topi sono nullipari, le loro ghiandole mammarie hanno un aumento di proliferazione cellulare (comparabile a quella delle femmine gravide che sono invase da progesterone): le branchie laterali dei canali si accumulano e si sviluppa un?alveologenesi importante.

In questi topi, nelle cellule epiteliali mammarie, i recettori del progesterone a differenza di quelli degli estrogeni sono sovraespressi per via di un difetto nella loro degradazione per opera del proteasoma.
Il trattamento di questi topi BRCA1/p53- con l?antagonista del progesterone, il RU486 o mifepristone quando asomministrato precocemente, impedisce questa tumorigenesi mammaria.

siste quindi una relazione stretta tra BRCA1 e recettore del progesterone che lascia pensare che in certe situazioni, in particolare in caso di mutazioni di BRCA1, un trattamento con un anti-progesterone potrebbe essere utile nella prevenzione del cancro del seno.

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Si conosce ora l?insieme dei siti di legame del recettore degli estrogeni

I tumori del seno la cui espressione genica ? correlata all?espressione del recettore degli estrogeni (RE alfa) hanno una risposta al trattamento anti-estrogenico ed una migliore sopravvivenza.
Tuttavia non si conoscono bene i meccanismi mediante i quali il recettore degli estrogeni condiziona lo stato tumorale.

La transcrizione mediata dal recettore degli estrogeni ? stato molto studiata su un certo numero di precisi promotori endogeni e l?equipe d?oncologia medica della Harvard a Boston ha esteso le sue analisi al fine di mappare i siti di legame del recettore degli estrogeni.

L?analisi pangenomica dei siti di legame del recettore degli estrogeni nelle cellule del tumore al seno, ? stata pubblicata su Nature Genetics di novembre 2006.

Tutti i siti di legame del recettore degli estrogeni e dell?ARN polimerasi II sono stati mappati a livello pangenomico, e questo ha permesso d?identificare siti di legame e geni obiettivo.

Combinando questi dati d?espressione genica tra loro, gli autori descrivono tutta una une serie di meccanismi di regolazione genica mediata dagli estrogeni scaglionati nel tempo in particolare nei casi di geni soppressi dagli estrogeni; hanno anche messo in evidenza dei siti regolatori cis in regioni del genoma che non erano mai state esplorate avanzando dunque l?ipotesi dell?importanza di nuovi fattori di transcrizione che vanno a cooperare nel favorire la segnalazione degli estrogeni nel tumore al seno.
Il recettore degli estrogeni ? critico nella determinazione del fenotipo dei tumori del seno ed ? per il momento l?obiettivo terapeutico pi? importante.

Identificando questi nuovi siti di legame e questi nuovi meccanismi d?azione, si potr? capire meglio e forse anche meglio trattare il tumore al seno.

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Cellule nervose sensoriali?e non cellule immunologiche?possono essere i responsa

28 Apr 2007 Neurologia
I dati, se confermati negli uomini rivoluzionerebbero da cima a fondo la ricerca sul diabete: il diabete potrebbe essere tratatto o prevenuto con farmaci attivi sul sistema nervoso
Lo studio ? stato eseguito nei laboratori di Hans Michael Dosch e Michael Salter presso l?Hospital for Sick Children in Toronto.
“Stiamo lavorando duro per allargare i nostri studi ai pazienti [con diabete di tipo 1], nei quali molti presentano anormalit? salle cellule sensoriali” dichiara Dosch, “ma non sappiamo ancora se queste anormalit? iniziano in vita e se contribuiscono allo sviluppo della malattia.”
Comunemente si ritiene che il diabete di tipo 1 ? un problema del sistema immunitario che attacca le cellule sane; questi nuovi dati suggeriscono che queste risposte immunitarie esagerate sono determinate da cellule sensoriali difettose.
Queste cellule, chiamate neuroni TRPV1, rispondono all?insulina emettendo potenti segnali chimici, uno dei quali ? una proteina collegata al dolore, detta sostanza P.
Il team di Dosch e Salter ha trovato che nel topo diabetico, i neuroni TRPV1 inviano solo un segnale debole, eliminando queste cellule TRPV1, il diabete negli animali scompariva, e iniettando nei pancreas la sostanza P, la maggior parte di essi diventavano liberi da diabete.
Secondo i ricercatori i nervi sensoriali difettosi contribuiscono a iniziare e mantenere il diabete in soggetti predisposti. Secondo i ricercatori queste osservazioni aprono nuove vie per le strategie terapeutiche, e i difetti di TRPV1 possono avere un ruolo nelle malattie autoimmuni (ad esempio il Lupus e l?artrite reumatoide).
Questi nuovi dati alimentano il sospetto che le malattie autoimmuni abbiano origine da interralazioni tra sistema nervoso e sistema immune. Comunque, non ? ancora chiaro se specifici difetti delle cellule nervose rilevati dal team canadese sia la causa del diabete o semplicemente qualcosa che avviene nei pazienti con il progredire del diabete.

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Acne: il Roaccutan efficace ma associato a gravi effetti indesiderati

L?Isotretinoina, in Italia commercializzata con il nome di Roaccutan ( Accutane negli Stati Uniti ), ? il farmaco pi? potente, oggi disponibile, per il trattamento della forma grave di acne.

Un ciclo di trattamento con Isotretinoina della durata di 5 mesi permette una remissione prolungata dell?acne in pi? dell?85% dei pazienti.
Alcuni pazienti possono richiedere pi? di 1 ciclo di trattamento.

Il farmaco pu? causare aborto e gravi difetti al nascituro.
I pazienti che assumono il farmaco possono incorrere in gravi problemi che interessano un certo numero di organi, tra cui il fegato, l?intestino, gli occhi., il naso e l?apparato scheletrico.

Alcuni pazienti che hanno assunto Isotretinoina hanno presentato gravi disturbi psichiatrici, tra cui depressione.
Pi? raramente sono stati osservati comportamenti suicidari e suicidi.

Poich? l?Isotretinoina ? un farmaco ad alto rischio il suo impiego dovrebbe essere riservato ai casi di acne cistica recalcitrante grave.
Questo tipo di acne ? resistente al trattamento standard, tra cui gli antibiotici, ed ? caratterizzata da molte lesioni infiammatorie nodulari e cistiche piene di pus.
Queste lesioni possono causare dolore, cicatrici permanenti ed effetti psicologici negativi.

L?FDA ( Food and Drug Administration ) ha approvato l?Isotretinoina nel 1982 e, da allora, quasi 5 milioni di americani e 12 milioni nel mondo sono state trattati con Isotretinoina, secondo i dati forniti dalla casa produttrice Roche.
La met? delle persone che assumono il farmaco sono di sesso femminile, la maggior parte delle quali ? in et? fertile ( 15-44 anni ).

Il rischio di difetti alla nascita tra le donne che assumono l?Isotretinoina ? estremamente alto.
Questi difetti comprendono idrocefalia e microcefalia, difetti cardiaci, deformit? facciali, come labbra leporine e orecchie mancanti, e ritardo mentale.
Dati di letteratura indicano che il 5-35% dei feti esposti all?Isotretinoina andr? incontro ad una malformazione.

Nonostante nella scheda tecnica del prodotto fosse indicata la tossicit? fetale, diverse segnalazioni di gravi difetti alla nascita sono giunte subito dopo la commercializzazione del farmaco.

Allo scopo di ridurre l?uso del farmaco in donne fecondate, la societ? produttrice Roche, nel 1988, diede vita al Programma PPP ( Pregnacy Prevention Program ) per educare ulteriormente le donne ed i medici ad evitare i casi di tossicit? fetale.

Alle donne in et? fertile che assumevano Isotretinoina veniva anche consigliato di seguire un programma anticoncezionale un mese prima, durante, ed un mese dopo il trattamento.

Tuttavia, il Programma PPP non ? riuscito ad eliminare del tutto le gravidanze in donne che stavano assumendo l?Isotretinoina.

Nel 2005, ? stato approvato il Programma iPLEDGE con maggiori restrizioni.
iPLEDGE permette di ricevere una confezione di Isotretinoina solo se le donne registrate in questo programma elettronico.

In alcuni pazienti, l?assunzione dell?Isotretinoina ? associata a gravi disturbi psichiatrici.

Nonostante che la depressione fosse inserita nella scheda tecnica di prodotto, l?FDA nel 1998 ha ritenuto opportuno ri-sottolineare il pericolo di gravi disturbi psichiatrici nel corso del trattamento con Isotretinoina.

Nella scheda tecnica ? stata inserita l?avvertenza che l?assunzione di Isotretinoina pu? produrre depressione e psicosi, e che in rari casi il paziente pu? andare incontro ad ideazione suicidaria, tentativi di suicidio e suicidio.

Tuttavi la relazione tra Isotretinoina e depressione non ? stata scientificamente dimostrata.
Alcuni pazienti, all?atto di assumere l?Isotretinoina, potrebbero gi? soffrire di depressione.

Fonte: FDA, 2006

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Il mirtillo nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie

26 Apr 2007 Urologia
Nelle donne, le infezioni delle vie urinarie sono comuni e spesso ricorrenti.

Due studi controllati, randomizzati, che hanno coinvolto 300 giovani donne, hanno mostrato che l?uso quotidiano di succo o compresse di mirtillo riducono l?incidenza di recidive di cistite acuta.
In media l?assunzione di mirtillo da parte di 100 donne per 1 anno previene almeno 1 infezione delle vie urinarie in 15-33 donne.

I dosaggi giornalieri di mirtillo impiegati sono stati: 7.5g di concentrato in 50ml di acqua, 750ml di succo o 2 compresse di concentrato.

Nelle pazienti anziane, 2 studi clinici di prodotti a base di mirtillo hanno mostrato una piccola riduzione nella frequenza delle recidive.

L?assunzione di mirtillo non ? associata a reazioni avverse.

Le persone che sono in trattamento con antagonisti della vitamina K ( es. Warfarin ) e che assumono mirtillo possono andare incontro ad interazioni farmacologiche.

Fonte: Prescrire International, 2006

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I benefici della riduzione del peso corporeo

Quasi un terzo della popolazione adulta statunitense ? obesa, cio? ha un indice di massa corporea ( BMI ) uguale o superiore a 30, ed 1 su 20 ? estremamente obeso con un BMI uguale o maggiore a 40.

Inoltre, il 17%, circa, dei bambini e degli adolescenti ? in sovrappeso.

L?obesit? ? associata ad un aumentato rischio di diabete mellito di tipo 2, malattia coronarica, ipertensione, apnea ostruttiva durante il sonno, tumore, e ad una pi? alta mortalit? e a ridotta longevit?.

L?obesit? estrema pu? ridurre l?aspettativa di vita nei giovani adulti di 5-20 anni.

La riduzione di peso, pertanto, fornisce benefico per la salute.

Una perdita di peso del 5-10% riduce molti rischi per la salute, compreso il rischio cardiovascolare. Tuttavia, i benefici saranno maggiori in caso di mantenimento per lungo periodo del peso ottimale.

Nelle persone in sovrappeso o obese, la perdita di peso raggiunta in 1 o 2 anni porta a miglioramenti della pressione sanguigna, delle misure glicemiche e dei trigliceridi.

Miglioramenti nei valori del colesterolo totale, del colesterolo HDL e del colesterolo LDL sono stati riportati in studi che hanno impiegato interventi dietetici associati ad esercizio fisico.

Quando la perdita di peso ? stata raggiunta principalmente mediante interventi farmacologici, questi benefici non sono risultati cos? significativi.

La riduzione dell?assunzione calorica e l?aumento dell?attivit? fisica sono considerati elementi fondamentali per la riduzione del peso corporeo, tuttavia, questi interventi sullo stile di vita non sembrano fornire successo di lunga durata nei soggetti obesi che desiderano perdere peso corporeo. Quasi la met? del peso perduto con interventi sullo stile di vita ? riguadagnato dopo 1 anno.

Dopo 3-5 anni, solo 1 su 5 soggetti riesce a mantenere la perdita di peso e pi? della met? degli individui obesi ritorna al peso di base.

La farmacoterapia associata ad interventi sullo stile di vita pu? aumentare l?entit? della perdita di peso nell?arco di 6 mesi-1 anno.

Secondo le raccomandazioni dei National Institutes of Health ( NIH ), la farmacoterapia trova indicazione nei pazienti con BMI uguale o superiore a 30 ed anche nei soggetti con BMI uguale o maggiore di 27 in presenza di malattie associate all?obesit? e a fattori di rischio.

Attualmente, solo 2 farmaci sono stati approvati per il trattamento dell?obesit? nel lungo periodo: Orlistat ( Xenical ) e Sibutramina ( Meridia / Reductil ).

Gadde KM, Allison DB, Circulation 2006; 114: 974-984

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La terapia di sostituzione ormonale aumenta il rischio di tumore alla mammella

25 Apr 2007 Oncologia
I dati presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium hanno indicato, in modo definitivo, che la terapia di sostituzione ormonale aumenta il rischio di tumore alla mammella.

Uno studio, compiuto da Ricercatori del Northern California Cancer Center e del Kaiser Permanente, ha mostrato una caduta nel numero del carcinoma mammario in coincidenza della riduzione dell?impiego della terapia di sostituzione ormonale ( HRT ) nelle donne in postmenopausa.

La terapia di sostituzione ormonale ? attualmente raccomandata alla pi? piccola dose possibile per il pi? breve tempo possibile, ed il trattamento non deve essere superiore ai 5 anni.

La terapia di sostituzione ormonale oltre ad aumentare il rischio di tumore mammario aumenta anche il rischio di ictus, di embolia polmonare e di demenza.

Fonte: 29th Annual San Antonio Breast Cancer Symposium, 2006

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Obesit? & Sovrappeso: Acomplia approvato nell?Unione Europea

Sanofi-Aventis ha comunicato che la Commissone Europea ha concesso l?autorizzazione alla commercializzazione di Acomplia ( Rimonabant 20mg/die ) in tutti e 25 gli Stati membri.

Acomplia ? il capostipite di una classe di farmaci chiamati bloccanti CB1.

Acomplia ? indicato in aggiunta alla dieta e all?esercizio fisico nel trattamento dei pazienti obesi ( indice di massa corporea, BMI maggiore o uguale a 30kg/m2 ) o nei pazienti in sovrappeso ( BMI > 27kg/m2 ) con associati fattori di rischio, come diabete di tipo 2 e dislipidemia.

L?approvazione ? stata ottenuta grazie ai risultati del RIO Clinical Trial Programme, che ha coinvolto pi? di 6.600 pazienti nel mondo, 4.500 dei quali sono stati studiati fino a 2 anni.

I risultati del programma RIO hanno dimostrato che Acomplia 20mg una volta al giorno ha ridotto in modo significativo il peso corporeo e la circonferenza-vita, l?emoglobina glicosilata ( HbA1c ) ed il livello di trigliceridi, ed ha aumentato i livelli di colesterolo HDL.

Acomplia 20mg migliora diversi fattori di rischio cardiometabolici nei pazienti obesi ed in quelli in sovrappeso.
A trarre maggior beneficio saranno i pazienti con obesit? addominale affetti da diabete e con dislipidemia.

Il Rimonabant agisce bloccando in modo selettivo i recettori CB1 che si trovano nel cervello e negli organi periferici, tra cui il tessuto adiposo, il fegato, il tratto gastrointestinale e nell?apparato muscolare.
Il blocco del recettore CB1 ad opera del Rimonabant riduce l?iperattivit? del sistema degli endocannabinoidi.

La sicurezza di Acomplia 20mg ? stata valutata su 6.300 pazienti.
Negli studi controllati con placebo, la percentuale di sospensione della terapia dovuta a reazioni avverse ? stata del 15.7% per i pazienti trattati con Rimonabant.
I pi? comuni eventi avversi che hanno comportato l?interruzione della terapia sono stati: nausea, alterazioni dell?umore con disturbi depressivi, ansia e capogiri.

Acomplia non dovrebbe essere somministrato nei pazienti con disturbi epatici o renali, o nei pazienti con gravi malattie psichiatriche non controllate, come la depressione maggiore.

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