Sostituzione articolare: attivit? VEGF previene osteolisi

13 Apr 2007 Ortopedia

Studi murini suggeriscono che il blocco dell’attivit? del VEGF sopprime il riassorbimento osseo di natura infiammatoria indotto dalla presenza di detriti in soggetti sottoposti a sostituzione articolare. La proliferazione vasale nello sviluppo del deposizionamento dell’impianto ? stata finora ignorata negli studi clinici, e pertanto ? necessario comprendere meglio il ruolo della segnalazione VEGF e dell’angiogenesi in questo fenomeno. Ulteriori informazioni sul ruolo del VEGF potrebbero portare a farmaci nuovi ed innovativi atti a prevenire il deposizionamento dell’impianto, e ci? potrebbe migliorare la longevit? delle articolazioni artificiali e limitare i costi psicologici ed economici a carico del paziente. (J Rheumatol 2007; 34: 27-35)

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Ipotiroidismo spesso inosservato in gravidanza

Effettuare lo screening dei difetti della funzionalit? tiroidea solo nelle donne in gravidanza ad alto rischio potrebbe significare che molti dei casi di tireopatia in gravidanza passino inosservati. Sono in aumento le prove del fatto che anche un lieve ipotiroidismo in gravidanza ? associato a diversi esiti negativi, fra cui danni a carico dello sviluppo neuropsicologico del bambino. Bench? vi sia consenso sul fatto che l’insufficienza tiroidea (lieve e conclamata) durante la gravidanza debba essere trattata prontamente ed adeguatamente per prevenire questi esiti, le attuali linee guida non raccomandano lo screening universale della funzionalit? tiroidea in tutte le donne in gravidanza, ma solo in quelle ad alto rischio. Il presente studio dimostra per? che questa strategia lascia un terzo dei casi di insufficienza tiroidea non diagnosticati. Gli strumenti per la diagnosi e l’intervento, d’altro canto, sono facilmente accessibili, e pertanto un tasso tanto elevato di mancate diagnosi non ? accettabile. (J Clin Endocrinol Metab 2007; 92: 203-7)

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Prostata, obesit? spinge allo screening

11 Apr 2007 Oncologia

Gli uomini obesi hanno maggiori probabilit? di essere sottoposti a screening per i tumori prostatici rispetto a quelli di peso normale. L’obesit? ? associata a malattia pi? avanzata ed esiti peggiori negli uomini con tumore prostatico, ma finora la correlazione fra obesit? e screening in uomini dai 40 anni in su era sconosciuta. I maggiori tassi di screening negli uomini obesi suggeriscono che le disparit? negli esiti del tumore prostatico in questi ultimi non derivano da differenze nel comportamento relativo allo screening, ma potrebbero essere correlate a differenze nella biologia tumorale, nelle caratteristiche della performance del test del PSA o a tassi differenti di biopsia prostatica a seguito di un reperto di PSA elevato, ma per dimostrare ci? sono necessari ulteriori studi. (J Urol 2007; 177: 493-8)

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Nefropatie croniche: dieta a contenuto proteico molto basso migliora controllo p

I soggetti ipertesi con nefropatie croniche allo stadio 4 e 5 ottengono un miglior controllo pressorio con una dieta a contenuto proteico molto basso integrata con cheto-analoghi rispetto a quanto osservato con una semplice dieta a basso contenuto proteico o senza restrizioni: in questo senso, un ruolo viene svolto anche dalla concomitante riduzione dell’assunzione di sale, indipendentemente dalla reale assunzione di proteine. Anche in presenza di una terapia multifarmacologica antiipertensiva, l’ipertensione rimane la principale complicazione delle nefropatie croniche, probabilmente perch? ? connessa alla carente capacit? del rene di eliminare i sali. Sfortunatamente, i pazienti nefrologici non seguono molto bene le diete a basso contenuto di sodio, in larga parte perch? una moderata restrizione dell’apporto proteico (l’intervento non farmacologico pi? frequente in questi pazienti) non ? affiancato da una significativa riduzione nell’assunzione di sale. Il presente studio dimostra che bisognerebbe focalizzare l’attenzione sulla modifica dell’apporto con la dieta di proteine e sale come parte di un approccio dietetico per la riduzione della probabilit? di progressione delle nefropatie. (Kidney Int. 2007; 71: 245-51 e 188-90)

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Tumore prostatico in fase precoce: efficace l’impianto di semi radioattivi

9 Apr 2007 Oncologia

Una tecnica basata sull’impianto di semi radioattivi delle dimensioni di un chicco di riso direttamente nella prostata porta ad eccellenti risultati a lungo termine nel trattamento del tumore prostatico in fase precoce. Questa tecnica ? divenuta un’opzione ben radicata dopo i risultati positivi riportati in diversi centri. Il presente studio dunque dimostra che la sola brachiterapia, senza l’aggiunta di chirurgica, altre terapie radianti o farmaci, ? efficace nel trattamento del tumore prostatico in fase precoce: un impianto ben praticato pu? portare a risultati a 10-15 anni all’altezza di quelli di altre strategie come la chirurgia, con un minor rischio di incontinenza. Bench? l’impianto comporti alcuni effetti collaterali urinari minori, essi di solito si risolvono entro i primi mesi. La maggior parte dei pazienti con tumore prostatico in fase precoce ? candidata a questa terapia, ma non tutti: in generale, i pazienti con prostate non ingrossate, in cui la malattia ? confinata alla prostata senza comportare importanti problemi urinari, e che hanno livelli di PSA relativamente bassi sono buoni candidati per la procedura. (Int J Radiation Oncology Biol Phys. 2007; 67: 327-33)

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Test in quattro punti prevede frattura d’anca e mortalit? nelle donne anziane

8 Apr 2007 Ortopedia
Il test FRAMO, composto da quattro regole predittive, pu? determinare il rischio di frattura d’anca e di mortalit? nelle donne anziane. Le fratture d’anca sono molto frequenti fra le pazienti anziane, e si tratta di un evento che comporta elevati livelli di morbidit? e mortalit?. Il test FRAMO si ? dimostrato in grado di identificare la maggior parte delle donne che vanno poi incontro a frattura nei due anni successivi, e che potrebbero dunque essere candidate per energiche misure preventive. Dopo la menopausa, qualsiasi sia il livello di rischio, il medico dovrebbe incoraggiare modifiche basilari dello stile di vita per la prevenzione delle fratture, quali l’attivit? fisica regolare, la cessazione del fumo ed una buona nutrizione che includa quantit? adeguate di calcio e vitamina D, ma quando il test FRAMO indica la presenza di un rischio elevato ? possibile valutare anche diversi altri tipi di intervento. (Ann Fam Med. 2007; 5: 48-56)

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Diminuzione selenio plasmatico porta declino cognitivo nell’anziano

7 Apr 2007 Geriatria

I livelli di selenio tendono a diminuire con l’et?, e potrebbero contribuire al declino nelle funzioni neuropsicologiche nell’anziano. Dato che lo stress ossidativo cerebrale ? una causa di danno cognitivo, il selenio, che ? un antiossidante, potrebbe proteggere dal declino cognitivo. In questo contesto, ? necessario ora valutare gli effetti preventivi dell’integrazione del selenio a livelli nutrizionali con studi su vasta scala. Questo approccio dinamico potrebbe gettare nuova luce sui potenziali benefici delle integrazioni di alcuni elementi per quanto riguarda il rallentamento del declino cognitivo. (Epidemiology 2007; 18: 52-8)

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Menopausa: terapia ormonale non controindicata

La terapia ormonale nelle donne in menopausa non dovrebbe spaventare tanto quanto fa attualmente, almeno dopo pochi anni dall’ultimo ciclo che presentano gravi sintomi menopausali. Nelle donne pi? anziane la questione ? pi? complessa: bench? vi siano meno donne di questa et? che richiedano la terapia ormonale, alcune di esse presentano sintomi menopausali per molti anni, o ne hanno accusati negli ultimi anni dopo aver sospeso la terapia, e desiderano sapere se ? possibile riprendere la terapia. Va tenuto conto per? del fatto che queste donne sono a maggior rischio assoluto di tumori e cardiopatie, e quindi si deve trattare di una decisione personale che scaturisca dalla valutazione di rischi e benefici. Inizialmente, ? opportuno iniziare la terapia al minimo dosaggio possibile, per poi aumentarlo solo se non si ottiene l’alleviamento dei sintomi. Non sono state effettuate raccomandazioni sulla durata della terapia ormonale: essa piuttosto va effettuata coerentemente con ne necessit? e gli scopi della paziente sulla base del suo profilo di rischio. (Menopause online 2007, pubblicato il 2/2)

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Ipertiroidismo: effetti cardiovascolari persistono dopo la terapia

Nonostante una terapia antitiroidea efficace, alcuni pazienti precedentemente ipertiroidei continuano ad avere problemi cardiovascolari. Molti pazienti presentano sintomi cardiovascolari o problemi aritmici associati all’ipertiroidismo, ma bench? molti di essi migliorino con il trattamento della patologia tiroidea, alcuni problemi tendono a persistere, e soprattutto quelli aritmici. I fattori predittivi di ripristino efficace del ritmo sinusale nei pazienti con fibrillazione atriale comprendono minori livelli pressori di base ed uno stato iniziale di ipotiroidismo indotto dalla terapia antitiroidea. Il presente studio, comunque, sottolinea il fatto che l’ipertiroidismo possa avere significativi e persistenti effetti negativi sul cuore. (J Am Coll Cardiol 2007; 49: 71-81)

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Inquinamento da traffico riduce funzionalit? polmonare in bambini ed adolescenti

L’esposizione all’inquinamento da traffico sia cittadino che autostradale influenza negativamente lo sviluppo polmonare e riduce la funzionalit? dell’apparato respiratorio fra i 10 ed i 18 anni di et?, indipendentemente dalla qualit? dell’aria regionale, e ci? pu? determinare importanti deficit nella funzionalit? polmonare ottenuta nelle fasi successive della vita. Ci? era precedentemente ignoto. Il presente studio supporta la teoria secondo cui l’attuale enfasi sulla qualit? dell’aria regionale vada modificata con l’acclusione di considerazioni sulle variazioni locali nell’inquinamento dell’aria. In molte aree urbane la crescita della popolazione sta forzando la costruzione di tratti abitativi e scuole vicino alle strade pi? trafficate, con il risultato che molti bambini vivono o vanno a scuola in prossimit? delle zone di maggiore inquinamento. Tenendo conto dell’entit? degli effetti riportati e dell’importanza della funzionalit? polmonare quale determinante di morbidit? e mortalit? in et? adulta, la riduzione dell’esposizione agli inquinanti dell’aria derivanti dal traffico potrebbe portare a sostanziali benefici per la salute. E’ comunque necessario determinare quali componenti dell’inquinamento da traffico siano responsabili per gli effetti deleteri sulla salute. Diversi studi hanno per esempio dimostrato che il particolato derivante dai motori diesel causa effetti infiammatori estesi nelle pareti bronchiali, con conseguenze funzionali negative: i meccanismi alla base del fenomeno si attribuiscono allo stress ossidativo, all’attivazione di diverse protein-chinasi e fattori di trascrizione ed a disturbi nella funzionalit? cellulare indotti dalle propriet? chimiche e fisiche del particolato. (Lancet online 2007, pubblicato il 26/1)

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